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Autore: Pj Mockingj    18/02/2015    1 recensioni
Non voglio descrivere troppo la mia storia, è in evoluzione.
Non farti scappare nemmeno un attimo di quello che ti sta intorno, nemmeno un secondo di vita. Renditi conto della bellezza del mondo, della sua bellezza, della ragazza che ami, fissala, e sorridi, sorridi perché non sai se qualcosa dopo te lo potrà impedire, quindi tu fallo adesso. Ora. Apri gli occhi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Apri gli occhi.
Non farti scappare nemmeno un attimo di quello che ti sta intorno, nemmeno un secondo di vita. Renditi conto della bellezza del mondo, della sua bellezza, della ragazza che ami, fissala, e sorridi, sorridi perché non sai se qualcosa dopo te lo potrà impedire, quindi tu fallo adesso. Ora. Apri gli occhi.
E li aprì, lo circondavano una grande quantità di foglie e fiori e gente con volti pallidi, si schiarì per un secondo le idee e poi si ricordò, la testa. Si toccò nel punto in cui si ricordava di avere il dolore e scoprì varie bende che gli coprivano i capelli, raccolse tutte le forze “Ehi, quanto tempo è che non dormite voi?” e rivolse un sorriso a tutti i parenti presenti nella sala che ancora non si erano accorti del suo risveglio, la madre fu la prima a capir che la voce non proveniva dalla porta che dava sul corridoio e si lanciò dal figlio per stringerlo in un grade abbraccio che bagnò di lacrime la spalla del ragazzo. Tutti gli altri si avvicinarono con un gran sorriso che quasi coprì le occhiaie e i volti pallidi, uno ad uno lo abbracciarono “Ragazzi sto benissimo, non vi preoccupate più per me” il padre gli rivolse uno sguardo ma non parlava con lui “Vai a chiamare l’infermiera, dille che si è risvegliato!” cercavano di dirgli tutti quanto fossero contenti del suo risveglio, ma nessuno riusciva ad esprimere con le parole ciò che realmente provavano. Una ragazza bionda con i capelli raccolti entrò dentro la stanza con dietro una troupe di medici ed infermiere pronti ad esaminare il ragazzo adesso circondato da parenti ed amici. La prima infermiera lo fece mettere seduto, o almeno ci provò perché le gambe di Rob non volevano ancora dargli retta “E’ normale tranquillo, un paio di giorni e saranno attive come sono sempre state”. Dopo tutte le varie visite mediche e le varie domande, Rob ancora non capiva una cosa, abbastanza importante, si potrebbe dire, “Ma di preciso, che cosa mi è successo?” tutti si guardarono con volti interrogativi l’un l’altro, ma solo la ragazza con i capelli biondi che prima era andata a dare la notizia ai medici, rispose “Penso che non vorresti ricordarlo, o almeno è quello che hai detto tu.” Ancora il cervello doveva ricollegarsi alla realtà, non sapeva neanche da quanto tempo era rimasto lì disteso a dormire beato, con intorno persone che piangevano o si disperavano in attesa che lui, quel deficiente di Robert, si svegliasse invece di dormire come aveva sempre fatto, come poteva pretendere di capire quel giro di parole? Che in effetti non era proprio un giro di parole, ma solamente una ripetizione di ciò che aveva detto lui, sì, okay, il punto è, quando? Quando, sua sorella, era venuta a conoscenza di quelle parole, che lui non si ricordava mai di aver pronunciato? Sembrava quasi che gli avesse letto nella mente “Ti spiego quando ci siamo ripresi un po’ tutti, okay?” e poi sorrise. Ah, quel sorriso, così bello e familiare. Ah, quel sorriso, il sorriso che lo riportava al mondo.
