rimastole, e, in un certo senso, lo era.
Era pienamente consapevole di ciò che di li a poco sarebbe successo, ma non scappò, non cercò vie di fuga, no.
Era una ragazza coraggiosa, affrontava i pericoli, guardava in faccia il destino e rideva di lui.
Sentì la porta del soggiorno aprirsi, ma non vide nessuno entrare, proprio come immaginava.
Lentamente alzò la testa e la debole fiamma della candela illuminò per un attimo il suo volto, bagnato da due
stupide lacrime, e, più in basso, il suo ventre gonfio.
"Ma che piango a fare-pensò-so bene cosa succederà, e a nessuno importerà nulla, come non è mai importato prima.
Mi hanno sempre reputato una pazza. E così finirò, pazza."
< Ciao, Laure!! Ci incontriamo di nuovo eh> Una voce profonda e tenbrosa parlò dalla soglia della sua stanza
< Vaffanculo!!> la ragazza si era alzata ed aveva assunto una posa eretta con le braccia sul grembo, a difendere la
sua creatura.
< Ooh, suvvia, non ti scaldare, sono venuto solo a fare due chiacchiere> l'uomo era ora vicino alla finestra, la
bianca luce della luna piena illuminava la sua esile figura. Aveva gli occhi rossi e pieni di sangue, ma non fu
quello ad accellerare il battito del cuore di Laure, e quello del suo piccolino.
Nella mano destra riluceva scintillante un coltello da cucina appena affilato.
< Sappiamo entrambi cosa succederòà, fallo e basta> Laure cercò di tenere la voce ferma, di non far trapassare le sue
emozioni. La sua paura.
< Che c'è, tesoro? Hai paura? Lo sento, sento l'odore del tuo terrore nell'aria, sento che il tuo bambino lo vuole,
più di qualsiasi altra cosa. Lui vuole il sangue, il tuo sangue>
Le sue parole riecheggiarono nella stanza dalla moquette scura e le tende bianche, come se non volessero lasciare
quel posto, come se volessero rimanere impresse in quelle mura.
< Fallo. Fallo e basta. Ti prego, uccidimi, se questo realmente serve a salvarlo, ma fallo in fretta, o anche lui
morirà.>
Ora non riusciva più a trattenere i singhiozzi e le lacrime sgorgavano dai suoi occhi come un fiume in piena.
DEVE nascere, o la nostra specie morirà con me. Sai che non vorrei, ma devo farlo, devo.>
< E allora fallo, maledizione, FALLO!. >
Era come se il tempo si fosse fermato. In un fulmineo attimo lui balzò su di lei e la atterrò, con il coltello le
incise un solco lungo e profondo sotto il ventre, con l'urlo lancinante di Laure nelle orecchie, infilò una mano e
ne estrasse la più piccola e bella creatura che il mondo intero avesse mai visto.
La sua pelle riluceva sotto la pallida luna che al confronto sembrava stupida e insignificante, i suoi occhi neri
erano aperti e scrutavano la stanza in cerca di qualcosa.
Non un gemito, non un urlo uscì dalla sua piccola bocca. Nulla.
Mentre Laure ancora strillava, l'uomo prese di nuovo in mano il coltello ed incise un altro solco sulla gola della
ragazza.
Il bambino si avvicinò al taglio e cominciò a succhiare il sangue della madre, avido, e così bello.
Per un attimo Laure pensò che potesse bastargli, che potesse aver ereditato da lei il cuore e che potesse anche
lontanamente amarla a tal punto da fermarsi, ma non fu così.
Il bambino si staccò dalla gola della madre e le si avvicinò all'orecchio.
bramose di sangue del suo bellissimo figlio, e le lacrime silenziose dell' uomo che si sentiva così colpevole in
quel momento di non essere riuscito a trovare un modo per dare alla luce l'erede della dinastia reale, e nel
frattempo salvare la sua amata, l'unico vampiro che abbia violato le regole solo per cercare di donarle un pò di
felicità, l'unico uomo che abbia mai amato nella sua vita.