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Autore: Dar K ya    05/12/2008    5 recensioni
-Tutta questa messa in scena era solo per allontanarmi da lei, giusto?- -Per allontanarti da lei e per avere il tuo appoggio.- Lei si abbandonò a una moderata risata, e si liberò dall’abbraccio del giovane. -Cosa ti fa pensare che io starò dalla tua parte?- L'uomo ebbe un sussulto, fu colto di sorpresa. -Preferisci stare dalla sua parte?- Lo sguardo di Nike si fece più serio, quasi inquisitore e velatamente inquietante. -Tieni bene in mente una cosa. Io non ti appoggerò, ma non ti sarò nemmeno ostile…ti sono grata per quello che hai fatto, ma in ogni caso i vecchi rancori sono difficili da digerire a te come lo sono per me.- Nike si voltò per allontanarsi.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Nike

Nike

PARTE I- PRELUDIO

Capitolo 0- Requiem

Perché c’erano delle sbarre a quella porta? Fu la prima cosa che Vittoria vide aperti gli occhi, massaggiandosi la testa e cercando di mettere a fuoco le immagini intorno a lei. Qual’era l’ultima cosa che ricordava? Forse di quando ancora si trovava al tempio, quando una strana sensazione di torpore aveva iniziato ad impossessarsi di lei, dopo di che solo buio e una botta alla testa provocata dalla caduta del suo corpo a peso morto. Come era potuto succedere che lei venisse catturata in quel modo? Come è  potuto succedere tutto questo?

L’odore di pietra umida le entrò nelle narici, un odore nauseante di muffa. Vittoria si alzò in piedi, le faceva male la schiena e la testa le pulsava dolorosamente. Tante domande le stavano venendo alla mente, non il segno di una botte, non il minimo sentore di cloroformio, come aveva potuto perdere i sensi in quel modo? E, inoltre, come era potuto succedere che qualcuno le si avvicinasse senza essere percepito? Solo domande senza risposta, destinate ancora a rimanere tali. La ragazza non si era mai sentita peggio, a stento si riusciva a mantenere in piedi, molti movimenti le provocavano dolore i muscoli e se per caso cercava di utilizzare le sue capacità e il suo cosmo subito una forte sensazione di capogiro e una nausea terribile la invadevano; facendo il primo tentativo di espandere il suo cosmo si dovette subito accasciare a terra per vomitare in preda ai conati.

-Qua dentro ci deve essere una specie di campo di forza che mi impedisce di utilizzare i poteri e che mi mantiene debole, ma che cos’è che lo provoca?- pensò mentre a stento si avvicinava alle sbarre della cella, alzandosi sostenendosi quelle.

-EHI!!!!!- gridò con la poca forza che aveva in corpo.

Finito che l’eco delle sua voce risuonasse, ci fu un istante di silenzio, al quale seguirono sordi e lenti passi. Una voce risuonò da chissà dove, amplificata dall’ampio corridoio.

-Finalmente ti sei svegliata, cara.-

Al seguito di queste parole comparve davanti agli occhi di Vittoria un ragazzo, più grande di lei, vestito di nero, con uno sguardo che poco o nulla aveva di umano…un po’ come il suo dopotutto, ma questo era diverso, cattivo, ma bellissimo e feroce, come una tigre maestosa che si stava avvicinando alla sua preda. La ragazza trovò la forza di parlare reggendosi a fatica alle sbarre della cella.

-Perché diavolo mi stai facendo questo?- disse a voce bassa alzando lentamente la testa verso il suo interlocutore. -Cosa vuoi da me?- il suo tono era diventato più duro.

Il ragazzo le si avvicinò, con due dita le alzò il mento fino a portare i due visi vicinissimi, Vittoria vide quegli occhi rossi, intensi come dei vortici, in contrasto con il suo sguardo color indaco. Una silenziosa battaglia di sguardi,dove nessuno dei due era deciso a cedere, fin quando nel viso del ragazzo comparve un ghigno strano, divertito e sadico.

-Sei proprio come ti immaginavo e in ogni caso i tuoi occhi di ametista ne sono la prova, mia cara.-

Vittoria fu presa dallo stupore, chi era costui? Era sicuramente una divinità se aveva notato lo strano colore dei suoi occhi. A stargli così vicino lei sentì alcuni brividi freddi lungo la schiena, aveva paura ma non sapeva perché.

-Chi sei?-chiese con un filo di voce. La domanda scatenò in lui una forte risata.

