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Autore: Rafye    12/02/2015    2 recensioni
Hiroki Saito, 16 anni, vive una vita comune con suo padre dalla perdita della madre, fin quando l'uomo non decide di andare a convivere con la sua nuova compagna, An-chan, e suo figlio, Akira Shimizu. Come cambierà la vita del nostro protagonista? Leggete e lo scoprirete ;)
[Siate clementi, è la mia prima fan fiction in assoluto!]
Baci, Rafye
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ciao a tutti! 
Come avrete letto dalla tram questa è la mia primissima ficcy,
che in realtà ficcy non è, dato che è una storia originale, ma va beh, dettagli!
Uhm che dire, è una storia non troppo diversa dalle solite, 
ma l'ho scritta con molto impegno, quindi spero, nonostante la mia inesperienza in materia, 
di potervi trasmettere un po' della passione che ho messo nella storia.
Detto questo, spero che leggerete in tanti, anche se essendo la prima, non mi aspetto molto.
Ci si vede a fondo capitolo per le riflessioni.
Buona lettura <3
~Rafye
 

BR(OTHERS) IN LOVE

 Ch. 1 - Estate: all'alba di noi.
Era estate e l’asfalto ribolliva sotto il sole cocente.
Hiroki camminava piano, trascinando la cartella scolastica, accompagnato solo dal frinire delle cicale. "Che caldo..."
Anche l'ultimo giorno di scuola era andato e nell'aria c'era una brezza di felicità mista a tristezza per l'avvento delle vacanze.
Arrivato a casa, lasciò scivolare la cartella e percorse il lungo corridoio. Lentamente. Si fermò davanti ad un altarino, congiunse le mani in segno di preghiera ed esclamò "Sono a casa, mamma.>"
L'aria condizionata gli dava sollievo dopo quel lungo tratto sotto il sole; si diresse verso la cucina, aprì un'anta, afferrò una scodella, prese del riso al curry avanzato dalla cena del giorno prima, lo mise nella recipiente e lo mangiò avidamente.
Finito il pranzo, si stese sul divano; quel giorno il caldo proprio non riusciva a sopportarlo.
Il suo esile corpo sdraiato su quella morbida e candida superficie finalmente poteva avere un po' di riposo.
Guardava il soffitto, poi i suoi occhi giravano per la stanza: prima esaminavano la libreria, cadevano sull'orologio e poi scrutavano il lavello; infine tornavano a fissare il soffitto. "Chissà a che ora tornerà papà oggi: aveva detto che sarebbe stato a casa per le 18.00..." e con questi pensieri, senza accorgersene, si addormentò.


***
 

Aprì gli occhi, guardò l'orologio appeso alla parete e lesse "20.18"; aveva dormito per ben 6 ore! Sentì un rumore provenire dal bagno, suo padre doveva essere rientrato.
Si alzò di scatto dal divano e prese a correre per il corridoio, ma era ancora stordito a causa del sonno, infatti, inciampò sui suoi stessi piedi, finendo di faccia per terra.
Suo padre, sentendo quel trambusto uscì dal bagno e guardando il figlio dall'alto fece una smorfia rassegnata e sospirò "Hiro! Insomma, sei sempre il solito! Si può sapere dove hai la testa?"
L'altro lo guardò felice, ignorando completamente quelle parole "Papà! Finalmente sei qui! Questa settimana è stata dura senza di te... A che ora sei arrivato?"
"Lo so Hiro, scusa. Purtroppo il meeting nell'Hokkaido è durato più di quanto pensassi. Sono arrivato verso le 17.50, ma tu dormivi beatamente sul divano e non ho avuto proprio il coraggio di svegliarti. Dovevi essere proprio esausto..."
"Si, in effetti ero veramente stanco."
"Dai, corri ad apparecchiare la tavola! Ho ordinato sushi per cena!"
"Che bello! Mi sei mancato papà!" disse saltandogli in braccio.
"Mi sei mancato anche tu, Hiro."

