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Autore: Adda95    12/02/2015    1 recensioni
Alla maggior parte degli amanti di Scrubs (me compresa), probabilmente, avrà fatto ridere sentire il Dr. Cox chiamare spesso e volentieri JD con nomi femminili, o prenderlo in giro per la sua scarsa mascolinità.
Nessuno, magari, si é però domandato quanto ancora avrebbe retto, quanto in realtà gli facessero male quelle che parevano essere semplici battute.
Dal testo: "Tutti hanno i propri segreti, le loro parti di sé che hanno più paura di esternare. Ma non sono questi stessi particolari a renderci unici, a riconoscerci per quello che siamo? La verità non é che siamo semplicemente quello che mangiamo, noi siamo i nostri gusti musicali, le nostre passioni, le nostre stramberie. Talvolta, anche le nostre cattiverie.
So comunque per certo che vivere la vita con una falsa personalità é come non viverla per davvero. E non é questo che voglio per me, non me lo merito."
***
Quest'idea mi é venuta in mente quando, un po' di tempo fa, ho letto che Zach Braff in un'intervista ha ammesso di avere avuto problemi di depressione, legata a dei momenti difficili della sua vita, causati per gli stessi motivi per cui é sempre stato preso in giro JD.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Turk, John 'J.D.' Dorian, Percival 'Perry' Cox
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono una persona forte, a modo mio


Finalmente, potevo mettermi il casco e salire sulla mia adorata Sasha. Era giunta l'ora di lasciare l'ospedale ed andare a casa.
Sarei stato lontano da quell'inferno che sapeva essere alle volte il Sacro Cuore. E, volendo entrare più nello specifico, una particolare persona che a me purtroppo non riusciva a non piacere.
Allacciai la cinghia del casco, in maniera frettolosa e con la tremenda voglia di scappare. Ora, sapevo che avrei potuto tranquillamente dare libero sfogo alle mie emozioni: nessuno mi avrebbe visto piangere nascosto dentro al mio casco (al mio super-casco, per la precisione). Nessuno avrebbe potuto prendermi in giro ora, non potendo vedere delle forti e numerose lacrime rigarmi il volto con intensità.
Eppure, non ci potevo far nulla. Io sono sempre stato così.
Se conoscessi un modo per diventare normale, come tutti gli altri, lo farei. Ma a quanto pare non esiste o io non possiedo diritto di conoscere questa possibilità.
Che dovevo fare, quindi?
Amavo il mio lavoro e non avevo la minima intenzione a lasciarlo. Poi, non sarebbe cambiato nulla anche se mi fossi trasferito da un'altra parte, a lavorare in un altro ospedale. La storia si sarebbe inevitabilmente ripetuta, com'é sempre stato per me.
Almeno qui, al Sacro Cuore, potevo contare su un'amicizia fantastica, quella che c'era tra me e Turk: l'unico che potevo e che ho sempre potuto considerare realmente un mio amico. Il migliore.
Solo, mi creava qualche problema parlare pure con lui di quanto mi sentissi male, alle volte, a causa delle parole di alcune persone.
Le parole fanno malissimo.


