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Autore: Sweetheart    03/12/2008    2 recensioni
La guardò a luogo, con l’aria di quando la prendeva in giro, però alla fine… La baciò. Un silenzio “pieno” ed elettricamente appassionato si irradiò lì per lì per un attimo, come se dovesse essere seguito da infiniti altri. La sera qualcuno li accompagnò a Gabicce, alla Baia. Ballarono, il suo corpo innamorato e sciolto sulle note di quello di lui, deciso, distratto da danze che lei non poteva vedere. E sulle più belle note di Emanuele Inglese nessuno notò tra tanti bagliori quello di due giovani lacrime infrangersi preziose.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Simone era un ragazzo come tanti, nell’afosa Milano, a non potersi permettere una settimana al mare, o in qualsiasi altro luogo un po’ più fresco e vivibile del suo condominio. Certo, in passato aveva trascorso molte vacanze in Liguria, ma ora suo padre aveva perso la cattedra di inglese in un liceo privato e il solo stipendio della madre non bastava per andare in ferie.

Simone però era un ragazzo intelligente ed evitò di esser triste per la sua nuova condizione economica: del resto la sua città offriva mille risorse anche d’estate. C’erano i teatri, i musei, e spesso gli artisti più alla moda cominciavano proprio a Milano le loro tournèe.

 

Ma c’era chi pativa più di lui, a soli due piani sotto il suo appartamento.

Francesca era vissuta per ben quattordici anni a Rimini, la capitale del divertimento, a due passi dal mare, dove aveva passato estati di amori e amicizie.

Ma che cosa ci faceva a Milano? Bella domanda per deprimente risposta. Sua madre l’aveva costretta a seguirla dopo essersi sposata con Ascanio. Francesca voleva bene al patrigno, perciò fu più facile farle un ricatto psicologico: se si fosse rifiutata di seguire sua madre, quest’ultima non si sarebbe più sposata e lei sarebbe stata la colpevole.

Erano tre anni che non abitava più a Rimini, però in estate le era concesso stare per un paio di mesi a casa di un’amica, Ilaria, l’unica di cui si potesse davvero fidare. Ma quell’anno probabilmente Ascanio e sua mamma l’avrebbero portata con loro in Sardegna per la loro prima vacanza insieme: sarebbe Francesca riuscita a sopravvivere un anno intero senza i suoi adorati amici? Infatti nella nuova città non aveva stretto legami importanti, e si ritrovava spesso a vagare come un fantasma sola nella sua stanza, o a ingozzarsi di cibo, riuscendo a dimagrire visibilmente solo nei suoi due mesi di “vita” estivi.

Poi, ecco un altro elemento fondamentale che le mancava: i suoi “morosi”. Quando abitava ancora a Rimini ne aveva quattro, tutti contemporaneamente: Davide, di Treviso, scendeva a Rimini subito dopo la fine della scuola, e rimaneva per due o tre settimane; poi c’erano un paio di settimane “di scurezza” (come le chiamava lei) ed ecco Mathiew, un francese poco più piccolo di lei che la adorava e la assecondava in tutto. Un’ altra settimana di stallo e arrivava Eugenio, che si fermava per una decina di giorni, poi finalmente il suo preferito, Alessio. Non è che Francesca li avesse mai amati, ma le servivano solo per fare una bella figura in spiaggia, per non farsi vedere sola. In fondo erano solo amici, per farsi un bagno al mare o al massimo mangiarsi un gelato insieme: lei era una brava ragazza e non voleva illuderli.

Però da quando si era trasferita non era più riuscita a seguire questa rotazione e li aveva lasciati perdere, anche perché ormai, a diciassette anni, se voleva una storia doveva averla seria.

E Francesca ne soffriva in silenzio, sul pianerottolo di un condominio che la faceva sentire in galera.

 

 

Fu proprio su quel pianerottolo che incontrò per la prima volta Simone.

In tre anni non l’aveva ancora mai visto: il suo palazzo era talmente grande che non conosceva neppure chi ci abitava!

Il ragazzo le cadde addosso dalle scale, mentre lei stava uscendo. Si ritrovarono per terra aggrovigliati tra loro, ma Simone aveva sbattuto la testa in uno spigolo ed era tutto pesto.

- Entra un attimo, che ti do del ghiaccio!- Furono queste le prime parole di Francesca quando riuscirono ad alzarsi.

- No, grazie, abito solo due piani sopra- Simone era nero di lividi e rosso di vergogna. Questo non sfuggì a Francesca, che decise che quello era il momento buono per sfoderare, per la prima volta a Milano, il suo carattere simpatico e coinvolgente da amica.

- Dai, che non ti mangio mica!- Questa frase, aggiunta a una buona dose di accento romagnolo e a un sorrisino ironico, riuscirono a fare accomodare il ragazzo nel salotto.

I due parlarono della loro vita per molte ore, ridendo e scherzando. Un peccato che non si fossero conosciuti prima!

Nei mesi successivi i due cominciarono a frequentarsi sempre più spesso, divenendo amici per la pelle.

 

Bellissima per Francesca fu la notizia che le diede Ascanio: annullava la vacanza in Sardegna per un convegno di lavoro. 

In fibrillazione la ragazza chiamò subito la sua amica Ilaria.

- Franci! È da un pezzo che non ti facevi sentire, eh? Come te la passi nella capitale della moda?-

Di Ilaria ne esisteva una sola, capace di farla restare serena come se si vedessero tutti i giorni. Con questo pensiero a Francesca venne quasi da piangere.

