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Autore: TheGirlWithEmeraldEyes    15/02/2015    3 recensioni
Gli Hunger Games non sono finiti... anzi... quelli veri iniziano ADESSO.
Tutti pensano che Capitol City sia stata completamente sconfitta. Ma non é cosí. Specialmente se consideriamo che ha ancora una carta da giocare. E poi c'é Gale, che é sparito e non si fa piú vedere. Siamo sicuri che Gale sia
veramente come lo pensiamo noi? Per Katniss sta per iniziare una nuova avventura. La ghiandaia imitatrice sta per tornare. Ma stavolta ci sará al suo fianco due nuove ghiandaiette... Siete pronti?
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Che gli Hunger Games piú epici di sempre abbiano inizio!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so da quanti minuti io e Peeta ci stiamo baciando, ma non saró di certo io la prima a smettere... Lui mi mette le mani tra i capelli e io lo stringo ancora piú forte. Nessuno riuscirá mai a separarci. Sento il suo respiro entrare nella mia bocca e fondersi con il mio in un' armioniosa danza di vento ed i suoi occhi profondissimi puntati sui miei.  Siamo come oceano e terra. Due opposti. Ma insieme formiamo la magia della Natura.

-Ma che romantici...-  Johanna ha aperto la porta senza dire niente e ha interrotto il momento piú meraviglioso della mia vita. Fantastico. E pensare che ero felice di rivederla... Pazienza. Lei é fatta cosí e mi devo riabituare al suo modo di essere.

-Ho interrotto qualcosa?- mi chiede in tono ironico

Roteo gli occhi e lei scoppia a ridere: - Benvenuta di nuovo nel fantastico mondo di Johanne!-

Comincio a ridacchiare, coinvolta da Johanne. Non mi capita spesso di sentirla ridere, ma quando succede sembra la persona piú felice del mondo. Dovrei imparare da lei. Capitol City ha afferrato nella sua morsa mortale tutti i suoi parenti, eppure lei sa ancora ridere in quel modo. 

Johanne smette di ridere e cerca di ritrovare la sua solita espressione sarcastica: - Forza venite piccioncini, é ora di presentarvi qualcuno.- 

-E i bambini? Li facciamo venire o no?- chiede Peeta.

É vero. I bambini. Questa é la loro prima esperienza nell' inferno chiamato guerra. Anche loro, come Prim, saranno costretti a diventare grandi troppo in fretta. E questa é una delle cose che mi mettono piú rabbia al mondo. Strappare l'infanzia ad un bambino é la cosa piú crudele al mondo, perché ti trascini dietro solo esperienze traumatiche. Io lo so bene, l'ho provato sulla mia stessa pelle quel giorno in cui nella miniera dove mio padre lavorava ci fu un incidente.

Lui morí. In quel giorno persi l'infanzia per sempre : mia mamma si era lasciata andare ed era diventata come un fantasma: girava per la casa senza dire o fare nulla e a me toccó prendermi cura di tutta la famiglia. La vita senza mio padre é diventata molto diversa.

La vocina di Lucas che, spaventato, comincia a piangere, mi fa ritornare alla realtá. Mi dirigo verso di lui e lo abbraccio: -Stai calmo, si sistemerá tutto presto...-  gli dico con la voce piú dolce possibile, ma inutilmente. Il mio Lucas non smette di piangere. D'altronde é Peeta quello bravo con le parole, non io.

-Allora, che facciamo?- chiedo a Peeta -Non penso che lasciarli venire sia una buona idea, prima dovremmo vedere di che cosa si tratta...-

-Hai ragione. Non sappiamo chi vederemo e nemmeno cosa fará, perció...forse é meglio farli stare qua.-  risponde Peeta

-Va bene...-  schiocco due bacetti sulle piccole morbide fronti di Emily e Lucas e afferro la maniglia della porta per uscire, ma non riesco a camminare perché la mia gamba é bloccata da due braccette minute che la stanno abbracciando.

-Emily...- sospiro cercando di staccarla dalla gamba

-Mamma ho paura non lasciarmi da sola...- piagnucola Emily

-Ma tu non sei sola. C'é tuo fratello con te...- prendo delicatamente la mano di Emily e quella di Lucas e le unisco assieme - Ricordate: se sarete uniti, nulla potrá mai sconfiggervi...-

-Perché l'unitá ed i sentimenti sono piú forti di qualunque arma.- conclude Peeta.
Giá. Ha ragione. Quel giorno, nell'arena, il nostro amore é stato piú forte di tutto. E se non fosse stato per quello... beh... adesso non sarei qua. Tutti pensano che sia stata spinta dall'istinto di sopravvivenza a tirare fuori le bacche velenose, e sinceramente lo pensavo anche io. Fino a che ho scoperto che lo amavo davvero.

I due bambini si abbracciano l'un l'altro, strappandomi una lacrima.  So giá che questo sará uno degli ultimi momenti di pace, e me lo voglio godere appieno.  

