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Autore: truppappa    17/02/2015    6 recensioni
[AU]
Sebastian e Blaine si stanno per sposare.
Sebastian va a trovare i suoi genitori a Parigi e decide di trascinarsi dietro il suo fidanzato.
Blaine non è più sicuro dei suoi sentimenti per Sebastian, odia i suoi suoceri e ogni volta che può scappa per rifugiarsi in un bar.
Un bar dove lavora un certo Kurt Hummel, che ogni sera porta Blaine in giro per le strade di Parigi.
Blaine si innamora di Parigi e forse anche di Kurt.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera gente!
Questa OS è nata casualmente e l'ho scritta di getto dopo aver rivisto "Midnight in Paris" quindi si, la storia è liberamente ispirata a quel film. Ma molto liberamente direi xD
Non è un granchè,  forse fin troppo sdolcinata, ma... fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando :)

Grazie a tutti!
Truppappa 



 
A te,
che prima di leggere questa storia mi hai detto:
"Ma scrivi seriamente fanfiction su Glee?!",
ma dopo averla letta mi hai comunque baciata.



 

Forse Blaine non ama più Sebastian. Forse.
Non lo sa, Blaine. 
È troppo insicuro riguardo ai suoi sentimenti, anche se sarebbe meglio dire che è troppo insicuro in generale su tutto.
È così insicuro che non è nemmeno riuscito a dire a Sebastian che non voleva accompagnarlo a Parigi per le prossime tre settimane.
Ed è per colpa della sua insicurezza che ora si trova seduto su un seggiolino dell'aereo di fianco a Sebastian, che sonnecchia al suo fianco.
Il moro guarda le nubi spesse attraverso il finestrino e si chiede cosa proverebbe a lasciarsi cadere tra quelle nuvole.
Forse niente, forse tutto. Forse sarebbe una di quelle esperienze pazzesche che ti cambiano la vita radicalmente.
O forse morirebbe spiaccicato al suolo nel giro di trenta secondi. O forse ventinove.

*

Blaine odia i suoi quasi-suoceri. Questa è una delle poche cose di cui è sicuro Blaine.
I genitori di Sebastian sono lì, dentro all'aeroporto con degli stupidi cartelli scritti in francese che Blaine non capisce, ovviamente.
Riesce a leggere solo un "Sebastian" e poi distoglie lo sguardo da quelle scritte.
Il suo fidanzato, invece, sorride emozionato e corre verso i suoi genitori, abbandonando il suo trolley di fianco a Blaine, che rimane paralizzato sul posto.
Non ha davvero nessuna voglia di trascorrere le prossime tre settimane con quei due. Nè con Sebastian a dirla tutta.
Ora vorrebbe solo essere steso sul divano di casa sua a bere una birra e a mangiare schifezze insieme a Sam, il suo migliore amico.
Forse dovrebbe lasciare il suo fidanzato, pensa per un secondo.
Dovrebbe anche lasciare il suo lavoro, odia fare l'avvocato d'altronde.
Poi però si rende conto che ormai è qua, a Parigi. È un po' tardi per tornare indietro in America, ma è anche un po' troppo tardi per tornare indietro perchè Sebastian ha chiesto a Blaine di sposarlo due settimane fa e lui ha detto di sì.
Dio, perchè ha detto di sì?
Blaine geme frustrato e stringe forte la presa sul suo trolley.

*

«Alors...» dice Jacqueline Smythe, la madre di Sebastian, mentre si passa un piccolo tovagliolo sulla bocca dopo aver bevuto il suo caffè «che mi dici Blaine del vostro mariage
«Del nostro...cosa?» chiede Blaine alzando un sopracciglio. Il suo caffè si è raffreddato nella tazzina sul tavolino, ma faceva davvero troppo schifo, così Blaine ha preferito lasciarlo lì piuttosto che farlo depositare nel suo stomaco.
«Vous mariage!» ripete Jacqueline in quella lingua che a Blaine sembra arabo.
«Io...n-non capisc-» comincia a balbettare Blaine imbarazzato e solo allora Sebastian decide di venire in suo soccorso. Alla buon'ora.
«Maman ti ha chiesto qualcosa sul nostro matrimonio» gli sussurra Sebastian all'orecchio e Blaine vorrebbe solo alzarsi dalla sedia e mandare a fanculo lui e la sua stupidissima famiglia spocchiosa.
«Ah...» si limita invece a dire «Beh...Sebastian mi ha chiesto di sposarlo e io ho detto di sì»

Stupido, perchè ha detto di sì?

Jacqueline lo guarda storto e
«Garçon!» urla al cameriere che sta passando vicino al loro tavolo e poi ordina qualcosa. In francese, ovviamente, quindi Blaine non capisce niente, non che gliene freghi molto.
Lui vorrebbe solo una birra al momento, ma a Sebastian da fastidio quando beve e il suo alito puzza di alcool. Quindi sì, si è limitato a ordinare quel caffè scadente per poi lasciarlo raffreddare. 
La madre di Sebastian torna a guardarlo e ricomincia a parlare.
«Non mi sembri molto entusiasta» dice acidamente.
«Oh, nono! Sono molto felice-» mente Blaine stirando le labbra in un sorriso finto «solo che il viaggio in aereo è stato molto lungo e sono molto stanco adesso»
Jacqueline annuisce, ma non sembra comunque molto convinta delle parole di Blaine.
«Allora vi accompagnamo all'hotel, mh?» chiede poi.