Quando giunsi a casa, avevo probabilmente esaurito il serbatoio idrico del mio corpo (esiste un serbatoio idrico corporeo? Domani lo chiederò a Carla.) ed avevo quindi smesso di piangere. Ciò non tolse però il rossore che é solito rimanere per più tempo nella parte inferiore dell'occhio, cosa che non sfuggì al mio coinquilino.
-Hey amico, che hai fatto? Hai scambiato di nuovo il collirio con lo spray per il naso?
Lo guardai per un po' arricciando il labbro, appena mi giunsero alla mente i ricordi di quanto successo la settimana scorsa.
-No, subito dopo quello spiacevole evento ho scritto con l'indelebile a caratteri cubitali sul contenuto del flacone, il suo contenuto.
-Ben fatto amico! Allora che hai? ...Congiuntivite?- Mi chiese con faccia schifata e pronto a starmi lontano fino a che non mi fosse passata questa ipotetica congiuntivite. Magari fosse stata solo congiuntivite.
-Già, sarà congiuntivite.- Dissi, evitando di guardarlo negli occhi. Ci conoscevamo da troppo tempo e avevo passato più tempo assieme a lui che con chiunque altro. Questo voleva dire che, anche uno sguardo più torvo del solito poteva dire tante, troppe cose.
Come volevasi dimostrare, lui capì subito che avevo appena mentito, mi fece sedere in poltrona e mi guardò dritto negli occhi.
-Oddio, ti stai dichiarando?- Dissi, quasi realmente emozionato dall'idea.
-Ma i miei mi ammazzano se sposo un nero.-
Turk mi guardò storto e, allargando le braccia mi disse con tono di rimprovero:-Puoi essere serio? Sto cercando di capire che problema hai.
-E credi di riuscire a scoprirlo stando in silenzio a fissarmi? Perdonami se te lo dico amico, ma questa é una delle idee più stupide che tu abbia mai avuto.-
Turk stette zitto per qualche secondo, per poi ritornare ad un'espressione normale, sbuffare e dire:-Allora rendimi più facile il lavoro e dimmi che c'è che non va!-
Abbassai lo sguardo senza proferire verbo. Non volevo parlare di questo adesso. Non ne volevo parlare proprio. Alle volte non ci credevo nemmeno che tutto questo succedesse costantemente, a me.
-Ehi, John Michael Dorian, sto parlando con te. Sputa il rospo che devo dare da mangiare a Rowdy. Ultimamente ha più appetito del solito. Saranno le corse mattutine che gli faccio fare da una settimana a questa parte...-
-Non é niente, davvero.- Feci per alzarmi ed andarmene in bagno a fare una doccia, quando la sua forte voce e quello che aveva da dire mi fermarono:
-Che ti ha fatto il Dr.Cox?- Disse.
Mi bloccai di scatto dopo aver fatto poco più di un paio di passi. Chiusi gli occhi cercando di credere che non era davvero arrivato il momento di rendermi totalmente vulnerabile con lui. Avevo paura dei miei sentimenti, volevo solo nasconderli da qualche parte, farmi una doccia e lavarli via da me, se solo funzionasse in questo modo.
Cercai quindi un modo leggero per sviare la conversazione e filarmela:
-Ora mi fai davvero paura! Mi spii per caso? Sei forse un alieno che si é impossessato del corpo del mio amico? Ammettilo, hai aspettato che facesse buio perché sai che la nostra pila scaccia-mostri é momentaneamente senza batterie, lo hai colto alle spalle, l'hai messo con le spalle al muro, l'hai spalle con la messa a nudo e poi... Ti sei mangiato il suo cervello come fosse un fagottino ripieno! Via da casa mia Alienurk!-Dissi alzando il braccio e indicando la porta.
Christopher non disse nulla sta volta, attese in silenzio e con le braccia incrociate un mio segnale di "cedimento".
Restai fermo a mirare il nulla per qualche attimo, uno di quegli attimi che sembrano un'eternità. Stavo iniziando a percepire quanto l'atmosfera si stesse facendo densa e carica d'intensità. Non aveva più senso nascondergli ciò che mi portavo quotidianamente dentro, mi dissi.
Decisi quindi di vuotare il sacco. Tanto avevo appena ricevuto la prova che, anche non gliel'avessi mai detto, prima o poi grazie a mistici poteri l'avrebbe comunque scoperto.
-Non sopporto che Cox mi chiami sempre con dei nomi femminili. Ecco tutto. Pare sempre una cosa da niente, un gioco leggero nel quale ci si prende in giro amichevolmente, ma non è così. Ogni volta che accadono situazioni nelle quali la mia mascolinità viene presa in giro, non posso frenare i ricordi tristi della mia infanzia ed adolescenza, nella quale questo cerchio di ironica perfidia continuava ad abbattersi sempre e solo su di me. Sai, pensavo che dopo il college sarebbe finito il tempo delle umiliazioni gratuite eppure ecco che al Sacro Cuore si ripetono giornalmente le stesse storie! Sebbene dovrei essere a contatto con persone qualificate, intelligenti, visto che hanno studiato medicina e hanno raggiunto oramai il traguardo dell'età adulta. Sbaglio?-
Turk ora non sembrava affatto dispiaciuto, anzi, aveva appena accennato un sorriso compiaciuto. Perché diavolo non era dispiaciuto per me? Insensibile d'un... Aspetta, ora é tornato serio. Forse era solo soddisfatto di avermi fatto parlare.
"É così infantile a volte!" Pensai, ricordando felicemente che tra qualche ora avrebbero trasmesso il Muppet Show alla tv.
-Amico, ha tutto così maledettamente senso, credimi. Non é affatto una reazione causa-effetto, il fatto di studiare accrescendo il proprio bagaglio culturale ed essere così una persona intelligente e matura. Molto spesso la conseguenza non la si ha, dipende da molti fattori.
Considerando il caso in questione, non credo che Cox sia stupido, affatto. Magari immaturo, a volte sì, ma chi non lo é alla Sacra Scoreggia? L'altro giorno cercavo Kelso e l'ho visto imitare Pacman nei corridoi. E lui, quanti anni avrà? 600?- E dopo quest'ultima affermazione, com'era logico immaginare, scoppiammo in una fragorosa e spontanea risata.
Appena Turk si ricompose, dopo aver continuato a ripetere con diverse tonalità di voce "600 anni, 600 anni...", mi guardò serio, si schiarì la voce e continuò:
-Il punto é: devi parlarne con lui. Sono certo che, se gli mostrerai quanto la cosa ti da fastidio, con totale trasparenza, capirà. E le cose cambieranno. Magari non si sistemeranno, ma sono certo che ti farà bene, sarà meglio per entrambi.-
Annuii, convinto delle sue parole.
Domani avrei parlato col Dr.Cox .


