Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Reagan_    13/02/2015    4 recensioni
[Inghilterra Ottocento]
Per una leggerezza Lord Grant Everstone si ritrova sposato con una donna di basso rango, scialba e per nulla adatta al suo nome e al suo stile di vita.
Cathriona Mafton ha appena perso il padre e vede quel matrimonio celebrato per salvare la reputazione di un'intera casata come un incubo a cui deve sottomettersi.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Capitolo X

Una Scelta


Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante.
Paolo Giordano




Novembre stava volgendo al termine, l'aria fredda rendeva impossibile a Cathriona passeggiare per ore lungo i sentieri del bosco intorno alla casa; le sue membra si stancavano dopo pochi minuti e il fiatone le mozzava il respiro.
Uno dei pochi piaceri della sua solitaria vita a Chester House doveva essere presto dimenticato. Storse la bocca in una smorfia e si sedette sulla panchina indicata dalla governante che la seguiva con apprensione, munita di cestino.
-Milady, dovremmo tornare a casa. Inizia a fare molto freddo.- disse la signora Musgrove mettendole sulle gambe una coperta calda e rimboccandola come una bambina. Cathriona lasciò che la donna la viziasse e si godette gli ultimi raggi del sole, era quasi tentata di togliersi il cappello e lasciare i capelli sciolti sulle spalle.
-La cuoca ha trovato gli ingredienti segreti per il buffet di Natale?- domandò alla governante. La donna annuì con fare burbero. -Eh sì, per fortuna che il giovane Oliver è tornato proprio oggi a Londra con tutti gli ingredienti e in grande quantità.-
Cathriona le sorrise annuendo. Aveva notato una sfumatura d'incertezza nella sua voce e fece finta di nulla. Era diventata brava a mettere la testa sotto la sabbia e preferire le chiacchierate sul tempo e sul Natale in arrivo che affrontare la realtà.
Quando il marito le aveva parlato del suo viaggio ed era partito con una certa fretta, Cathriona era stata contenta di avere qualche settimana da passare da sola a cercare di analizzare i sentimenti contrastanti che provava nei confronti di Lord Everstone.
Se alla prima lettera, lunga e dettagliata, aveva sentito e letto una sorta di acerbo affetto; le cose erano cambiate velocemente quando dopo poche settimane le lettere erano diventate sempre più scarne per poi scomparire del tutto.
All'inizio del mese scorso, si era decisa a partire ma poi seppe che l'anziano maggiordomo in pensione riceveva costantemente delle piccole missive dall'erede di Chester House che s'informava sullo stato della casa e sulle spese mensili.
Nessun accenno alla sua salute e alla sua persona a quanto pare venne fatto intendere all'anziano maggiordomo. Il pover'uomo sembrava incapace di comprendere il padrone che aveva servito da una vita e veniva sovente a Chester House portandole le missive scarne di Lord Everstone.
Cathriona scosse la testa levandosi un ricciolo scuro, d'altronde non poteva certo aspettarsi molto da lui?
Era solo stata una breve illusione, quel desiderio di poter aver un matrimonio quanto meno tranquillo. Per una volta aveva lasciato che il suo cuore si sciogliesse al romanticismo e alla speranza, e di questo Cathriona si sarebbe sempre sentita un po' ingenua.
Scacciò quei pensieri avvilenti ed appoggiò una mano sul suo ventre gonfio e sorrise, aveva altro a cui pensare, qualcun altro da amare.
Rientrò in casa mezz'ora dopo,trascinata da una sempre più preoccupata governante che la obbligò a dedicare l'intero pomeriggio al riposo e alla lettura di un romanzo gotico seduta davanti al camino scoppiettante.
Le ci volle qualche minuto per accorgersi che il piccolo Oliver si era avvicinato a lei portandole un poggiapiedi e un cuscino.
-Grazie mille, Oliver.- lo ringraziò lasciandolo sistemare ogni cosa.
-Domani se è bel tempo, potrai imparare a cavalcare. Avvertirò io gli stallieri.- gli disse con un sorriso.
