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Autore: Tamar10    13/02/2015    6 recensioni
Jason è confuso e Nico, che si presenta alla porta della sua Casa con quei suoi occhi così tremendamente teneri e scuri, non aiuta.
Jasico, fluffosa ma non troppo
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A Leo, perché dopo tutte le mie storie che ha letto se ne merita una e perché è stato il primo a leggere questa
 
 
Jason era sdraiato sul letto, lo sguardo rivolto alle assi del tetto ma con la mente da tutt'altra parte. Per una volta era contento di essere l'unico inquilino della casa di Giove – Zeus, si corresse mentalmente – perché in quel momento aveva bisogno di un posto in cui restare da solo a riflettere.
Prima aveva sempre odiato la solitudine, Jason era un tipo estremamente socievole, amava passare il tempo con le persone. Ora invece si rifugiava, nascondendosi al buio della sua stanza, pur di non incontrare nessuno. Cos'era cambiato?
Dalla fine della guerra contro Gea erano cambiate tante cose, e lui era fra queste. Anche Piper glielo aveva detto, mentre cercavano di fare pace dopo una delle loro litigate, che ormai erano diventate sempre più frequenti.
“Non sei più il ragazzo di prima”
Jason se ne rendeva conto, eppure non riusciva a dispiacersi completamente. Dal suo punto di vista il cambiamento non doveva essere per forza in peggio.
“Ormai sei sempre occupato col tuo nuovo incarico di Pontefice, sempre in viaggio. E poi da quando frequenti Nico sei diventato più cupo” lo aveva accusato la sua ragazza, non con cattiveria ma solo con tristezza e delusione negli occhi.
Il figlio di Giove aveva cominciato a scoprire una sorprendente bellezza nel passare il tempo con Nico di Angelo e pian piano si erano contaminati a vicenda. Jason era riuscito a far sorridere Nico un po' di più e aveva diviso parte del peso del dolore e della solitudine del figlio di Ade; come se condividere la felicità con Nico la raddoppiasse e condividere il dolore fosse metà dolore.
Per questo Jason si sentiva inspiegabilmente in colpa e stupido. Il modo in cui Nico lo guardava a volte, poi, non riusciva che a farlo sentire ancora peggio. Avrebbe tanto voluto poter far scomparire del tutto la malinconia e il dolore da quegli occhi scuri.
Voler far stare meglio un amico, si diceva, è più che normale e legittimo.
Quello che non era normale, ma che non riusciva completamente ad ammettere a sé stesso, era che i suoi sentimenti verso Nico non erano solamente quelli provati per un amico. Questa consapevolezza era emersa a poco a poco con discrezione e Jason si era ritrovato ad accorgersene solo quando era stato inevitabile, inconfutabilmente evidente.
Le cose non sono mai semplici per un figlio di Giove, in particolare in quella situazione sembravano impossibili.
Da un lato c'era Piper, che nonostante fosse una figlia di Afrodite non si era ancora accorta che l'amore fra di loro si era esaurito da un pezzo. Non che ora lui non provasse più niente, lei sarebbe stata sempre una delle persone più importanti, e Jason sarebbe stato un ipocrita se avesse affermato di non averla mai amata, ma ormai il suo cuore non sobbalzava più e, nonostante pensasse ancora che fosse bellissima, ora quella bellezza non lo riempiva più di passione, ma era distante e distaccata come quella di un'antica opera d'arte. Non desiderava più i suoi baci, né sognava un loro futuro insieme.
Jason si sentiva un verme perché non aveva ancora trovato il coraggio di dirle la verità, altro che impavido eroe!
E poi ovviamente c'era Nico. Nico di Angelo, la fonte di ogni suo problema. Il ragazzo che non l'avrebbe mai contraccambiato, Jason lo sapeva senza alcun dubbio perché riusciva a capire i sentimenti del figlio di Ade meglio di chiunque altro.
Nico non era più infatuato di Percy, anche se come ogni prima cotta gli faceva ancora uno strano effetto, ma tutti gli anni passati da solo con la sua rabbia e il suo dolore gli avevano scavato delle cicatrici indelebili nel cuore. Aveva imparato la lezione e, Jason era certo, non si sarebbe potuto innamorare di lui neanche se avesse voluto. Aveva già commesso quell'errore una volta, si era già messo in ridicolo.
