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Autore: DeathRamps_    13/02/2015    0 recensioni
Una rielaborazione del 58esimo capitolo de: "Maze Runner - La Rivelazione".
Contiene SPOILER, ma alcuni fatti, sono totalmente inventati da me.
La storia è narrata dal punto di vista di Newt, come se, arrivati a quel punto del libro, non gli fosse accaduto assolutamente nulla.
P.s Non ho idea se il titolo che ho scelto l'abbia già messo qualcun'altro in altre fanfiction. Chiedo umilmente perdono, in tal caso. Buona lettura, spero vi piaccia!
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Dal Libro (e non):
“Dopo tutte le Prove, dopo tutte le ricerche, dopo tutti gli schemi che sono stati raccolti e analizzati, dopo tutte le Variabili a cui abbiamo sottoposto voi, e i vostri amici, si riduce tutto a questo.”
Mi sembrava strano che Thomas non avesse interrotto neanche un secondo l’Uomo Ratto per ribattere i suoi discorsi filosofici e del tutto assurdi. Era rimasto in silenzio ad ascoltarlo, proprio come me. Mi chiedevo cosa gli passasse per la mente e proprio in quell’istante, parlò.
“Ti ascolto.” Incrociò le dita delle mani sul tavolo e si sporse verso di esso.
Janson si allungò in avanti, con i gomiti sulla scrivania, l'aria seria che gli adombrava il viso.
"Thomas, ci serve il tuo cervello."
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gally, Minho, Newt, Thomas
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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THE CURE

 
Ce l’avevamo fatta.
Avevamo superato per la seconda volta quella sfilza di Spaccati che, oramai, popolava la zona di Denver. Erano così.. brutti, davvero brutti. Le loro facce, che non sembravano tali, totalmente rovinate da tagli, ferite e brutte infezioni. I loro corpi che si muovevano in maniera ambigua, quasi fossero zombie. Mi sembrava assurdo credere che presto, molto presto sarei diventato uno di loro e che io stesso sarei impazzito. Quegli “uomini” che trovavo tanto orripilanti mi fissavano con occhi sbarrati. Occhi che avevano il colore del sangue, non si riusciva neanche a distinguere il colore dell'iride.
Non avrei mai voluto scontrarmi con uno di loro la notte precedente, ma non avevo scelta. Ero stato beccato da uno Spaccato, il quale stava fissando un bidone della spazzatura grigio, come se non avesse mai visto una cosa simile in vita sua. Lui si voltò e mi vide. Allora fuggii, correndo come un pazzo e prendendo una direzione totalmente differente a quella che dovevo realmente imboccare. Non volevo che scoprissero i miei amici. Quel tipo se ne sarebbe anche potuto accorgere e avrebbe potuto avvisare i suoi amici che aveva trovato un bel pranzetto piuttosto che la solita immondizia sporca ed insipida. Allora continuai a correre, finché non riuscii a seminarlo. Mi fermai per riprendere fiato. Potevano anche essere Spaccati, essere brutti, essere sporchi e tutto il resto, ma erano davvero veloci! Correvano in maniera un po’ impacciata, ma appena riuscivano a trovare il giusto equilibrio sulle gambe, correvano come pazzi! Beh, in fondo lo erano.
Alla fine, non so nemmeno io come, tornai indietro senza farmi beccare. Mentre i pensieri affollavano la mia mente, sentii qualcuno che scuoteva il mio braccio.
“Hey, Newt.” Era Thomas. “Tutto bene? Ti vedo pensieroso.” Mi guardava fisso con aria circospetta e attendeva una mia risposta.
“No.. cioè, si.” Sospirai. “Non lo so.” Confessai, abbassando lo sguardo e strofinandomi gli occhi con una mano.
“Cosa ti turba?” chiese insistendo. Tommy capiva sempre quando c’era qualcosa che non andava, era come se sapesse utilizzare quel trucchetto che faceva con Teresa, con me. Come se riuscisse a leggermi nel pensiero a dire il vero, più che parlare.
“Sai.. il piano. Sono preoccupato, ho paura che non funzioni.” Lo guardai in viso per vedere la sua espressione e lui sembrò turbato.
“Newt..” poggiò la sua mano sulla mia spalla, come a tranquillizzarmi. “Andrà tutto bene, fidati di me. Non ci scopriranno. E’ un piano più che buono e, se avrò te al mio fianco, sono certo che funzionerà. E poi, dovresti essere tu il primo a volere questo dopo quello che ti hanno fatto. O sbaglio?” chiese prendendo una pausa.
Effettivamente, dovevo volerlo. La C.A.T.T.I.V.O aveva segnato la mia morte. Mi aveva già ucciso, tecnicamente. Perché nessuno poteva sfuggire all’Eruzione. Nessuno.
“Hai ragione, Tommy.” Dissi, cercando di non far trasparire la mia insicurezza. “Funzionerà”.
“Hey, voi due. Siamo arrivati!”. Lawrence, che stava guidando la Berga, ci annunciò che potevamo scendere. Non mi ero nemmeno accorto che eravamo atterrati, talmente ero distratto dai miei pensieri.
“Grazie, Law. Ci si vede!”. Thomas scese dalla Berga, indicando il segno “v” di vittoria con le dita. Lawrence rise e rispose.
“Esatto! Vedete di tornare vittoriosi. O noi o loro.”
Ed io sapevo benissimo che per “noi”, il pilota intendeva “l’intera umanità”.


