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Autore: Alektos    03/12/2008    3 recensioni
Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!" Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve[…]La bambina si era dimostrata un piccolo e carino mostriciattolo.
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà dei fratelli Grimm e della Walt Disney che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Biancaneve appartengono solo a me.
Credits: L’incipit della storia è stato tratto dal seguente sito http://www.walter.bz/podcast/biancaneve_e_i_sette_nani.php e le canzoni presenti, anche se modificate sono tratte dal lungometraggio della Walt Disney.

La storia è stata scritta per la sfida sulle principesse Disney indetta da Verochina su http://writersarena.forumfree.net/?t=30609195

Tra le varie possibilità ho scelto di:
- “cambiare il carattere dei protagonisti attinendosi, per quanto possibile, alla versione originale della favola.”

La storia, in originale one-shot, è stata divisa in due parti per la pubblicazione.  

LA VERA STORIA DI BIANCANEVE

 

Le eroiche pazzie, li eroichi umori,
le traditore imprese, il ladro vanto,
le menzogne de l'armi e de gli amori,
di che il mondo coglion si innebria tanto,
i plebei gesti e i bestiali onori
de' tempi antichi ad alta voce canto
(Pietro Aretino)


Non pretendo, gentile pubblico, di saper narrare la questione con auliche parole,né di proporre versi immortali: mi accontenterò, in questa occasione, di intrattenervi con un semplice e banale racconto che, scommetto, sarà giunto a voi in maniera del tutto diversa da quella che sto per narrarvi.
Da poco ho appreso quest’arte e questa storia di cui sono parte.
Bando alla chiacchiere, vi lascio a quella che tutti voi conoscerete come la favola di Biancaneve,dalla bocca di rosa e la pelle come la neve; io racconterò come tutto quello che sembrò ingiustizia in verità non fu così.
Ecco a voi: la vera storia di Biancaneve... e dei suoi modi.

Era una fredda giornata d'inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta. Mentre così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l'ago e tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso. Tanta era la bellezza di quelle tre stille rosso fiamma sul bianco immacolato che la regina pensò: "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!" Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si risposò.

La sua seconda moglie era bellissima: alta, più di lui, fiera, dalla pelle candida e dai lunghi capelli corvini tenuti sempre legati in un’acconciatura regale. Il re non le faceva mancare nulla e lei, dal canto suo, amava tantissimo la piccola Biancaneve, o meglio, l’amò fino a quando la bambina non compì la veneranda età di due anni. Da quel momento iniziarono tutti i suoi problemi.

La bambina si era dimostrata un piccolo e carino mostriciattolo: non faceva altro che parlare, stuzzicare la servitù e impartire ordini. Una volta cresciuta, per cercare di rimediare all’insoddisfazione della piccola principessa per quanto riguardava i suoi servitori, la sua stanza e mille altre cose la matrigna, stanca, le disse: “Se non ti piace come fanno le cose, allora fattele da te!” Biancaneve uscì soddisfatta dalla stanza della donna che si massaggiò stancamente il collo. Quella ragazzina iperattiva e pretenziosa stava rischiando seriamente di farle venire le rughe precoci!
Lentamente si trascinò su un lettino rosso e vi si coricò, guardando poi la sua immagine riflessa: una ciocca di capelli le ricadeva scomposta ad un lato del viso. “Ma porc…” imprecò, cercando di sistemarla alla meno peggio. Infine prese un bel respiro e disse a voce piuttosto alta: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”

Un volto estraneo comparì dove prima c’era il riflesso della donna.

Grimilde, ancora con questa storia?”

“Ho un brutto presentimento Specchio, dimmi, sono ancora io la più bella del regno?”

“Spetta che controllo. I dati di oggi… ah, sì, eccoli: la più brutta, no! Quella con i capelli più lunghi, no! Quella con più amanti, no! Ma vedo che sei in una buona posizione della classifica… e brava Grimì. Ah, ecco il foglio. Mi spiace, ma la più bella non sei tu, è Biancaneve!”

“Cosa? E come è potuto accadere?”