Il piccolo Oliver era il terzo figlio del macellaio della città e secondo tutti gli abitanti del villaggio era debole di mente, ma Cathriona vi aveva visto un'anima gentile, quasi visionaria dietro quella sorta di vena malinconica che traspariva dai suoi occhi. Lo aveva assunto, ignorando le proteste della servitù in casa e nei tempi morti gli introduceva allo studio tecnico dell'arte e della grammatica.
Nei primi giorni aveva notato una certa ritrosia ad imparare tuttavia la sua naturale curiosità emerse così come il suo lato estroverso.
Cathriona covava, in segreto, l'idea che sotto quell'apparenza asociale e timida si nascondesse un piccolo genio della pittura e dell'architettura, il che spesso e volentieri le ricordava suo padre e i collaboratori della Mafton Company, macchiando per un attimo il suo umore con un po' di tristezza.
-Milady … Credo di aver fatto una cretinata.- disse il ragazzo chinando il capo. -Io  … Ho incontrato il milord e …  -
Cathriona si sedette meglio sul divano e cercò di anticipare ciò che il ragazzo voleva confessare.
-Vai avanti, Oliver.- lo spronò pentendosi fin da subito della crudezza con cui si era rivolta verso il ragazzino.
-Ho detto al Lord suo marito che aspetta un bambino … - confessò con un filo di voce.
Cathriona impallidì all'istante e le ci vollero alcuni minuti per rendersi conto che il giovanotto era scosso dai singhiozzi. Gli fece cenno di avvicinarsi e lo abbracciò stretto a lei. -Non ti preoccupare, Oliver. Vai a lavarti la faccia e torna in camera tua a fare i compiti. Domani mattina passerai la giornata con gli stallieri.-
-Non è arrabbiata con me, milady?- domandò quest'ultimo alzando il viso e asciugandosi gli occhi con una manica. Lady Everstone gli sorrise benevola, poteva anche essere una moglie negligente e fredda ma il suo cuore si scioglieva di fronte al candore dei fanciulli.
-Non ti preoccupare, non potrei mai arrabbiarmi con te. Ora và, hai molto da studiare e fare prima di tornare a casa dai tuoi genitori per Natale.- disse dandogli un buffetto sulla guancia. Lasciò andare il ragazzino, respingendo l'insano impulso che aveva di chiedergli quale fosse stata la reazione del Lord suo marito.






Violet si guardò intorno sbuffando.
La grande festa indetta da Madame Hollande si stava trasformando in un tripudio di confusione, con fuochi d'artificio che stavano bruciacchiando il giardino, bottiglie di champagne che rotolavano vuote, gli antri della casa occupati da coppie in vena di amoreggiamenti. Generalmente le dissolute feste in maschera di Madame Hollande erano appuntamenti che attendeva con gioia, data la poca presenza di donne che le permetteva di avere un crogiolo di corteggiatori e ammiratori da sedurre per tutta la notte. Ma in quell'occasione aveva voluto riservare ogni energia e arte seduttiva per Grant che dal momento in cui erano saliti in carrozza non sembrava dell'umore adatto nemmeno per uno scambio di battute.
Schivò una mano di un vecchio baronetto che tentava di palpeggiarla e salò le scale verso il secondo piano dove già molti si erano ritirati per la notte nelle diverse camere, camminò lentamente per i corridoi sistemando la maschera sul viso e origliò da ciascuna porta, ridacchiando ogni qualvolta sentiva i gemiti degli amanti o i cigoli  dei letti. Aprì la porta di una stanza insolitamente silenziosa e sospirò di contentezza quando vide Grant con la giacca slacciata, seduto su una poltrona vicino al camino.
Le fece cenno di entrare e Violet chiuse la porta a chiave sorridendo.
Cercò di mantenere una sorta di freddezza mentre avanzava, dato che da un po' aveva notato dei cambiamenti in Lord Everston.
Scostante e taciturno, poteva non rivolgerle la parola per ore e spesso la prendeva in giro per cose ed aspetti che prima diceva di adorare. Le criticava gli abiti, il modo di ridere, le amicizie, trovava qualcosa da rimproverarle persino sul suo modo di fare l'amore: una volta era troppo sfacciata, l'altra troppo chiassosa.
