Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |      
Autore: Jack Le Fleur    14/02/2015    3 recensioni
Qualcosa non andava. Quello che vedeva erano degli occhi che non erano i suoi, troppo verdi e belli, dei capelli che decisamente non erano suoi, ricci e scuri, un riflesso che non era il suo. L'unica cosa che aveva in comune con lo sconosciuto che vedeva nello specchio era probabilmente l'espressione confusa e sconvolta che aveva in quel momento.
[Spamano], [Usuk], [Gerita]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mirror

 

Sentì la porta dei bagni che si apriva. Trattenne il respiro sperando che chiunque fosse appena entrato non stesse cercando lui e quando udì Ivan Braginski, un tipo della squadra di rugby, ridacchiare mentre minacciava un ragazzo del primo anno, si rintanò un po' di più nello scomparto in fondo, quello un po' rotto dove non andava mai nessuno e aspettò che finisse il suo “lavoro” e se ne andasse. Gli dispiaceva non poter aiutare quel ragazzo, ma personalmente ci teneva abbastanza alla sua vita e attirare l'attenzione dei bulli ancor più di quanto già facesse non gli sembrava una buona idea. Non ci volle molto: nel giro di cinque minuti gli altri due occupanti dei bagni si erano volatilizzati. Sbirciò fuori per assicurarsi di essere solo e, quando ne fu sicuro, si avvicinò ai lavandini per sciacquarsi il viso. I suoi occhi si incatenarono ai loro gemelli dorati nello specchio e con un sospiro si passò una mano fra i capelli rossicci. Diavolo, aveva una faccia stravolta! Sospirò di nuovo e si affrettò ad uscire da quel posto. Il corridoio del liceo era gremito di studenti intenti a spostarsi nelle aule delle lezioni successive e lui si infilò inosservato in mezzo alla calca, seguendo il placido flusso di persone. Era più facile seguire la massa e così non rischiava di incontrare gente desiderosa di parlargli. Beh, desiderosa è una parola grossa. Non era mai stato un tipo particolarmente socievole, al contrario amava la mia solitudine e la tutelava in ogni modo. Ovviamente il suo carattere era di grande aiuto a quest'impresa: le persone lo giudicavano arcigno, maleducato, rude, a volte persino cattivo. Non aveva mai smentito quelle voci e probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Tuttavia, non si comportava così con tutti. Probabilmente l'unica vera eccezione era il suo fratellino. Lui era dolce, ingenuo e buono con tutti; era la persona a cui teneva di più al mondo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

-Lovi, ti ho trovato!- urlò una vocetta squillante da qualche parte nella folla. Eccolo, il suo fratellino. Continuò ad avanzare facendo finta di niente, sicuro che l'altro lo avrebbe raggiunto e strattonato dolcemente come faceva sempre. Pochi attimi dopo si sentì infatti tirare indietro, mentre un musetto imbronciato gli compariva davanti -Perché non ti sei fermato?-

Lovino nascose un sorriso appena accennato -Siamo in mezzo alla folla, Feliciano. È come una giungla: se ti fermi sei morto.- Il fratellino lo fissò per qualche secondo con un'espressione non troppo convinta per poi lasciar perdere il discorso con un'alzata di spalle. Tenendo saldamente il braccio del più grande cambiò direzione e lo trascinò nei bagni da cui era uscito poco prima. Si guardò intorno e quando fu sicuro che fossero soli prese a saltellare intorno al fratello con un sorriso a trentadue denti. Lovino rimase a guardarlo in silenzio, aspettando che fosse l'altro a confidargli cos'era successo. A Feliciano servirono almeno venti secondi per calmarsi abbastanza da riuscire a parlare -Indovina chi mi ha chiesto di uscire!- disse, la voce intrisa di entusiasmo e felicità. Lovino rimase impassibile a fissarlo. -Non lo so, Feli. Perché non me lo dici tu?-

Feliciano riprese a saltellare sul posto -No, dai, indovina!-

Lovino sospirò -Juliette?-

Feliciano rise -Quello renderebbe te felice! Dai, è facile-

Lovino sorrise, contagiato dall'entusiasmo del fratellino. Stava per dire il nome di un'altra ragazza quando quello di un ragazzo alto e biondo fece capolino nella sua testa. Il suo sorriso si spense in un attimo e, con gli occhi appena assottigliati, la voce gli uscì in un sibilo -Non è il Crucco, spero.-

Feliciano rimase ancorato a terra, il sorriso rimpiazzato da un'espressione infelice -Non lo chiamare in quel modo! Ludwig è un ragazzo carino!-

Il fratello maggiore si passò una mano sulla faccia. Cristo, era il Crucco.

