Erano lui e lei.
Lui con le sue felpe e la sua giacca di un grigio monotono, con il sorriso che mostrava raramente ma che era la cosa più bella che lei avesse mai visto, con le mani grandi che avrebbero potuto stringerla se solo si fosse deciso ad avvicinarsi. Era lui, i suoi occhi color ghiaccio e la sua erre moscia, le braccia forti e quell’espressione vacua di quando si fermava a guardare fuori dalla finestra, come se ci fosse qualcuno che potesse salvarlo da un momento all’altro.
Ed era lei, con il trucco sbavato a metà, il rossetto che si cancellava da solo in due minuti e il coraggio che mostrava solo quando le faceva comodo; il dizionario di greco messo su una sporgenza dell’autobus e l’insicurezza che la mangiava viva ma, si sa, non abbastanza da farla crollare. Lei e il sorriso contagioso, le parolacce che scappavano troppo spesso e gli occhi di un marrone banale che non piacevano a nessuno, ma a lei sì, le piaceva quel colore così banale e aspettava solo che qualcuno se ne innamorasse.
Erano loro e le versioni di greco e latino che non venivano mai giuste, le partite di pallavolo giocate insieme e gli sguardi che forse erano troppo espliciti. Erano le battute che ogni tanto facevano per prendersi in giro a vicenda, era il segreto che lei non avrebbe svelato e che lui avrebbe sempre ignorato.