 
 
***

 
 
Arrivammo dopo circa dieci minuti di strada a piedi, davanti alla sede della C.A.T.T.IV.O. L’edificio era enorme. In realtà, erano più di uno collegati fra loro ed erano tutti di colore bianco. Un bianco splendente, che dava quasi fastidio. Non vi erano finestre, in modo che non potesse filtrare alcuna luce all’interno. La osservavo nella sua imponenza e, più la guardavo, più la disprezzavo. Avevo voglia di distruggere l’intero stabilimento proprio come loro avevano distrutto le vite di noi ragazzi. I Radurai. Mi sentivo tremendamente impotente e i pensieri, quei pensieri che mi avevano riempito totalmente la mente quando ero in viaggio sulla Berga, ritornarono.
“Tommy..” Lo feci fermare, poggiando improvvisamente il mio braccio destro sul suo petto. Lui si bloccò, guardandomi perplesso.
“Cosa c’è?”
“E se non..”
“Newt, funzionerà! Okay? Fidati di me.” Mi afferrò per le spalle, scuotendomi piano. Lo guardai fisso e non risposi. Lui sospirò.
“Preferisci fare la femminuccia e stare fermo a guardare mentre la C.A.T.T.IV.O rapisce altri ragazzi per sottoporli ai loro caspio di test?” La sua voce era decisa, un po’ stridula.
“Rispondi.” Mi incitò, ma non con rabbia.
“N-no, Tommy lo sai benissimo ma penso anche alle nostre di vite.”
Mi guardò, inarcando un sopracciglio. Sembrava non capire.
“Che intendi dire? Noi non stiamo vivendo Newt, non lo capisci? Se non li fermiamo saremo loro cavie finché non moriremo.”
“Questo lo so! Ma è troppo rischioso introdurre una bomba all’interno della C.A.T.T.I.V.O dentro un zaino! Sei ci scoprissero, saremmo nella sploff più totale!” Tentai di replicare, ma invano.
“Allora è meglio non provare, secondo te. Vuoi lasciare le cose così come stanno.” Sospirò, dandomi le spalle e poggiando le mani sui fianchi.
“Ma no , Tommy! Cos’hai capito?” Deglutii, chiudendo gli occhi per qualche secondo per poi riaprirli. “Io.. voglio farlo. Ma ho paura per noi, per te. Non voglio che ti succeda qualcosa.”
Lui si girò per guardarmi.
“Infatti non accadrà assolutamente niente a noi due lì dentro! Metteremo la bomba e poi il Braccio Destro la attiverà. Verranno ad aiutarci anche Gally, Minho, Teresa e tutti gli altri. Non saremo soli. Possiamo farlo, Newt.”
Amaramente, decisi di proseguire col piano. Non avevo altra scelta, purtroppo. Era un dovere a cui dovevo adempiere, non potevo più tirarmi indietro. Il giorno in cui decisi di partecipare alla lotta, ero pienamente convinto. Ero disposto a tutto pur di vedere la C.A.T.T.I.V.O sconfitta. Ma, in quel momento, la mia sicurezza mi aveva abbandonato e una moltitudine di brutte sensazioni, mi travolse.
“D’accordo. Andiamo.”
Nessuno di noi due disse una parola, finché non ci ritrovammo faccia a faccia con l’ingresso dell’edificio. Thomas si voltò per guardarmi.
“Pronto?”
Abozzai un sorriso ed annuii. “Pronto.”
Le porte si aprirono e venimmo accolti dall’Uomo Ratto.
“Bentornati.”
Janson indossava il suo solito completo bianco e una cravatta nera faceva da contrasto a tutto l’abbigliamento. I suoi capelli neri erano ordinatamente tirati indietro e il suo viso era impassibile, come sempre.