Che poi davvero non capiva cosa ci fosse di male nell'amare qualcuno, ragazzo o ragazza. Ma per lui Percy era stato un trauma che l'aveva compromesso in modo inevitabile e anche se il figlio di Poseidone non né aveva nessuna colpa Jason non riusciva a perdonarlo completamente per questo.
La parte razionale di Jason sapeva che in ogni caso non avrebbe mai potuto esserci nessun futuro per loro due. Loro due. Non avrebbe neanche saputo definire il loro rapporto, se fosse stato costretto a farlo avrebbe detto che erano due persone complete, ma sole in due modi diversi (Nico mentre camminava su un sentiero abbandonato, lui in mezzo ad una piazza affollata) che si erano trovate insieme e avevano capito che stavano bene così. Straordinariamente bene.
Aveva scoperto il mondo che si nascondeva sotto la maschera dura e cupa del figlio di Ade e che dietro a quegli occhi vecchi e colmi di sofferenza si nascondeva un quattordicenne come gli altri, pieno di sogni, dubbi e stranezze.
 
Un bussare deciso alla porta lo distolse dai propri pensieri.
Jason si guardò intorno, disorientato e sorpreso, come se fino a quel momento fosse stato in un altro posto. A giudicare dal crepuscolo il sole doveva essere appena tramontato, infatti la stanza era ormai immersa nella semioscurità. Non si era neanche accorto che fossero passate così tante ore.
Il ragazzo si diresse a passi incerti verso la porta, aprendola lentamente.
La figura smilza di Nico risaltava incorniciata sulla soglia, più scura della stessa oscurità. Il ragazzo indossava come al solito vestiti neri e i capelli, che ormai avevano raggiunto una certa lunghezza, erano spettinati come una piccola criniera tutt'intorno al volto stanco.
Jason rimase basito; non sapeva neanche lui chi aspettarsi, ma la visita di Nico, oggetto delle sue riflessioni, non era prevista.
“Hai intenzione di farmi entrare o...?” La frase gli morì in gola quando il suo sguardo si posò su Jason: il ragazzo non si era ricordato di essersi messo in boxer, cercando di trovare scampo dalla calura soffocante.
Entrambi assunsero un rossore che avrebbe fatto invidia ad un pomodoro.
“In effetti...forse meglio che io...non volevo interrompere...” cominciò a balbettare Nico, apparentemente incapace a formulare una frase di senso compiuto.
“Salutami Piper” disse velocemente prima di voltarsi ed andarsene, con una camminata più simile ad una fuga.
La mente di Jason si bloccò cercando di trovare un senso a quello che era appena accaduto, ma per fortuna il suo corpo fu più reattivo e si precipitò a seguire Nico.
Anche se correre fuori dalla sua cabina in mutande non migliorava di molto la sua situazione.
“Hai capito male” fu la prima cosa che disse quando riuscì a fermarlo prendendolo per un braccio.
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo confuso e in fondo ai suoi occhi Jason riuscì a scorgere un'ombra di dolore.
“Non hai interrotto niente. Ero solo sdraiato sul letto” continuò il più grande dei due “Da solo” ci tenne a specificare.
L'espressione sul volto del figlio di Ade mutò impercettibilmente.
“Hai strane abitudini, Grace” rispose cercando di mantenere un tono di sufficienza, ma tradito dall'accenno di un sorriso.
“Ehm, sì. Mi cercavi?”
“Solo per sapere se fossi ancora vivo” disse con leggerezza.
“In caso contrario tu saresti stato il primo a saperlo” scherzò Jason. Si sorrisero e il biondo si sentì finalmente pieno, sereno e felice. In perfetta armonia con il resto del mondo.
Una parte di lui si chiese perché dovesse essere così complicato e apparentemente sbagliato provare tutto ciò.
“Forse è il caso che io rientri” disse accennando imbarazzato alla sua nudità. Fortunatamente a quell'ora quella zona del campo era deserta, poiché tutti si trovavano nelle proprie case, pronti per il coprifuoco.
