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Autore: Shade Owl    16/02/2015    1 recensioni
Sconfiggere il destino è un'ardua battaglia. Lo sa bene Nathan Clarke, il quale si è preso sulle spalle più di un fardello, il più recente dei quali lo ha trovato in un bosco durante la caccia. Ma lui ha qualcosa che molti sembrano considerare solo una mera illusione, e che secondo il suo giudizio può portare enormi cambiamenti nel futuro: ha una speranza.
E la speranza di un uomo da sola dovrà tenere testa a mille difficoltà, sostenendo la piccola Athena attraverso un mondo ostile a chi, come lei, sembra avere un solo cammino davanti: quello della morte.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- State per cominciare l’ultima prova. Dopo oggi, quelli di voi che torneranno vittoriosi saranno ritenuti a tutti gli effetti dei veri cacciatori, e potranno aspirare a posizioni di spicco all’interno della casata. Servirete la Ilharess, sarete i muscoli e gli occhi di Llenxia. Ci porterete il cibo, rintraccerete i nostri nemici e proteggerete le carovane dalle aggressioni. E ora a voi… scegliete le vostre armi e mostrate a Elistraee di meritare la sua benevolenza.-
Il discorso di incoraggiamento di Nazdr, stavolta pronunciato (grazie al cielo) in lingua comune, durò molto poco, e subito dopo tutti si avvicinarono alle fornitissime rastrelliere, raccogliendo le armi che preferivano e che meglio si adattavano ai loro stili di caccia.
Athena fece altrettanto, senza badare molto ai suoi cinque compagni e cercando quello di cui aveva bisogno. Non ci fu bisogno di accalcarsi o fare in fretta, non con il numero di armi disponibili, molto superiore al loro. Ignorò completamente le spade, inutili per un cacciatore nella stragrande maggioranza dei casi, e optò per l’arco (ricavato da un qualche legno nero e rifinito con strisce di cuoio poco più chiare), due pugnali e una daga. Per un istante fu tentata di prendersi anche una lancia, ma decise di no: Nate non aveva mai avuto bisogno di usarne una, né contro un cinghiale né tantomeno contro la Vuivre che aveva ucciso anni prima. Certo, lui aveva delle rune incise sulle ossa, rune che lo rendevano più che un uomo, ma le aveva insegnato molto. Era certa di poter affrontare qualsiasi cosa si trovasse davanti anche con armi poco ingombranti. Meglio fare ricorso all’intelligenza che alla forza e all’equipaggiamento. Se poi avesse rimpianto la lancia tanto peggio, ma se la sarebbe comunque cavata, in qualche modo.
- Tieni.- disse Nazdr, quando si avvicinò a lui dopo aver finito - Prendi una di queste e poi vai.-
Le stava tendendo una serie di tessere di legno identiche, dalla forma quadrata. Athena ne scelse una a caso e la girò, trovandosi a guardare quello che senza dubbio era un insetto.
Aveva un aspetto vagamente simile a quello di una blatta o giù di lì, dal corpo segmentato e chitinoso, dalla schiena quasi piatta, e sei zampe nodose sbucavano fuori dall’addome. Due grosse tenaglie ornavano la bocca, insieme a delle sottili antenne su cui cresceva una rada e corta peluria ispida e due piccoli occhi neri.
Anche se quello era solo un ritratto su tavoletta, ad Athena quella creatura non piacque affatto: prima di tutto le trasmetteva ostilità anche così e, in secondo luogo, lei non era mai stata una grande amante degli insetti.
- Cos’è?- chiese.
- Quello è un Ankheg.- rispose Nazdr, mentre un giovane Drow prendeva la propria tavoletta.
Athena annuì meccanicamente, continuando a guardare l’immagine, e si voltò verso Nyx, poco distante, che stava osservando a sua volta il ritratto del proprio bersaglio. Accorgendosi del suo sguardo le lanciò un sorrisetto e la intascò.
- Drider.- disse - Brutti, schifosi e cattivacci. E i seguaci più devoti di Loth li adorano alla follia. Forse dovrei ricordare a Nazdr che i miei genitori erano seguaci di Loth da vivi…-
- La cosa ti creerà problemi?- chiese Athena.
Lei scosse la testa.
- Sono morti quando ero piccola. Non sono cresciuta come seguace di Loth, e onestamente di religione non mi interesso in modo eccessivo. Il problema è semmai che questi cosi sono proprio cattivi. Tu invece?-
Le mostrò l’immagine dell’Ankheg, e Nyx alzò le sopracciglia con vaga sorpresa.
