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Autore: kuroichigo    18/02/2015    1 recensioni
SPOILER FINE TRILOGIA_ (Se non volete rovinarvi una parte di storia piuttosto importante, non leggete).
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Newt non ricordava di essere mai stato più spaventato di così, affetto da una malattia incurabile che l'avrebbe portato a ridursi ad uno squinternato e avvolto da una paura lenta e spiazzante che non aveva mai, realmente, provato.
Non nella radura, non nel labirinto, non con i dolenti, non nella landa desolata che la CATTIVO aveva chiesto loro di attraversare.
Non ricordava di aver mai perso battiti a causa del terrore che l'aveva ormai in pugno fin da quando si era svegliato nella Scatola.
Forse solo quando aveva tentato il suicidio gettandosi dalle mura del Labirinto aveva provato un sentimento simile.
Ma quella era solo frustrazione.
[One Shot incentrata sulla morte di Newt e sui suoi pensieri poco prima di lasciare questo mondo]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il branco di spaccati rimase in disparte, a frugare fra l'immondizia. Lui s'era rifiutato di agire come quel branco di animali, tentanto di rinviare l'inevitabile momento in cui si sarebbe comportato come un pazzo squilibrato.

 

- Ehi, Newt, sono io, Thomas. Ti ricordi ancora di me, vero? -

Rialzò gli occhi, Newt. Occhi che ormai erano più un'ombra di ciò che erano stati un tempo. Là dove prima c'era umanità Thomas scorgeva solo gli albori della follia. 

- Accidenti se mi ricordo di te, Tommy. Sei appena venuto a trovarmi al Palazzo, sbattendomi in faccia il fatto di aver ignorato la mia lettera. Non posso impazzire

completamente nel giro di pochi giorni-

Newt era certo di volersi limitare al “Certamente mi ricordo di te Tommy”, ma il resto delle parole uscirono dalla sua mente senza che lui potesse controllarle.

L'eruzione portava anche a quello.
Thomas lo guardò scettico, credeva forse che gli stesse mentendo?

Come dimenticare colui che aveva contribuito a tutto quello?
 

Newt non ricordava di essere mai stato più spaventato di così, affetto da una malattia incurabile che l'avrebbe portato a ridursi ad uno squinternato e avvolto da una paura lenta e spiazzante che non aveva mai, realmente, provato.

 

Non nella radura, non nel labirinto, non con i dolenti, non nella landa desolata che la CATTIVO aveva chiesto loro di attraversare.

Non ricordava di aver mai perso battiti a causa del terrore che l'aveva ormai in pugno fin da quando si era svegliato nella Scatola.

Forse solo quando aveva tentato il suicidio gettandosi dalle mura del Labirinto aveva provato un sentimento simile.

 

Ma quella era solo frustrazione.

 

Alby allora l'aveva recuperato e trascinato nella radura senza nessuna premura per ciò che lui aveva desiderato e fatto.

Voleva farla finita già allora.

Voleva morire, era così difficile da capire?

Si ritrovò a pensare che sarebbe stato meglio se quella volta l'avesse lasciato nelle ombre del labirinto, a fare da spuntino ai dolenti.

 

Tremò.

Desiderava morire davvero o anche quella volta era solo frustrazione?

Quale essere umano avrebbe potuto sopportare tanto? Le prove, vedere persone con la quale hai condiviso anni di vita morire uno dopo l'altro, la mancanza di risposte.

Non biasimò sé stesso per la decisione presa.

Non ricordava di quella sensazione così orribile di ghiaccio nelle vene, nemmeno in mezzo agli spaccati s'era mai sentito come in quel momento.

 

Quell'unico momento.

 

Thomas era davanti a lui, con la lettera probabilmente stampata nella mente, e che lui stesso aveva scritto solo qualche ora prima.

 

Se sei mai stato mio amico, uccidimi.”


E invece eccolo là, con aria supplicante.
Non aveva intenzione di ucciderlo, glielo si leggeva in fronte. 

A quanto pare quel pive però non afferrava il concetto.

Lui era già morto.
 

E invece no, Thomas l'Eroe, il Vero Leader continuava a negare la realtà dei fatti.

Continuava a chiedergli di andarsene con lui, come l'ultima volta che si erano visti.