-TU mi stai chiedendo questo? Potrei sentirmi offeso, ma dopotutto è vero quello che si dice in giro, non c’è più il rispetto di una volta…-

Con un suo cenno la porta si aprì e lui entrò nella stanza. A ogni suo passo per avanzare ne corrispondeva uno stentato di lei per retrocedere, quando a un certo punto lui la sbatté sul muro con forza bloccandogli con le braccia qualsiasi via di fuga.

-Forse non dovrei dirtelo piccola, ma sono davvero in collera con te, per quanto speravi di potermi scappare? Lo sapevi anche te che questo momento sarebbe giunto prima o poi, e invece di prepararmi il benvenuto hai preferito qualcun altro a me…no no no, non si fa così…Nike.-

Con il suo sguardo assassino e quel sorriso sadico iniziò ironicamente ad accarezzarle il volto con delicatezza, sfiorandole il collo con le lunghe unghie.

Vittoria capì immediatamente ogni cosa.

-Perché sei venuto a cercarmi solo adesso?- disse quasi sussurrando.

-Volevo prima osservarti Nike, essere sicuro di quello che stava succedendo.-

Lui le si avvicinò al collo con il volto, annusandola, accarezzandogli i capelli.

-Questa tua incarnazione mi piace proprio, mi fa venire in mente strane idee, pensieri che nemmeno Afrodite mi ha mai suscitato, ho incontrato anche lei, ma è stata piuttosto deludente la sua vista, la sua bellezza stufa, si è infuriata quando gliel’ho detto.-

Avvicinò ancora di più il suo viso perfetto al suo collo, poi al suo orecchio.

-Non sai per quanto ti ho desiderata Nike, anche quando possedevamo le nostre sembianze divine, eri sempre accanto a me feroce e gloriosa eppure bellissima, tanto da lasciarci gli occhi sulla tua figura; mentre ti vedevo sguainare la spada e falciare vite umane accanto ai tuoi fratelli, ero prossimo all’orgasmo.-

Vittoria deglutì, adesso la paura che aveva in corpo aumentò.

-Ma, mi sono sempre trattenuto, ho sempre dato retta ai moralismi che ci imponeva Zeus…ma vederti qui, adesso, soggiogata dal mio potere, mi fa ricordare vecchie passioni…-

Lui le leccò il collo, la sua lingua era fredda, Vittoria ebbe i brividi.

-Ares, se sei così arrabbiato con me finiscimi adesso, ma evitami questa scena stomachevole.-

Ares rise sottovoce mentre con una mano prese il fianco di Vittoria avvicinandola a se.

-In tempi antichi ancora portavi un minimo di rispetto verso tuo padre. Mi diverte usare la parola “Padre” visto che adesso le nostre reincarnazioni hanno più o meno la stessa età.- Ares la spinse di nuovo verso il muro.

-Purtroppo per adesso devo rinunciare al piacere, e parlarti, seguimi cara.-

Lui le mise un braccio intorno alla vita per aiutarla a camminare, le forze di lei erano veramente al minimo. Uscirono dalla stanza e attraversarono il corridoio fino ad arrivare a una grande sala circondata da colonne, con al centro un divano e una poltrona rossi sangue, davanti ai quali era posto un grande tavolo nero ebano, basso, all’altezza delle poltrone.

Vittoria si sedette sul divano, Ares prese posto davanti a lei.

-Voglio che tu mi spighi una cosa Nike.- detto questo Ares sollevò da terra una lunga asta con in cima un simbolo circolare.

-L’emblema di Nike… dove lo hai preso?-

Ares rise freddamente osservando serio la ragazza.

-Qui le domande le faccio io, comunque sia non è l’originale, è il gemello che ho trovato tra i manufatti divini a tempio di Zeus, è tale e quale a quello vero, stessi poteri, stessa forma, si può sentire la risonanza che li lega, purtroppo quello con il potere maggiore è ancora in mano alla tua amica.-

Questa volta fu Vittoria a ridere, socchiudendo gli occhi.

-”Amica” stai dicendo? Pensi che io mi sia alleata con quella li per mia scelta? Lo sai benissimo che non ho avuto voce in capitolo, tu eri stato sconfitto, lasciando noi, i tuoi figli, in balia delle altre divinità; fu Zeus a decidere tutto ciò…-

-Nike, sai benissimo che se tu mi avessi appoggiato completamente fin dall’inizio io non avrei mai potuto perdere…- lui alzò i suoi occhi furenti, pieni di odio e di ferocia, quell’immagine era carica di una spaventosa bellezza; intanto la sua voce si faceva più alta e più dura, tremolante nel tentativo di controllarsi: -Tu invece per millenni hai lasciato che tutto andasse come era stato deciso, lasciandomi alla mia prigione, alla mia eterna vergogna per questa sconfitta!- ormai non poteva più controllarsi, si era alzato in piedi quasi urlando e la sua aura rosso sangue era chiaramente visibile, talmente forte da riempire tutto lo spazio che li circondava. Era furente.