- Ila! Santo cielo, non sai che giornata è stata oggi. Udite udite… I vecchi non partono più e io posso venire a Rimini anche subito! E poi un po’ di tempo fa ho conosciuto anche un ragazzo simpaticissimo. Si chiama Simone…-

- Grande! Franci, ora prepara le valigie e vieni qui. Subito! E porta anche Simone. Davide, Mathiew, Eugenio e Alessio se ne faranno una ragione. Tanto non sei mai stata ufficialmente con nessuno di loro, no? –

- Guarda che Simone è solo un amico. Ma… Se venisse, davvero non sarebbe un problema? –

- Una branda in più non ha mai fatto male a nessuno. Sistemeremo il tuo amico al posto della scrivania, tanto d’estate non mi serve. Tu dormirai come sempre nella parte alta del letto a castello, e io mi trasferirò in quella sotto. Dai, portalo…-

Francesca capì che il suo invito non era solo per gentilezza. Lo voleva davvero conoscere. Questo le fece infinito piacere.

 

Data la confidenza con Simone, non fu difficile invitarlo.

Dopo un primo rifiuto di cortesia, il ragazzo accettò di buon grado, così come i suoi genitori: erano felici che il figlio si distraesse per qualche tempo, e ormai sapevano che Francesca era una brava ragazza

 

La mattina della partenza Simone si presentò alla porta di Francesca con due pacchetti: uno era per lei, uno per Ilaria.

- Questo è un piccolo ringraziamento da parte mia per la tua amica. E questo è per te.-

Francesca accettò il regalo di buon grado. Era la collana di caucciù che avevano visto insieme: cominciò a sospettare che Simone non sarebbe rimasto per sempre solo un amico.

Partirono in treno e arrivarono alla stazione di Rimini verso mezzogiorno. Ilaria era già lì che li aspettava. Arrivati a casa, la nonna di Ilaria fece accomodare i tre ragazzi e li rimpinzò a dovere con deliziosi manicaretti.

Per la prima volta Simone vide Francesca veramente a suo agio. Sembrava tranquilla anche a Milano, così gentile e simpatica, ma attorno a quella tavola si rese conto che era come se quella ragazza avesse sempre tenuto una cicatrice di dolore sul suo viso, che chi non l’aveva mai vista senza non poteva notare.

Proprio quella sera ci fu la “Notte Rosa”, di cui si parlava tanto anche a Milano. Ilaria e Francesca indossarono due vestitini rosa confetto e, dopo una piccola battaglia, riuscirono a far diventare fucsia i capelli di Simone con una lacca colorata.

I tre cominciarono a passeggiare sul lungomare. Ilaria non mollava un attimo la sua amica, per troppo tempo “vissuta” solo con sporadici messaggini. Francesca durante quella sera incontrò molti suoi vecchi compagni di scuola, i suoi amici.

E Simone le seguiva, ma non con noia: per lui quella situazione era completamente nuova, così come la sua amica: era “Francesca da Rimini”, di un “Paolo” un po’ addormentato che non si era ancora reso conto di ciò che aveva di fronte… Era diventata veramente bella con quel sorriso così sereno e appagato.

 

Francesca incontrò uno dei suoi quattro “morosi”: Alessio, un tempo il suo prediletto, l’unico che non aveva più visto da quando si era trasferita. Quell’anno era sceso a Rimini prima. Si salutarono, lui era con un’altra, ma a Francesca non fece né caldo né freddo, anzi, era contenta per lui. Quanto era cambiato in quei tre anni! Solo allora la ragazzina si rese conto di essere cresciuta. Non aveva più bisogno della compagnia di qualcuno solo per fare bella figura. E ne era silenziosamente felice. Ora c’era Simone.

 

Simone le chiese:- Era lui Alessio, vero?- Infatti sapeva dei “morosi estivi” (e si stupiva di quel termine) di una Francesca quattordicenne. Lei gli aveva raccontato proprio tutto.

- Sì, ma non ho mai provato niente né per lui né per gli altri tre che sia paragonabile ai miei sentimenti nei tuoi confronti.-

Ilaria pensò bene dopo queste parole di farsi da parte. E non le fu difficile, perché di lì passò un gruppetto di amici che aveva conosciuto alle superiori, tra cui c’era anche il ragazzo che le piaceva da morire.

Simone e Francesca si ritrovarono soli vicino alla cabina del bagnino.

-Dai, sediamoci sulle prime brandine, che tra poco ci sono i fuochi!-

I due si accomodarono, ma per la prima volta non sapevano cosa dirsi.

Allora Francesca disegnò un cuore sulla sabbia, come da troppo tempo non faceva.

Simone sbuffò un’espressione sghemba e felice, la guardò negli occhi e aggiunse al disegno le loro iniziali.

I due sorrisero sereni. Che vacanza fuori dalla norma, seppur Rimini era una meta così banale! Che destino bizzarro e dolcissimo!

Prese lei l’iniziativa di baciarlo. Appena le loro labbra si sfiorarono, ecco i fuochi, tutti rosa a forma cuore, per festeggiare il loro amore. Che botti… tum turutum... potenti e gioiosi… Ma Francesca e Simone non dissero mai a nessuno che… Quel rumore non era dei fuochi d’artificio, ma dei battiti dei loro cuori!

 

 

 

 

 

 

  
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