-Feli, sul serio? Ma quello lì cammina come se avesse un palo nel culo! È un maledetto mangiapatate!- cominciò Lovino. Poteva accettare tante cose, ma non che il suo adorato fratellino finisse per essere deflorato da un energumeno biondo. Chissà cosa voleva fargli poi! Girava voce che Ludwig avesse strane tendenze riguardanti i cani e di certo non avrebbe permesso che attentasse all'onore di suo fratello. Feliciano gonfiò le guance -Non è vero! Ludwig è gentilissimo con me! E poi mi ha fatto provare la sua uniforme negli spogliatoi!-

Lovino spalancò gli occhi -Ti sei messo la sua uniforme di rugby?- Feliciano annuì con convinzione -Lud ha detto che ero molto...- il ragazzo si sforzò di ricordare -sensuale!- concluse alla fine. L'occhio di Lovino prese a ticchettare furiosamente. -Sensuale....- sussurrò. Feliciano annuì energicamente -Poi è arrossito e mi ha chiesto di dimenticare cosa mi aveva detto e io a dire il vero me l'ero dimenticato sul serio finché non ho dovuto dirlo a te!- disse tutto d'un fiato il più piccolo.

Lovino boccheggiò un paio di volte e l'ultima parvenza di calma che possedeva andò in pezzi.

Stava per urlare quando gli tornò in mente che erano nel bagno della scuola e che non era il caso di mettersi a sbraitare. Si prese qualche secondo per ricomporsi e riprese a parlare con molta calma -Feli... Eravate soli negli spogliatoi?- l'altro inclinò appena la testa -Sì, perché?-

Lovino si morse le labbra con gli occhi leggermente sgranati -Lui... L-Lui non ti ha... toccato, vero?- sussurrò. Feliciano sembrò pensarci un po' su -In che senso?-chiese in tono innocente.

Il maggiore si morse l'interno della guancia destra: lo squallido bagno della scuola non era il luogo adatto per fare a suo fratello il discorso sulle api e sui fiori. -Ti ha...- ingoiò la saliva che gli impediva di parlare -Ti ha... Insomma... Voleva fare qualcosa con te?- finì.

Feliciano lo guardò confuso per qualche secondo -Beh, sì- Il ringhio di Lovino gli impedì di finire il discorso -Io lo castro, quello schifoso!- cominciò a urlare il maggiore dei fratelli Vargas. Feliciano gli afferrò un braccio -Voleva uscire! Ti avevo già detto che me l'aveva chiesto!-

La furia di Lovino si spense in un attimo -Oh.- disse soltanto. Feliciano continuava a guardarlo sconvolto. Rimasero in silenzio per alcuni secondi quando Lovino tentò di rimediare al suo errore -Io credevo... sì, insomma... che avesse provato a fare qualcosa di scandaloso.-

Feliciano continuò a fissarlo con la stessa espressione di poco prima -Lud non farebbe mai niente che io non voglia fare- sussurrò convinto.

Lovino lo fissò -Cosa vuoi dire?-

Feliciano alzò lo sguardo su di lui fino ad incontrare i suoi occhi -Tu credevi che avessimo fatto l'amore, vero?-

L'altro quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Ma come faceva quel ragazzino a parlare di cose imbarazzanti con quel tono innocente? Lui non l'avrebbe mai capito.

Il più piccolo sorrise -Non siamo ancora usciti insieme! È troppo presto per pensare ad una cosa del genere!- Lovino tirò un sospiro di sollievo -E poi è una cosa che non si può programmare! Quando due persone si amano è naturale che vogliano essere più vicine!- un sospiro sognante -Deve essere bello unirsi alla persona che si ama! Mi piacerebbe molto, ora che mi ci hai fatto pensare.- lo sguardo di Feliciano vagò sul soffitto mentre gli occhi di suo fratello prendevano una sfumatura di follia -Chissà cosa ne pensa Lud. Forse dovrei andare a chiederglielo!-

-Feli- il suono della campanella interruppe Lovino e Feliciano uscì saltellante dal bagno urlando un -A più tardi!- pieno di entusiasmo.

Lovino rimase immobile per qualche secondo e, quando convinse le sue gambe a muoversi, tornò nello scomparto rotto in fondo ai bagni a riflettere su come comportarsi.

Avrebbe saltato la lezione di storia e sarebbe rimasto lì per un bel po'.