“Sono contento che abbiate fatto ritorno. Prego, entrate pure. Abbiamo molte cose di cui parlare.” Fece cenno con la mano di oltrepassare l’entrata e si spostò di lato per farci passare. Varcata la soglia, ci dirigemmo in una stanza grigia, dopo aver sorpassato diversi corridoi ma Thomas, come da piano, chiese di andare in bagno e, Janson ed io, lo aspettammo davanti alla porta. Nel frattempo, dentro di me, speravo che non si fosse insospettito. Ma no, pensavo. E’ impossibile che pensi ad un complotto da parte nostra. Sarebbe stato molto più strano se ci fossimo allontanati insieme. Lì, avrebbe potuto davvero sospettare qualcosa. Cacciai via l’idea di essere scoperti nel momento in cui Thomas uscì dal bagno e ci dirigemmo verso la stanza scelta da Janson. All’interno, vi era solamente un grande tavolo dello stesso colore metallico dei muri. Poi delle sedie in pelle bianche e un enorme divano a L posto lungo il muro.
Ci fece accomodare sulle due sedie mentre lui si accasciò, in quella di fronte a noi. A separarci, vi era solo il tavolo. L’Uomo Ratto adesso, avevo un aspetto diverso. Non sapevo se erano quelle fastidiosissime luci, rigorosamente di colore bianco, a farlo apparire in maniera differente. Sembrava quasi.. stanco. Grazie alla luminosità nella stanza, mi accorsi di particolari a cui non avevo fatto caso inizialmente.
Gli occhi erano circondati da occhiaie nere. Si vedeva chiaramente che aveva tentato di coprirle con qualche prodotto. Aveva il viso più rugoso, difatti le fronte era segnata da righe. Molte righe. Non riuscii a non guardarlo in quel momento.
“Eccoci qui.” Si avvicinò al tavolo trascinando la sedia. “Dunque, cari Thomas e Newt posso dirvi che avete preso la decisione migliore a venire qui, presso la C.A.T.T.I.V.O. Spero voi abbiate compreso che, tutto quello che noi abbiamo fatto, è stato solo per il bene di tutti gli uomini. Da anni stiamo cercando la cura per questa terribile malattia, come ben sapete.” Prese una piccola pausa e respirò a fondo. “Tante persone sono morte e continua a morire, ma grazie a voi, possiamo sperare in futuro migliore. Abbiamo già raccolto dati sufficienti per una cura, ma ci manca un pezzo fondamentale del puzzle.”
Ascoltavo attentamente ciò che diceva Janson e, quando parlava dell’Eruzione e di una possibile cura, mi veniva di sputargli un occhio. Lo sapeva anche lui che non c’era, non c’è e non ci sarebbe mai stata una cura. Non riuscivo a capire perché si battesse tanto per qualcosa che era inottenibile, alla fin fine. Il pensiero di diventare uno Spaccato balenò di nuovo nella mia mente, ma tentai di ricacciarlo via.
L’Uomo Ratto prese un’altra pausa e, né io né Thomas, parlammo. “Dopo tutte le Prove, dopo tutte le ricerche, dopo tutti gli schemi che sono stati raccolti e analizzati, dopo tutte le Variabili a cui abbiamo sottoposto voi, e i vostri amici, si riduce tutto a questo.”
Mi sembrava strano che Thomas non avesse interrotto neanche un secondo l’Uomo Ratto per ribattere i suoi discorsi filosofici e del tutto assurdi. Era rimasto in silenzio ad ascoltarlo, proprio come me. Mi chiedevo cosa gli passasse per la mente e proprio in quell’istante, parlò.
“Ti ascolto.” Incrociò le dita delle mani sul tavolo e si sporse verso di esso.
Janson si allungò in avanti, con i gomiti sulla scrivania, l'aria seria che gli adombrava il viso.
"Thomas, ci serve il tuo cervello."


