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Autore: RedLolly    16/02/2015    3 recensioni
Raccolta di brevi e taglienti racconti incentrati ognuno su uno specifico personaggio della serie, il quale risulterà dilaniato da una particolare malattia mentale. Benvenuti al manicomio.
I- Carne che brucia [Roy Mustang]
II – Cure amorevoli di una ragazza sola [Winry Rockbell]
III – L’uomo triste e la principessa di pezza [Hohenheim]
IV – Il rito [Riza Hawkeye]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Edward/Winry, Roy/Riza
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Salve a tutti, sono RedLolly ed eccomi qui con una nuova e delirante creazione!^^ Durante una tristissima serata di San Valentino mi è venuto in mente di scrivere questa piccola raccolta che spero apprezzerete: ogni capitolo sarà incentrato su un personaggio di Fullmetal Alchemist, e cercherò di dare ad ognuno di loro i tratti di una malattia psichiatrica (una delle branche mediche che trovo più interessanti).  I racconti saranno tutti scollegati fra loro e avranno questo unico filo conduttore…

Fatemi sapere se quest’idea malatissima vi piace, e quali personaggi vorreste vedere, perché io ho già imbastito alcune storie ma sono aperta a tutti i vostri suggerimenti!

Le vostre recensioni mi farebbero immensamente felice!

RedLolly<3

 

 

 

Asylum

 

I - Carne che brucia

[Roy Mustang]

 

 

La luce della luna filtrava delicatamente dalla finestra dell’ufficio. Era così leggera, così fredda.  Era una luce che lui detestava, eppure non poteva farci nulla. Di giorno c’era troppo sole, troppa gente che brulicava nell’ufficio, e non aveva avuto tempo per stare tranquillo, per pensare. No, non era di certo una persona che amava buttarsi sul lavoro, e difatti non se ne stava minimamente occupando. Aveva in testa elucubrazioni più pressanti, il colonnello.

Una notte come quella  gli pareva solo un incubo, con quella luna gelata (ma perché in quel momento aveva solo quell’aggettivo in testa?), e la pioggia scrosciante che picchiava sulla finestra. Quello era un avvenimento decisamente detestabile, sicuramente il più irritante evento atmosferico che esistesse.

Quel rumore, quel tic-tic continuo pareva bucargli il cervello! Era straziante!

Roy Mustang cercava di mantenere un certo controllo, anche se in quella stanza era completamente solo. Le dita incrociate davanti al viso, il volto serio e gli occhi fissi in uno sguardo glaciale, ci stava mettendo tutto se stesso. Solo i capelli neri scarmigliati tradivano l’agitazione che lo stava segretamente rodendo.

Era solo, lui al sicuro nell’ufficio, le gocce d’acqua rimanevano fuori nonostante provassero in tutti i modi ad entrare, battendo furiose sui vetri, sua unica protezione. Un sorriso mutò lievemente la sua espressione: era tutto così sciocco, così insensato. Roy Mustang non aveva paura di niente, non doveva temere quella pioggia che di certo non poteva fargli nulla di male. Era vero, spegneva letteralmente le sue mirabolanti capacità d’alchimista di fuoco, eppure non avrebbe dovuto temere di uscire in quel modo quella sera.

Pensò che forse era colpa dell’incidente avvenuto qualche tempo prima, nel Laboratorio 5. In effetti definirlo incidente era troppo, dato che per definizione quella parola aveva una connotazione negativa. No, per Mustang non era andata così male. Sì era ferito gravemente, aveva sperimentato una sofferenza fisica smodata tanto da perdere la ragione, mentre quello sciocco di Havoc si era fatto addirittura spezzare la spina dorsale da quella reietta, quella strega, quella puttana

Mustang scosse la testa, subito pentito di aver fatto quei pensieri sul suo fidato sottoposto. Jean Havoc non si era certo ferito in quel modo di sua spontanea volontà, ma era stato quell’Humunculus.

Ecco, gli era tornata di nuovo in mente, e stava per ricominciare quel circolo vizioso che lo stava tormentando sempre più spesso senza dargli pace. La situazione si stava decisamente aggravando.

Sentiva le mani fremere e formicolare, il sudore caldo colargli sulle tempie e tra le scapole sotto la divisa.