*

«C'è qualcosa che non va, Blaine?» chiede Sebastian non appena mettono piede nella loro camera d'albergo.
Una camera enorme, lussuosa e bianca. Troppo bianca. Blaine si sente soffocare, ma sorride comunque al suo ragazzo.
«È molto bella la stanza» dice.
«Blaine...» lo riprende Sebastian.
«No, dico davvero! Molto bella...»
«Blaine, non sviare la domanda...»
Blaine chiude gli occhi per un secondo e, quando li riapre, incontra quelli preoccupati di Sebastian.
«Tutto bene» dice «vado a farmi una doccia ora» e velocemente va a chiudersi dentro al bagno.
Poggia le spalle contro la porta e scivola per terra cercando di soffocare i singhiozzi che premono per uscire dalla sua gola.
Da quando la sua vita gli fa così schifo?
Da quanto ha cominciato ad odiare la sua vita?

Quando qualche minuto dopo entra nella doccia, il getto della doccia cancella le lacrime che cadono dai suoi occhi.

*

I primi tre giorni della vacanza passano lentissimi. I genitori di Sebastian sono perennemente tra le palle e Blaine comincia a soffrire di claustrofobia perchè sono sempre chiusi in qualche bar o ristorante di lusso a parlare del futuro matrimonio.
Blaine vorrebbe visitare veramente Parigi, in fondo è la prima volta che ci va. Così, all'alba del quarto giorno, Blaine accarezza un fianco nudo di Sebastian e gli chiede se può portarlo a visitare qualche posto.
Il Louvre magari...
Ma Sebastian borbotta e gli dice che devono andare ad un brunch organizzato da sua madre nel giardino della loro villa.
Blaine scosta le lenzuola con rabbia e si alza velocemente dal letto, spaventando Sebastian, che apre gli occhi e lo guarda stranito.
«Che c'è, Blaine?»
«Niente, Sebastian, non c'è niente!» urla Blaine chiudendosi per l'ennesima volta nel bagno, che è diventato il suo posto preferito di tutta Parigi a quanto pare.

*

Sebastian alla fine riesce a portare con sè Blaine a quel brunch.
Il moro si trova a sudare nella sua camicia bianca e si sente stringere il collo dal papillon che Sebastian gli ha fatto indossare a forza.
Il sole è fin troppo caldo per essere giugno.
Si sente un damerino e continua a passarsi una mano tra i suoi capelli ingellati.
E-Gesù- perchè il suo fidanzato l'ha obbligato a mettersi il gel? I suoi ricci non sono abbastanza eleganti per un brunch organizzato dalla ricca famiglia Smythe?
Blaine da un'occhiata veloce a tutti gli invitati. L'età media è di sessant'anni e tutti parlano in francese, nessuno lo degna di uno sguardo.
Beh, qualcuno l'ha degnato di uno sguardo a dirla tutta. Un vecchio l'ha scambiato per un cameriere e gli ha indicato il suo calice di vino vuoto come per dire "Me lo riempi?". Blaine ha alzato il dito medio e se n'è andato.
E mentre si allontanava ha pure incrociato lo sguardo truce di Jacqueline.
Wow. Che divertimento.

*

Alle cinque del pomeriggio tutti gli invitati sono ancora nella villa Smythe e Blaine è esausto.
Non ce la fa più.
Si è slegato il papillon e ha aperto tre dei bottoni della sua camicia perchè si sentiva morire.
«Hey» lo richiama Sebastian affiancandosi a lui e passando una mano dietro alla sua schiena.
Blaine non risponde, si limita a grugnire.
«Sei sudato fradicio» constata Sebastian accarezzandogli la schiena.
«Che occhio, Sherlock!»
Sebastian ridacchia e Blaine si chiede perchè stia ridendo. Non c'è niente per cui ridere. Proprio niente.
«Ti dispiace se torno all'hotel? Non mi sento molto bene...fa troppo caldo» chiede allora Blaine infastidito, ma cerca di cammufare la sua voce.
«Certo...» risponde il suo ragazzo mentre passa ancora le sue dita lunghe sulla sua spina dorsale.
«Ci vediamo più tardi» dice Blaine scostandosi bruscamente dal tocco dolce di Sebastian.
Mentre si allontana da lui non vede la smorfia che si dipinge sul volto di Sebastian.

*

Blaine cammina. Cammina per le strade sconosciute di Parigi.
Ovviamente non è tornato subito all'hotel, aveva solo bisogno di aria.
Solo che ora, beh, Blaine è quasi sicuro di essersi perso.
Ferma un paio di passanti chiedendo indicazioni per il suo albergo, ma nessuno sembra capire l'inglese-come diavolo è possibile?- così si ritrova a girovagare per le vie della città.

*

Sono le sette e mezza di sera quando il suo cellulare comincia a suonare.
Il nome di Sebastian illumina lo schermo e Blaine decide di silenziare il cellulare e lo ripone nella tasca dei suoi pantaloni.
Continua a camminare. Solo mezz'ora dopo, con ventuno chiamate perse, Blaine si decide a scrivergli un messaggio per fargli sapere che è ancora vivo.

To: Seb

Avevo bisogno di aria. Sono andato a farmi una passeggiata xx


Nemmeno due secondi dopo il cellulare gli vibra tra le mani.

From: Seb

Se mi dici dove sei ti posso raggiungere...


Blaine alza gli occhi al cielo che comincia a scurirsi.