***
 

Stavano consumando la cena tranquillamente, ma entrambi avevano un pensiero fisso, osservavano quel tavolo quadrato e quella sedia vuota, quando... "Sono già passati 4 anni...eh?" disse l’uomo.
Hiroki sapeva bene a cosa si riferiva il padre: erano quattro anni che la mamma non c'era più, quattro anni da quando la mamma li aveva lasciati soli. "Eh già." rispose Hiroki mogio.
"Hiro. Sai, ultimamente pens-" il discorso fu interrotto dal telefono di casa.
"Rispondo io" disse l'uomo, alzandosi da tavola.
"Pronto? Ah, ciao An-chan!"
Il padre di Hiroki era una bravissima persona, un uomo tranquillo e gentile, molto galante e dall'aspetto e dal carattere piacevoli. Il periodo successivo alla morte della moglie era stato devastante per lui fino a quando, due anni fa, non conobbe una donna, An-chan, divorziata dal precedente marito. 
An-chan era una donna molto dolce e gentile, o almeno così la descriveva suo padre; Hiro non l'aveva mai incontrata. Era ormai da tempo che erano fidanzati ufficialmente e Hiroki era felice, felice che il padre si frequentasse con qualcuno e che fosse riuscito ad andare avanti, ma qualcosa nel profondo lo turbava: e se si dimenticasse della mamma? Dei momenti trascorsi insieme a lei? E SE SI DIMENTICASSE DI ME?
Hiro, però, questi pensieri li teneva nel suo cuore, chiusi da un pesante lucchetto; non voleva dare dispiaceri suo padre.
"Cosa? Vuoi passare ora? Ma sono appena rientrato a casa e Hir- Eh? Adesso? Ma non ho avuto il tempo di discuterne con lui! E va bene, ti aspettiamo qui."
"Papà? Che succede?"
"Beh Hiro, a quanto pare conoscerai An-chan. Vai a fare una doccia e a darti una sistemata; non vorrai presentarti in t-shirt e boxer alla mia fidanzata?!"
Imbarazzato si precipitò in bagno per cambiarsi. Non ci poteva credere, avrebbe conosciuto An-chan! Aprì il rubinetto e si infilò sotto la doccia; il getto caldo lo avvolgeva, e lui non faceva altro che pensare a come sarebbe stata la donna della quale il padre si era perdutamente innamorato.
 
Innamorarsi...
 
Dopo mezz’ora fu pronto: pulito e profumato come un bocciolo.
Si sedette rigido sul divano, attendendo l'arrivo di An-chan.

***
 

Il citofono suonò, suo padre andò ad aprire "Nono piano". I nervi di Hiro erano a fior di pelle, i passi si avvicinavano sempre più, fino a quando si fermarono; i passi ora erano dietro la porta d'ingresso del loro appartamento.
Trascorsero pochi secondi, poi la porta si aprì: "E-E' permesso?" disse una voce sottile. "Prego An-chan! Entrate!"
Una figura femminile attraversò la soglia: era di media statura, piccola di corporatura e aveva un viso poco allungato, carnagione chiarissima. Aveva i capelli mori, lunghi fino alle spalle, lisci e sottili, gli occhi erano grandi, di un verde acceso incorniciati da un filo di trucco, la bocca sottile e il naso piccolo. Indossava un vestito a ginocchio bianco con fantasia a fiori rosa e un paio di occhiali dello stesso colore: questa era An-chan.
"Ciao Hiroki! Io sono Annabell, la fidanzata di tuo padre. Era molto che aspettavo di incontrarti!"
"A-Anche io An-chan!Posso chiamarti così v-vero?"
"Dio Hiro quanto sei adorabile! Puoi chiamarmi come preferisci!" disse lei entusiasta. "Molto più carino e gentile di un certo figlio ingrato di mia conoscienza...A proposito! Dov'è finito?"
"Di chi stai parlando?" rispose lui sorpreso.
"Ma come? Tuo padre non te l'ha detto? Io ho un figlio della tua età; si chiama Akira" "Akira! Dove sei? Vieni dentro! Eichiro e Hiroki vogliono conoscerti!"
"Ah! Ho capito, ho capito!" disse una voce bassa e roca.
Dalla porta entrò un ragazzo dal passo spavaldo. Rosso.
I suoi capelli erano rossi fuoco, abbastanza lunghi per un maschio. Era alto, molto alto, tanto che Hiro era costretto ad alzare notevolmente la testa per guardarlo in faccia, data la sua misera altezza.
Verde. Aveva gli occhi verdi come la madre, ma al contrario dei suoi, dolci e affettuosi, il suo era uno sguardo sottile e furbo.
E infine nero. Portava vestiti neri attillati, una canotta smanicata e jeans stettissimi, che facevano risaltare il suo bellissimo fisico e un paio di anfibi; intorno alla vita una catena, anelli sulle dita e bracciali borchiati intorno ai polsi e al collo.
"Yo!" disse svogliato.
"Questo è mio figlio, Akira. Scusate i suoi vestiti, è un po' ribelle."
Hiroi fissava Akira imbambolato. "Che c'è?" chiese il rosso disturbato da quel guardare insistente.
"N-Niente! Scusami. Io sono Hiroki Saito, è un piacere conoscerti!"
Akira lo squadrò partendo dai piedi fino alla testa, gli si avvicinò in modo da farsi sentire solo da lui e, a bassa voce, disse "Pff. Verginello." Poi lo superò.
"Cosa? Aveva sentito bene? Lo aveva chiamato verginello?!" si chiese perplesso Hiroki, ma i suoi pensieri furono interrotti dal padre, che incitò tutti ad andare in salotto e ad accomodarsi indicando le poltrone.
I quattro si sedettero: da una parte i due adulti, dall'altra i sedicenni.
"Vedete ragazzi" iniziò An-chan "questa sera abbiamo deciso di annunciarvi una cosa importante, che avremmo voluto dirvi prima, ma che a causa del viaggio di lavoro di Eichiro*, abbiamo dovuto rimandare." I due innamorati si guardarono complici e poi dissero insieme "Abbiamo deciso di convivere, Hiroki, tu e tuo padre vi trasferirete a casa nostra! Non siete elettrizzati ragazzi?" Hiro rimase senza parole, cosa poteva dire? Non si aspettava qualcosa del genere! 
Akira invece abbassò la testa, strinse i pugni e si alzò in piedi di scatto "E quando avevi intenzione di dirmelo? Non hai pensato a quello che potevo volere io?!" urlò furioso.
"Akira pensavo ti avrebbe fatto piacere! Non credevo-" "Quando?" chiese lui. "Ak-" "QUANDO?!" disse alzando il tono della voce. "Tra due settimane" rispose lei.
Akira sbattè un pugno sul tavolo, per poi correre via.
An-chan scoppiò a piangere. "Hiro, pensaci tu ad Akira." disse suo padre. Hiro annuì, per poi correre dietro ad Akira.