-Tu ti sei proprio opposta con tutte le tue forze a questo tuo destino, forse speravi di liberarti di me una volta per tutte? Ma hai fatto male i tuoi calcoli non sei più libera di quando combattevi al mio fianco.- Si stava calmando, la sua voce si fece più bassa e l’aura scomparve, ma comunque la paura non abbandonò Vittoria. Ares le passò accanto fermandosi dietro di lei, appoggiando le mani sullo schienale del divano e avvicinandole la bocca all’orecchio, sussurrando: -Che cosa ci hai guadagnato in tutto questo? Hai perso anche la gloria e la fama che io ti assicuravo, stai solo vivendo alla sua ombra, immagino che non ti abbia ringraziato nemmeno una volta vero? Immagino che i suoi cari cavalieri non sanno che il prestigio della loro dea deriva tutto dal tuo aiuto…non ti sei resa conto che ti ha usato come una schiava prendendosi tutto il merito…-

-Questo lo so benissimo Ares, non faccio tutto questo volentieri.... ma tu non mi puoi capire, tu hai sempre visto solo quello che ti faceva comodo.-

Ci fu un breve attimo di silenzio, quando Ares si sedette nel divano accanto a lei portandole un braccio intorno alle sue spalle. All’improvviso l’emblema di Nike comparve nella sua mano.

-Nonostante questa tua continua infedeltà ho deciso di aiutarti.-

Vittoria guardava fissa davanti a se, senza nemmeno voltare lo sguardo al suo interlocutore, il suo cuore batteva forte, aveva paura, ma non di morire, aveva paura di Ares, come le era sempre successo. Ares strinse forte l’emblema nella sua mano, mentre una nube rossa gli si avvolgeva intorno.

-Ho bisogno di te Nike e so che non puoi negarmi il tuo aiuto… ovviamente io ti darò qualcosa in cambio, qualcosa di molto speciale…-

Terminata questa frase Ares alzò in aria il braccio con l’emblema di Nike e Vittoria si sentì travolta da uno strano torpore, simile a quello che aveva provato nel tempio, ma questa volta i suoi sensi rimasero funzionanti e la sua mente lucida, solo le forze la abbandonarono completamente, costretta a rimanere immobile senza poter parlare ma con gli occhi aperti che percepivano comunque tutto quello che le accadeva intorno. Cadde sdraiata, ma un braccio di Ares fu pronto per sostenerla; la sollevò tra le mani e la portò in fondo alla sala, dove si trovava un grosso altare, la appoggiò delicatamente sulla superficie marmorea in posizione supina. Lui tirò fuori dalla cintura un lungo e sottile pugnale, con il quale tagliò la leggera maglia di lei sulla schiena, all’altezza delle scapole.

Poi si allontanò leggermente dall’altare, prese fra le mani l’emblema di Nike lo alzò sopra la testa e pronuncio alcune parole in greco antico; l’aria intorno a loro iniziò a fremere, a diventare elettrica, mentre un forte vento si scatenò sulle due divinità creando un vortice in cui loro due ne occupavano il centro. Ares impugnò saldamente l’asta e con l’altra mano prese la mano inerme di Vittoria, la quale sentì una strana energia allo stesso tempo estranea ma tanto familiare. L’energia era tanto forte che era diventata visibile, come un fulmine che dall’emblema passava attraverso Ares fino ad arrivare all’esile corpo di Vittoria. La giovano non poté ribellarsi in nessun modo, costretta a subire quel doloroso processo che la bruciava dall’interno, il cosmo di una divinità liberato alla massima energia in un solo momento. Il processo continuò per diversi minuti quando all’improvviso Vittoria ritrovò per un attimo le forze, gridò, il suo corpo si sollevò a mezz’aria mentre una forte sensazione di bruciore le avvampò sulla schiena; tutto era insopportabilmente doloroso. Vittoria perse i sensi per qualche secondo. Si risvegliò su pavimento, era di nuovo padrona delle sue forze, intorno a lei macchie di sangue, grandi piume bianche, qualcuna sporca di rosso; i suoi vestiti erano spariti, probabilmente bruciati dall’energia che poco prima l’aveva avvolta. Un leggero tessuto le cadde sulle spalle, quando lei si accorse che Ares le aveva appoggiato un manto di lino nero per coprirla.