“Beh, ma ti sei vista? Una ciocca di capelli ribelle, una piccola ruga sulla fronte…

“Ruga? Quale ruga?” Tuonò la matrigna.

“Prendi la mia succursale al tuo fianco e guarda. “

Grimilde non se lo fece ripetere due volte e afferrò con violenza uno specchio posto su un piccolo tavolino rotondo vicino al lettino. “È vero!” Esclamò sorpresa.

“Tranquilla Grimì, è una ruga da stress. Basta che ti rilassi per un paio di giorni e quella sparisce e tu… BUM! Di nuovo in vetta alla classifica.”

“La fai facile te! Hai idea di cosa significa avere intorno quella marmocchia per tutto il tempo? Non fa altro che parlare, correre da una parte all’altra del palazzo. È lei il mio stress!”

Zitti
ed ascoltate
quel che vi dirò!
Un segreto incanto svelerò
ogni desiderio può
il pozzo soddisfar
se l'eco vi risponderà
lui vi accontenterà!

“E adesso, cosa succede?” Grimilde si alzò di scatto e corse alla finestra, qualcuno aveva iniziato a cantare e in un modo atroce.
“Perfetto, la mia figlioccia ha una voce orribile, si è vestita di stracci e sta pulendo le scale… ha preso alla lettera il mio consiglio del Se non ti piace fattelo da te! E il mio mal di testa aumenta, vertiginosamente, insieme alle mie rughe. Dimmi, come faccio? Come faccio a rilassarmi? Me lo vuoi dire tu, Specchio so-tutto-io?”

“Io sono solo uno specchio delle brame. Se non ti piace Biancaneve, sbarazzatene. Guarda, lì fuori dovrebbe esserci giusto un principe che le fa il filo.”

“È vero!” Esclamò entusiasta. “Già, ma se n’è appena andato. Maledetta mania del corteggiamento: non esiste più il buon vecchio colpo di fulmine? Ti piace, sì? Va bene, canta la canzoncina con lei ma poi portatela via! Bah, principi moderni.”

 

Ma veniamo alla nostra bellissima principessa, dal viso di porcellana e dalle labbra di un rosso luminoso. Non era stato il principe a fuggire, ma lei. Sì, aveva fatto la furba, si era vestita di stracci e si vergognava terribilmente a farsi vedere in certe condizioni. Per quanto riguarda il principe, si sa, l’amore è cieco anche se, in questo caso, è più sordo. Lui amava Biancaneve, dal primo momento che l’aveva vista, cinque minuti prima, e lei lo ricambiava, ma qualcosa stava per mettersi contro il loro amore.

“Bah, principi moderni. Una scappa a cambiarsi e loro lo prendono subito come un segno amoroso, di corteggiamento, devono farsi desiderare. Non è molto sveglio, avrebbe potuto aspettarmi, o seguirmi in camera e invece… E tu che hai da guardare?” Chiese la piccola Biancaneve a una colomba che la osservava curiosa. “E piantala di seguirmi ovunque! Non è possibile, sti pennuti sono troppo invadenti in più ci si è messo pure il pozzo che mi fa l’eco! Nemmeno cantare in santa pace si può. Vabbé, prima di scendere sarà il caso che mi vesta decentemente, poi devo andare a dire alla cuoca che il tè era troppo dolce, al giardiniere che i fiori lilla stanno male in quel punto, alle guardie che non sono vigili se pure un tonto di principe si può infiltrare nel castello a suo piacimento. Non che mi dispiaccia ma… la sicurezza è la sicurezza!”

Indossò il suo vestitino giallo e scese la lunga scalinata che portava all’ingresso del castello. Una volta uscita il sole primaverile le accarezzò le guance e nell’aria c’era un delicato profumo di rose; Biancaneve prese a camminare nell’immenso giardino alla caccia del giardiniere quando fu avvicinata da una persona che non aveva mai visto prima aggirarsi nel castello: almeno, non nella parte a lei riservata!