 
 
***

 
 
Appena Thomas sentì pronunciare quelle parole, vidi il suo corpo irrigidirsi di colpo e il viso impallidire. Era evidentemente sconvolto, proprio come me. Non sapevo cosa dire, rimanevo solo immobile a fissare Janson con la sua aria impassibile. Avevo voglia di prendere a pugni quella sua faccia di caspio. Poi Thomas si decise a parlare.
“E va bene..” Disse semplicemente.
Mi voltai di scatto verso di lui.
“Tommy, che stai dicendo? Non lascerai davvero che ti faccio questo! Ti uccideranno!” Dovevo almeno far finta di essere sorpreso per la notizia, anche se, in realtà lo ero. Il Braccio Destro, ci aveva detto che la C.A.T.T.I.V.O aveva assolutamente bisogno di Thomas. Ma non immaginavo nemmeno lontanamente che avessero bisogno del suo cervello. Credo che nemmeno loro lo sapessero. Sentivo lo sguardo di Janson puntato addosso.
“Ma come? E io che pensavo che avreste collaborato! Soggetto A5.. mi deludi molto.” Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi alzai distinto per scaraventarmi contro di lui.
“Come mi hai chiamato?! Ripetilo se hai il coraggio!” Thomas dovette trattenermi e farmi rimanere calmo, bloccandomi le braccia in un forte “abbraccio”.
“Fermati, Newt! Lascia stare, fermo!”
Ero diventato una belva, non riuscivo a smettere di scalciare e di imprecare contro quell’uomo. Alla fine, dovetti calmarmi. Non volevo più sprecare energia per una cosa così.
Durante il resto della discussione, lo guardai malissimo.
“Dunque, se sei d’accordo, direi di cominciare subito con l’operazione.” Si sollevò, poggiando le mani sulle braccia della sedia, quasi fosse affaticato.
Stavo per ribattere che non andava per nulla, quando Thomas mi precedette.
“Aspetta.” Si alzò dalla sedia per mettersi di fronte a lui. Io lo seguii. “Non mi hai ancora detto in che cosa consiste questa operazione ”.
Sollevò un angolo della bocca, divertito. “Andiamo nella stanza mentre ne parliamo.” S’incamminò per uscire dalla stanza e imbattersi in uno dei tanto corridoi che caratterizzava l’intero edificio della C.A.T.T.I.V.O.
Mi guardavo intorno e pensavo che non vedevo l’ora di uscire da quel posto. In fondo, c’era una bomba che era pronta ad... o mio dio. Mi ero totalmente scordato della bomba! Erano passati, si e no, venti minuti da quando Thomas l’aveva attivata. E ne mancavano ancora altri venti prima che esplodesse. Non potevamo rimanere lì allungo. Noi dovevamo solo fare da “postini”, poi c’era stato detto di allontanarci al più presto. Il Braccio Destro non aveva capito che la C.A.T.T.I.V.O era intenzionata a terminare il suo progetto quel giorno stesso. Diedi una gomitata al braccio di Thomas.
“Tommy..” sussurrai, avvicinandomi a lui “la bomba esploderà tra venti minuti. Non possiamo rimanere qui ancora a lungo.”
Thomas non mi rispose, era come se ignorasse le mie parole. Perciò le ripetei.
“Hey.. hai sentito quello che ho detto? Non abbiamo molto tem..”
“Si Newt, si. Ho capito.” Chiuse il discorso con quella frase. Non capivo perché rispondesse in quella maniera, non capivo cosa voleva fare, non ci capivo un caspio! Speravo solo che facesse tutto parte di un suo piano, un altro piano. Magari migliore di quello del Braccio Destro.
“Eccoci, siamo arrivati.”
La voce di Janson, interruppe i miei pensieri. Venimmo accolti da una forte luce che, wow, era bianca! Non l’avrei mai detto vista l’oscurità di quel posto. La stanza presentava due letti. Uno posto leggermente decentrato, a sinistra e l’altro, completamente attaccato al muro, a destra. Nel piccolo spazio rimasto tra il muro e il letto di sinistra vi era una scrivania con sopra varie cartelle, penne, matite, un computer e una marea di scartoffie sparse qua e là.