- Beh, carino. Ti do un solo consiglio prima di separarci, allora: se ti sputa tu spostati.-
Athena aggrottò la fronte.
- Questi cosi sputano?-
- Solo se li esasperi.- rispose lei, caricandosi in spalla l’arco, le frecce, la lancia e la spada che aveva scelto - Bene, ci vediamo appena abbiamo finito. Ehi, facciamo a chi finisce prima? L’ultima paga pegno?-
- Che pegno?- chiese Athena, mentre l’amica si allontanava.
- Boh. Te lo dico quando mi viene in mente!-
 
Nazdr le indicò un tunnel da seguire per trovare più facilmente la sua preda e le augurò buona fortuna. Addentrandosi nella galleria con solo una torcia come compagnia, Athena si lasciò presto alle spalle il calore e la luce di Llenxia e presto si ritrovò circondata dalle tenebre del sottosuolo. Nyx in quelle ultime due settimane le aveva spiegato nel dettaglio come muoversi durante la caccia tra le tenebre senza perdersi e, soprattutto, in che modo aggredire una preda che non sarebbe riuscita a vedere. Quello era stato per lei un chiodo fisso per tutto il tempo, in fondo: se non poteva usare gli occhi avrebbe avuto uno svantaggio terribile, specie considerando che qualsiasi cosa avesse dovuto uccidere avrebbe avuto una vita intera di abitudine al buio. Una luce poteva andare bene all’inizio, ma per avere successo avrebbe dovuto spegnerla… perdendo così ogni punto di riferimento.
Sì, qui va bene… pensò quando si fu inoltrata abbastanza nei tunnel e nelle caverne che circondavano Llenxia.
Torse il braccio per infilare una mano nel piccolo zaino e ne trasse un piccolo barattolo di vetro che aveva acquistato un paio di giorni prima da un alchimista: il contenuto era stato fatto appositamente per lei, e se lo avesse applicato sugli occhi avrebbe avuto otto ore per vedere tra le ombre senza nessun tipo di problema.
Spense la torcia sfregandola al suolo e infilò due dita nel barattolo, strofinandosele poi su entrambe le palpebre. Massaggiò qualche secondo e, quando lentamente provò ad aprire di nuovo gli occhi, scoprì che il composto stava già iniziando a fare effetto.
Magnifico!
Tutto, intorno a lei, aveva recuperato i suoi contorni. Distingueva chiaramente le sagome di quasi tutto in un raggio di molti metri, anche se i colori tendevano tutti verso un freddo azzurro bluastro.
Riprese la marcia, stavolta cercando di essere il più silenziosa possibile, inoltrandosi in una grotta che si apriva lì vicino, le orecchie aperte e tese per cogliere qualsiasi segno di vita. Si mantenne bassa, rasente alle pietre più grandi, e i suoi sensi si concentrarono sul trovare la propria preda.
Non fu una cosa facile, e si imbatté in ogni genere di creatura prima di trovare un Ankheg: talpe, vermi, pipistrelli e bestie striscianti d’ogni genere la facevano da padroni, alcuni anche di dimensioni importanti; trovò persino un torrente sotterraneo attorno al quale si aggiravano creature che somigliavano a orridi e pallidi pesci bipedi, le schiene curve e le pinne allungate come se fossero arti veri e propri, che strisciavano sul terreno nei dintorni del fiume e azzannavano all’istante quello che trovavano a portata. Subito dopo lo trascinavano sott’acqua, sparendo in un turbinio di pinne. Athena comprese subito di dovergli stare lontana.
Trovò il primo accenno di Ankheg solo dopo la seconda applicazione dell’unguento per gli occhi, in una conca a circa tre chilometri dal torrente dei pesci–mostro.
Erano in cinque, un adulto e quattro piccoli, probabilmente appena usciti dallo stadio larvale. Non che s’intendesse molto di Ankheg, di come crescevano eccetera, ma le dimensioni parlavano chiaro. E l’adulto, quello che doveva uccidere lei, era alto almeno tre metri da terra (ergendosi sulle quattro zampe posteriori) e lungo non meno di cinque.
Forse una lancia mi avrebbe fatto comodo, in fondo…
I piccoli stavano mangiando, strappando brandelli di carne dal corpo di un animale morto ormai troppo martoriato per essere riconosciuto, mentre l’adulto li teneva d’occhio. Attaccare adesso e sperare di cavarsela sarebbe stato davvero stupido.