-Ehy?  Panem chiama Katniss? PROOONTOOO?- lo sbraitare di Johanna interrompe un momento favoloso. Di nuovo. 

-Arrivo arrivo...- borbotto svogliatamente. Volgo un ultimo sguardo ai miei bambini, poi mi faccio forza e oltrepasso la porta seguita da Peeta.

Johanna ci guida attraverso l'Hovercraft,  i corridoi sembrano non finire mai, sempre tutti uguali. Gira a destra, a sinistra, sali e scendi le scale,  apri e chiudi porte. In questo labirinto di metallo tutto sembra essere progettato per far e impazzire chiunque vi passi. 

Alla fine per mia fortuna arriviamo in una sezione leggermente diversa: i corridoi sono piú ampi  e le porte sono sigillate e custodite da guardie super armate che, a quanto pare, devono custodire qualche grosso segreto. Una di quelle di fa avanti e ci chiede di non opporre resistenza mentre ci bendano gli occhi.

Sento un panno ruvido toccarmi il viso e istintivamente sussulto. Una delle cose che odio é il non poter vedere o sapere. Dagli Hunger Games alla mia permanenza nel distretto 13 tutti mi hanno sempre nascosto qualcosa. Haymitch mi aveva tenuta all'oscuro del progetto del finto amore con Peeta per avere piú sponsor, la Coin, Gale e Beete del progetto per fare saltare in aria dei ribelli per finire la guerra il piú in fretta possibile. 

Odio quando succede.

Odio i segreti.

Odio essere solo una pedina usata come si pare e piace.

-No. Io non la metto.- guardo fisso negli occhi la guardia, che mi risponde in tono duro:- Senza benda non si passa. É la procedura.-

-Katniss. Non é il momento di fare la bambina... Abbiamo cose piú importanti di questa di cui preoccuparci....mettiti quella benda.-   Fantastico. Adesso anche Johanna sostiene questa stupida regola... Forse é meglio che mi rassegni, oppure non ne verremo piú a capo. Ma questa sará l'ultima volta. L'ULTIMA.

Mi lascio mettere la benda e in pochi secondi mi ritrovo in quella dimensione in cui non é permesso di sapere, ne di chiedere o guardare.

La mano della guardia mi spinge con nessuna dolcezza in avanti, ordinandoci di camminare in fretta. Veniamo guidati attraverso mille corridoi e dopo qualche minuto ho giá perso il senso dell'orientamento. 

La voce di Peeta rompe la monotonia del silenzio: -Siamo arrivati? Non ce la facciamo piú...-

-Ancora poco...-

Lo spero... ancora dieci minuti in piú e mi tolgo questa maledetta benda...

Attraversiamo altri corridoi, fino a che la guardia mi avverte che siamo giunti a destinazione. Una brezza improvvisa mi accarezza le guancie. Un piccolo assaggio di cielo dopo un'ora passata in corridoi claustrofobici.

Mi sfilo lentamente la benda e davanti a me si apre lo spettacolo di Panem vista dall'alto. Mi sembra di essere diventata veramente una ghiandaia e di volare libera attraverso le nuvole.

Mi guardo attorno e vedo un'ampia terrazza di metallo, tutta deserta, o almeno credo che sia cosí... Johanna e Peeta sono scomprasi, cosí come la guardia. Molto sospetto...

Un rumore di passi comincia a farsi distinto davanti a me, accompagnato da una figura indistina a causa della nebbiolina che aleggiava nell'aria.

-Chi sei?-  la mia domanda si perde nel cielo senza ricevere risposta.

La figura é ormai a due passi da me e finalmente mi accorgo che il ragazzo davanti a me é colui che credevo di avere perso per sempre.

-Gale!- grido esultante saltandogli adosso. Quello che succede subito dopo mi sconvolge. 

Gale si irrigidisce al mio tocco e si ritrae. Cosa é successo al mio migliore amico?

-Ciao, Everdeen.- sono le uniche parole che Gale mi rivolge in un tono cosí serio che non pensavo possedesse. Non mi aveva mai chiamato per cognome. Mai.

-G-Gale?-

-Cosa c'é???!!!- mi urla

-Gale... ecco...io... mi dispiace... lo so che tu mi amavi ma...-

Nel bel mezzo della frase Gale si gira e se ne va.

-Aspetta!- cerco di raggiungerlo ma appena mi avvicino lui mi allontana spingendomi

-Smettila di seguirmi. Io ti odio Katniss. Hai capito? IO TI ODIO!- sulle sue guance scorre una piccola minuscola lacrima.

Lui se ne va, stavolta davvero. E io posso finalmente piangere. Sento le mie guance diventare calde e i miei occhi lucidi, e scoppio in un urlo. Non si puó andare avanti cosí. Una tragedia dopo l'altra. Io non ce la faccio piú.
   
 
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