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Autore: Licht4    15/02/2015    1 recensioni
Vi piacerebbe lavorare in una pizzeria dedicata ai bambini? Con saloni dove la musica è sempre allegra, e dove i bambini possono divertirsi giocando con le nostre mascotte?
Vi piace? Sì? Forse potreste essere assunti...da un po' di tempo manca sempre il personale. Ma voi non sparirete, vero?
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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albert

«Tutti i bambini desiderano stare da Albert's, per un altro po'!». Risatine si levarono dal microfono appeso alla parete. «Perché Albert's è speciale, non solo pizzeria! Un parco di divertimenti  per i vostri figli più piccoli, per questi angioletti che aspettano solo di spiccare il volo!»
Jack alzò un sopraciglio, gettando la testa all'indietro. «Angioletti? Che cavolate spari, Albert?» mormorò, mentre dal microfono la voce dell'uomo si faceva sempre più alta. «Signori e signore, ma soprattutto bambini che siete in ascolto! Albert's riapre domani alle 12. Vi auguriamo una dolce nottata!». Schiamazzi e gridolini di bambini inondarono il microfono.
Jack gettò un'occhiata all'orologio appeso sopra la scrivania. Le 23. «E' il mio turno...» sussurrò, dondolandosi sulla sedia, le  ruote che scivolarono sul pavimento.
«Il mio discorsetto è finito!» una voce tuonò dietro alla porta dell'ufficio, seguita da una risata. Albert entrò spalancando la porta, con una manata colpì la schiena di Jack. «Allora, come sta il mio security man?»
«Spari sempre tutte quelle idiozie? Angioletti, dolce nottata...».
Albert scrollò le spalle. «Così i genitori sono più contenti di venire» - alzò un indice verso l'alto - «Sii paziente, ed i frutti cadranno!».
«E' ora anche per te di passare una dolce nottata» disse Jack, alzando  le sopracciglia. Cliccò il pulsante rosso sulla scrivania. Con un ronzio, lo schermo della telecamera davanti a lui si accese.
«Voglio assicurarmi che tutto vada per il meglio qui». Albert avvicinò il viso allo schermo, dove un salone colmo di tavoli aveva fatto la sua comparsa. «Vedi, se clicchi su questa freccia, puoi vedere le altre stanze» - posò un dito sulla freccia verde sotto lo schermo. Con un ronzio la telecamera si spostò su un corridoio pieno di disegni alle pareti. Un altro ronzio, peluches di animali seduti in cerchio comparvero sullo schermo sorridenti. «Le nostre mascotte. I bambini adorano questa stanza!» esclamò Albert, sollevando le braccia sopra la testa. Uno sbadiglio uscì dalla sua bocca.
«Puoi andare, capo» disse Jack, alzando una mano verso l'alto - «Me la cavo, sono stato assunto per questo».
«Controlla sempre ogni stanza. Hai tutta la notte davanti, vedi di non addormentarti sulla sedia! » Albert sparì oltre la porta - «Se senti gli occhi caderti, vai alle cucine e fatti un caffé!»
Jack cliccò sulla freccia, gettando un'occhiata al cerchio di peluches, alla sala colma di tavoli, al corridoio tapezzato di disegni. Alzò il dito dal tasto, lo schermo si fermò su un lavandino e su uno specchio che ricopriva una parete. Uno sbuffo uscì dalle sue labbra. «Anche una telecamera nei bagni? Non penso che qualcuno vorrebbe mai derubare una pizzeria per bambini!»  L'immagine di una figura con un mantello nero e un passamontagna sulla testa che entrava nella stanza dei peluches apparve nella sua mente. Sorrise, scuotendo il capo. «Spiacente, qui abbiamo solo peluches, disegni di soli e casette, e-»  si fermò, le labbra spalancate a formare un cerchio. Sgranò gli occhi, chinando la testa sullo schermo. Il corridioio era davanti a lui, con le pareti tappezzate dai soliti disegni. Un battito accellerò nel suo petto. Un disegno era finito sul pavimento. «Prima era lì appesso...» sussurrò, corrugando la fronte. "O forse prima era per terra e non l'ho visto?".  Mosse il dito sul pulsante, le altre stanze si sussegguirono sullo schermo. «Tutto normale.».
La stanza dei peluches comparve davanti a lui. Un peluche con una proboscide e due orecchie tonde, uno con un becco ed una cresta sulla testa, un altro con un muso appuntito e una fila di denti aguzzi. Jack strinse gli occhi, fissando le sagome di quegli animali, le loro bocche aperte in un sorriso, i loro occhietti neri spalancati. La proboscide dell'elefante ruotò a sinistra. Jack sobbalzò sulla sedia, un dito scattò sulla freccia. I peluches scomparvero dallo schermo.
«Pupazzi che si spostano, eh? Per piacere!» esclamò, spostando la mano verso il sacchetto di patatine di fianco alla telecamera. Il braccio si bloccò a mezz'aria, le dita sfiorarono il sacchetto giallo. Nel corridoio tre disegni erano a terra. «Cristo, questi sono proprio caduti!»  afferrò il sacchetto, estraendo una patatina. «Forse una corrente d'aria?»
"Forse era per quello che i peluches si spostavano". La proboscide che si spostava, ruotava su se stessa. La proboscide del peluche.
Jack ritornò nella stanza dei peluche disposti in cerchio, stringendo i denti. Sobbalzò, le patatine finirono sulla scrivania. Tre peluches mancavano dal cerchio. Gli altri se ne stavano a sorridere nel buio.
