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Autore: EmmaStarr    14/02/2015    6 recensioni
Near sapeva che sarebbe arrivato da un momento all'altro, lo sapeva.
«Su, forza, dimmelo» sbottò Mello, le braccia incrociate, fermo davanti a lui.
Near mise il segno al libro che stava leggendo e sollevò la testa. «Che cosa, Mello?» domandò, senza lasciar trasparire nessuna emozione dalle sue parole.
L'altro si innervosì immediatamente. «Lo sai benissimo, stronzetto! Per chi era quel cioccolato?» ringhiò infatti, avvicinandoglisi e prendendolo per il braccio.

* * *
Dopo uno scontro in corridoio con Near, Mello trova per terra una confezione di cioccolatini di san Valentino: com'è logico presumere, il ragazzo non ci pensa due volte ad appropriarsene. Ma la curiosità lo divora: a chi erano destinati quei dolci? Per chi è che Near si è dato tanto da fare? Sarà il caso di saperne di più...
|Mello/Near| |Wammy House| |san Valentino|
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Linda, Matt, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il cioccolato di San Valentino








Mello non l'aveva propriamente visto: è più corretto dire che gli era finito addosso.

«Si può sapere che ci fai qui in mezzo?» sbraitò, guardando in cagnesco il ragazzino che aveva appena travolto.

Near si rialzò spolverandosi i vestiti, e Mello lo guardò con disprezzo raccogliere i suoi libri. Era così piccolo, insulso: com'era possibile che fosse più bravo di lui in, insomma, in tutto? «In realtà sei tu che mi sei venuto addosso» commentò monocorde il più giovane, senza guardarlo negli occhi.

Mello sollevò sdegnosamente il mento. «Ma taci, razza di idiota! Piuttosto, levati di torno: sono di fretta!» ordinò, facendo per proseguire la sua corsa.

«Se stai andando verso le cucine è troppo tardi, hanno già finito» lo informò però Near mentre già si allontanava.

Mello ci mise più o meno un secondo a voltarsi, rincorrerlo e afferrarlo per il braccio. «Come, prego?» ringhiò, la fronte imperlata di sudore. Ma non si era detto...

«Si cominciava alle quattro, ormai è tutto chiuso» spiegò Near con sguardo spento, apparentemente incurante della mano che gli stava stritolando il polso. «Ora, se vorresti scusarmi...» Si divincolò con gentilezza e voltò l'angolo, scomparendo alla vista di Mello. Questo sembrava troppo sconvolto dalla notizia per dire alcunché: avevano... finito? Eppure lui era convinto che il corso di cucina cominciasse alle cinque, alle cinque, maledizione! Quell'anno, per San Valentino, alla Wammy House avevano deciso di far preparare ai ragazzi il cioccolato da donare alle ragazze, e non il contrario. Ovviamente questo aveva infastidito Mello oltre ogni misura, visto che di solito San Valentino per lui significava cioccolato gratis. Quindi il suo piano era quello di preparare da sé montagne di cioccolato, per poi mangiarselo in santa pace senza donarlo proprio a nessuno. E adesso scopriva che era già finito tutto! Ponderò per un istante l'idea di obbligare Matt a dargli il suo, ma desistette velocemente dall'impresa: erano settimane che l'amico parlava della ragazza a cui avrebbe dato il suo cioccolato, sarebbe stato fin troppo crudele obbligarlo a rinunciarvi.

Però poteva sempre rubare quello di Near! Sì, come se il cretino avesse intenzione di regalare il cioccolato di San Valentino a qualcuno... Più probabilmente era rimasto in disparte tutto il tempo mentre gli altri cucinavano, leggendo uno strano libro o rimanendosene semplicemente , mezzo accucciato su una sedia, a fissare gli altri con quei suoi occhi spiritati. Magari anche arricciandosi quella sua odiosissima ciocca di capelli.

Aah, ma perché si perdeva in quei pensieri, quando il vero dramma era che non avrebbe potuto mangiare neanche un po' di cioccolato per tutto San Valentino? Stava per ritirarsi in camera sua a covare rancore verso il mondo, quando lo sguardo gli cadde su un piccolo involucro mimetizzato col pavimento grigio scuro: doveva essere caduto a Near quando si erano scontrati. Lo raccolse, dubbioso, e lo soppesò con lo sguardo. Il peso era quello, le dimensioni anche... senza pensarci due volte scartò il pacco, e... meraviglia! All'interno c'erano dieci cioccolatini deliziosamente ricoperti di glassa bianca, insieme a una tavoletta di cioccolato extrafondente ancora avvolta nella sua carta dorata e luccicante. Mello non credeva ai suoi occhi: Near aveva preparato il cioccolato di San Valentino per qualcuno! E non era un semplice pacchetto: oltre ai dolcetti fatti con tutti gli altri, c'era anche una tavoletta intera. Chissà da quanto tempo stava risparmiando sulle mance dell'orfanotrofio per potersela permettere!