Sospirò. Sapeva che suo fratello era bisessuale da diverso tempo ormai. Per lui non era stato difficile accettarlo: il suo amore per suo fratello era semplicemente più forte di qualsiasi sua preferenza sessuale. Lo stesso Feliciano aveva accettato quella nuova condizione con naturalezza e spensieratezza. Non gli importava che il suo compagno fosse un uomo o una donna fin tanto che c'era l'amore. Per i suoi non era stato così semplice, ma erano sempre in viaggio per lavoro, quindi non aveva comunque fatto molta differenza. Il ragazzo appoggiò la testa al divisorio scrostato del bagno e si concentrò sulle scritte che vi erano incise sopra: “ti amo”, “amore mio”, “sei tutto per me”. Distolse lo sguardo quando si rese conto che erano tutti messaggi d'amore. Cosa avrebbe dovuto fare con quel mangiapatate? Minacciarlo? Non avrebbe funzionato: era molto più grosso di lui. Magari poteva colpirlo a tradimento! Probabilmente non avrebbe funzionato nemmeno quello.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva. Si schiacciò sul divisorio per evitare di essere visto, trattenendo il respiro nel timore che fosse Braginski venuto a vendicarsi di quel piatto di pasta che gli aveva lanciato addosso nella mensa. Non si sarebbe sorpreso più di tanto considerato che la volta che gli aveva risposto a tono dopo che era stato provocato aveva ottenuto un occhio nero ed un'andatura zoppicante per tre settimane. Tuttavia, una risatina irritante e un sospiro mal trattenuto lo spinsero a riconsiderare il proprio livello di sfortuna.

-G-Gilbert! Non possiamo farlo qui! Potrebbe entrare qualcu- mpfh-

Lovino intuì che quel ragazzo fosse stato interrotto da un bacio e i suoi sospetti vennero confermati da dei vaghi rumori acquosi. Beh, ci dovevano dare proprio dentro se riusciva a sentirli perfino da lì.

Gilbert si separò dalle labbra dell'altro -Non c'è nessuno qui. Sono tutti a lezione adesso.-

Lovino conosceva quel tipo: era il fratello crucco del Crucco. Era probabilmente ancora più odioso del fratello e girava sempre con un altro idiota francese dall'accento stomachevole. A quel che sapeva erano entrambi innamorati di un ragazzo biondo di seconda, ma benché si sforzasse di ricordarsi il suo nome proprio non ci riusciva. Sospirò piano senza farsi sentire. Come faceva a non ricordarselo? Era piuttosto sicuro che avessero dei corsi in comune.

Sentì Gilbert sospirare rumorosamente -Su, non fare il difficile, Matthew!-

Oh, ecco come si chiamava.

Matthew abbassò lo sguardo e lasciò che l'altro gli succhiasse piano il collo.

Un gemito sfuggì dalla sua bocca e un colpo di tosse imbarazzata fece eco nel bagno.

I due amanti si immobilizzarono e Gilbert si affacciò dalla porta del primo scomparto -Hey, Vargas! Come va la vita?-

-Andava molto meglio prima che tu entrassi- rispose sprezzante Lovino

Gilber rise -Oh, su! Lasciami finire senza interruzioni. Il Magnifico Me ha davvero bisogno di alleviare un po' lo stress-

Il rosso intuì che Matthew l'avesse guardato male dall'espressione che Gilbert assunse pochi secondi dopo, ma quel ragazzo non aveva una gran personalità ed era piuttosto sicuro che il tedesco avrebbe ottenuto ciò che voleva.

Lovino si limitò a guardarlo per poi annunciare lapidario -Tu dì a tuo fratello di non allungare le mani su Feli o sarà l'ultima cosa che farà-

Gilbert rise di nuovo e gli fece l'occhiolino -Affare fatto!-

Il tedesco tornò a concentrarsi su Matthew e quando Lovino iniziò a sentire i sospiri, i gemiti mal trattenuti e i lievi rumori della pelle che sbatteva, chiuse gli occhi in un'espressione sofferente e si infilò le cuffie con il volume al massimo. Ma proprio a lui doveva capitare il tipo che voleva fare sesso nei bagni?

-Che Lady Gaga mi salvi- sussurrò.

Dopo circa cinque canzoni Gilbert si presentò davanti allo scomparto.

Lovino si tolse le cuffie dalle orecchie, captando il rumore della porta che si apriva e si richiudeva. Alzò gli occhi sul tedesco che lo stava ancora guardando -Beh, che cazzo vuoi?- gli sputò contro.