C'erano state alcune occasioni in cui Grant era stato villano e violento, prendendola con forza e facendole volutamente male.
Ma la cosa che più la inquietava era il modo in cui le si rivolgeva.
Violet non era più la sua amata, la sua cara. Violet era diventata solo Violet.
Non c'era nulla di dolce prima del suo nome, nulla di gentile, nulla di amorevole.
-Inginocchiati.- disse Grant secco bevendo l'ultimo sorso di liquore. Le sorrise appena obbedì al suo ordine. -Abbassa il corpetto, voglio vedere il tuo seno.-
Le mani di Violet tremavano per l'eccitazione e pregò che quello fosse il preludio a un'intensa notte d'amore, era quello che le serviva per tenere Grant intorno a lei prima che fosse troppo tardi.
-Striscia fino a qui e soddisfami.- comandò Lord Grant slacciandosi le braghe.
Violet rimase interdetta per un minuto, con riluttanza gattonò fino a trovarsi di fronte al suo uomo. Grant le spostò le ciocche di capelli per avere una visuale maggiore del suo seno e la prese per la nuca e l'avvicinò al suo membro che spuntava eccitato dalle braghe.
La donna cercò di ribellarsi ma la salda presa e quella strana espressione feroce che lo animava, spaventò Violet che ubbidì ad ogni richiesta quella notte.
Non obiettò nemmeno quando lui la costrinse a prenderlo dentro di sé mentre era del tutto impreparata, lacerandole la carne o quando la morse più volte mentre raggiungeva l'orgasmo.
Lasciò che abusasse del suo corpo e quando lo sentì addormentarsi accanto a lei sorrise nel buio della stanza. Poteva sopportare di venir trattata come una cortigiana qualunque, Grant si sarebbe calmato e i suoi appetiti sarebbero tornati alla normalità grazie ai suoi provvedimenti non si sarebbe mai più allontanato da lei.
Cathriona Mafton poteva anche essere sua moglie agli occhi di Dio e dello Stato ma solo lei lo avrebbe avuto veramente. Si passò una mano sul ventre, presto gli intrugli che beveva avrebbero prodotto un risultato regalandole il figlio di Lord Everstone e schiacciando definitivamente quella scialba borghese dalla sua vita.





La carrozza partì non appena scese già e Grant Everstone imprecò contro il cocchiere a nolo.
Entrò in casa di Violet e cercò di scuotere dalla testa quell'annebbiamento dovuto al poco sonno e alla rabbia.
Doveva essere lucido. Doveva capire che cosa stesse succedendo.
Si era raccomandato di tornare a Chester House qualche settimana dopo per godersi gli ultimi giorni di bella stagione con il cuore leggero per aver sistemato gli affari e la strana situazione creatasi con Violet.
Nei primi giorni era arrivato persino a pensare di congedarla per sempre!
Tuttavia le cose si erano complicate fin dal primo giorno.
Il Duca d'Ulster sembrava veleggiare intorno a Violet Graham come un avvoltoio impazzito. Era arrivato ad aggredirla in pubblico, durante un piccolo ricevimento degli Hollande due mesi prima, il che gli aveva fatto comprendere quanto amasse e tenesse a quella piccola donna pestifera. Aveva sistemato gli affari con la banca, rimpinzando il conto corrente dell'amante e poi si era deciso ad affrontare il Duca che invece si rendeva irreperibile ogni volta oppure lo canzonava ricordandogli il rapporto di amicizia che da sempre aveva con suo padre.
E suo padre, che ancora folleggiava in campagna a Chester House stordito dall'alcool, in un piccolo casino di caccia lontano dalla casa padronale, gli aveva scritto per intimargli di non dare fastidio agli Ulster in nessun modo. Lui aveva ubbidito e lo aveva lasciato perdere ogni volta, facendosi lisciare l'orgoglio da Violet e cercando d'ignorare la grossa frustrazione nel non ricevere lettere dalla moglie.