Era stato bello, era stato meraviglioso, era stato orgasmico. Una parte di lui gli ricordava che non doveva dirlo a nessuno, un’altra gli suggeriva di esplodere, di farlo di nuovo. Gli era piaciuto, eccome se gli era piaciuto. Ormai sapeva che non poteva negarlo a sé stesso, la bestia che era in lui poteva assopirsi, ma prima o poi tornava sempre all’attacco, ed era sempre più feroce.

Stava rivivendo quegli attimi minuto per minuto, assaporando il tempo che era scivolato via tra le sue dita. Quante volte le aveva schioccate quelle dita? Dieci, cento, mille volte? Non se lo ricordava. Quello che però rammentava benissimo erano le sensazioni che aveva provato, intense e travolgenti, bollenti e pericolose.

Aveva avvertito l’odore della pelle di Lust che si ustionava ad ogni fiammata, e quell’effluvio lo aveva inebriato. Aveva osservato estasiato il fuoco consumarne le carni in uno spettacolo raggelante e maestoso, e le sue urla di dolore per le sue orecchie erano solo una dolce musica. Quello che aveva fatto lo aveva mandato in estasi. L’Homunculus mozzava il fiato, era bellissima, procace, crudele. La visione di quel corpo perfetto che bruciava più e più volte era stato incantevole.

Ormai ne era consapevole, e l’eccitazione permeava interamente il suo ricordo. La pioggia poteva infuriarsi e picchiare alla finestra, tanto lui sarebbe rimasto al sicuro, insieme ai suoi eccitanti ricordi. Non si vergognava ad ammettere a se stesso che l’incenerimento di un corpo vivo e pulsante era eccitante quanto il sesso. Le cose si assomigliavano, le sensazioni di piacere immenso che provava erano le stesse.

Il tenente Riza Hawkeye  pareva gelida come il ghiaccio, seria e diligente quando si trovava in servizio, eppure quante volte si era attardata sotto la medesima scrivania alla quale era seduto ora? La conosceva bene, pareva coscienziosa e inflessibile solo all’apparenza. Tutte le sue viscere bruciavano di passione, quando le intimava quei tipo di ordini. Lei eseguiva tutto con uno sguardo quasi stizzito, ma alla fine entrambi sapevano che era una specie di farsa, di protocollo.

Effetti collaterali dell’essere una donna bellissima e un’amica di lunga data…

 

Lei non era esente dalle sue immaginazioni. Aveva iniziato con quelle fantasie erotiche e perverse quando lo aveva supplicato di cancellare i tatuaggi sulla sua schiena, tanti anni prima. All’inizio si era rifiutato con fermezza, tuttavia quando le sue preghiere autolesionistiche lo avevano convinto si era ritrovato in paradiso.

Riza era in ginocchio, urlava e piangeva di dolore, e Mustang non riusciva a distogliere lo sguardo. La pelle si squagliava e sfrigolava, i disegni parevano colare via, i muscoli e i tendini pulsavano di vitalità mentre cercava di resistere a quel dolore intollerabile. Quel giorno fu come fare l’amore con lei per la prima volta. Riza Hawkeye  era diventata la su bellissima e personale martire, divorata dalle sue fiamme.

Ogni volta che ci pensava il suo cuore iniziava a battere forte come un tamburo, e non c’era verso di farlo smettere. Era una sensazione malata, disordinata, straordinaria.

Sapeva che Riza aveva un debole per lui, lo aveva sempre avuto ed era combattuta tra il suo spiccato senso del dovere e i suoi sentimenti. Ovviamente non poteva rivelare a quella donna la verità su ciò che provava quando facevano sesso di nascosto, silenziosi, con quel brivido che percorreva le loro schiene mentre si gustavano quelle sensazioni proibite. Alla fine erano semplicemente sveltine, tuttavia per lui significavano molto di più… E ogni volta avrebbe voluto bruciarla e consumarla come quella stramaledetta volta dopo la guerra di Ishval, quella che aveva dato inizio al quel delirio allucinante! Se lo avesse fatto nuovamente avrebbe anche potuto ucciderla. Era troppo facile perdere il controllo, ne aveva avuto prova nel combattimento contro Lust, e Riza era troppo importante per lui. Se l’avesse ammazzata non avrebbe mai potuto perdonarsi.

Immerso nei suoi pensieri, Mustang rise di gusto. Se fosse entrato qualcuno nella stanza lo avrebbe preso per matto, e non avrebbe avuto forse ragione?