Appiattita sulla cima di una roccia, Athena osservava la scena con attenzione, cercando possibili punti deboli e valutando la situazione da ogni punto di vista.
Va bene… prima di tutto devo fare in modo che i piccoli non mi saltino addosso all’improvviso. In secondo luogo, devo attirare l’adulto da qualche parte. Terzo, devo ucciderlo con un colpo solo per evitare che contrattacchi.
Combattendo la repulsione tornò a guardare i resti dilaniati e sanguinolenti della creatura morta lì sotto: era grande quasi quanto lo stesso Ankheg adulto, e ce n’era uno solo. Di conseguenza, era improbabile che i piccoli lo avessero aggredito e ucciso da soli. Era stata di certo la madre.
Ottimo. Ora devo solo aspettare.
 
La famiglia di Ankheg si ritirò nel nido una volta finito di mangiare, la madre per ultima, infilandosi in una fenditura quasi rasente al suolo, appiattendosi e strisciando in modo a dir poco disgustoso fuori dal suo campo visivo. Athena rimase immobile finché non furono spariti, poi indietreggiò lentamente e si allontanò quanto bastava per non essere sentita, sistemandosi in un angolo della grotta sotterranea. Si tolse di dosso l’equipaggiamento e lo zaino e fece una pausa per mangiare, raccogliendo le idee nel frattempo: se voleva che l’Ankheg adulto diventasse un bersaglio facile doveva necessariamente aspettare che uscisse a caccia, ma nel mentre poteva organizzare le cose in modo tale che la situazione volgesse facilmente a suo vantaggio.
Terminato il proprio pasto (un po’ di pane e formaggio e un frutto) si rimise tutto in spalla e cominciò la propria opera.
Usando le applicazioni dell’unguento per tenere il conto del tempo che passava poté dire con certezza di aver trascorso altre sedici ore da sola nel buio dopo l’avvistamento della preda. Grazie alla sua esperienza di cacciatrice, alle lezioni di Nate e anche a quelle di Nyx, riuscì a identificare il percorso di caccia preferito dell’Ankheg e a intuire da dove sarebbe passato. Scovò una talpa gigante che mangiava tranquillamente a distanza di sicurezza dalla tana degli Ankheg e dal loro terreno di caccia, e prima che l’animale si accorgesse oltre ogni ragionevole dubbio della sua presenza incoccò una freccia imbevuta con un filtro soporifero e lo ferì alla zampa.
Trascinò la bestia svenuta sul terreno di caccia (non senza qualche difficoltà) e la legò a una pesante pietra con una corda, anche se dubitava che, casomai si fosse svegliata, quella misura di sicurezza avrebbe tenuto duro a lungo. Dopo aver terminato si arrampicò in un punto fuori vista e rimase in attesa.
Finì con l’addormentarsi un paio d’ore, ma quando si svegliò la talpa era dove l’aveva lasciata, e l’effetto del filtro soporifero non era ancora terminato. Ci volle qualche ora prima che desse i primi segni di vita, deboli e confusi: gli strascichi stavano intontendo la talpa, e per un po’ ancora sarebbe stata incapace di comprendere la situazione. Sperando che non rompesse la corda con gli artigli prima del tempo, Athena preparò una seconda freccia drogata e la tenne d’occhio.
Era quasi sul punto di addormentarla di nuovo quando, finalmente, l’Ankheg fu a portata d’orecchio.
Arriva… benissimo! pensò Athena, sentendo lo zampettio della creatura avvicinarsi.
La talpa cominciò a svegliarsi un po’ di più, percependo il pericolo imminente, e si dedicò alla corda che la tratteneva, mordendola nel tentativo di spezzarla. Ancora un po’ instupidita dalla droga non riuscì a liberarsi al primo colpo, e l’Ankheg fu in vista molto prima che ce la facesse. Non appena scorse la preda accelerò, stridendo appena, mentre quella squittiva e faceva del proprio meglio per spezzare la fune.
Con calma, Athena si mise in posizione e incoccò la freccia, mirando verso il proprio bersaglio senza fretta, seguendone i movimenti con cura. Quando fu quasi sul punto di affondare le tenaglie nella carne della talpa lasciò andare la corda, scoccando il dardo.
Quello sibilò nell’aria fredda della grotta e raggiunse l’Ankheg che, distratto, non si accorse in tempo del pericolo. La punta penetrò nella chitina con un suono un po’ viscido poco sotto la testa, strappandogli un verso di dolore. La talpa, approfittando del momento, riuscì a liberarsi e corse via, mentre l’Ankheg tentava inutilmente di strapparsi di dosso la freccia.
