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Autore: Alektos    05/12/2008    8 recensioni
Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!" Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve[…]La bambina si era dimostrata un piccolo e carino mostriciattolo.
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente Biancaneve, al suo risveglio, si trovò circondata da tanti piccoli animaletti ficcanaso che la osservavano, chi da dietro un albero, chi dal proprio nido, chi nascosto tra gli arbusti.
Lì guardò per qualche istante poi iniziò ad incamminarsi senza meta, sempre con il branco che la seguiva, curioso.
“Non c’è un hotel in cui alloggiare in questo bosco? Un residence? Un castello? Quattro mura e un tetto?”
Un uccellino cinguettò timidamente.
“Avanti, conducetemi in questo luogo!” Ordinò imperiosa Biancaneve. Poi, vedendo che tutti esitavano... “MUOVETEVI! ADESSO!”
Gli animaletti iniziarono a trotterellarle al fianco, fingendo di essere felici e cercando il più possibile di nascondere la paura. Quando, finalmente, giunsero alla casetta nel bosco sperarono tutti di potersi defilare, ma si sbagliavano di grosso.

“Certo che potevano costruirla meglio... guarda qua, nemmeno a misura d’uomo. Ma cosa sono, nani quelli che ci vivono?! Bah...” Senza troppi complimenti la principessa entrò nella casetta e con suo sommo disgusto vide che, oltre piccola, era anche sporca e in disordine: piatti ammucchiati nel secchiaio, calze e magliette buttate ovunque e ragnatele in ogni dove. “Ambrogio!” Chiamò, ma nessuno rispose.
“Oh, giusto, Ambrogio non c’è più, hanno tentato di farmi fuori, sono sola in mezzo ad un bosco... magnifico! Dovrò arrangiarmi.” Si guardò intorno per qualche istante.
Hey voi!” Disse rivolta a cerbiatti, conigli, uccellini e chi più ne ha, più ne metta, che nel mentre, quatti-quatti, si stavano allontanando da Biancaneve. “Tutti dentro! Pulite un po’!”


Quella sera, quando i piccoli abitanti della casetta rientrarono, stanchi dopo una dura giornata di lavoro, trovarono nella loro dimora Biancaneve. A prima vista sembrava una persona per bene e mai e poi mai avrebbero immaginato che per loro, da quel momento, avrebbe avuto inizio un lungo periodo di schiavitù.
Biancaneve li mandava a lavorare la mattina presto e al loro ritorno li faceva ballare e cantare per un suo personale sfizio. Quel supplizio durò svariati mesi, ma loro ancora non sapevano che la salvezza era vicina.

La regina, dopo il fallimento del cacciatore, che prontamente aveva fatto allontanare per sempre dal suo regno, e dopo svariate predizioni dello Specchio delle Brame a lei non proprio favorevoli, aveva deciso di sbarazzarsi di quella ragazzina insopportabile una volta per tutte. Non poteva rischiare di trovarsela nuovamente tra i piedi proprio ora che i suoi nervi erano sulla via della guarigione!
Quindi, Grimilde, giocò il tutto per tutto: scese nel suo piccolo laboratorio segreto, chi in casa non ne ha uno, e dopo aver giocato un po’ con gli alambicchi ammirò soddisfatta il suo lavoro: una pozione verde acido, molto densa, ribolliva all’interno di un calderone. Dopo averne bevuto un sorso si tramutò in un’orribile strega e, infine, prese una mela dentro alla quale infilò una buona dose di una pozione contenuta in una piccola fiala riposta su una mensola della libreria.
Una volta scoperto, tramite lo Specchio, il luogo dove si stava nascondendo la sua figlioccia, prese il cesto e si avviò.
Alla piccola casetta dei nani, tutti erano indaffarati... tutti tranne Biancaneve, ovviamente. I nanetti stavano lavando le loro tazze e le loro posate con le quali avevano fatto una misera colazione. Tutti erano traumatizzati da quella nuova e inquietante presenza: il povero Dotto non riusciva più a parlare; Eolo sternutiva ogni qualvolta Biancaneve gli passava vicino, ne era allergico; Gongolo era preda di incontrollabili risa isteriche; Il povero Pisolo non dormiva da giorni; Brontolo, l’affabile Brontolo, era talmente stressato da arrabbiarsi per qualunque cosa; Mammolo era difficile da trovare, il suo terrore era alle stelle; ma quello messo peggio era Cucciolo che aveva addirittura perso l’uso della parola.
Prima di uscire a mandarli ad estrarre pietre preziose Biancaneve dava loro un bacio, sperando così di incoraggiarli un pochino a portarle a casa rubini, zaffiri e diamanti. Inutile dire che otteneva l’effetto contrario.
Mentre i sette nanetti andavano al lavoro canticchiavano una solenne litania che aveva per soggetto paura e speranza.

