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Autore: Ciel de Jarjais    17/02/2015    2 recensioni
Risorgo dalle ceneri dopo un periodo orribile in cui il mio cervello si scervellava a più non posso per continuare la mia precedente fic "Everyone needs a family" e probabilemente un modo lo troverò, spero...Ma tornando a noi :D
Dopo essermi fatta una mega maratona di Clannad (ed essermi quasi prosciugata gli occhi dal pianto) mi è venuta in mente questa fic che gronda miele da tutti i pori con sempre per protagonisti la HiroMidoMasa Family: Masaki è stato da poco adottato da Hiroto e Midorikawa e non fidandosi ancora delle persone durante la notte decide di fuggire poichè pensa che lo abbandoneranno pure loro, Midorikawa se ne accorge e...Vedremo :) Vi consiglio di leggerla mentre ascoltate la canzone "Dango Daikazoku" la ending di Clannad e preparatevi a fluffeggiare assieme a me!!
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi fido di loro, nonostante si mostrino gentili con me io non gli credo, non lo farò mai...

Vivo con Midorikawa e Hiroto da oramai due mesi e loro si sono occupati di me in modo impeccabile, troppo impeccabile.

Io so che fingono, avrò anche otto anni ma non sono stupido, non sono come quel baka di Tenma che si è fidato subito dei suoi nuovi tutori e che ogni volta che ci vediamo mi racconta di come "Papà Mamoru e Papà Ichirouta mi vogliano così bene", semplicemente disgustoso...

Io ci provo a far sputare loro il rospo, a convincerli a dirmi la verità, ossia che mi hanno adottato solo perchè gli facevo pena!!

Ma adesso ho deciso, io me ne vado, preferisco tornare a stare solo come un cane al Sun Garden piuttosto che continuare a vivere nell'ipocrisia di questa falsa famiglia: con i loro falsi sorrisi, le false carezze, i falsissimi baci sulla fronte di Midorikawa e le ancora più false dichiarazioni d'affetto di Hiroto...

Nessuno mi vorrà mai davvero bene, me lo diceva pure la mia madre naturale, io sarò sempre e solo un ingombro di spazio nelle vite altrui.

Cerco di non far rumore scendendo le scale, con lo zainetto in soalla e il pallone sottobraccio, e mi avvicino furtivamente alla porta pronto a chiuderla alle mie spalle e andare via definitivamente quando una luce si accende e sento una voce familiare richiamarmi: Midorikawa.

Abbasso lo sguardo, non voglio vedere il suo viso fintamente preoccupato per me, non volgio sentire le sue braccia che mi circondano per sollevarmi e riportarmi nella mia stanza, non voglio sentire la sua voce che mi rimprovera dolcemente chiedendomi che cosa avessi avuto in mente di fare, non volgio sentire la sensazione delle lacrime che scorrono sulle mie guancie e il mio petto che si abbassa e si alza freneticamente scosso dai signhiozzi.

Midorikawa mi poggia sul letto, sto ancora piangendo, mi faccio pure pena da solo; mi rimette il pigiama e mi sistema sotto le coperte del mio letto, nel frattempo si siede accanto a me e mi domanda fissandomi con i suoi grandi occhi color liquirizia che cosa avessi avuto in mente di fare. 

Provo a stare zitto, provo ad essere forte ma non ci riesco, continuo solo a piangere sommessamente e senza rendermene nemmeno conto vuoto il sacco sulla mia frustrazione, il mio senso di colpa e la mia solitudine, la verità è che semplicemente non voglio restare solo....Non di nuovo.

Il mio tutore mi sorride e mi accarezza i capelli ma non trovo più così sgradevole questo contatto, anzi me ne sento quasi assuefatto, lo sento infilarsi sotto le coperte assieme a me e mentre mi stringe contro il suo petto esile canticchia sottovoce una canzoncina che non ho mai sentito prima: ha un ritmo dolce come una filastrocca per bimbi piccoli ma alle mie orecchie sembra la cosa più bella del mondo ma ad un certo punto una strofa in particolare mi colpisce come una pallonata in pieno petto...

Non riesco a trattenermi dal piangere ancora e stavolta sento che anche quel rosso-maniaco-adorabile-tutore mezzo rincretinito si è unito a noi e io mi sento come circondato da una coltre di calore che nemmeno la più calda delle coperte e il più confortevole dei cuscini può dare, il mio cuore può finalmente rilassarsi e scacciare tutto il risentimento verso l'amore che ho provato da quattro anni a questa parte, mentre chiudo gli occhi circondato dall'affetto VERO della mia famiglia che sono sicuro dormirà con me, sento le voci calde e sommesse di Ryuuji e Hiroto che finiscono di cantare e mi depositano un bacio sulla fronte, finalmente mi sento davvero a casa, a casa mia.

"Dango, dango, dango, dango, dango daikazoku..."
  
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