Maledizione… pensò Athena, scocciata: sperava di colpirlo in testa, al cervello, così da farlo fuori subito.
Incoccò un altro dardo e si accinse a colpire, ma aveva sottovalutato la velocità dell’avversario, che le fu sopra prima ancora che potesse provare a prendere la mira: zampettando furiosamente, il gigantesco insetto si arrampicò da lei e le si parò davanti stridendo, le chele che scattavano a ripetizione, per nulla intontito dal filtro in cui aveva immesso la punta della freccia: il sonnifero difficilmente avrebbe funzionato su qualcosa di così grosso.
Schivò l’assalto delle tenaglie e si lasciò rotolare giù dal pietrone, atterrando di schiena a quasi dieci metri di distanza. L’Ankheg si era già lanciato all’inseguimento, ma almeno da lì poteva usare l’arco.
Stavolta lo colpì in un occhio, fermando la sua avanzata e costringendolo a contorcersi e a gridare per il dolore, le zampe anteriori che si agitavano follemente. Adesso era mezzo cieco.
Si rialzò in fretta e corse via, preparando un terzo dardo, ma quando vide che il nemico si era già ripreso e le stava dietro senza nemmeno sforzarsi, decise di rinunciare definitivamente al combattimento sulla distanza: le sue falcate erano troppo grandi, non poteva seminarlo.
Lasciò cadere l’arco e sguainò la daga, saltando per evitare nuovamente le tenaglie. Si portò nel suo punto cieco e affondò la lama dietro la chela più vicina, staccandola parzialmente. L’Ankheg urlò di nuovo, furibondo, e scattò indietro, peggiorando le cose: l’arma penetrò ancora più in profondità, sbucando dalla parte opposta e recidendo del tutto l’appendice, che cadde a terra in una pioggia di sangue viscoso. Poi roteò su se stessa e tranciò quasi di netto una delle zampe sottili all’insetto, sbilanciandolo per l’improvviso cambiamento di equilibrio. Stavolta non riuscì a spostarsi in tempo, e la creatura le cadde addosso, schiacciandola a terra e facendole perdere la presa sulla daga, che rotolò almeno venti centimetri fuori dalla sua portata.
Bloccata dov’era dalla mole dell’avversario, che già attorcigliava il lungo corpo per riuscire a riportarla nel proprio campo visivo, Athena allungò a mano verso uno dei due pugnali da caccia, mentre dalla bocca dell’Ankheg gocciolava qualcosa si chiaro, che si mischiava al sangue ed emanava un odore acre. La creatura sputò verso di lei, e all’istante Athena si contorse per cercare di evitarlo. Lo schizzo colpì il terreno dove un attimo prima c’era la sua spalla, e un fumo puzzolente le entrò nelle narici: quella porcheria era acida.
Sguainò il pugnale e colpì più e più volte il fianco del nemico, aprendogli nuove ferite ma senza riuscire a smuoverlo, mentre quello già si preparava a sputare ancora. Certa che se non avesse fatto qualcosa subito sarebbe stata uccisa, Athena lanciò l’arma verso il muso dell’Ankheg, che lo spostò all’istante per evitare di essere colpito.
Nel muoversi, per fortuna, fu anche troppo affrettato ed entusiasta, perché la pressione che la bloccava si allentò, permettendole di sgusciare via. Rapida come uno scoiattolo gli saltò sulla groppa e si arrampicò lungo il collo del mostro, afferrando il secondo pugnale. Barcollando, l’Ankheg cercò di rialzarsi e di disarcionarla, ma prima di poterci riuscire Athena gli affondò l’arma nella nuca, strappandogli l’ennesimo grido. Le zampe dell’Ankheg cedettero di schianto, e la creatura si ritrovò ad annaspare debolmente al suolo. Athena, rimasta dov’era aggrappandosi al manico del pugnale, saltò a terra all’istante e corse a recuperare la daga, che poi affondò nel collo e di nuovo nella testa della sua preda, proprio tra gli occhi.
A quel punto l’Ankheg, esausto, emise un gorgoglio e si accasciò senza più muoversi.

Sì, lo so... un po' d'azione è mancata. Per questo rimedio.
Ringrazio 
Ely79, Alice Spades, Shiho93, Kira16, NemoTheNameless, FabTaurus, Lune91, Iryael, KING KURAMA, King_Peter, Jasmine1996, Terry5, Wendy90, Iryael e Ciccy, che mi seguono. A presto!

   
 
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