Si era impegnato tanto nello scriverle ogni giorno qualche aneddoto cittadino e le prime volte aveva ricevuto da lei dettagliati resoconti sulla casa e sui quadri che stava dipingendo per il soggiorno privato.
Si era ritrovato ad immaginarla seduta su uno sgabello con uno scialle sulle spalle e il pennello in mano mentre disegnava con precisione paesaggi lunari, campagne deliziose ed imponenti ritratti, con il suo sguardo serio e concentrato.
Ma le lettere erano prima diventate rare e frugali e poi scomparvero del tutto.
Lui scriveva e lei non rispondeva.
All'inizio si era convinto che stesse male ma il suo amministratore riceveva le lettere settimanali dal suo maggiordomo anziano, da quello giovane e persino dalla governante. Tutti raccontavano che Lady Cathriona godeva di ottima salute e si dedicava alla pittura e alla lettura. Aveva persino organizzato un ricevimento settimanale con le mogli dei più ricchi del villaggio per decidere come aiutare le famiglie bisognose della zona.
Prese molto male il brusco modo con cui sua moglie gli aveva voltato le spalle, ma proprio quando si era deciso a farsi consolare per sempre da Violet cercando una nuova dimora per la sua concubina; un garzone proveniente da Chester House gli aveva sconvolto i piani.
Il giovanotto, dinoccolato e con le orecchie a sventola, si era presentato in casa sua quella mattina come il figlio del macellaio Dennison. Diceva di lavorare da poco  nella casa padronale come tuttofare e di essere stato assunto da Lady Everstone.
-Milord! Ho una cosa da dirle.- gli disse con un vocino flebile.
Grant lo invitò a parlare con un cenno brusco. Il ragazzo prese un forte respiro. -Siamo tutti molto … Vorremmo sapere quando tornerà a casa. Per festeggiare con Lady Everstone.- gracchiò il ragazzino.
-Ovviamente ritornerò in tempo per le celebrazioni natalizie, ragazzo.- disse Grant, irritandosi per il rimprovero e provando l'impulso di sbattere fuori casa quell'insolente.
Oliver aggrottò la fronte e lo fissò cupo. -Milord, mi scusi. Volevo solo portare la notizia a milady, così smetterà di preoccuparsi.- disse il ragazzino. -E che sta male e comincia ad essere grossa … -
-Grossa? Malata?- domandò confuso il nobile, trovando difficile comprendere il quadro generale dato il forte accento popolano e il balbettio continuo.
-Secondo mia madre nascerà alla fine della primavera.-
Quello che fece dopo, non lo ricordava. Sapeva solo che tutti quegli strani presentimenti e quel senso di stordimento che provava da settimane, acquistarono finalmente un senso logico.
Era stato fregato nel modo più idiota. Nel modo più becero. Nel modo più semplice.

Una volta dentro la silenziosa casa di Violet, cercò in tutti i cassetti dei mobili, fino a quando trovò un piccolo scrittoio chiuso, lo spaccò gettandolo a terra e fra le assi notò fin da subito la ferma e decisa scrittura di Cathriona.
Si sentì male più volte mentre leggeva freneticamente le diverse e lunghe lettere che  passavano lentamente da allegre missive a malinconiche lettere di racconti vuoti, fino a concludersi con le poche secche righe con cui gli annunciava di aspettare un figlio e che la gravidanza sembrava procedere bene.
Lo invitava a tornare per Natale, annunciandogli inoltre che aveva convinto il padre a presentarsi, di non preoccuparsi di nulla perché lei era riverita e coccolata dalla servitù e dal villaggio.
Cacciò la lettera in tasca e uscì senza curarsi di chiudere la porta. Doveva fare chiarezza in sé, capire cosa volesse veramente e sistemare i conti in sospeso con quella vipera sibillina che nuovamente lo aveva danneggiato.
Salì sulla prima carrozza che passava e mentre attraversava una Londra ancora addormentata, strinse quella preziosa lettera.