«Chi è che manca?» sussurrò, gli occhi che vagavano sugli animali. Si battè una mano sulla fronte. «L'elefante e quel pennuto di sicuro! E poi chi c'era vicino all'elefante?»
Una musichetta giunse alle sue orecchie. Girò di scatto la testa verso la porta ancora spalancata. Si alzò, dirigendosi verso la porta, le gambe molli. Si affacciò sul corridioio. La musichetta arrivava da lontano, una di quelle con le note acute che bombardava la pizzeria tutto il giorno per far ballare i bambini.  Rabbrividì, chiudendo la porta con uno scatto.
«Pazzesco, Albert, pazzesco...». Si gettò sulla sedia, massaggiandosi le tempie. «Chi ci crederebbe mai, Albert?» sussurrò, schiacciando di nuovo la freccia verde. Con un ronzio la telecamera si spostò sul corridoio. I disegni erano caduti dalla parete. Alcuni fogli erano stropicciati. Jack gemette, gli occhi incollari sullo schermo.
In fondo al corridoio, una figura avanzava. Superò i disegni con uno scatto, una proboscide che ruotava.
«E' lui!» esclamò Jack, sbarrando gli occhi. Si sfregò il viso con una mano. L'elefante era sparito. Un disegno si staccò dalla parete, volteggiando a terra. "Neanche un bambino ci crederebbe. Forse stai avendo le allucinazioni, Jacky".
Soffocò uno sbadiglio, scuotendo le braccia cosparse da tremiti. Spostò gli occhi verso l'orologio. Le lancette avanzavano sul quadrante, diffondendo il loro ticchettio nella stanza. «Di già le due?». Si alzò, stiracchiando le gambe, il corridioio ancora sullo schermo. «Sapete che vi dico? Al diavolo elefanti, al diavolo i peluches!» esclamò, correndo verso la porta e trascinandosi lungo il corridoio. La musichetta era svanita.
"Perché era un'allucinazione, ecco perché non la senti. Riguardo ai disegni, forse una folata d'aria". Jack sorrise, scuotendo il capo. Solo il suono dei suoi passi che colpivano il pavimento riecheggiava lungo il corridoio. Si fermò non appena vide la porta con il cartellino rosso e con la scritta in corsivo "Cucina, riservato ai dipendenti".
«Un caffè è quello che ci vuole, e poi tornerò a controllare!» esclamò, aprendo la porta. Un odore di pizza e fritto gli entrò nelle narici. Sospirò, prendendo una tazza da un ripiano, la posò sul distributore. Schiacciò un pulsante, il liquido nero gorgogliò nella tazza. «Così si sta meglio!» disse, afferrando il contenitore.
Un cigolio alle sue spalle. Jack sussultò, la tazza tremò nella sua mano. Una musichetta inondò il corridoio. Avanzò verso la porta, stringendo la tazza fumante, le spirali di vapore che salivano verso l'alto. Ritornò suoi suoi passi, il cuore che risuonava nel petto. "Non devo agitarmi così, per tre stupidi peluches. Ora guarderò lo schermo, e li vedrò seduti al loro posto!".
Un brivido gli corse lungo la schiena, le gambe si irriggidirono. La porta del suo ufficio era chiusa. Con uno scattò afferrò la maniglia, tirandola verso di sè. La porta rimase incollata al muro.
«Non ricordo di averla chiusa a chiave!»
Si girò, corse lungo il corridoio. "So che Albert ha delle chiavi di scorta nell'ingresso" pensò, svoltando l'angolo e raggiungendo il corridioio con i disegni. Calpestò i fogli accasciati sul pavimento, sfrecciò nel salone, superando le tavolate. Si arrestò di colpo, posandosi una mano sul petto. Il cuore rimbombava sotto la sua mano, il suo respiro si sentiva per tutta la sala.  "La stanza dei peluches è qui vicino, posso controllare se sono tornati ai loro posti" pensò, girando il collo a destra ed a sinistra. «Devo controllare...»
Deglutì, camminando avanti, le dita serrate attorno al manico della tazza, le spirali di vapore che ancora fuoriuscivano, salendo fino al soffitto.
La porta della stanza dei peluches era spalancata. Il buio usciva da quella sala, assieme alle note acute della musichetta che suonava mattino e sera.
Jack prese un respiro, sporse  il collo oltre la porta. Il cerchio era sparito. «I peluches sono-» le sue labbra tremarono, la tazza colpì il pavimento, il caffè si sparse a terra. Una risatina alle sue spalle. Jack si voltò, indietreggiò con uno scatto, fino a sfiorare il muro della stanza. L'elefante era davanti a lui. Il pennuto e un cane dai denti a punta entrarono dietro di lui.
"Albert, non ci crederesti". Jack fissò gli occhi neri dei peluches puntati contro di lui. Un ghigno si aprì sui loro volti.




albert

Note
Questa storia è stata scritta mesi e mesi fa, e l'ho postata solo adesso perché mi piaceva. Volevo postarla mesi fa ma poi tempo e voglia mancavano. Una controllatina e via! L'idea mi era venuta guardando un gioco per computer che forse qualcuno conosce, "5 Nights at Freddy's". E' davvero inquietante così ho scritto qualcosa di simile, ma forse diverso perché poi la mia immaginazione se n'è andata per conto suo. Comunque con questa mi sono divertita a scrivere. Ditemi se vi piace o se non vi piace, alla prossima! Inserirò altre storie scritte ultimamente.




  
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