Eccomi qui, giusto in fronte al motivo dei miei problemi. Lo continuavo a fissare da molto tempo ormai, quasi mi bruciavano gli occhi a furia di trattenermi dallo sbattere le palpebre. Eppure, lui guardava me, poi le cartelle, faceva battute acide a chiunque gli capitasse a tiro, si lamentava del fatto che tra le vittime dei suoi sfoghi non fosse ancora arrivato Kelso e riguardava me.
Quando passò circa un minuto, o due o... "Quanto tempo sono rimasto con gli occhi sbarrati?!"
Subito dopo aver fatto questo pensiero mi misi istintivamente le mani davanti agli occhi, cercando di farli lacrimare un po', per attenuare la loro secchezza e il mio dolore.
Ma non fu una mossa geniale.
Infatti, vedendomi piagato in due dal dolore, con lacrime che premevano ai bordi degli occhi, Cox mi domandò:
-Che c'è Betty? Ieri era l'ultimo episodio della tua soap-da-ragazzina preferita?
Era arrivato il mio momento. Faccia arrabbiata e digli tutto il male che ti causa.
-Senti, Perry.
-Perry?!
-Sì, ci ho provato. Io ho un nome. Mi chiamo John Dorian, JD per gli amici. Ti sarei grato se utilizzassi questo in futuro perché sai, una parte di me muore quando mi chiami con un nome da donna.-
Ce l'avevo fatta, non ci potevo ancora credere. Dovevo assolutamente ringraziare Turk, sa essere così saggio a volte. Si merita un abbraccio appena lo vedo.
Mentre stavo tirando fuori il mio block notes con la lista degli abbracci e dei corrispettivi destinatari della giornata in corso, successe una cosa che non mi sarei aspettato.
Cox scoppiò in una fragorosa risata.
Restai sconcertato alla vista di ciò che stava accadendo proprio davanti ai miei occhi. Io gli avevo parlato col cuore, con trasparenza, come Turk mi aveva detto di fare. E lui stava prendendo il mio amore e gettandolo via. Decisi quindi di dirglielo:
-Io ti ho parlato col cuore, con trasparenza, come Turk mi ha detto di fare. E tu stai invece prendendo il mio amore e gettandolo via!
-Beh, mia piccola Venerdì, devi subito correre con la coda tra le gambe dalla tua amichetta e dirle che non é stata così preziosa come pensavate.- Detto fatto, come un treno in corsa nel proprio binario, schizzò via con una potenza tale da scontrarsi con le mie braccia, scomparendo poi chissà dove.


Nemmeno l'uscita drammatica mi aveva lasciato fare.
"Questa non gliela perdonerò."


Ero seduto, da solo, nella mensa. Stavo appunto riflettendo su di un piano subdolo e malvagio, manipolatore e sadico... Ma continuava a non venirmi in mente nulla. Eppure avrei potuto benissimo ispirarmi alla mia creazione prediletta: il Dr.Acula.
"Lui sì che ci saprebbe fare!" Mi ritrovai a constatare con espressione trasognata.
"Rifletti JD, pensa. Trovi sempre il modo di aiutare gli altri, dai un buon consiglio anche a te stesso".
E proprio nel momento in cui il mio cervello mi presentò questa verità, scoprii cosa avrei dovuto fare.
Se dire la verità non era abbastanza, avrei dovuto dimostrargliela.