Si sentiva le guance bollenti, la sua pelle ormai era fradicia e accaldata, tanto che resisteva a stento dalla voglia di spogliarsi e di stendersi sul pavimento completamente nudo. Era davvero solo la possibilità nemmeno troppo remota che qualcuno potesse spiarlo a farlo desistere. Sapeva perfettamente di non essere ben visto dalle alte sfere dell’esercito e di potersi fidare solo del suo personale team… E non era nemmeno sicuro che i suoi devoti sottoposti potessero capirlo.

Non aveva mai accennato a niente del genere nemmeno con il povero Maes Hughes per paura di perdere la sua amicizia… E adesso era morto, quindi al massimo poteva parlarne con la sua tomba. Quella ferita aveva decisamente peggiorato le cose all’interno della sua mente, non poteva farci nulla. La costante sensazione di non avere più nessun confidente lo torturava nel profondo dell’animo. Nessuno poteva prendere il posto di Hughes, nemmeno Riza, ma lei era un caso particolare…

Poi c’era quell’Edward Elric…

Mustang si incurvò nella propria sedia, gemendo, mentre il cervello gli ribolliva nel cranio.

Era un ragazzo interessante. Non che lo conoscesse benissimo, non avevano alcun tipo di confidenza al di là dei rapporti lavorativi, ma aveva visto subito che era una persona sopra le righe ed estremamente talentuosa come alchimista. Aveva notato che era anche una testa calda, sfrontato e testardo. Il rispetto non faceva parte delle sue qualità, però aveva altri assi nella manica: appunto, aveva un’inclinazione smisurata per l’alchimia rispetto alla sua giovane età, l’ostinazione nel raggiungimento dei suoi obiettivi, la lealtà totale verso il suo sfortunato fratello Alphonse... La sua personalità stuzzicava la mente del colonnello.

Se a causa di quel suo carattere irruente si fossero scontrati nel giorno sbagliato, lo avrebbe torturato bruciandolo vivo come aveva fatto con Lust? No, avrebbe dovuto fare più attenzione, perché lui non avrebbe avuto tutte quelle possibilità di rinascere.  

Nella sua mente prese forma un’allucinazione paradisiaca: il giovane Edward cuoceva lentamente nell’armatura del suo stesso fratello, alimentato dal fuoco alchemico che arroventava il metallo ad ogni fiammata. Lo immaginava contorcersi senza trovare pace, gridando, mentre il suo corpo nudo si ustionava.

Quel pensiero iniziò a tormentarlo, e no, non c’era più traccia di alcuna lucidità nella sua mente ormai.

La sua pelle e i suoi capelli inceneriti sarebbero stati una visione celestiale?

La sua carne bruciata avrebbe avuto lo stesso splendido odore?

Le sue urla di dolore lo avrebbero altrettanto entusiasmato?

Mustang aveva quasi paura di rispondere a quella domanda… Ovviamente sì. Gli sarebbe piaciuto, e sapendo che carattere aveva quel biondino impertinente non sarebbe stato nemmeno troppo difficile trovare una scusa per giocare con lui. L’idea che tutto questo non fosse poi una teoria così azzardata lo mandava in estasi. Il suo autocontrollo gli avrebbe impedito di bruciarlo vivo, ma nel fantasticare non c’era niente di male, vero?

Febbricitante d’eccitazione, Mustang sollevò la cornetta del telefono appoggiato sulla scrivania. Sapeva di essere tracciato, e non avrebbe detto nulla di troppo sconveniente.

Al di là del filo, una voce femminile assonnata rispose qualche parola poco comprensibile.

«Tenente, Hawkeye, sono Mustang. Deve venire nel mio ufficio, qui c’è un problema grave.»

Certamente era un problema grave il suo. Era difficile rimanere serio, sconvolto com’era.

«Colonnello… Ma sa che or…»

«Certo che so che ora è, tenente, non mi faccia domande stupide. Venga qui immediatamente, ho detto. Ho bisogno di lei, non me lo faccia ripetere.»

«Va bene, arrivo subito…»

Sarebbe stata una lunga notte per Mustang, ne era certo.

Nel frattempo, nel buio della notte, aveva smesso di piovere.

 

a

 

Pirofilia: disturbo psicoaggressivo facente parte delle parafilie,

per il quale il malato riceve gratificazione di natura sessuale nell'incendiare qualcosa.

Chi ne è affetto utilizza il fuoco come mezzo per provare piacere,

in quanto vedere i risultati dei propri incendi gli provoca una grande euforia.  

Non sono in genere presenti altri sintomi.

  
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