Il silenzio del pomeriggio venne rovinato dai colpi alla sua porta. Di solito nessuna persona osava disturbarla quando ritornava dalle feste in maschera di Madame Hollande. Mentre si alzava con ancora indosso la vestaglietta coordinata con l'abito rosso che aveva indossato, pensò che i suoi camerieri cedeva troppo spesso al dramma. Aprì la pesante porta, girando la chiava in ottone, e si ritrovò a fissare gli occhi chiari di Grant.
-Caro ...- non fece in tempo a finire di dire la parola, che un violento schiaffo la fece cadere a terra. Stordita dal colpo, confusa e spaventata, sentì due mani forti trascinarla lungo la stanza per poi lasciarla a terra vicino alla toletta. Con la testa che rimbombava e una mano premuta sulla guancia, notò lo sguardo infuriato di Grant e deglutì bile d'angoscia.
-Come hai osato interferire con la mia vita?- disse sibillino Grant. -Come hai osato ricattare i miei domestici per contraffare la mia posta?-
Violent scosse la testa, tentando di parlare, ma Grant la prese per un polso, avvicinandola a sé. -Come hai osato nascondere le lettere di mia moglie? Di mia moglie!- il secondo schiaffo fu meno forte del primo ma la lasciò comunque sgomenta e pallida.
Tentò di coprirsi mentre sentiva le mani di Grant alzarle la vestaglia.
-Guardati …  sei solo una sgualdrina.- le urlò. -Cos'é avevi paura di non vedermi più una volta sposato?-
-No, ti prego Grant!- gracchiò Violet scossa dai singhiozzi mentre sentiva la stoffa lacerarsi. -Non volevo! Io ti amo!-
Le mani di Grant si fermarono improvvisamente. -Mi ami, eh? Mi amavi anche quando ti chiesi di aspettare un anno perché non ero pronto a sposarmi? Mi amavi anche quando ti facevi toccare dal Duca, vero?-
-Ti amavo, ti amo ancora Grant! Lui mi ha preso con la forza!- gridò Violet allontanandosi dall'uomo, strisciando verso il letto.
Grant rise quasi istericamente. -Certo, giusto! Mi ero dimenticato della presunta violenza, dimmi quando mi hai spinto nelle braccia della borghese scialba che dormiva nella stanza sbagliata, era amore vero?-
-Io … Eravamo ubriachi me ne sono penti …  -Un altro schiaffo la fece tacere, sgomenta Violet si raggomitolò su sé stessa.
-Mi amavi anche quando hai ordito questo piano assurdo? Non dirmi che volevi solo prenderti gioco di lei! E' me che stai rovinando!- gridò Grant allontanandosi di qualche passo.
Si guardò le mani e si pentì di aver usato violenza, la sua parte razionale stava morendo.
Si avvicinò alla porta e si voltò a fissare la donna che fin da giovane pensava di amare, la ragazza dalla risata facile, il sorriso contagioso, i seni voluttuosi, l'ardore di una donna di piacere.
Che cos'era successo a quella ragazza? Perché si era sempre visto come il cavaliere dall'armatura brillante che non era riuscito a salvarla?
Per anni si era incolpato di non averla sposata da subito, preferendo ascoltare il consiglio della sua famiglia a non impegnarsi e a prendere un anno di pausa prima di proporsi ufficialmente. Ricordò di averle regalato un anello in oro e brillanti da indossare sulla mano destra in attesa di spostarsi in quella sinistra. E poi, quando era tornato a bussare a casa dei Graham, si era trovato di fronte a una donna che piangendo gli raccontava della violenza subita da quello che considerava un buon  patrigno. Da quel momento si era incolpato di ogni cosa e Violet aveva sempre avuto una spalla su cui piangere, un corpo caldo con cui rannicchiarsi e un assegno con l'inchiostro ancora fresco per ogni esigenza.
Forse suo padre aveva ragione.
La signorina Violet Graham era una donna  che avrebbe dovuto evitare fin dal primo giorno.



Cathriona fece riverenza non appena suo suocero si presentò alla sua porta.