To: Seb

No, riposati...immagino tu sia stanco dopo tutte quelle ore con i tuoi


Blaine posa il cellulare, senza leggere l'ultimo messaggio che gli è appena arrivato e si avvicina alla vetrina di un piccolo bar.
Senza pensarci due volte entra nel locale.

*

Il bar è davvero, davvero, davvero piccolo, ma è anche molto accogliente e Blaine si sente quasi a casa.
Ci sono quattro tavolini e solo uno è occupato da una coppietta che beve. Beve birra.
Dio, Blaine ha bisogno di birra. E spera che la birra francese sia almeno decente.
Così il moro si avvicina al bancone anche se dietro non vi è nessuno.
Solo due minuti dopo compare un ragazzo dalla porta che dava sul retro con degli scatoloni in mano e...
Wow. Blaine pensa che questo sia il ragazzo più bello su cui abbia posato gli occhi.
Il riccioluto rimane con la bocca leggermente aperta e squadra il ragazzo che ora sta sistemando dei bicchieri vuoti dentro una mensola.
Ha i capelli castani, con un ciuffo all'insù schiarito, sembra quasi biondo. La sua pelle è pallida, più pallida di quella di Sebastian, e sembra anche così morbida.
Blaine sta giusto pensando di accarezzare una guancia del barista, solo per sapere se la sua pelle è davvero così morbida come sembra, quando questo si gira e punta il suo sguardo azzurro su di lui.
E-okay- Blaine sente distintamente il battito del suo cuore accellerare perchè gli occhi del ragazzo sono due fottute galassie.
«Bonne soirèe!» dice allegramente il barista rivolgendosi a Blaine.
Blaine rimane per qualche secondo immobile come uno stoccafisso, le labbra separate in cerca d'aria. Quel ragazzo è...è reale? Seriamente? Cosa ci fa un ragazzo così bello nascosto dietro ad un bancone di un piccolo bar?
Come minimo dovrebbe calcare le passerelle di qualche sfilata di alta moda!
Dio, è davvero incredibile.
«Monsieur?» la voce angelica del barista riporta Blaine alla realtà.
Il moro chiude la bocca, cercando di darsi un contegno, e fa un piccolo sorriso.
«Ehm...sono americano, ti prego dimmi che conosci l'inglese» dice poi.
Il ragazzo castano scoppia a ridere portandosi una mano a coprirsi la bocca.
Blaine alza un sopracciglio, confuso.
Il barista si schiarisce la voce e «Sono americano anche io» dice allegramente.
Blaine sospira sollevato, si passa una mano sui capelli ancora ingellati e poggia un gomito sul bancone.
«Oddio, finalmente qualcuno che parla l'inglese!» esclama «Posso abbracciarti? Mi sento meno solo!»
Il ragazzo dagli occhi azzurri ridacchia divertito.
«Non ti sembra di esagerare?» chiede con la sua voce melodiosa.
Blaine passerebbe ore solo ad ascoltare quel suono.
«No, no...non esagero!» dice Blaine.
«Melodrammatico...» commenta a bassa voce il ragazzo.
«Hey! Non sto scherzando, è da quattro giorni che sono a Parigi e non ho ancora incontrato nessuno che parli l'inglese!»
«Ma Parigi è piena di stranieri! Dove sei stato in questi quattro giorni?» chiede sinceramente stupito il barista mentre tira fuori un bicchiere e lo riempie di ghiaccio.
«In giro...» mormora Blaine mordendosi il labbro inferiore con forza. In giro. Ma che sta dicendo? In realtà ha passato quattro giorni segregato con quei rompipalle dei genitori di Sebastian! 
«In giro...» ripete il castano lanciandogli un'occhiata mentre tritura delle foglie di menta.
Blaine sbuffa e alza gli occhi al cielo.
«Okay, confesso-» dice «ho passato quattro giorni con i miei futuri suoceri e basta. Non ho visto niente di Parigi! E sai cosa? Sono incazzato nero!»
Il barista non dice niente, semplicemente gli posiziona un bicchiere davanti, sul bancone.
«Cos'è?» chiede Blaine.
«Un mojito» dice il barista scrollando le spalle con noncuranza.
«Ma non ti ho chiesto un mojito» fa notare Blaine.
«No, ma pensavo volessi bere...»
«Beh...si, effettivamente si...avrei preferito una birra, ma...penso possa andare bene anche un mojito. Quanto ti devo?»
«Niente. Offre la casa» dice il barista.
«Oh...wow...grazie allora»
Il castano sorride e si mette a lavare delle tazzine sporche, dando le spalle al moro. Blaine osserva i suoi movimenti, i muscoli delle braccia che lavorano, la camicia nera che fascia perfettamente le sue spalle, il piccolo grembiule rosso che gli circonda i fianchi magri.
«Come ti chiami?» gli sfugge dalle labbra mentre continua a fissarlo.
«Kurt» dice voltando la testa verso Blaine «Tu?»
«Blaine, piacere»
«Blaine...» sussurra Kurt tra sè e sè.
«E...uhm...» comincia poi Blaine quando Kurt finisce di lavare le tazzine e torna davanti a lui «Kurt...da quanto tempo lavori qui?»
«Due anni, ma vivo a Parigi da sei anni»
«Oh...wow...è molto tempo!»
«Si...beh. Sognavo di venire qua da quando ero bambino, quindi...»
«E stai bene qui?»
«Si, non mi lamento. Certo da bambino non sognavo di diventare un barista, ma...i sogni cambiano, no?»
«Si...probabilmente si...» risponde Blaine sovrappensiero mentre da una sorsata al suo mojito.
«Mmh...è ottimo questo mojito!» esclama subito dopo.
Le guance di Kurt si tingono leggermente di rosso e fa un piccolo sorriso.
«Grazie» sussurra.
«Allora...» dice poi Kurt dopo qualche minuto di silenzio in cui Blaine continua a sorseggiare il suo drink «Cosa ci fai da solo in questo bar sconosciuto? Non dovresti essere con la tua futura moglie e i suoi genitori?»
Blaine quasi si soffoca con un pezzetto di ghiaccio del mojito.
«Sono scappato, in realtà» dice dopo aver tossicchiato per qualche secondo.
«Dalla moglie o dai suoceri?» chiede Kurt poggiando entrambi i gomiti sul bancone, proprio di fronte a Blaine.
Il moro riesce a vedere il suo riflesso dagli occhi azzurri di Kurt.
Il suo cuore batte più forte del dovuto. Cristo, si deve sposare e...lui lo ama ancora Sebastian?
«Da entrambi» dice poi Blaine grattandosi la nuca e cercando di rallentare il suo battito cardiaco «anche se non ci sarà mai nessuna moglie» aggiunge poi.
Kurt aggrotta la fronte, confuso.
«Ci sarà un marito...» mormora Blaine con fare sconsolato, abbassando lo sguardo sul suo bicchiere mezzo vuoto ormai.
«Non sembri molto felice» si limita a dire Kurt.
Blaine alza lo sguardo e lo guarda.
«Infatti non lo sono» sussurra poi.
«Per questo sei qui in questo bar a bere un mojito offerto dalla casa?» chiede Kurt e una sua mano accarezza piano quella di Blaine che stringe il bicchiere.
Un semplice contatto, che non significa niente, ma che per Blaine è come una scossa elettrica che colpisce ogni suo nervo.
Forse Kurt si accorge del piccolo tremito di Blaine, perchè velocemente allontana la mano.
«Scusa...forse sono stato inopportuno» si scusa poi il castano.
Blaine vorrebbe dirgli che non è stato assolutamente inopportuno, anzi, che vorrebbe stringere ancora la sua mano tiepida, ma la coppietta che era seduta ad uno dei tavolini si avvicina al bancone per pagare il conto.
Quando i due escono dal locale, Blaine si schiarisce la gola e «Forse è meglio che io torni in albergo» dice. Anche se non ha assolutamente alcuna voglia di tornare da Sebastian, ma sa che deve farlo.
Deve farlo perchè altrimenti passerebbe tutta la serata in questo piccolo bar con Kurt.
E questo non è un bene.
Kurt comunque fa un sorriso tirato, sembra quasi triste. O forse è solo un'impressione di Blaine.
Blaine è uno che tende a viaggiare molto di fantasia.
Il moro ha già la mano sulla maniglia della porta del locale quando Kurt lo ferma chiamandolo.
«Aspetta, Blaine!» dice a voce alta, tanto il bar è vuoto.
Blaine si volta a guardarlo e Kurt fa il giro del bancone per raggiungerlo.
«Io...ecco, stavo pensando che...che potrei portarti in giro per Parigi» balbetta il castano grattandosi il collo con fare nervoso.
Blaine apre la bocca per rispondere, ma Kurt continua.
«Se hai voglia, ovvio. La mia era solo una proposta...insomma, si, solo se hai voglia e-»
«Okay» dice Blaine interrompendolo.
Kurt rimane per mezzo secondo con la bocca aperta e gli occhi leggermente spalancati.
«O-okay?» chiede in un sussurro.
«Si, okay. Io...lavori qui tutti i giorni?»
Kurt annuisce velocemente con la testa.
«Bene, allora ripasserò» dice Blaine sorridendo. Poi esce dal bar. 