Cercava di portarlo indietro, assieme agli altri radurai, a riunirli tutti, come se lui fosse affetto da un banale raffreddore e non dal virus che aveva ridotto il loro mondo in un totale caos.

Avrebbe dovuto odiarlo, avrebbe dovuto sbattergli la porta in faccia ancora quando erano nel Labirinto e non dar retta a tutte quelle caspiate che allora sembravano assurde.

 

- Allora, perché sei qui? Perché sei con... loro?-

Davvero non lo capiva? Newt sapeva che Tommy sperava invano in una cura, ma lui non ci sperava più da tempo. Aveva accettato il suo destino e affidato a lui l'unico mezzo per sfuggirgli. Minho non l'avrebbe mai fatto, forse per orgoglio, o per cocciutaggine, o chissà per altro, Minho non avrebbe mai potuto ucciderlo.
Thomas però si.
 

Newt guardò gli Spaccati, poi di nuovo Thomas.

- Va e viene, amico mio. Non riesco a spiegarlo. A volte non riesco a controllarmi, so a malapena quello che faccio. Ma di solito è come un tarlo nel cervello, che scombussola ogni cosa quanto basta per infastidirmi, per farmi arrabbiare.-
 

- In questo momento sembri a posto.-

-Già, be’, l’unica ragione per cui sono con quegli svitati del Palazzo è perché non so cos’altro fare. Tra di loro litigano, ma sono anche un gruppo. Se ti ritrovi da solo, non hai nessuna cacchio di possibilità.-

-Newt, vieni con me questa volta, adesso. Possiamo portarti in un luogo più sicuro, in un luogo migliore per...-

Newt rise, e la sua testa fece un paio di scatti strani.
-Vattene da qui, Tommy. Vattene.- Se non voleva aiutarlo, gli era solo d'intralcio.

-Vieni con me- lo pregò Thomas. -Se ti fa sentire meglio, posso legarti.-

 

Il viso di Newt di colpo si irrigidì per la rabbia e pronunciò le parole come proiettili di

collera. Era stufo, stufo di quel buonismo in quel mondo che di buono non aveva più nulla da offrire, non a lui. Era stanco, spaventato, al limite. Voleva solo chiudere gli occhi e andarsene.

 

-Chiudi il becco, traditore del caspio! Non hai letto il mio biglietto? Non puoi fare un’ultima schifosa cosa per me? Devi fare l’eroe, come sempre? Ti odio! Ti ho sempre odiato!-

Thomas lo guardava con aria ferita, ma non poteva controllare il flusso di pensieri che gli riempivano la mente. Era stato più duro di quanto volesse essere o la malattia aveva lasciato semplicemente trasparire i suoi sentimenti?

-Newt...-

-È stata tutta colpa tua. Avresti potuto fermarli quando i primi Creatori sono morti.

Avresti potuto trovare la maniera. Invece no! Tu hai dovuto portare avanti la tua missione, cercare di salvare il mondo, fare l’eroe. E sei venuto nel Labirinto e non ti sei mai fermato. Ti importa solo di te stesso! Ammettilo! Devi essere quello di cui la gente si ricorda, che la gente venera! Avremmo dovuto ributtarti nel buco della Scatola!-

Arrabbiato, deluso, quel pive del caspio stava facendogli perdere la lucidità più di quanto non avesse già fatto l'Eruzione.

 

-Newt, fermati. Devi ascoltarmi. -

 

-Ti odio, Tommy!-

 

Era a un paio di metri da lui e Thomas fece un passo indietro, Newt poteva leggere nei suoi una lieve paura. Decise di lasciare che la malattia parlasse per lui ancora un po'.

Decise che lo stress accumulato avrebbe avuto un ultimo sfogo prima di morire.

Perchè sarebbe morto, lo sapeva.

Restava da decidere come, se per mano di un Thomas volente o nolente la sua morte.


Gli urlò addosso altri sproloqui, altro veleno, e credendoci anche solo in minima parte si sentiva sporco. Thomas era sempre stato un buon amico, e nel momento decisivo, dopo aver ignorato completamente la sua richiesta d'aiuto, continuava a snobbare il compito che Newt gli aveva affidato.