Poi due carrellini per la flebo e vari macchinari di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Quella stanza, mi mise angoscia. Immaginai Thomas disteso su uno di quei due letti, mentre lo vivisezionavano. Perché, supponevo fosse questo quello che volevano fargli.
“Stenditi pure.” Nel momento esatto in cui disse quelle parole, una sirena assordante, risuonò per tutto l’edificio. Ci tappammo tutti quanti le orecchie e Thomas ed io ci guardammo, sorridendo soddisfatti.
Janson tirò un urlo, furioso “Ma che diavolo sta succedendo qui?”. Le guardie, che fino a quel momento sembravano sparite, sbucarono tutte d’un colpo, girovagando per la C.A.T.T.I.V.O e cercando il responsabile. Poi vidi l’Uomo Ratto sbraitare qualcosa, ma non riuscii a capire una sola parola per via della sirena che continuava ancora a suonare. Ad un certo punto, vedemmo due guardie con delle pistole enormi entrare nella stanza. Janson chiuse la porta dietro di sé con una carta. Probabilmente era compatibile con tutte le porte e, oltre ad averla lui, dovevano averla anche le guardie.
“Tenete d’occhio questi due ragazzi. Assicuratevi che non facciano niente e che non scappino mentre io controllo la pianta di questo posto per vedere chi ha fatto irruzione.” Andò verso il computer e io mi voltai per guardare. Vidi, anche se non in maniera del tutto chiara, delle stanze controllate tra loro e, al centro di ognuna, vi era scritto nel desktop, qual’era e dove si trovava.
“Ah, lo sapevo!” Janson scattò di colpo e diede un pugno sulla scrivania. Poi si voltò verso di noi e ci scrutò.
“Adesso, tu” indicò una guardia “Tu tieni d’occhio questo ragazzino qui dentro. Alla fine, è solo lui che ci interessa. Il Candidato Finale.” Pronunciò quelle parole guardandolo, poi puntò il dito verso di me. “Mentre lui, lui devi portarlo via. Possiamo tenerlo ancora come cavia e raccogliere altri dati sull’evoluzione dell’Eruzione.” In quel momento, la rabbia che provavo mi fece ribollire il sangue. Ma tentai di rimanere calmo. “Abbiamo già tutti  i dati che ci servono a quanto ne so, ma potrebbe tornarci utile visto che non è un Mune. Possiamo osservare la sua lenta discesa verso l’oblio. Lo metteremo di nuovo nel Labirinto insieme agli altri trecento Muni. Sarai.. la pecora nera del gruppo.” Sorrise malefico mentre la guardia non aspettò un secondo. Mi prese per un braccio per trascinarmi fuori dalla stanza. Feci per replicare ma mi puntò la pistola contro. Perciò rimasi immobile.
“Vai Newt.” Quella era la voce di Thomas. Lo fissai incredulo.
“Cosa dici?! Thomas, adesso basta con gli scherzi! Dobbiamo salvare quelle persone! Non ti rendi conto che sono in pericolo?” Non riuscivo davvero a capire a cosa stesse pensando. Non riuscivo a comprendere i suoi piani, non poteva averne uno. Il tempo stava per scadere e nessuno sapeva che la C.A.T.T.I.V.O teneva prigionieri più di trecento muni per i loro cacchio di esperimenti. Non ce l’avremmo fatta a salvarli, non sapevo nemmeno se saremmo usciti noi da tutta quella situazione. Ripresi a parlare visto che non rispondeva “Thomas, dobbiamo..”
“Devi andare! Vai via di qui!”
Non ebbi tempo di rispondere che la guardia mi trascinò fuori dalla stanza, ma io mi dimenai, nonostante minacciasse costantemente di spararmi. Urlai, scalciai, imprecai, feci qualsiasi cosa per rimanere in quella camera, ma era troppo tardi. La porta si chiuse e Janson, Thomas e la guardia rimasero là dentro. Alla fine, la guardia mi sparò un colpo dritto alla schiena e io non potei muovermi per qualche secondo. Sentivo il mio corpo in fiamme, come s fossi stato percorso da una forte scarica elettrica. Mi accasciai per terra, ma lui mi obbligò a rialzarmi. Sapevo dove mi stava portando ed ebbi paura. Non volevo tornare nel Labirinto. Non volevo vivere di nuovo quell’orrore e volevo