*

Passano altre tre ore prima che Blaine raggiunga l'hotel perchè si è perso, di nuovo. Ma si è segnato la via del bar, così in un modo o nell'altro riuscirà a tornarci.
Sa che forse ha fatto una cazzata a dire di sì a Kurt, ma...Blaine non ha saputo proprio resistere a quegli occhioni azzurri.

*

Quando Blaine entra nella sua camera d'albergo l'unica cosa che lo accoglie è il silenzio e il buio. 
Si avvicina al letto a tentoni e va a sbattere un paio di volte contro qualche mobile.
«Blaine?» chiede una voce che sembra provenire dall'oltretomba.
«Hey...Seb» sussurra Blaine riuscendo a raggiungere finalmente il materasso e lasciandosi crollare sopra, senza nemmeno togliersi le scarpe.
«Dove sei stato?» chiede Sebastian avvicinandosi al corpo di Blaine.
Blaine guarda il soffitto avvolto nel buio.
«Ho esplorato un po' la città» dice poi.
«Mmh» mugugna Sebastian «adesso perchè non ti spogli e non mi raggiungi sotto le lenzuola?»

Da quando non gli piace nemmeno più il sesso con Sebastian? 
Blaine pensa questo mentre il suo fidanzato viene nella sua apertura.
Blaine strizza gli occhi e cerca di trattenere quelle lacrime che ultimamente sono sempre lì, pronte ad uscire dai suoi occhi.