Gli ci volle meno di mezzo secondo per decidersi: richiuse tutto con un gesto fulmineo e si scapicollò in camera sua; chiuse la porta a doppia mandata e finalmente poté godere della sua tanto agognata dose di cioccolato. Gli ci vollero circa dieci minuti per far fuori il tutto: avanzò giusto mezza tavoletta, tenendola da parte in caso di emergenze.

Una volta saziati i suoi bisogni primari, però, iniziò a sorgergli un interrogativo: per chi mai aveva preparato quel cioccolato, Near? Lo aveva sempre visto come un piccolo robot a forma di puffo, e lo sanno tutti che i piccoli robot a forma di puffo non hanno un cuore, né tanto meno dei sentimenti. Che a Near potesse piacere qualcuno in quel senso era assurdo, andiamo! Per lui non esisteva altro che... boh, i puzzle, i pupazzetti e i pigiami sformati. O almeno, questo era ciò che credeva Mello fino a quel momento.

«Ehi, Mello, apri! Non ti sarai addormentato, vero? Dove diavolo sei finito, ti sei perso il corso di cucina!» Qualcuno stava bussando alla porta così insistentemente che Mello temette seriamente per la sua incolumità. « No, Matt, è che credevo che fosse alle cinque!» gridò di rimando, girando il chiavistello e permettendo all'altro di entrare. «E così il mio piano è andato a puttane...» sbuffò, mettendo su un'espressione imbronciata. D'accordo, grazie all'inconsapevole contributo di Near era riuscito a placare il suo innaturale e spasmodico bisogno di cioccolato, ma in ogni caso gli seccava dover dipendere dall'aiuto di quel nano monocromatico. E bruciava ancora di più sapere che, se anche fosse andato a cucinare, non avrebbe saputo fare un così buon lavoro.

«Tipico tuo» sbuffò l'amico, sdraiandosi sul letto di Mello. «Però, scusa se te lo dico, pensavo di trovarti molto più incazzato. Invece hai la tipica faccia post-cioccolato che metti su dopo aver ingerito almeno due chili di quella roba. Di' un po', avevi delle scorte segrete che hai tirato fuori dopo la delusione di prima?» chiese, lo sguardo furbo. Mello inarcò un sopracciglio: possibile che Matt lo conoscesse così bene, accidenti a lui?

«No, magari. Quelle scorte le ho finite settimane fa» sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. «Ho trovato del cioccolato» spiegò brevemente.

Matt inarcò un sopracciglio. «Trovato?» ripeté, scettico.

«Sì, trovato!» scattò Mello. «Non è certo colpa mia se quel deficiente mi è venuto addosso, no? E poi, se gli cadono le cose, non sono mica tenuto a ridargliele» quasi urlò.

Matt si mise a sedere, interessato. «Near? Hai preso il cioccolato di Near?»

«Non ho mai detto che fosse suo» borbottò Mello, incurvando la schiena. «E comunque, gli era caduto» specificò.

Matt annuì. «In effetti l'ho visto al corso, e mi ero chiesto per chi lo stesse facendo: ci metteva un tale impegno...»

Quello che Mello provava non era assolutamente senso di colpa. Figuriamoci. «Tanto, non avrebbe una singola possibilità con nessuna» stabilì, categorico. «Gli ho risparmiato una delusione amorosa di proporzioni galattiche, una di quelle che non si dimenticano facilmente». Il pensiero di Near con una ragazza lo sconvolgeva oltre ogni dire: andiamo, parlavamo di Near! Near era... il suo rivale, nient'altro che questo. Non poteva essere il fidanzato di nessuno, non era nel suo ruolo.

Matt annuì, e rimasero in silenzio a riflettere per un po'. «Ma non sei curioso di sapere a chi fosse destinato il suo cioccolato?» chiese alla fine.

Mello alzò di scatto la testa. «Da morire!» confessò, sogghignando. «Non potresti investigare tu?» propose poi, gli occhi luccicanti.