non vedere quelle trecento persone abbandonate lì sotto, come dimenticati dal mondo. Non c’era tempo, non potevo fare nulla per loro. Mi sentivo terribilmente in colpa ma, dentro di me, sapevo che l’unica persona da salvare in quel momento, era Thomas. Con una forza che non sapevo di avere, diedi una testa alla guardia, facendolo indietreggiare e, con un calcio dritto al petto, lo feci cadere per terra. Osservavo la pistola sfuggire dalle sue mani e mi affrettai a recuperarla per sparargli dritto un colpo. Vidi il corpo della guardia tremare, come in preda ad un attacco epilettico. L’effetto durò per qualche secondo, poi rimase disteso, con le braccia aperte. Mi inginocchiai per cercare nella sua divisa la carta che mi avrebbe permesso di accedere a tutte le porte della C.A.T.T.I.V.O. Appena la trovai, corsi per i corridoi e, proprio mentre giravo l’angolo, mi imbattei in Minho e Brenda.
“Ragazzi!” sobbalzai e sorrisi, felici di rivederli
“Newt, grazie al cielo! Dov’è Thomas?” Chiese immediatamente Brenda, notando che lui non era accanto a me.
“Già, dov’è?” chiese Minho.
“Non c’è tempo per spiegare, seguitemi e basta!” Ripresi a correre con Brenda e Minho alle calcagne. In meno di due minuti, tornai nella stanza in cui era prigioniero Thomas.
“E’ dietro questa porta, ma quando ho lasciato la camera, c’erano una guardia e Janson con lui!”
Brenda capì immediatamente cosa volevo dire e rispose per prima.
“Non preoccuparti, ho quello che ci serve”. Dal suo enorme zaino, che doveva pesare chissà quanto, tirò fuori quattro piccole pistole che avevano le stesse identiche sembianze della mia, solo erano più piccole. “Lavorare alla C.A.T.T.I.V.O ha i suoi vantaggi. Abbiamo così tante armi qui dentro, sempre più nuove avanzate che spesso quelle vecchie, vengono abbandonate in un deposito”.
Diede una rapida spiegazione, ma a me non importava proprio nulla. Il mio obiettivo, era salvare Tommy, e ci sarei riuscito. Senza perder altro tempo, passai la scheda vicino alla porta e, quest’ultima, si aprì.
Quello che vidi, mi colpì dritto al cuore come una pugnalata. Thomas era disteso sul letto a sinistra. I capelli completamente rasati a zero, una macchina che gli controllava il battito cardiaco e una marea di fili che andavano a conficcarsi dritto dentro il suo cranio.
“Tommy..” riuscii unicamente a pronunciare, mentre abbassavo l’arma e rimanevo inerme.
“Muoviti, Newt! Non possiamo permetterci di perdere tempo! Dobbiamo sbrigarci, qui salta tutto in aria!”
Vedendo che non c’era nessuno nella stanza, Brenda e Minho entrarono cominciando a trascinare le apparecchiature mobili fuori dalla stanza. Poi Minho imprecò.
“Che cavolo, non possiamo levargli tutti questi dannati fili dal cervello?”
“No! Non azzardarti nemmeno a toccarli. Quei fili vanno direttamente a collegarsi col suo sistema celebrale! Se li stacchi, potrebbe subire gravi conseguenze se non..”
Minho la incintò a completare la frase.
“Perdere la vita.”
Quello fu un colpo al cuore per me. Non potevo permettere che Thomas morisse, on me lo sarei mai perdonato. Mi sarei sentito terribilmente in colpa per averlo abbandonato.
“Vuoi ancora fare la bella statuina, o ti decidi a darci una mano?”
Minho mi guardò, evidentemente alterato.
“N-no.. hai ragione”.
“Tieni, porta questo zaino. A Thomas ci pensiamo io e Minho”.
Brenda mi affidò il suo zaino e senza replicare, mi mossi fuori dalla stanza ma, nel momento stesso in cui varcai la soglia della camera, Janson fece irruzione spingendomi per terra.
“Dovete credete di andare con la nostra.. cura?”
“No, cosa credete di fare voi con lui! Adesso scansati!” Brenda gli urlò contro, ma lui non rispose e non si scansò. Dietro di lui, apparvero due guardie. Tutti ci immobilizzammo a quel punto.