*

Passano due giorni prima che Blaine riesca a tornare nel bar di Kurt.
Due giorni infernali. Sebastian e i suoi quasi-suoceri non gli hanno dato un attimo di tregua, perchè hanno deciso, senza il suo consenso ovviamente, che il matrimonio si potrebbe organizzare proprio a Parigi perchè-insomma-Parigi è la città degli innamorati e "Voi vi amate, no?".
Comunque dopo due giorni Blaine tira un sospiro di sollievo quando, alle nove di sera, entra nel bar e i suoi occhi si incrociano immediatamente con quelli di Kurt.
Kurt che fa un sorriso enorme, luminoso e gioioso e quasi si mette a saltellare sul posto.
«Hey! Blaine!» esclama quando il moro si avvicina al bancone e si siede su uno sgabello.
«Kurt...» dice Blaine a mo' di saluto.

*

Cinque minuti dopo Blaine sta sorseggiando una birra. Benedetta sia la birra.
«Pensavo ti fossi dimenticato di me» sussurra Kurt dopo aver finito di preparare due caffè per due adorabili vecchine.
«Non potrei mai dimenticarmi di te» pigola Blaine prima di affondare le labbra nel liquido ambrato, ma nota con piacere le gote arrossate di Kurt.
«Ehm...come sei riuscito a venire qui?» chiede poi Kurt «Hai avuto qualche problema in questi giorni?»
Blaine posa la birra e «Sono scappato» dice ridendo.
«Di nuovo?» esclama Kurt con un sorriso dipinto sulle labbra.
«Ebbene...ero a cena con il mio fidanzato e i miei suoceri e beh...quando hanno cominciato a parlare dell'abito da sposo del mio ragazzo, mi sono alzato da tavola dicendo che io non potevo sentire nulla a riguardo, che porta sfortuna»
Kurt scoppia a ridere, poi si guarda intorno, e si stappa una bottiglia di birra anche per sè.
«Sei un fidanzato terribile, Blaine» commenta poi.
«Si beh, è la stessa cosa che mi ha detto Seb, quando mi ha chiamato prima per chiedermi dove diavolo mi fossi cacciato»
«Suppongo che Seb sia il tuo fidanzato...»
«Già...Kurt, posso chiederti una cosa?» chiede poi Blaine con un'espressione improvvisamente seria.
«Certo» dice Kurt dando un sorso alla sua birra.
«Hai mai la sensazione di essere fuoriluogo ovunque
«Beh...a volte capita...»
«E...capita spesso?» chiede ancora Blaine.
«No...e a te? Capita spesso?» chiede Kurt fissandolo negli occhi.
«Si...» mormora Blaine.
«Anche adesso?» domanda Kurt e a Blaine sembra che i suoi occhi ora stiano brillando. Letteralmente.
«No. Adesso mi sembra di essere nel posto giusto al momento giusto...con la persona giusta»
Kurt sorride e anche Blaine lo fa. Bevono in silenzio continuando a lanciarsi occhiatine per tutta la serata.

*

Blaine si rende conto che è quasi mezzanotte solo quando Kurt comincia ad alzare le sedie sui tavoli e a lavare il pavimento.
«Penso sia ora che io tolga il disturbo, mh?» chiede con ovvietà Blaine.
Kurt rimane con il mocio in mano e guarda Blaine che si sta alzando dallo sgabello.
«Beh» dice «se aspetti dieci minuti, potrei cominciare a farti fare un giro per Parigi...»
Blaine adocchia l'orologio appeso alla parete.
«Un giro per Parigi a mezzanotte?» domanda con un sopracciglio alzato.
«Parigi è un po' come New York» si limita a rispondere Kurt con un sorrisetto sghembo.
«Non dorme mai?» chiede Blaine.
Kurt ridacchia e «Dieci minuti, Blaine» dice.

*

Tre quarti d'ora dopo, Kurt e Blaine camminano uno di fianco all'altro sulla riva della Senna, le loro spalle che si sfiorano leggermente.
«Così, quando dissi a mio padre di essere gay, lui mi costrinse a riparare un'auto d'epoca, capisci?» dice Blaine. 
«Magari pensava che sporcandoti le mani di grasso e olio per motori saresti tornato etero» risponde Kurt soffocando una risata contro una mano.
I due ragazzi continuano a parlare a raffica. Si raccontano qualsiasi cosa gli passi per la mente. 
Tutto è così semplice con Kurt, pensa Blaine. Riesce a parlargli a cuore aperto.
Da quanto non parla così con Sebastian? Forse con lui non è mai riuscito ad essere veramente se stesso. Non come con Kurt, che ora gli sta raccontando di quando suo padre l'ha beccato mentre ballava "Single Lady" con un body nero di lustrini in camera sua.
Blaine quasi piange dal ridere.
«Sono felice» sbotta poco dopo e Kurt ride forte e gli stringe una mano.
«Dannatamente felice!» urla poi Blaine cominciando a correre e trascinandosi dietro Kurt.
Il castano continua a ridere e Blaine sente il suo respiro affannato.
«Blaine! Blaine! Rallenta!» dice dopo qualche minuto stringendogli forte la mano.
Blaine si ferma di colpo e Kurt gli finisce addosso.
Scoppiano a ridere insieme e Blaine abbraccia di getto il corpo del castano.
Affonda il suo viso nel collo di Kurt e respira il suo odore, misto alla brezza francese che proviene dal fiume.
Il corpo del castano inizialmente è rigido, ma si lascia andare poco dopo con un piccolo sospiro.
Blaine riesce a sentire il cuore di Kurt battere contro il suo petto.
«Ti batte forte il cuore» sussurra contro il suo collo.
«Sarà per la corsa...»
Blaine sorride, perchè sa che non è per la corsa, ma non dice niente. Decide di godersi il momento avvolto tra le braccia forti di Kurt.