-Finalmente posso dire davvero ”Bentornata Nike”-

Nike si avvolse nel manto e prese la mano che Ares le stava offrendo per alzarsi; lei si sentiva strana, diversa ma comunque la stessa di sempre, più forte di quanto non si fosse mai sentita prima. Una strana euforia la travolse, sentiva tutto diverso intorno a lei, vedeva ogni cosa con occhi nuovi; si voltò verso il ragazzo vicino a lei, ebbe un sussulto, era cambiato, apparentemente sembrava quello di prima, ma profondamente diverso, una bellezza inquietante lo avvolgeva, più magnifico di qualsiasi altra persona che avesse mia visto. Involontariamente lei portò una mano vicino al suo viso, accarezzandogli i lisci capelli neri, i lineamenti perfetti, osservò come i suoi occhi, che prima avevano ancora una minima apparenza di umano, ora erano completamente ultraterreni, due pietre scarlatte, più meravigliose di qualsiasi rubino. Ares contraccambiò la carezza infilando le dita fra i lunghi capelli castani di lei. Un gesto diverso da quello che aveva fatto prima dentro la cella, ora si percepiva una strana forma di affetto, quasi un impacciata. Nike continuò a guardarsi intorno con i suoi nuovi occhi da dea, quando all’improvviso, prima che potesse rendersene conto le braccia di Ares la circondarono e le loro labbra si incontrarono, lei all’inizio tentò di sottrarsi a quel bacio forzato, ma dopo qualche vano tentativo si abbandonò ad esso.

-Siamo in vena di incesto Ares?- disse lei con un leggero sorriso.

-Te l’ho già detto, eri l’unica cosa che desideravo, una splendida amante, e una feroce alleata.-

-Mi fa piacere sentire che tu usi il metodo dei “due piccioni con una fava” anche in questi casi. Piuttosto, adesso che cos’è che tu vuoi veramente da me?-

-Lo sai benissimo che cos’è l’unica cosa che voglio…la sua sconfitta.- i suoi occhi brillarono per un momento, come alimentati da un odio segreto.

-Tutta questa messa in scena era solo per allontanarmi da lei, giusto?-

-Per allontanarti da lei e per avere il tuo appoggio.-

Lei si abbandonò a una moderata risata, e si liberò dall’abbraccio del giovane.

-Cosa ti fa pensare che io starò dalla tua parte?-

Ares ebbe un sussulto, fu colto di sorpresa.

-Preferisci stare dalla sua parte?-

Lo sguardo di Nike si fece più serio, quasi inquisitore e velatamente inquietante.

-Tieni bene in mente una cosa. Io non ti appoggerò, ma non ti sarò nemmeno ostile…ti sono grata per quello che hai fatto, ma in ogni caso i vecchi rancori sono difficili da digerire a te come lo sono per me.-

Nike si voltò per allontanarsi. Quando una voce la fermò.

-Nike!- gridò Ares alle sue spalle, facendo un gesto come per prenderle una spalla, ma fermandosi a metà strada.

-Hai intenzione di costringermi?- Nike voltò appena di lato la testa, guardando Ares con la coda dell’occhio.

-Io… no, non posso costringerti, nemmeno se volessi farlo.-

-Ritieniti vittorioso, per metà il tuo piano si è realizzato, ora sono libera. Dopo tutto sei il dio della guerra, sono sicura che non ti servirà il mio aiuto in questo conflitto.-

Detto così la giovane si allontanò a lenti passi verso un enorme portone dalla parte opposta alla sala, fino a sparire dalla vista del dio della guerra.

-Non era solo il tuo appoggio la cosa che desideravo…ma se davvero speri di scapparmi in questo modo, figlia mia, forse per la prima volta sei destinata a perdere.-

Ares si dissolse in una nube rosso sangue lasciando il tempio nel più profondo silenzio.

//   //   //

Finito il primo capitolo, anzi il capitolo zero. Spero che sia piaciuto, anche se questo è solo l'inizio, in ogni caso le critiche sono sempre ben volute (al limite della sopportazione), spero finire entro breve il resto dei capitoli che compongono la prima parte, il preludio, anche se le cose da fare mi sommergono letteralmente...
Comunque questa non è la mia prima fanfic di saint seiya, solo la prima che sto avendo il coraggio di pubblicare, se vedo che la cosa potrebbe funzionare forse metterò anche le altre, vedremo, chissà.

un saluto a tutti, ci vediamo al prossimo capitolo!!

KYA
  
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