L'uomo ignorò tale consuetudine per stringerla in un abbraccio goffo, aveva appena ricevuto una sua lettera che lo avvisava della lieta novella.
-Mia dolce nuora, dovresti stare seduta.- disse il Marchese Henry Everstone. -Andiamo nel salotto blu, così converseremo un po'.- disse ricambiando il suo sorriso.
-Come ti senti, mia cara? Hai le nausee? Oppure ti senti intrattabile?- chiese il Marchese sedendosi accanto alla nuora e lasciando che lo sguardo vagasse per la stanza. Annotò con piacere i pochi ma importanti cambiamenti approntati. Il ritratto di sua moglie stava sopra il camino, imponente e regale, ma la nuova cornice, semplice e di buon legno, donava al dipinto una sorta di freschezza.
-Volete del tè?- chiese Cathriona porgendogli una tazza.
-Ma certo cara.- rispose il suocero, gustandosi la calda bevanda, si domandò come fosse possibile che suo figlio si fosse perso nei meandri di Londra, invece di godersi di una bella casa padronale, una moglie gentile e un figlio in arrivo.
-Siete contenta del dottor Gregson?- domandò cercando di leggere qualche emozione su quel viso impassibile.
Cathriona gli sorrise e si chinò a prendere una pila di fazzoletti ben piegati. -E' molto competente e gentile. Ed è anche pulito e profumato, ci tiene ad essere una persona amabile.- rispose compita Cathriona dividendo la pila in due.
Il Marchese la fissò con un sorriso bonario sul volto. -Avanti mia cara, lasciamo la diplomazia da parte. Come ti sembra questo dottore? Io conoscevo il padre e lo zio, due medici stimati ma dalle idee antiquate e sempre in lite fra loro.- raccontò beandosi per un attimo dei vecchi ricordi di gioventù. -Ma ricordo come mia moglie si sia sentita serena solo all'arrivo di sua sorella Lady Diane, e dalla levatrice del paese.-
-Una levatrice?- chiese speranzosa Cathriona. -Ho chiesto alla signora Musgrove se ve ne fosse una al villaggio ma mi ha risposto che l'unica levatrice rimasta ha una certa età e la vista rovinata.-
Henry Everstone tentò di reprime una piccola risata.
Com'era facile prendersi cura di una creatura così modesta come quella di sua nuora! Non aveva l'aria altezzosa e capricciosa delle tante ragazze che debuttavano ogni anno a Londra, né la loro superbia o il loro conformismo.
Due settimane prima, l'aveva accolto con tutta la servitù in atrio, indossando solamente un abito da passeggio dal taglio vecchio ma comodo e un sorriso di circostanza. Non aveva cercato di conquistarlo con moine o ingiustificato affetto. Quando le presentò la sua amante, si occupò delle esigenze di entrambi preparando una stanza per la signora e rivolgendosi a lei con il dovuto rispetto.
Non era stato contento nel sapere che suo figlio si era ritrovato maritato con una donna di basso lignaggio e con un fratello che portava in dote solo debiti; ma in quei giorni si era ricreduto. Cathriona Mafton in Everstone era una donna di polso, profondamente rispettosa e laboriosa. Non vi era giorno che non si dedicasse alla casa, ai domestici o agli ospiti.
-Allora, sarete ben contenta nel sapere che il vostro suocero vagabondo vi ha trovato una levatrice con ottime referenze. Una donna scozzese che ha sposato un medico molto ricco e pratica da tempo l'attività, vivono nella contea dei Conti Spencer ma si sono già detti contenti di prestarcela.-
Cathriona lo guardò stupita. -L'avete già contattata?-
Il Marchese le diede un buffetto sulla guancia. -Non ho mai avuto il piacere d'incontrare vostro padre ma Lord Patrick ne ha sempre parlato così bene che non potevo non sforzarmi di comportarmi in modo onorevole e premurosi nei vostri confronti.- le passò il piattino con i biscotti. -Questa gravidanza deve essere un momento tranquillo per te. Dopo tutto quello che hai già passato, mi sembra il minimo.-
Le parole del Marchese colpirono al cuore, si disperò nel notare lacrime scendere sul viso ordinario della nuora, ma quando vide spuntare un sorriso fra quelle labbra sottili, seppe di aver sciolto un po' quel suo cuore ruvido e stanco.