*

Questa volta quando Blaine rientra in albergo, Sebastian è in piedi con le braccia incrociate al petto.
«Dove sei stato, Blaine?» chiede con voce tremante e solo allora Blaine nota i suoi occhi verdi lucidi.
Blaine si mangiucchia l'interno della sua guancia destra e abbassa lo sguardo con fare colpevole.
«Dove sei stato, Blaine?» ripete Sebastian.
«Sulla riva della Senna...» risponde allora Blaine mentre si comincia a sbottonare la camicia.
«Eri...da solo?» chiede allora Sebastian.
Blaine annuisce silenziosamente, ha paura di aprire la bocca e farsi sfuggire qualcosa.

*

La settimana successiva passa velocemente. Di giorno Blaine sta con Sebastian, che ormai lo tratta con freddezza e distacco, e i suoi suoceri. La sera, invece, va da Kurt.
Beve qualcosa e aspetta che arrivi la mezzanotte per esplorare Parigi in compagnia di Kurt.
Kurt che sembra diventare sempre più bello ogni giorno che passa. 
Blaine pensa di essersi innamorato di lui. Ci si può innamorare in poco più di una settimana? Blaine è convinto di si. 

*

Manca una settimana prima che Blaine torni in America con Sebastian e, stranamente, non l'ha ancora detto a Kurt. Hanno parlato di tutto, ma mai di questo. Forse perchè ha paura che se ne parlassero, la cosa diventerebbe reale e il tempo comincerebbe a farsi sentire e a scorrere inesorabilmente.
Blaine non si è innamorato solo di Kurt, ma anche di Parigi. O forse si è innamorato di Parigi solo per merito di Kurt.
Per questo Blaine si stupisce quando è Kurt a tirare fuori l'argomento quella sera.
Sono seduti sui gradini della Basilica del Sacro Cuore a Montmartre quando Kurt gli sfiora un ginocchio con una mano. Un tocco leggero che però fa tremare tutto il corpo di Blaine.
«Blaine-» sussurra senza guardarlo «Stai per tornare in America?»
Il cuore del moro perde un battito e Blaine boccheggia per qualche secondo. Troppi secondi perchè «Chi tace acconsente» dice Kurt, il suo sguardo perso nel vuoto.
Solo allora Blaine ritrova le parole.
«No!» esclama «Cioè...parto tra una settimana»
Blaine guarda con la coda dell'occhio Kurt, che ora si mordicchia il labbro superiore.
«In una settimana possiamo fare ancora un sacco di cose...» continua Blaine, perchè non riesce proprio a vedere Kurt con quello sguardo triste e sconsolato «Possiamo anche farci un bagno nella Senna!»
Kurt ridacchia, ma è una risata forzata.
«Te lo sconsiglio, a meno che tu non voglia morire» mormora il castano tirando su con il naso.
«Stai piangendo, Kurt?» chiede allora Blaine allarmato.
«N-no...sarà il polline»
«Non c'è polline qui» fa notare Blaine.
«Oh! Sta' un po' zitto, Blaine Anderson!» esclama allora Kurt alzandosi di colpo in piedi.
Blaine lo guarda dal basso, storcendo un po' il collo e Kurt comincia a piangere. Leggeri singhiozzi gli scuotono il petto e le spalle.
Allora il moro si alza e lo stringe forte tra le braccia.
«Ci possiamo sentire anche quando sarò in America...» mormora contro i morbidi capelli di Kurt.
«Non sarà la stessa cosa...» sussurra Kurt.
«Lo so...ma...tornerò presto a Parigi» Per sposarmi con un altro uomo. Un uomo che non amo.
Il castano si fa piccolo piccolo tra le braccia di Blaine e piange giusto un po' più forte.
«Ti voglio bene, Blaine» pigola tra i singhiozzi.
"E io ti amo" vorrebbe dire Blaine, ma le parole rimangono incastrate nella sua gola.

*

Il riccio non ha nemmeno bisogno di spiegare, Kurt capisce subito che Blaine odia il suo lavoro. Che odia la sua vita.
Non dice niente, Kurt, semplicemente abbraccia forte Blaine e gli sussurra che forse dovrebbe fare qualcosa per cambiare le cose.
Blaine si chiede se quel qualcosa sia Kurt.

*

Sebastian è con suo padre a giocare una partita di tennis in un qualche club per ricconi.
Jacqueline Smythe si guarda le lunghe unghie laccate di rosso e lancia un'occhiata a Blaine, che è seduto di fronte a lei in quello stupido cafè vicino al club.
«Mi stavo chiedendo...» comincia la donna «tutto bene tra te e mio figlio?»
Blaine sente un peso sullo stomaco, ma nonostante ciò, sorride e annuisce.
«Bene. Perchè ultimamente mio figlio non mi sembra molto felice» dice con nonchalance la donna.
«Beh...abbiamo avuto una piccola lite...» ammette alla fine Blaine.
«Una piccola lite?»
«Si...perchè non mi ha portato a vedere niente di Parigi»
«Ma bastava chiedere, petit Blainè! Ti avrei portato io a fare un giro per la città!»
«Beh...ho fatto da solo...» dice Blaine stringendosi nelle spalle e abbassando lo sguardo sulla tovaglia a quadri del tavolino.
Jacqueline fa una piccola smorfia.
«Bon, cerca di risolvere con Sebastian. Il matrimonio si avvicina, no?»
«Già» dice Blaine con un sorriso. Un sorriso triste.