Non ci fu un “quando ci siamo ripresi un po’ tutti”, no, ci fu solo un ritorno al passato, solite ovvie preoccupazioni che non servono a niente e a nessuno, solite vite monotone senza nessuno in coma da aspettare, senza che nulla di tragico colpisca la vita della famiglia, o dintorni, niente. Assolutamente la noia più totale. Per Robert forse questo era vivere, o almeno ritornare in vita, in fondo non sapeva davvero quello che gli fosse successo, non sapeva niente, nessuno gli aveva raccontato la sua storia prima del risveglio tra le mura bianche diventate foresta amazzonica dopo la visita degli “amici” e dei parenti. Poi dopo qualche mesetto si rese conto che stava colmando quel vuoto che era rimasto nella sua testa, in effetti per un periodo non sapeva nemmeno da chi fosse circondato, non ricordava specificatamente il nome della sorella ad esempio, no, non ricordava neanche di averla una sorella, poi perché avrebbe dovuto, era nato? Non si trovava ancora nell’oblio nell’attesa di diventare un feto che naviga nel liquido amniotico per 9 mesi senza preoccupazioni, per poi uscire fuori e iniziare a comandare tutto e tutti? E non essere comunque contento? No, era vivo purtroppo, ma non c’era nessun segno che glielo facesse ricordare, per meglio dire, si era dimenticato completamente della sua vita precedente. 16 anni buttati, questa volta seriamente, ma non diede nessun segno a chi lo circondava di non ricordarsi di niente, tutto questo non si venne mai a sapere, fece sempre finta di ricordarsi “Ah, sì, quella volta” e fingere una grossa risata. Doveva essere inquietante in effetti vivere con persone del quale non ci si ricorda, ma tutti erano così amichevoli e carini nei suoi confronti, che non poteva fare a meno di volergli bene. Poi ritornò a scuola, e lì ci furono un po’ di problemi in effetti. Fece finta di andare a genio a tutti, il primo giorno parlò con tutti molto amichevolmente, ma fece un errore, e lo capì solo il pomeriggio, quando ricevette una telefonata da quello che si voleva spacciare per il suo migliore amico “Rob, brutto coglione, ti sei scordato di me?” non era davvero contento di essere accolto al telefono con parole così affascinanti “Hey, no ma ti pare, perché?” l’interlocutore rise “Allora potevi venire oggi a ricreazione!” Robert non voleva davvero credere ad una cosa del genere, era stato in coma e il suo “migliore amico” non l’aveva mai visto, in più pretendeva anche che lui, il tizio che avrebbe anche potuto perdere la memoria, avrebbe dovuto cercarlo “Ehm, sai una cosa, la verità è che non mi ricordo davvero più un cazzo, hai presente? Come se fossi nato due mesi fa” “Ma che ti sei preso, amico?”. BOOM. Giù la cornetta del telefono.
Poi tre mesi dopo la sua nuova nascita, un ragazzo dalla felpa blu scuro correva sulla metro, affannandosi, girandosi regolarmente come se stesse scappando da qualcosa o qualcuno, la fermata era ancora un po’ lontana, sparito il ragazzo, uno sparo e delle urla sostituirono il silenzio, subito dopo le urla, tutti i posti occupati diventarono liberi, una massa di persone correva dalla parte opposta al rumore, senza alcuna speranza che le porte si aprissero. La fermata era lontana. Alcuni erano già morti asfissiati, altri giacevano sul pavimento, schiacciati dalla massa di gente. La fermata era vicina. Altri spari, altra gente che correva e schiacciava corpi, altri spari. Si aprirono le porte. Ci fu un solo superstite “Non ho detto niente a nessuno perché avevo paura della reazione che ci sarebbe stata”. Sono morti tutti, tutti, anche il padre di Rob, sì, era lì, che fissava il ragazzo che correva freneticamente chiedendosi perché, ma lui non morì calpestato, lui fu uno di quelli che calpestò la gente, non è un atteggiamento egoistico, è solo che aveva fatto la spesa! Solo uno riuscì a vivere, il più egoista di tutti. Forse Robert non si ricordava davvero più del padre, di come fosse interiormente, ma gli mancò, quell’affetto che gli dava anche lui, gli mancò anche quando iniziò la fase del “sto per diventare un vegetale”.Qualcosa era andato storto in quell’operazione, fu uno stupido a non dire di non ricordarsi niente, peggiorò solamente le cose, le peggiorò perché divenne davvero un vegetale, le peggiorò perché la madre dovette firmare il documento del “staccategli la spina” non fatelo più soffrire. Stava soffrendo? Non lo sapremo mai, beh, è questa la vita, risvegliarsi a 16 anni senza ricordarsi la propria nascita e morire dopo altri 10 anni vissuti con un vuoto in testa.
Senza neanche sapere come si è finiti all’ospedale.
Se vi state chiedendo se la storia era questa, la risposta è no. La storia viene dopo, questo è solo il perché, la vera storia ragazzi, la dovete ancora leggere.
 
  
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