 

Thomas fece altri due passi all’indietro. Cosa aspettava quel pive a dargli il colpo di grazia?!
Ma Thomas non poteva uccidere il suo amico. Non poteva e basta. Probabilmente nemmeno voleva farlo, realizzò Newt. In un egoistico atto di nobiltà d'animo avrebbe condannato la sua esistenza a una breve speranza vana e inutile trasformandolo in un folle cannibale. Quello che lui considerava un amico, poteva ancora essere tale dopo queste intenzioni?! O era ancora l'Eruzione a ingigantire i suoi pensieri?

Qualunque fosse la riposta, non poteva permetterlo.

 

Era confuso, spaventato, e Tommy lo stava facendo sentire sempre più solo.

Avrebbe voluto abbracciarlo ma la malattia gli suggeriva solo di colpirlo.

Avrebbe voluto dirgli che sarebbe andato tutto bene ma in quel momento riusciva solo a insultarlo.

Voleva solo ricevere l'ultimo regalo, morire per mano sua. 

Per mano del suo vecchio amico Tommy.
Non gli importava cosa pensasse l'altro. 

 

Newt gridò e si fiondò in avanti. L’arco della scarica di un lanciagranate partì dal furgone, scivolando e scoppiettando sul manto stradale, ma lo mancò. Thomas era rimasto pietrificato, e Newt lo spinse a terra, lasciandolo senza fiato. L'adrenalina era l'unica spiegazione a quella botta improvvisa di energia. Gettandosi sul moro, lo immobilizzò velocemente.
 

- Dovrei cavarti gli occhi- disse Newt, sputacchiandogli addosso- Farti imparare la lezione degli stupidi. Perché sei venuto qui? Ti aspettavi un cacchio di abbraccio? Eh?-

Newt ormai non poteva più controllarsi, sentiva di non avere più freni, li aveva attivati ma questi avevano rallentato la sua mente in corsa per pochi istanti, per poi librarla del tutto. Anche ora, continuava a parlare senza rendersene quasi conto.
E raccontò a Tommy di come era diventato zoppo, di come s'era gettato dalle mura di quel maledetto Labirinto.
Gli raccontò di Alby che, in un patetico gesto d'umanità, l'aveva salvato solo per far numero nella radura, convinto che prima o poi ognuno di loro avrebbe avuto una vita serena.

Bhè, si sbagliava.

Si sbagliavano tutti.

Per Newt la vita era finita da un pezzo, da quando aveva preso parte all'esperimento non era più nient'altro che una cavia con il nome di un genio del passato.

Il suo vero nome non lo avrebbe mai saputo, e questo tanto bastava per annullarlo come persona.

Si sentiva un'involucro d'aria.

Thomas scosse la testa, in preda al terrore, allungando molto lentamente la mano libera verso la pistola. Come se Newt non lo avesse visto. Stava facendo esattamente ciò che desiderava.
 

-Odiavo quel posto, Tommy. Ho odiato ogni secondo di ogni giorno. Ed era tutta... colpa... tua!-

Di colpo Newt si spostò e prese la mano di Thomas che stringeva l’arma. La mano di Thomas era fredda, leggermente sudata ma non ci fece quasi caso. Sperava che tutto quello finisse in fretta. Odiava far stare l'amico in quel modo, odiava l'averlo incolpato di un progetto che ormai apparteneva a un Thomas del passato che probabilmente non avrebbe mai conosciuto. Era solo stanco e impaurito. Tirò la pistola verso di sé, sollevandola fino ad appoggiarsi la pistola sulla fronte. Era arrivato il momento.

-Adesso devi rimediare! Uccidimi prima che diventi uno di quei cannibali mostruosi! Uccidimi! Io mi sono fidato di te con quel biglietto! Di nessun altro. Adesso fallo!-

 

S'era fidato solo di lui, Thomas stentava a credere che Newt avesse scelto proprio lui per quel compito così ingrato. Non aveva già abbastanza morti grondanti di sangue sulla coscienza?

Ma a Newt non importava, voleva che fosse Tommy.
Voleva che premesse lui il grilletto, voleva che fosse il vecchio amico a porre fine alla sua vita, e non un virus. Solo il buon vecchio Tommy.

Strinse di più la mano del moro nella sua.