Minho fissò l’orologio che aveva al polso.
“Dannazione, mancano solo cinque minuti!”
Janson, sollevò un sopracciglio. “Cinque minuti a cosa?”
Volevo maledire Minho, in quel momento. Era evidente che Janson sapesse dell’irruzione fatta dal Braccio Destro, ma non sapeva che era solo una scusa per mettere una bomba all’interno dell’edificio stesso. Rischiavamo tutti di morire, ma questo, l’Uomo Ratto non lo sapeva. Altrimenti, non avrebbe mai pensato di lasciare qui la preziosa cura della C.A.T.T.I.V.O.
“Cinque minuti prima della tua fine!” Esclamò Brenda.
“Che cosa state escogitando, mocciosi?! Guardie, catturateli!”
“Fermi, altrimenti spariamo! Non azzardatevi a toccarc..”
Una guardia precedette Brenda nei movimenti, e lei cadde a terra per via di una gomitata sulla pancia. Allora Minho gli saltò addosso, sparando in tutte le direzioni pur di colpirlo. Ed io, mi lanciai sull’ultima guardia. Nella mia mente, continuavo a pensare che non ce l’avremmo più fatta. Non avremmo mai potuto portare via Thomas dall’edificio in tempo. Saremmo morti lì, lottando.
In quell’istante, Gally insieme a Teresa, entrò nella stanza, uccidendo con vari colpi di pistola le due guardie mentre Teresa, la puntava contro Janson. Io smisi di lottare visto che il mio rivale era ormai morto e mi sollevai insieme a Minho e aiutando Brenda, che si teneva ancora la pancia per via della forte gomitata.
“Tutto bene?”
“Si, non preoccuparti.”
Janson rise, isterico e respirava pesantemente. Sembrava fuori di sé.
“Davvero bravi! Non avrei mai immaginato che vi sareste rivoltati in questa maniera. Devo dire, che noi della C.A.T.T.I.V.O vi abbiamo addestrato bene. Ma ora.. basta. Avete chiuso, avete..”
Gally non gli lasciò finire la frase poiché lo interruppe.
“Ammettilo che il tuo è anche interesse personale. Arrivati a questo punto, direi solo interesse personale. Tu hai l’Eruzione e sei disperato.”
In quel momento, capii ogni cosa. Tutto ciò che avevo notato, dalle occhiaie ai movimenti lenti, erano dovuti a questo. Janson aveva contratto l’Eruzione e, da quello che aveva detto Gally, era sicuramente un non-mune.
“Tu, stupido..” vidi l’Uomo Ratto accasciarsi per terra cadendo prima su un ginocchio e poi sull’altro, aprendo la bocca in un urlo muto. Gally gli aveva sparato al cuore.
“V-voi n-non capite.. siete solo d-dei piccoli m-mocciosi..” quelle furono le sue ultime parole prima di esalare l’ultimo respiro e morire.
“Non abbiamo tempo. Manca solo un minuto!”
Non ebbi neanche il tempo di realizzare ciò che Gally aveva detto che mi trascinavano fuori dalla stanza.
“Aspettate, dobbiamo portare Thomas! Thomas, è lì dentro! Torniamo indietro!”
Urlai come un disperato mentre mi buttavo per terra. Gally mi prese in spalle e io scalciai sul suo petto, battendo i pugni dietro la sua schiena
“Che cosa state facendo?! Tommy, Tommy! Dobbiamo prenderlo, siete dei traditori! Dei traditori!”
Nessuno sembrava ascoltarmi, tutti correvano veloci. Né Brenda né Teresa dissero una parola. Sembravano totalmente indifferenti a quella situazione.
Cinque secondi esatti prima dell’esplosione, io, Gally, Teresa, Brenda e Minho, eravamo fuori dall’edificio e c’erano anche tutti gli uomini che avevano contribuito a quel piano maledetto. Quelli del Braccio Destro.
Vidi l’intera C.A.T.T.I.V.O esplodere mentre davanti ai miei occhi. In quel momento, esplosi anch’io. Gally mi fece accasciare per terra e io scoppiai in un pianto straziante, pieno di dolore.
Thomas era morto. Tommy, il mio Tommy era morto. Se n’era andato.
Non riuscii a vedere l’espressione di nessuno durante quei quindici minuti che passai nella più totale disperazione. Chiudevo gli occhi e speravo solo che tutto quello fosse un incubo. Mi sveglierò presto, pensai. Ma non accadde.