Hey tu! Scusa!” Urlò alquanto indispettita la principessa. “Dico a te, strano uomo con la penna sul cappello!”

L’uomo, che in realtà era un cacciatore spietato assoldato dalla regina per ucciderla, si girò sorridendo. “Principessa, giusto lei cercavo.”

“Me?” Chiese stupita Biancaneve fermandosi davanti a lui.

“Sì, sono stato incaricato di portarla a fare un giro nel bosco, così da mostrarle le sue meraviglie.”

Lei lo guardò scettica.

“È un ordine dall’alto, non è colpa mia se deve studiare oggi!”

Rassegnata Biancaneve lo seguì e insieme uscirono nel bosco e il cacciatore si mise a spiegare le bellezze della natura, pronto ad ucciderla al primo momento opportuno per poi portare alla matrigna il suo cuore come prova: solo allora i suoi nervi si sarebbero distesi.

“Fa freddo qui! E poi è possibile che ci siano così tante radici? Io non le sopporto: hey, dico a te, non vedi che sto continuando ad inciampare? Fai qualcosa!” La principessa sbuffò. “E poi, sono piena di rami… i miei capelli traboccano di rami, ci manca solo che mi spuntino le foglie. E la prossima volta, almeno, fammi andare a cambiare ho le scarpe strette e questo è il mio vestito preferito che al ritorno dovrò sicuramente buttare.”

Il cacciatore alzò gli occhi al cielo, lasciò andare la ragazza qualche passo davanti a lui e quando lei si fermò a criticare un cespuglio di rose selvatiche, lui estrasse il pugnale.

“Non sei furbo neanche un po’, sai? Non vedi? Ho capito le tue intenzioni solamente guardando l’ombra. Potevi farmi mettere contro sole e invece no, il sole di spalle, così io vedo meglio la sagoma del pugnale che stavi per piantarmi nella schiena. E tu eri quello che mi doveva insegnare qualcosa? Certo che se ne trovano di collaboratori scadenti al giorno d’oggi!”

Il cacciatore era allibito, era rimasto con lei solamente quindici minuti e non ne poteva più: all’inizio pensava che la regina esagerasse a parlare della piccola principessa, ma in realtà era tutto vero: era insopportabile.

“Ora capisco perché la regina ti vuole morta!” Urlò disperato.

“La megera mi vuole morta? Proprio lei? La depressione fatta a persona. Va in giro sempre vestita di nero neanche fosse in lutto, parla con uno specchio statista, ha un laboratorio di alchimia… e io sarei quella da uccidere? Ma fammi il piacere, comunque avresti dovuto usare un coltello con una lama numero tre e non un quindici: lo sanno tutti che quello va bene per intagliare il legno.”

Il cacciatore, stordito, rinfoderò il pugnale e la guardò per qualche secondo senza riuscire a dire una sola parola.

“Beh, torniamo al castello?” Chiese Biancaneve spazientita.

“Tu non lo so, io di sicuro.” Disse convinto l’uomo. “Io il viaggio di ritorno con te non lo faccio, arrangiati.” Prese e corse via il più velocemente possibile; a nulla valse il tentativo di Biancaneve di corrergli dietro. Ora era sola e abbandonata nel bel mezzo di una foresta.

“Fantastico, pure a casa a piedi devo andare! E io che contavo di farmi portare in braccio.”

Prese a camminare per la foresta e solamente quando calò la notte ammise  di essersi persa; cerco l’albero giusto e vi si accovacciò contro. Dalla foresta provenivano suoni a dir poco inquietanti, era come fosse circondata da mostri invisibili. Un gufo bubbolava su un albero nelle vicinanze, nel buio era possibile scorgere i suoi penetranti occhi gialli; alcuni pipistrelli volavano da un ramo ad un altro; un gruppo di cicale friniva rumorosamente e per finire il vento ululava tra le fronde. Biancaneve non riusciva a dormire.

“FATE SILENZIO!” Urlò improvvisamente.

Il nulla, non un solo singolo rumore.

“Meglio,” biascicò assonnata prima di addormentarsi.

 

  
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