 

Thomas cercò di allontanare la mano, ma Newt era troppo forte, e continuava a incitarlo di sbrigarsi, di ucciderlo, ma nonostante tutto, Thomas ancora non voleva dirgli addio. Non voleva uccidere il suo amico. Non riusciva ancora a capire quanto la situazione stesse degenerando, non riusciva a condividere la sofferenza di Newt né a comprenderla.

La voce del biondo si fece pressante, bassa e severa.


-Uccidimi, codardo del caspio. Dimostra di saper fare la cosa giusta. Metti fine alle mie sofferenze.-

Quelle parole sconvolsero Thomas nel profondo. Era il vero Newt a parlare ora...?
-Newt, forse possiamo...-

-Sta’ zitto! Sta’ zitto e basta! Io mi sono fidato di te! Adesso fallo!- Ed era vero, si era fidato e probabilmente lo avrebbe fatto ancora se avesse avuto una vita più lunga. La consapevolezza di quel che sarebbe diventato era, ogni secondo che passava, sempre maggiore. 
Newt non poteva sopportare quella tensione.
Continuava ad impazzire di nervosismo. Cercò di rilassarsi, prendendo il controllo di sé, ma il primo tentativo fu tutto inutile.

 

-Non posso.- Continuava a dirgli Thomas, che non desiderava un fardello simile sulle spalle. Newt avrebbe voluto dirgli di vedere quella faccenda dal suo punto di vista, per alleggerirgli il carico insomma, ma l'Eruzione non glielo permetteva.

-Fallo!-

-Non posso!- Thomas continuava a rifiutarsi e Newt era in lotta con sé stesso, continuava a stringere la mano di Thomas, continuava ad insultarlo, a dirgli cose che realmente nel profondo non pensava.

Non desiderava odiarlo, non desiderava sfidarlo né altro. L'Eruzione aveva parlato fin troppo per suo conto, tentò di ritornare in sé mentre ancora delirava in preda al panico e alla rabbia.
Il vero Newt si rifugiò nell'ormai unico angolo di mente sano che gli rimaneva. Lì era la sicuro dall'Eruzione, il tempo era dilatato, la sua mente più quieta.  
Ripensò con calore  al Thomas della radura, alla bellezza del sole che non aveva mai visto nella realtà, a quanto tutto quello che avevano passato l'avrebbe fatto ridere se glielo avessero detto quando ancora si occupava dell'orto della Radura e coordinava i compiti assieme ad Alby.

Il suono della sua voce gli arrivò ovattato, sentiva sé stesso ormai in quell'angolo remoto della sua mente mentre continuava ad urlare a Thomas.
La malattia aveva preso il sopravvento. 
Il vero Newt desiderava solo che smettesse, che lasciasse in pace il suo amico e che ponesse fine lei stessa alla sua vita, oramai non aveva importanza chi lo avrebbe ucciso, gli importava solo il risultato finale. 

 

-Uccidimi o io ucciderò te. Uccidimi! Fallo!-

-Newt...-

-Fallo prima che diventi uno di loro!-

-Io...-

 

-Uccidimi!- E poi i suoi occhi si schiarirono, come se avesse raggiunto un ultimo istante

fugace di lucidità, e la sua voce si addolcì.

-Per favore, Tommy. Per favore.-

Thomas capì di non potersi più sottrarre all'incarico che l'amico gli aveva dato.
Newt in quei pochi secondi di esitazione rivide tutto ciò che erano stati i suoi ultimi anni di vita, rivisse quelle rare risate nella radura, quelle pacche d'intesa con gli altri radurai, pensò a Minho, ad Alby, Frypan, Chuck, un pensiero balenò perfino per quella testa calda di Gally poichè a ognuno di loro aveva voluto bene come un fratello, fino ad arrivare ai momenti di difficoltà della seconda fase. Tutto accadde in pochi secondi mentre, con il cuore che sprofondava in un abisso senza luce, Thomas premette il grilletto.




Era da anni che non pubblicavo su Efp.
Vuoi per mancanza di voglia, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perchè non lo so. 
Ho letto la trilogia di Maze runner in pochi giorni, me ne sono innamorata e mi sono innamorata di Newt.
E leggerne la morte è stato doloroso come mai avrei pensato. 
Ho riutilizzato molte parti del capitolo in questione perchè volevo immedesimarmi in Newt, nella sua confusione, capire in che modo avrebbe potuto ragionare.
Spero di esserci riuscita!

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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