Matt inarcò un sopracciglio. «Io? Cioè, dovrei andare da lui e chiedergli tipo senti, Near, ho notato che hai preparato il cioccolato: puoi dirmi per chi l'hai fatto? Sai com'è, sono curiosissimo!»

Mello lo fissò intensamente e Matt prese a sudare freddo.

 

* * *

 

«... puoi dirmi per chi l'ha fatto? Sai com'è, sono curiosissimo!» concluse Matt, insultandosi mentalmente per la sua maledetta accondiscendenza nei confronti di quella diabolica testa bionda. Ma d'altronde, stavolta se l'era cercata. Sostenne lo sguardo di Near e pregò che il pavimento gli si aprisse sotto i piedi o qualcosa di simile, perché la situazione era già ampiamente imbarazzante senza che Linda li fissasse così spudoratamente dal tavolo vicino, grazie tante.

Near sbatté le palpebre. «Era per la persona che mi piace» rispose, atono.

Matt sorrise, nervoso. «Sì, ma chi è?»

«È Mello che ti ha chiesto di investigare, vero?» domandò Near, come se fosse stata una domanda retorica. Spinse il piatto vuoto lontano da sé e si alzò da tavola. Matt non rispose, conscio dell'espressione colpevole che aveva dipinta in viso. «Beh, ci vediamo in giro» mormorò l'altro senza espressività, dopodiché si voltò e si allontanò, strascicando i piedi.

Quando Mello sentì questa storia, per poco non si mangiò le mani dalla curiosità. «La persona che mi piace? Ha detto così?» domandò per l'ennesima volta. E Matt per l'ennesima volta annuì. «Da non crederci» sbuffò allora, lasciandosi cadere a peso morto sul letto e fissando in controluce la carta della tavoletta di cioccolato che aveva ottenuto quel pomeriggio.

Matt sbuffò. «Sembra una cosa seria» mormorò, funereo.

Mello alzò gli occhi al cielo, sospirando. «Che me ne frega poi di sapere chi è che gli piace» borbottò. La carta che aveva in mano luccicava piano, quasi a ricordargli la meravigliosità sublime del suo delizioso contenuto. E pensare che, se non si fosse scontrato con Near, quel cioccolato sarebbe potuto andare a un'altra! Appena formulò quel pensiero, gli venne da vomitare. Quel cioccolato, il cioccolato fatto da Near, doveva essere suo. Suo e di nessun altro. Era una questione di principio.

«Io vado a chiederglielo» decretò, alzandosi di scatto.

«Aspetta, ehi!» cercò di fermarlo Matt, ma Mello lo ignorò e uscì risoluto dalla camera dell'amico. Aveva ancora un po' di tempo prima del coprifuoco, e sapeva che avrebbe trovato Near in biblioteca, come al solito. Non aveva un'idea precisa su cosa dirgli, ma confidava nel fatto che le parole gli sarebbero uscite da sole. Insomma, Near era il suo rivale, dopotutto: se si era innamorato di qualcuno, Mello poteva benissimo ricattarlo con quest'informazione. Anzi, magari non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno: preso dall'amore e dagli struggimenti che esso comporta, era probabile che la sua media si sarebbe addirittura abbassata! Buffo che questo pensiero, più che rallegrarlo, lo infastidisse. Il ragazzo incolpò del fatto la stanchezza e continuò a camminare, finché non si sentì chiamare da dietro. «Ehi! Ehi, Mello!»

Era Linda. Mello non fece in tempo a salutarla, che la ragazza gli si avvicinò trafelata. «Ho saputo tutto» sussurrò, cospiratoria. «Tu e Matt volete sapere per chi era il cioccolato di Near» continuò, gongolante.

Il ragazzo si fece subito attento. «Tu lo sai? Te l'ha detto lui?»

Lei spostò lo sguardo in basso, leggermente arrossita. «Ecco, non esattamente...» Oh, quella sì che era una novità! Linda che non sapeva qualcosa! «Però ne abbiamo parlato, e so molte cose! Mi ha detto che lui e quella persona si conoscono bene. Mi ha detto che era tanto che pensava di regalargli il cioccolato, e che quando gliel'ha dato...» Ma Mello la interruppe, corrucciato.

«Aspetta, non gliel'ha mica dato!» obiettò.

Linda incurvò il capo. «Come?»