Gilbert si lasciò sfuggire una risatina -Fine come al solito- e senza dire altro si diede una controllata nello specchio, mandò un bacio al suo riflesso e uscì dalla stanza. Lovino iniziava a pensare che l'evidente narcisismo di quel ragazzo potesse effettivamente essere un problema clinico, ma un lampo nella coda dell'occhio lo distolse dai suoi pensieri e lo fece voltare di scatto verso lo specchio. Si avvicinò lentamente a quella superficie fredda e la esaminò per qualche minuto. Mormorò qualche mugolio senza senso fra sé e sé quando lo specchio si rivelò essere lo stesso di sempre: leggermente opaco e crepato nell'angolo in alto a destra. Lovino batté le nocche dell'indice e del medio sulla superficie come ultima verifica e un suono vetroso fu la sua risposta. -È solo uno stupido specchio- chiuse gli occhi e sospirò, voltandosi -Ma che diavolo mi aspettavo?-

Uscì dal bagno e prese a girovagare senza meta per i corridoi. Sperava che Gilbert dicesse davvero a quel mangiapatate di suo fratello di non osare nemmeno allungare le mani sul suo Feliciano, ma non era sicuro di poter credere alla parola di quel ragazzo. Era un crucco, per Diana!

Si ritrovò senza accorgersene vicino allo sgabuzzino di quel piano. Sbirciò dal vetro della porta per essere sicuro che non ci fosse nessuno e, una volta accertatosene, entrò. Appese fuori un biglietto scritto dal bidello, un “non rompete i coglioni” scritto a caratteri cubitali, e si chiuse a chiave la porta alle spalle. Tirò la piccola tendina di fortuna per coprire il vetro e si spalmò sulla poltrona morbida di pelle che si trovava in mezzo alla stanza. Più che uno sgabuzzino quello era un piccolo salotto con tv. Nessuno ne era certo, ma girava voce che il custode ci si masturbasse dentro e quindi nessuno ci si avvicinava mai. Naturalmente Lovino era un'eccezione. Lui conosceva bene Raul, abbastanza bene da sapere che l'unico uso di quella stanza era quello di vedere qualche stupida soap opera argentina di terza categoria. Quindi accese la televisione e prese a fare velocemente zapping fra i canali. Ovviamente non c'era niente di interessante, ma aveva comunque intenzione di passare le tre ore che lo separavano dalla pausa pranzo in quella stanza davanti a quella tv. Alla fine trovò una maratona di repliche antichissime di Ciao Darwin e rimase a guardare quella per tutto il tempo.

Quando sentì il suono della campanella quasi gli dispiaceva: voleva davvero sapere se sarebbero stati i Brutti o i Belli a vincere il gioco!

A malincuore si diresse verso la mensa e scorse Braginski con la coda dell'occhio. -Ecco che ci siamo- pensò.

Invece, l'enorme russo lo ignorò e si posizionò in cima alla fila. Naturalmente nessuno osò dirgli niente per paura di venir aperti a metà con un coltellino di plastica da venti centesimi.

Anche lui era tentato di saltare la fila e probabilmente l'avrebbe fatto se il piatto che Ivan aveva appena preso in mano non gli fosse arrivato in faccia con la velocità e la forza di un proiettile.

Si tenne il naso per il dolore, mentre la salsa oleosa che ricopriva il polpettone gli scivolava addosso. Non contento, Ivan afferrò un piatto di spaghetti al pomodoro e gli lanciò anche quello. Lovino fece in tempo a coprirsi con le braccia, ma si ritrovò comunque ricoperto di pomodoro, con una massa informe di pasta che gli penzolava da tutta la parte superiore del corpo. Sentì qualcuno scoppiare a ridere e pensò che no, non poteva andare peggio di così. Si voltò per uscire dalla mensa, ma non aveva calcolato che si trovava in mezzo ad una pozza scivolosa di cibo. Cadde per terra sbattendo i gomiti sul pavimento. Le risate si intensificarono ancora di più e Feliciano, con uno sguardo preoccupato, corse vicino al fratello per aiutarlo ad alzarsi, seguito da Ludwig.

Il piccolo italiano si accucciò accanto al fratello e lo prese per un braccio -Stai bene, Lovi?-

No, no che non stava bene! Aveva appena fatto una figura di merda colossale davanti a tutta la scuola. Era anche piuttosto sicuro che qualcuno gli avesse fatto una foto e l'avesse messa su facebook con qualche hashtag ridicolo tipo “Mostro del pomodoro cuore cuore” o “Scemo della scuola” o “Sfigato lol”.