Appena rientrato nel casino di caccia dove trascorreva la maggior parte del tempo, avrebbe scritto a suo figlio.






-Dovresti uscire da questa topaia. Hai bevuto, dormito e fatto casino per troppo tempo.-
Sir James Pierce se ne stava in piedi nei pressi della porta della camera da letto, con un giornale in mano.
Grant rispose con grugnito e si girò per continuare a dormire. Il mal di testa lo stava uccidendo e la luce del sole lo infastidiva. Ebbe la forza di tenere un cuscino sul viso mentre sentiva l'amico trafficare nella sua stanza.
-Hai presento quel giornale per pettegole e damerini?- chiese Sir Pierce gettandogli il mensile. -Quel che leggerai non ti piacerà assolutamente.-
Lord Everstone si alzò frettolosamente cercando di prendere la pagina del giornale che gli era stata lanciata, ma la fretta con cui si alzò fu il colpo di grazia e si gettò invece alla ricerca del pitale dove rigurgitò molti litri di alcool.
Sir James Pierce fece una smorfia di fronte ai tumulti gastrici dell'amico e si allontanò velocemente gridandogli di scendere nel salotto.
Ci vollero ore, prima che Grant fosse in grado di camminare dritto, un'abbondante colazione e un veloce bagno freddo gli avevano schiarito le idee. Ma il motivo che lo aveva definitivamente spinto fuori dal letto fu la lettura del piccolo trafiletto dove una certa Madame H. denunciava la storia illecita e gli abusi fisici che una giovane donna aristocratica nubile subiva da un uomo altrettanto nobile ma appena sposato con una donna di ceto basso.
Lo scandalo non stava tanto nella violenza fisica contro una donna ma chi la esercitava. Un uomo al di fuori della famiglia.
Un brivido freddo gli percorse la schiena. Grant incontrò lo sguardo preoccupato di Pierce.
-Questo giornale arriva fino a Chester House, vero?-
-Ebbene sì. Se guardi la data è vecchio di due giorni. E' in viaggio verso la tua dimora, assieme ad altri giornali, come tutte le seconde settimane di Dicembre.- disse James Pierce con tono impensierito. -La cosa brutta e che questo inserto viene generalmente inserito inseme a quelli sull'arte e sulla moda femminile.-
Il cuore di Grant si fermò per un lungo momento. -Cathriona potrebbe leggerlo nel giro di due giorni.- biascicò a causa della gola secca.
Sir Pierce annuì gravemente e Lord Everstone si lasciò cadere sulla poltrona, si passò le mani sul viso e imprecò sommessamente.
-Non è grave, amico mio. Forse non si metterà nemmeno a leggerlo.- cercò di rincuorare l'amico e collega, a disagio per il modo in cui Lord Everstone stava impazzendo. -Anche se lo leggesse, non è detto che si scandalizzi o si renda conto di chi si sta parlando.-
Grant alzò gli occhi sull'amico e lo fissò lungamente il panciotto marrone, senza mettere a fuoco a dovere. -E' incinta, James. Incinta.- sussurrò. -E se dovesse sentirsi male leggendo quella porcata, potrebbe perdere … potremmo perdere il bambino … -
A quelle parole, Sir Pierce sbiancò e si alzò allacciandosi i bottoni della giacca.
-Hai solo una cosa da fare.- disse quasi urlando. -Devi alzarti e metterti in viaggio subito!-
Grant chiuse gli occhi cercando di contrastare la nausea. Non aveva altri modi per rimediare; doveva correre a casa e cercare di impedirle di leggere quel giornale e riuscire a spiegargli cosa gli aveva preso in quei mesi.
Da troppo tempo era rimasto diviso da due donne e situazioni diverse fra loro, ora doveva scegliere ciò che era meglio per lui: Cathriona.










   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Reagan_