«Non gliel'ha dato. Gli è caduto per caso quando ci siamo scontrati, e me lo sono tenuto io» disse sollevando il mento, quasi sfidandola ad affermare il contrario.

La ragazza pareva molto confusa. «A me ha proprio detto di averglielo dato, e sembrava anche soddisfatto della sua impresa. Diceva che non era sicuro di poterci riuscire finché non l'ha fatto» raccontò lei, mordendosi il labbro.

Mello sbuffò: evidentemente Linda era stata presa in giro. «Sarà. Quanti puzzle gli hai dato per quest'intervista esclusiva?» domandò ironico.

Lei avvampò. «D-due» confessò alla fine. «Ma andiamo, aveva preparato il cioccolato per qualcuno! Queste sono informazioni di primo livello!» protestò, convinta. Beh, rifletté Mello, per questo su Linda si poteva contare: sapeva sempre le notizie prima di tutti gli altri, e non esitava a rimetterci pur di ricavare nuove informazioni. Secondo Mello, aveva la stoffa della detective.

Il ragazzo annuì, riprendendo a camminare. «Beh, grazie della soffiata. La prossima volta che trovo delle matite colorate te ne porterò qualcuna» promise.

«Soprattutto l'azzurro, l'ho quasi finito!» gli raccomandò lei. Poi Mello voltò l'angolo e si trovò davanti alla biblioteca.

 

* * *

 

Near sapeva che sarebbe arrivato da un momento all'altro, lo sapeva.

«Su, forza, dimmelo» sbottò Mello, le braccia incrociate, fermo davanti a lui.

Near mise il segno al libro che stava leggendo e sollevò la testa. «Che cosa, Mello?» domandò, senza lasciar trasparire nessuna emozione dalle sue parole.

L'altro si innervosì immediatamente. «Lo sai benissimo, stronzetto! Per chi era quel cioccolato?» ringhiò infatti, avvicinandoglisi e prendendolo per il braccio.

La biblioteca era ormai deserta a parte loro due. Near si guardò velocemente intorno, poi sembrò rassegnarsi e tornò a rivolgere lo sguardo verso Mello. «Mi sembra di aver già risposto a questa domanda. Due volte» specificò.

Mello strinse ancora più forte, avvicinando il viso a quello di Near. «A Matt non hai detto praticamente nulla, e a Linda hai pure detto una bugia! Non è vero che l'hai consegnato, quel cioccolato. L'ho mangiato tutto io» ghignò, leccandosi le labbra. «Per la cronaca, fai schifo a cucinare» aggiunse, giusto per rincarare la dose.

Near si limitò a inarcare un sopracciglio. «Non era una bugia» si limitò ad affermare.

«Ma allora sei scemo? Ho detto che l'ho mangiato io!» gridò Mello, prendendolo per il bavero della sua maglietta sformata.

«E io ho detto,» mormorò Near, le labbra morbide e sottili appena dischiuse, «che non era una bugia. L'ho consegnato.» Mello rimase immobile per un istante, poi lo lasciò andare, lentamente. Near si sistemò i vestiti con un movimento quasi impercettibile. «E pensare che mi avevano detto che eri intelligente» ironizzò, lo sguardo fisso sul tavolo.

Mello deglutì. «L'hai consegnato... a me» soffiò.

«Sì».

«Cioè... era per me».

«Esatto».

«I dolci, la tavoletta... li hai fatti per me, l'hai comprata per me».

«Ah-ah».

«E li hai lasciati cadere apposta».

«Già».

«Ma è assurdo!» se ne uscì alla fine Mello, sconvolto. «Tu... tu mi odi!» esclamò, battendo un pugno sul tavolo.

Near iniziò a giocherellare con la solita ciocca di capelli. «Se ti odiassi non ti avrei preparato il cioccolato» mormorò con tono quasi incerto, sempre fissando il tavolo.

«Ma... perché...» mormorò Mello.

Se mi guarda negli occhi lo bacio, si ritrovò a pensare. Se ha il coraggio di alzare la testa e guardarmi mando affanculo tutto e lo bacio.

E Mello non si era mai accorto veramente di quanto volesse baciarlo fino a quel giorno, quando si ritrovò a sperare con tutte le sue forze che Near alzasse lo sguardo. Scrutò i suoi occhi neri incollati al tavolo. C'era come un muro di impenetrabilità, un muro che Mello conosceva molto bene. Ma, per la prima volta da quando lo conosceva, intravide anche qualcos'altro, oltre quel muro.