*

È l'ultima sera per Blaine a Parigi.
Alle sei di sera si chiude in bagno per farsi una doccia veloce e uscire per raggiungere il bar di Kurt. Vuole arrivare lì presto, passare più tempo possibile con Kurt.
Sebastian entra nel bagno mentre Blaine è sotto la doccia.
«Blaine!» urla per sovrastare il rumore del getto dell'acqua e farsi sentire dal moro.
«Si?» urla di rimando Blaine.
«Dobbiamo parlare!» esclama Sebastian.
Blaine gira immediatamente la manopola della doccia e ferma l'acqua.
«Che c'è?» chiede poi.
Sebastian vorrebbe chiedere a Blaine se lo ama ancora, ma all'ultimo si morde la lingua e gli chiede se per caso ha visto la sua cravatta viola da qualche parte nella stanza.
Blaine gli dice di no e riapre il getto dell'acqua.

*

Kurt chiude il bar prima del solito. Sono solo le dieci e mezza.
«Perchè hai chiuso prima?» gli chiede Blaine con le labbra piegate all'insù e gli occhi luminosi.
«Perchè sono stanco e non c'erano più clienti» risponde Kurt alzando il mento con fare altezzoso. Poi abbassa le serrande.
«Solo per questo?» 
«Direi di si»
«A si? Non l'hai fatto perchè è la mia ultima serata e vuoi passare più tempo possibile con me?» chiede ancora Blaine.
Kurt lo guarda con un piccolo broncio, che Blaine vorrebbe assolutamente baciare, ma-no, non può farlo. Non deve farlo.
«Quindi?» insiste ancora Blaine.
«Taci, Anderson! Se non taci non ti porto in giro stanotte!» esclama allora Kurt cercando di usare un tono seccato, con poco successo.

*

«Che ore sono?» chiede Blaine per l'ennesima volta mentre cerca di levarsi il foulard che Kurt gli ha stretto attorno alla testa per coprirgli gli occhi.
Ebbene si, Blaine sta passeggiando per Parigi con un foulard sugli occhi. Un foulard che profuma di Kurt, ma questo è un dettaglio insignificante, no?
Kurt lo tiene per mano e lo guida per le strade della città. Blaine non sente il rumore delle auto che passano o il chiacchiericcio delle altre persone. No, Blaine sente solo il respiro, l'odore e la voce di Kurt.
Sente solo Kurt intorno a sè.
«Mezzanotte meno dieci!» gli risponde Kurt dopo aver controllato l'ora sul cellulare.
«Mi stai dicendo che è da più di un'ora che sto camminando come un coglione con il tuo foulard sugli occhi?» chiede Blaine, fintamente offeso.
«Si, esatto» ridacchia Kurt stringendo più forte la sua mano «ma, siamo vicini alla meta»
«E quale sarebbe la meta?» chiede estremamente curioso il ricciolo.
«Non ti piacciono le sorprese, Blaine?» gli sussurra Kurt contro l'orecchio.
Blaine deglutisce un paio di volte, ma non riesce a rispondere.
Blaine odia le sorprese, ma forse-forse-potrebbe cominciare ad amarle.

*

«Che ore sono?»
«Blaine?»
«Mh?»
«Mezzanotte»
sussurra Kurt alle spalle di Blaine, poi slega il foulard, che scivola per terra, ma nè Kurt nè Blaine se ne preoccupano.
Blaine perchè è perso a fissare la Tour Eiffel, enorme e bellissima davanti ai suoi occhi.
Kurt perchè è perso a fissare il profilo dell'espressione emozionata di Blaine.

Il castano afferra i fianchi di Blaine e posa la testa sulla sua spalla. La schiena di Blaine contro il suo petto.
«Allora» sussurra «ti piace?»
Blaine annuisce con foga e si volta tra le braccia di Kurt.
«Kurt...perchè hai aspettato tanto a portarmi qui?» sussurra avvicinandosi impercettibilmente al castano.
«Perchè la Tou Eiffel è bellissima la notte, senza tutti i turisti in mezzo e...niente, pensavo fosse un bell'addio» soffia Kurt.
Il suo respiro si infrange sulle labbra del moro.
Il bacio che si scambiano dopo è così naturale e perfetto che Blaine quasi vorrebbe piangere perchè domani a quest'ora sarà su un'aereo per tornare in America.