 
 
***
 


Sono passati tre anni da quando la sede della C.A.T.T.I.V.O è stata distrutta.
La cura per l’Eruzione non si trova ancora, e la malattia continua a diffondersi uccidendo sempre più persone. Ci sono pochi muni a questo mondo. E’ evidente che sono loro il futuro. Sono loro la nuova “razza”.
In questi anni, ho cominciato a dimenticare. Ricordo poco della mia vita, quasi nulla. Ora che sono anche io uno Spaccato e che aspetto con ansia la morte qui, a Denver, mi capita spesso di pensare a.. come si chiamava? Tony? Toby? Tom.. Tommy..? Si, Tommy!
Ricordo un giorno, un giorno davvero brutto passato con lui alla C.A.T.T.I.V.O, ma non esattamente cosa sia successo.
“Ah, dannata Eruzione!” penso, mentre do pugni alla testa, come se potesse aiutarmi a ricordare.
Ah già, lui è morto. Ricordo di avergli voluto un gran bene e che lui era come un fratello. Le altre persone che conosco, adesso sono lontane da me e conducono una vita felice, come da me richiesto. Ho sempre saputo che sarei morto così, ma non volevo che anche il tizio che ha il nome comincia con la “T”, morisse. Dentro di me, sento di non potermelo perdonare e sento che mi manca da morire.
“Ho perso la persona più importante della mia vita tre anni fa.” Borbottai, mentre camminavo inciampando nei miei stessi piedi verso una strada che conoscevo oramai a memoria talmente tante volte l’avevo percorsa.
 
 
 
 
 
 
*Spazio Autrice*
Salve a tutti!
Si.. beh, che dire? Questa è la mia prima fanfiction su Maze Runner. Come potete vedere, ho cercato fino alla fine di non far morire Newt. James Dashner la pagherà per quello che gli ha fatto, la merita lui l’Eruzione!
Okay, sto esagerando. Bene bene, non ho nient’altro da aggiungere. Spero vi sia piaciuta e che recensiate, altrimenti penso che fa schifo. Quindi, se non volete farmi deprimere, recensite, recensite e recensite! Le critiche sono ben accettate seppur costruttive. Ah e scusate gli eventuali errori di battitura.
Addio. W Maze Runner e W Newt.
  
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