Lo trovai a scribacchiare su una cartella, con la sua solita espressione imbronciata che sembra dire "Non me ne importa nulla di nessuno. Non rompete."
Chissà se anche lui, in realtà, ha avuto le sue delusioni. Se ha un lato di sé che non sopporta e che vorrebbe poter cambiare.
Io però non volevo cambiare. Così ero e così volevo rimanere. Non avrebbe senso se le persone mi trovassero simpatico se mi atteggio da qualcuno che non sono.
Con un coraggio che raramente dimostravo di avere, mi avvicinai a Cox e gli dissi, tutto d'un fiato:
-Sai, potrai anche far finta di essere il dio in terra che sogni davvero di essere, bel tomo, ma a me non inganni.Tutti hanno i propri segreti, le loro parti di sé che hanno più paura di esternare. Ma non sono questi stessi particolari a renderci unici, a riconoscerci per quello che siamo? La verità non é che siamo semplicemente quello che mangiamo, noi siamo i nostri gusti musicali, le nostre passioni, le nostre stramberie. Talvolta, anche le nostre cattiverie.
So comunque per certo che vivere la vita con una falsa personalità é come non viverla per davvero. E non é questo che voglio per me, non me lo merito.-
Ora avevo davvero giocato tutte le mie carte possibili. La mia totale vulnerabilità aveva lasciato che tutto ciò che mi ero sempre tenuto dentro, uscisse. E, sebbene non sapessi quale sarebbe stata la sua reazione ora, mi sentivo vivo. Mi ero finalmente liberato di un peso che mi opprimeva, che ristringeva il mio stomaco sempre più.
-Non ho mai detto che sia sbagliato il modo in cui sei.-
Alzai di scatto la testa e con occhi da pazzo squilibrato lo mirai dritto nelle pupille scandendo poi chiaramente la parola: -Come?-
-Hai capito bene.- Mi disse con tono di rimprovero, inclinando la testa verso sinistra. Poi continuò: -Non te lo ripeterò di nuovo, quindi apri bene le orecchie Scooby Doo. Non ho mai detto che tu sia peggiore di molte persone in questo lerciume d'ospedale.-
-Questo cosa vorrebbe dire?- Chiesi, inarcando un sopracciglio. Ero agitatissimo, perché credevo che finalmente era giunto il momento in cui mi avrebbe cinto le spalle, dicendomi: "sono fiero di essere il tuo mentore". Ma al contempo infastidito perché pareva che dovessi essere io a dovergli tirar fuori dalla bocca le parole che stavo aspettando.
-Semplicemente quello che ho detto.-
Eh no, bello mio. Questo non basta.
-Andiamo Perry, io mi sono aperto con te, é ora che tu faccia altrettanto.- Poi gli poggiai la mano sulla spalla. -Lo dico per il tuo bene, fidati.-
Ma alla mia espressione dolce e di incoraggiamento si contrapponeva la sua, rabbiosa e buia. Sin da quando avevo pronunciato la parola "Perry" un nervo del suo volto aveva iniziato a ingrandirsi e rimpicciolirsi frequentemente. Ora continuava pure a fissare la mia mano sul suo braccio e ad un certo punto credevo di aver visto dei fumi uscire dalle sue narici.
Non ebbi poi altro tempo di formulare un ulteriore osservazione, dato che in una frazione di secondo mi ritrovai spalmato a terra dolorante, grazie ad un suo poderoso pugno scagliato sulla mia guancia, che bruciava sempre più.
Si avvicinò a me e si inginocchio. Iniziai a temere il peggio, quando, il suo volto si alleggerì e l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu:-Ti voglio bene, JD.-
Sarà stato pure qualche secondo, eppure quel momento non l'avrei mai più dimenticato.
Si allontanò poi sbattendo sonoramente i piedi per terra, non prima di avermi minacciato di morte se avessi raccontato a qualcuno di quanto appena successo. "Neppure alla tua amichetta del cuore" aveva detto.
Sorrisi, sentendo che di lì a poco, la mia gola si sarebbe ingrossata e mi avrebbe bruciato, mentre delle grandi gocce si sarebbero andate a formare agli angoli dei miei occhi.


 


Non é facile essere al 100% sinceri con noi stessi, tantomeno con chi ci sta intorno. Eppure, non é impossibile.
E mentre spalmavo della crema sulla mia guancia divenuta di un color rosso/violaceo, pensavo a quanto sciocco é l'essere umano, a quanto continui ad autoconvincersi che la vita stessa é complicata, quando invece le complicazioni si formano la maggior parte delle volte a causa nostra. Siamo noi, il più spesso dei casi, il motivo del nostro dolore, delle nostre insicurezze, delle nostre insoddisfazioni.
E se anche seguendo noi stessi ci ritroveremo a sbattere contro la cruda realtà, ci sarà sempre qualcuno che sarà disposto a porgerci la mano, a tirarci fuori dai casini... A volerci bene, per quello che siamo.


 

Fine.


 


 

Angolo dell'aurice: salve a tutti! É la prima storia su Scrubs che scrivo, spero non ne sia uscito un disastro.
Ho cercato di alternare drammaticità e comicità come tutte le meravigliose puntate di Scrubs erano solite fare.
Se volete sapere di che articolo stavo parlando, lo potete trovare a questo link: http://www.leggilo.net/145243/zach-braff-in-un-intervista-fa-una-confessione-inaspettata-ho-lottato-contro-la-depressione.html Non so se possa essere affidabile o meno, sta di fatto che mi ha dato l'ispirazione a scrivere questa storiella, che spero sia stata per lo meno gradevole o che vi abbia fatto sorridere. Insomma, io ci ho provato :)
Se avete voglia di lasciare una recensione e farmi sapere che ne pensate, cosa vi é piaciuto, tanto meglio.

Ciao :)

 

  
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