«L'ho fatto perché mi piaci» sussurrò Near guardandolo dritto negli occhi, e lo baciò.

 

* * *

 

Matt era rimasto sveglio ad aspettare che Mello tornasse e gli rivelasse gli ultimi sviluppi fino alle due, poi aveva ceduto. Il mattino dopo scese a colazione, ben deciso a dirne quattro a quell'idiota del suo migliore amico: aveva scoperto chi era il misterioso destinatario del cioccolato o no? Non si lascia una persona con questo tipo di dubbi in testa, proprio non si fa!

Cercò con lo sguardo Mello fra i tavoli della colazione, e alla fine lo individuò che faceva la fila per i pancakes. «Ehi! Alla fine hai scop...» iniziò, ma si bloccò improvvisamente, avvampando. Dall'altro lato dell'amico stava proprio Near, l'espressione più felice che gli avesse mai visto. Sul serio, era come se gli fossero esplose due stelle negli occhi.

«Oh? Ah, ciao, Matt» lo salutò Mello, ghignando come di suo solito. «Non preoccuparti, ho scoperto tutto» confidò, sorridendo malizioso e scambiandosi uno sguardo d'intesa con l'albino al suo fianco.

«Tutto... in che senso, scusa?» domandò Matt, certo di essersi perso dei pezzi.

«Lascia stare, te lo spiego poi.» fece, agitando la mano. «Cosa stavo dicendo? Ah, sì, tu: non adagiarti sugli allori!» scattò poi, rivolgendosi a Near. «Con questo non intendo ammettere in alcun modo la mia sconfitta» precisò, mortalmente serio.

«Non sarebbe nel tuo stile» ammise Near con ragionevolezza.

«Oltretutto, gli avvenimenti di stanotte hanno ampiamente dimostrato la mia supremazia» continuò Mello, sprizzando orgoglio da tutti i pori.

Near inclinò il capo. «Se vuoi vederla così...»

«Mi spiegate di cosa state parlando?» esplose Matt, che onestamente non ci capiva davvero più niente. Perché, nonostante stessero parlando normalmente, sembravano entrambi così felici? E poi, per l'amor del cielo, di cosa stavano parlando?

Mello e Near parvero ricordarsi solo in quel momento della sua presenza. Il maggiore gli fece cenno di avvicinarsi, poi gli sussurrò nell'orecchio: «Era per me».

Near accennò un sorriso e annuì. «Era per lui» confermò.

Matt corrugò la fronte, confuso; poi capì e sorrise. «Sapete, avevo i miei sospetti da un po'» scherzò, battendo una pacca sulle spalle di Mello e scompigliando i capelli di Near.

I due si guardarono, e in quello sguardo passò tutto: malizia, rivalità, amore. Perché loro erano così: non ci sarebbero state parole romantiche, o effusioni pubbliche di nessun tipo. Semplicemente, c'era un'attrazione immensa tra di loro: nessuno dei due riusciva a concepire l'idea dell'altro con qualcuno che non fosse lui. Near c'era arrivato un po' prima, ma solo per quella volta decise di non farglielo pesare. E in fondo, Mello era l'unico che potesse convivere con la non-espressività di Near, che a sua volta era l'unico in grado di competere con Mello e di stimolarlo sempre, in ogni occasione.

Sì, Matt ne era sicuro: lo vedeva nei loro gesti, nei loro sbuffi, nei loro occhi.

Dopotutto, erano stati in biblioteca tutta la notte: qualcosa doveva pur significare, no?
































Angolo autrice:
Perché è ancora San Valentino! Anche se per pochi minuti, ma amen. Dunque. È la prima volta che scrivo su questo fandom, e davvero, spero con tutto il cuore di non avere fatto casino con i caratteri dei personaggi. Amo da impazzire la coppia Mello/Near, e oggi, quando ho attraversato la tragica fase del "è san Valentino e sono ancora sola, che ne farò della mia vita", mi sono detta: come minimo devo scrivere qualcosa, altrimenti questa giornata sarà davvero sprecata. E come prima cosa mi sono venuti in mente loro, quindi... voilà!
Un augurio a tutti gli innamorati, e un augurio ancora più sentito a tutti i single: spero che questa storia vi sia piaciuta! Se tutto va come deve andare, mi vedrete sempre più spesso su questi lidi... *tremate*
Un bacione, vostra
Emma ^^

  
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