Andiam-andiam, andiamo a lavorar
Con pale e con picconi noi ogni dì veniamo qua.
Ed è perché qui sotto c’è
di diamanti e d'or una grande quantità
e così, e così, e così, e così,
ci trovate sempre qui!
Ma un bel giorno la matrigna arriverà.
È questo un pensiero che ci da felicità!


E mentre gli ignari nanetti si avviavano al lavoro, Grimilde, travestita da povera e innocente vecchietta, era giunta nei pressi della casetta. Aspettò qualche istante, giusto il tempo che la sua irritante figliastra impartisse ordini ai poveri animaletti della foresta e si sedesse, annoiata, vicino ad una finestra, lasciata aperta per far circolare un po’ di delicata brezza e per permettere agli uccellini di passare di tanto in tanto con qualche cosa da stendere.
Preso il coraggio a due mani Grimilde uscì dal cespuglio in cui si era nascosta e andò di fronte a Biancaneve.

“Ciao, bella fanciulla, ti interessano delle mele rosse, dolci e mature?” Le chiese.

Guardandola con aria di sufficienza, Biancaneve rispose: “Se sono così belle e dolci, perché non te le mangi tu?”

Trattenendosi, la vecchietta le sorrise “Perché il mio albero è carico di questi frutti ed è un peccato sprecarli. Potresti farci una bella torta.”

“Torta? Io? Immergere le mie graziose mani in acqua, farina e chissà quali altre schifezze?” Ribatté scandalizzata.

“Capisco, ma insisto comunque affinché tu ne provi una, sono deliziose.”

“Non mi fido molto, hanno già tentato di farmi fuori una volta, in questi giorni...” Biancaneve fece finta di pensare per qualche istante, poi invitò la vecchietta ad entrate. Grimilde, ignara di tutto, fece come le veniva chiesto e quando si accorse che quella era una trappola ormai era troppo tardi. La giovane e innocente fanciulla la teneva imprigionata in una angolo grazie ad un coltello da cucina, di quelli terribilmente spaventosi.

“Facciamo così, io ne assaggio una, solo se prima tu mi provi che queste mele non sono avvelenate. Ora, io ne prenderò una dal cesto e tu la mangerai.”
E mentre Biancaneve sceglieva il frutto, Grimilde cercava di guidare la mano della ragazza con la forza del pensiero per non farle prendere quella mela. Sfortuna volle che Biancaneve scelse proprio quella.
“Bene, ora mangiala!” La intimò.

Vedendo la riluttanza della vecchietta le andò più vicino con il coltello: “ORA! Altrimenti...” e fece roteare la lama.

Grimilde, sconfitta addentò la mela e cadde a terra come morta.
I nani, avvertiti di quello che stava succedendo da un uccellino scappato al controllo di Biancaneve, erano ritornati immediatamente indietro, ma al loro arrivo ogni speranza era ormai perduta. E ai nanetti non rimase chi piangere la scomparsa dell’unica persona che aveva tentato di salvarli.
Per lei costruirono una meravigliosa bara in cristallo, proprio al centro della foresta, nel punto più soleggiato e la vegliarono per una giornata intera assieme agli amici della foresta.
Scocciata da quell’ammutinamento generale ai loro compiti, Biancaneve andò da loro decisa più che mai a farli tornare indietro.
“Allora? Ancora qui siete?”