-Sì, sto bene- rispose. Tentò di alzarsi, ma scivolò di nuovo. Un altro boato di risate esplose nella sala e Lovino fu costretto ad abbassare lo sguardo per impedire a tutti di vedere quanto il suo viso fosse rosso e i suoi occhi lucidi. Gli bruciava. Quell'imbarazzo gli bruciava nelle vene più di ogni altra cosa in quel momento. Feliciano tentò di aiutarlo a tirarsi su, ma lui lo scostò bruscamente. Finalmente riuscì a rimettersi in piedi e uscì dalla stanza senza dire nient'altro. Mentre la porta si chiudeva dietro di lui fu sicuro di sentire lo sguardo di Bragisnki sulla sua schiena, uno sguardo irrisorio e divertito e riusciva ad immaginare che fosse accompagnato da un sorriso, se si poteva definire sorriso, altrettanto compiaciuto. Probabilmente Feliciano era rimasto ferito dal suo comportamento e molto probabilmente in quel momento il Crucco lo stava consolando, ma quasi nemmeno gli dava fastidio. Si sentiva di meritare che Feli si facesse coccolare da quel tedesco enorme, quasi fosse una punizione che sapeva di meritare. Arrivò davanti al bagno in cui aveva passato la prima ora e mezza della mattinata ed entrò sbattendosi la porta alle spalle. Andò fino allo scomparto rotto in fondo e si accartocciò sul gabinetto mentre le lacrime iniziavano a sgorgare. -Merda- sussurrò con voce tremante. Lui non era un debole. Non era debole, eppure stava piangendo. Era in grado di gestire uno scontro con un ragazzo grosso quanto lui e forse anche un po' di più, era famoso per la sua lingua tagliente e le sue battutine sprezzanti che lasciavano quasi sempre l'interlocutore senza parole, ma con Braginski proprio non ce la faceva: era capitato solo due volte che lo sfidasse e in nessuno dei due casi era finita bene. Il russo era enorme, capace di cavarti un occhio con un cucchiaio senza pensarci due volte e a lui faceva una paura matta. E poi quella mensa era troppo piena. Troppo piena di persone che avevano iniziato a giudicarlo dall'esatto istante in cui aveva messo piede nella mensa e che avevano riso di lui senza alzare un dito per aiutarlo. E tutti quegli sguardi... Dio, tutti quegli sguardi fissi su di lui lo facevano sentire così piccolo ed insignificante. Solo. Debole.

Si asciugò le lacrime con la manica della felpa. Non era così che suo nonno l'aveva cresciuto. Lui doveva essere quello forte, quello che protegge le persone a cui tiene, che non ha paura di nulla, non l'idiota che piange nel bagno ricoperto di spaghetti e polpettone.

Era stato lì per almeno dieci minuti prima di decidersi a togliersi di dosso tutto quello schifo. Si sentiva quasi di meritarselo per essere un debole. Stava deludendo suo nonno, ne era sicuro. Si tolse un pezzo di carne dai capelli e tutti i fili rossi che trovava appesi in giro per le braccia, le spalle e la testa.

Si guardò allo specchio per un attimo: era sudicio di pomodoro e olio da capo a piedi, i capelli si erano appiccicati fra loro in modo disgustoso e sembrava che non se li lavasse da almeno dieci anni, dal naso colava ancora qualche goccia di sangue, ma il più era rappreso e gli si era incrostato proprio sopra le labbra, ma la cosa peggiore erano gli occhi gonfi e arrossati che facevano da ciliegina sulla torta di quel quadro patetico. Più si guardava allo specchio, più le lacrime minacciavano di ricominciare a sgorgare senza sosta. Distolse lo sguardo mordendosi le labbra. Si faceva così schifo in quel momento. Senza guardarsi, aprì il rubinetto e tentò di lavare via un po' di quella robaccia, sperando che l'acqua fresca si portasse via anche un po' della vergogna che provava in quel momento.

Si era appena sciacquato il viso quando alzò di nuovo lo sguardo sullo specchio. Qualcosa non andava. Quello che vedeva erano degli occhi che non erano i suoi, troppo verdi e belli, dei capelli che decisamente non erano suoi, ricci e scuri, un riflesso che non era il suo. L'unica cosa che aveva in comune con lo sconosciuto che vedeva nello specchio era probabilmente l'espressione confusa e sconvolta che aveva in quel momento.








Salve~ Dopo secoli torno a pubblicare qualcosa. Mi scuso se dovessero esserci delle differenze fra le varie parti della storia, ma l'ho scritte a quasi un anno di distanza e mi è uscita così. Ovviamente il capitolo è corto perchè sono un po' scarsa, ma pazienza. Spero che vi piaccia.
Bye~


 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Jack Le Fleur