*

Il secondo bacio arriva subito dopo al primo. Più frettoloso, con più lingua, più saliva. Più passione.
Kurt è il primo a staccarsi con un piccolo schiocco.
«Dovresti andartene adesso» mormora passando il suo sguardo tra gli occhi e le labbra di Blaine.
«Kurt...» geme Blaine in un lamento e cercando di riavvicinare la sua bocca a quella del castano.
Kurt gli afferra le spalle e lo allontana.
«Davvero, Blaine. Dovresti seriamente tornare dal tuo fidanzato, altrimenti io potrei morire» sussurra.
«Kurt...»
«Per favore, Blaine»
«Kurt...io ti-»
«Non dirlo» lo zittisce Kurt mettendogli l'indice sulle morbide labbra di Blaine «Non dirlo, per favore...»
Blaine geme frustrato cercando di aprire la bocca, ma il castano ci preme sopra il dito.
«Io...sono felice che tu sia entrato casualmente nel mio bar quella sera e-» la voce di Kurt trema leggermente «sono felice di aver passato queste nottate con te...sono state bellissime»
Due lacrime escono dagli occhi di Blaine, Kurt abbassa la mano liberando finalmente la bocca del moro.
«Kurt...t-ti...i-io non mi sento fuoriluogo con te» dice solo questo Blaine, anche se vorrebbe gridargli che lo ama. Ma sa che non può farlo. Farebbe troppo male a Kurt. E a lui.
Kurt si avvicina per dargli un ultimo bacio. Un bacio d'addio. Un bacio che sa di lacrime.
«Addio, Blaine» gli sussurra prima di girarsi e scappare via. Lontano da Blaine. 

*

Blaine rimane davanti alla Tour Eiffel per altre tre ore, seduto a gambe incrociate per terra con una bottiglia di birra comprata lì vicino in un supermarket indiano aperto ventiquattro ore su ventiquattro.
Il liquido amaro scorre nella sua gola, così come le sue lacrime scorrono sulle sue guance.
Blaine stringe la bottiglia tra le sue dita e singhiozza.
Singhiozza pensando a Kurt, a Sebastian, all'America, a Parigi. A tutto quello che perderà, a tutto quello che forse non troverà mai più.

*

«Puzzi di alcool» è la prima cosa che dice Sebastian quando Blaine entra nella loro stanza d'albergo. 
«Sono le cinque del mattino» è la seconda cosa che dice Sebastian.
«Dove sei stato?» è la terza cosa che dice. Ed è esattamente la stessa domanda che gli ha posto ogni notte in quelle settimane.
«Con Kurt» biascica Blaine. E per la prima volta Blaine riesce a nominare il suo nome davanti a Sebastian.
Poi si butta a pesce sul materasso e chiude gli occhi, lasciandosi andare ad un sonno agitato.

*

Blaine sogna gli occhi e le labbra rosee di Kurt. Sogna passeggiate sulla Senna con Kurt e-
«Blaine!» urla Sebastian scuotendolo per le spalle.
Il moro apre a fatica un occhio e la luce che filtra dalla finestra lo acceca, così strizza gli occhi e si lascia andare ad un sonoro sbadiglio.
«Blaine!» urla ancora il suo fidanzato «Alzati! Se non ti muovi perdiamo l'aereo!»

*

Blaine è all'aeroporto e abbraccia i suoi suoceri.
Jacqueline lo prende un secondo in disparte e «Petit Blainè, stai bene?» gli chiede.
Blaine non sta bene, ovvio.
Le occhiaie violacee che gli circondano gli occhi parlano per lui.

*

Blaine sta per salire sull'aereo quando Sebastian lo afferra per un gomito con forza.
«Blaine,» dice «chi è Kurt?»
Blaine sgrana gli occhi e apre la bocca in cerca d'aria.
«I-io...» balbetta incerto.
«Mi ami ancora, Blaine?» chiede allora Sebastian, senza curarsi dello sguardo sperso di Blaine.
Il riccio abbasso lo sguardo e si passa una mano sul retro del collo con fare nervoso.
«Blaine...» lo richiama con un filo di voce Sebastian.
«I-io...n-non...non lo so...» dice dopo qualche secondo Blaine.
Sebastian gli lascia andare il gomito e lascia cadere il suo braccio contro il fianco.
Non sembra stupito dalla risposta di Blaine. Forse se lo aspettava, pensa il moro. Infondo hanno passato tre settimane d'inferno insieme.
Blaine lascia andare la presa sul suo trolley.
«Devo andare» dice poi e questa volta Sebastian si stupisce.
«Dove?» gli chiede.
«Dove non mi sento fuoriluogo!» dice e vorrebbe sorridere, ma non vuole star male Sebastian. Così si limita a stringerlo in un veloce abbraccio.
«Mi dispiace, Seb» gli dice ancora, poi corre. Corre per uscire dall'aeroporto. Corre per ripercorrere le strade di Parigi. Corre per prendersi Kurt.

*

Sono quasi le sette di sera quando Blaine, con il fiatone e tutto sudato, arriva davanti al bar di Kurt.
Lo vede subito attraverso la vetrina. Sta sorridendo ad un cliente mentre gli prepara un mojito.
Blaine sente una scarica di elettricità attraversargli tutta la spina dorsale.
Kurt non ci sta provando con quell'uomo, vero?
Con questo pensiero in testa entra come una furia nel locale.
Kurt alza immediatamente lo sguardo su di lui e...il tempo si ferma.
«Blaine...» sussurra con la bocca spalancata «Cosa ci fai qui?»
«Mi sentivo fuoriluogo ovunque, ma non qui. Allora sono tornato. Da te» dice Blaine, poi lancia un'occhiataccia allo sconosciuto-un vecchietto- con il mojito in mano.
Kurt ride notando l'occhiata di Blaine e in due secondi scavalca il bancone e gli salta addosso, prendendo alla sprovvista Blaine, così entrambi cascano a terra.
Ridono. E ridono anche i clienti del bar. Qualcuno fischia anche, forse proprio il vecchietto con il mojito.
«Ti amo, Kurt...posso dirlo ora, vero?» mormora Blaine prima di baciarlo.







 











 

  
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