Ma-ma... Biancan... padrona, stiamo piangendo la vostra matrigna, colei che vi ha allevata!” Cercò di mediare Dotto.

“Colei che ha cercato per due volte di uccidermi!” Urlò la fanciulla.

“La nostra ultima speranza” bofonchiò Brontolo e Gongolo ridacchiò.

“COSA AVETE DETTO?” Urlò Biancaneve, furibonda.

Ma i nanetti non avevano messo in conto che c’era ancora una persona che poteva salvarli e che quella persona era sulle tracce proprio di Biancaneve.
Il principe azzurro comparì proprio in quell’istante.

“Oh, mia adorata, vi ho cercato tanto!”

“Beh, potevi cercare meglio ed essere un po’ più rapido!” Sbottò lei.

“Sì, anch’io sono rapito dalla bellezza dei vostri occhi.”

I nani si guardarono senza capire e Biancaneve non era meno perplessa.
“Ho detto che POTEVI CERCARE MEGLIO!”

“Sì, andremo a vivere nel castello!”

Dotto guardò gli altri nani: “È sordo...” Sussurrò.

“Spiacente, non voglio un principe tonto!” Si lamentò Biancaneve.

“Anch’io ti amo tanto.”

Cogliendo l’occasione i nanetti presero la principessa che si divincolava e strillava e aiutarono il principe ad issarla sul suo cavallo che non fu altrettanto felice. Guardando l’espressione di odio che aveva negli occhi la fanciulla al principe si sciolse il cuore e la baciò: non aveva potuto resistere a quella tentazione, lei era così bella, così cara... poi spronò il suo cavallo al galoppò verso il tramonto, ignaro di aver appena salvato la foresta e tutti i suoi abitanti.
I nani esultarono in coro: iniziarono a danzare e ballare insieme agli scoiattoli, ai cerbiatti, i coniglietti, gli uccellini e tutti gli altri, poi però il loro pensiero tornò alla povera Grimilde e si avvicinarono tutti quanti, in rigoroso silenzio, alla bara. La donna, dopo aver mangiato la mela era ritornata al suo bellissimo aspetto originale.
Rimasero a vegliarla un altro giorno fino a quando non udirono dei colpi provenire dalla bara e si accorsero che la regina era ancora viva. Aperta la bara lei li guardò stupita e lo sguardo dei nani non era da meno.

“Ti credevamo morta!” Disse Dotto.

“No, quel veleno doveva far dormire Biancaneve per due giorni, il tempo di riportarla a castello e far fare il lavoro sporco al nuovo cacciatore, non sarei mai capace di sporcarmi le mani, io.” Poi si guardò intorno. “E Lei dov’è, adesso?”
I nani si affrettarono a raccontarle dell’accaduto e Grimilde sospirò: era un sospiro di liberazione e anche se lei non poté vederlo, la ruga da stress che aveva sulla fronte magicamente si spianò.
Ringraziando di cuore i nani e promettendo loro una lauta ricompensa la regina ritornò al castello; i nanetti ripresero la loro vita tranquilla così come tutti gli abitanti della foresta; il principe viveva felice con la sua bella Biancaneve, con la sua insopportabile Biancaneve ma questo non poteva saperlo, il suo udito non era granché e non migliorò mai.

E questo è ciò che accadde in realtà, ma che per amor di cronaca rosa venne tramutato fino a rendere la matrigna, mai donna fu più cara, un persona orribile, certamente opera dei cantori di Biancaneve.
Dal canto mio spero, con nuova professione, di entrare nuovamente a corte.
Servo vostro.
Il Cacciatore.

Un’ultima cosa... male non fa ricordare che in entrambe le versioni...

VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI

  
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