***


"Ehi tu! Fermati! Non riesco a starti dietro!" gridò Hiro mentre correva affannosamente.
Akira scomparve nei giardini pubblici, Hiro lo seguì, per poi trovarlo su una panchina illuminata solo dalla debole luce di un lampione, tutto intorno buoi pesto; fumava una sigaretta ancora nero di rabbia.
"Quanto corri accidenti?!" chiese Hiro all'altro 
Akira sbuffo, per poi girarsi dall'altro lato. "Non ignorarmi! E poi perché hai urlato contro tua madre? E' una donna così dolce! Anche io ero sconvolto dalla notizia ma la tua reazione è stata decisamente esagerata. E po-" Non riuscì a finire la frase perché Akira lo aveva preso per la camicia a aveva fatto aderire le loro labbra, invadendogli la bocca con la sua calda lingua, e avvolgendolo in un bacio. Durò qualche secondo, e finì solo quando Akira lasciò lui la camicia.
"SEI IMPAZZITO?" urlò Hiro furioso.
"Non smettevi di parlare! Sei fastidioso sai?" rispose l'altro strafottente, "e poi tutta questa confusione per un bacio!" Si alzò, getto la sigaretta a terra, la calpestò con la scarpa per spegnerla e camminò dandogli le spalle.
"Ci vediamo, V E R G I N E L L O!" e dopo quest'ultima provocazione sparì nell'oscurità del parco.

Hiro intanto era rimasto immobile: "COOOOOOOOOSA?!"
-ch.1 fine-
Sclero Post-capitolo
Bene, bene, bene! Finalmente ho finito!
Cosa ne dite? Vi è piaciuto?
Ci tenevo a pecisare che quasi tutti i capitoli saranno abbastnza lunghini,
inoltre mi scuso in anticipo se le scene erotiche non
saranno descritte molto bene, ma come avrete capito
non ne ho mai scritte; prometto che mi impegnerò per
farle più belle possibile!
Partiamo subito con le riflessioni, anche se per questo capitolo, in quanto primo, saranno ben poche:
Hiro è un ragazzo molto allegro, ma anche molto fragile;
Akira, invece, è parecchio scontroso e spavaldo, il classico ribelle,
ne abbiamo avuto prova con i suoi atteggiamenti e con il bacio finale!
Cosa nascerà tra questi due ragazzi? Saranno compatibili i loro caratteri?
Se sono riuscita ad incuriosirvi almeno un po' aspettate il prossimo capitolo,
di cui comunicherò l'uscita in base ai miei impegni scolastici e al successo che avrà
questo primo (cercherò di farlo uscire settimanalmente).
Se la storia vi è piaciuta commentate e fatemi sapere; se invece non vi è piaciuta
accetto a braccia aperte anche le critiche, perché ci tengo tanto a migliorare il mio stile.

Al prossimo capitolo!
Baci,
Rafye <3
   
 
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