“Certamente” asserì Nico ironico mentre tornavano indietro fianco a fianco “tale bellezza non deve rimanere esposta così incautamente”
Jason fece uno sbuffo esagerato.
“Non ti riesce bene fare il simpatico, di Angelo” lo prese in giro rifilandoli una gomitata che lo sbilanciò facendolo quasi cadere.
Scoppiarono a ridere e Nico per reazione provò a spingerlo con entrambe le mani, ma la differenza di stazza era tale che Jason non si spostò di un millimetro e i palmi dell'altro rimasero appoggiati impotenti sul suo petto.
Quando si resero conto di quanto quella situazione fosse ambigua e complice in qualche modo stranamente piacevole, entrambi avvamparono.
Il sorriso scomparve dal viso di Nico che si fece scuro, fino a diventare quasi indistinguibile dal buio ormai preponderante. Per un attimo Jason temette che il ragazzo si sarebbe semplicemente fuso con le ombre e trasportato lontano senza dirgli niente.
“Ho sbagliato a venire” gli disse invece il figlio di Ade con tono cupo.
Jason gli afferrò la mano, istintivamente.
“Devi smetterla!” gridò con più rabbia di quanto avesse voluto “Non puoi credere che tutto sia sempre colpa tua, che tutti ti odino, che tu non possa fare niente di buono...non è vero! E il fatto che tu non te ne renda conto mi fa ammattire. Non devi – non puoi – rinunciare ogni volta ai tuoi desideri per preoccuparti di quelli degli altri. Non è giusto che tu solamente veda da lontano le persone a cui vuoi bene felici, insieme. Non è quello che ti meriti”
Nico incrociò il suo sguardo con gli occhi che si riempivano di lacrime, sembrava quasi ferito dalla rabbia di Jason.
“Non è colpa mia” sbottò con voce rotta “Davvero pensi che mi piaccia? Ma che altra scelta ho? Questo è quello che il Fato mi ha riservato, Jason. Io sono maledetto e non mi è riservata alcuna felicità. Non la merito” serrò le labbra cercando di mantenere un po' di contegno “Non ti merito” sussurrò infine.
Jason aprì la bocca, ma le parole sembravano essere state bloccate dal nodo che avvertiva in gola.
“Ho sbagliato a venire” ripeté il figlio di Ade, mentre la prima lacrima scendeva solcandogli il viso, come una ferita. Liberò la mano da quella di Jason con uno strattone.
“Nico” lo richiamò con una dolcezza sorprendente che lo costrinse a voltarsi, “Sei un idiota” disse prima di trarlo a sé e stringerlo in un abbraccio.
Era un abbraccio completamente differente da quello che si erano scambiati dopo la battaglia contro Gea, quando era stato un contatto basato sull'onda momentanea di felicità quando entrambi avevano solo bisogno di sapere che c'erano, che era tutto reale. Adesso invece era con disperazione che si aggrappavano l'uno all'altro, incuranti però di sprofondare sapendo che stavano andando a fondo insieme.
“Disse il ragazzo in mutande che stinge a sé lo strano figlio di Ade” ribatté Nico con un sorrisetto ironico quando si furono separati quel tanto che bastava.
Jason non poté fare a meno di sorridere a sua volta, finalmente leggero. Gli occhi di Nico luccicavano, animati da una speranza nuova, e per la prima volta da che lo conosceva le ombre sembravano allontanarsi da lui anziché circondarlo.
Jason avrebbe tanto voluto baciarlo, ma non ne aveva il coraggio. In fondo, non ne aveva alcun bisogno, forse quello non era il momento, ci sarebbero state altre mille occasioni, si disse.
E nella sua mente suonava un po' come una promessa.









Note:
Jasico, Jasico, Jasico! Li amo insieme <3 Io non sono una slasher, ma loro sono una di quelle coppie che boh...stanno troppo bene insieme.
Spero non sia uscita una storia troppo smielata...il fluff non fa parte delle mie corde e ho sempre paura di esagerare.
Grazie a chiunque si fermerà a leggere e recensire <3
  
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