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Autore: Dragasi    18/02/2015    5 recensioni
Il Maestro guardò gli occhi del suo Padawan, occhi che imploravano per ricevere aiuto, che volevano avere delle risposte, ma sapeva che Obi-Wan avrebbe fatto qualunque cosa pur di non mostrare le sue debolezze...
Un giovanissimo Obi-Wan di fronte al più grande mistero: la Morte
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan, Kenobi, Qui-Gon, Jinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come padre e figlio'
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Obi-Wan guardava la pira bruciare, sentiva il cuore oppresso e pesante nel petto e continuava a ricacciare indietro le lacrime.
Sentì una grande mano callosa posarsi sulla sua spalla. Strinse le mani a pugno e mormorò rivolto alla persona alle sue spalle: «Perché? Maestro, perché?»
L’uomo non rispose, ma si limitò a rafforzare la presa sulla spalla del suo giovane apprendista.
 
Erano passate appena due ore dal funerale di Tajat Hednes ed il giovane Obi-Wan camminava irrequieto su e giù per la sua stanza, profondamente turbato da quello che era successo.
Perché la Forza aveva voluto la morte di un sedicenne, di un suo coetaneo, di un suo amico?
Si buttò sul letto ed osservò il soffitto dalla tinta chiara. Non riusciva ad accettare che Tajat non ci fosse più, che non si sarebbe più allenato con lui, che non avrebbero più riso insieme…
In quel momento sentì bussare alla porta. Si appellò alla Forza per capire chi ci fosse fuori, non voleva vedere nessuno, voleva stare solo e provare ad accettare la morte del suo compagno.
Avvertì che la persona in attesa fuori dalla porta era Qui-Gon, così, a malincuore, si alzò per andare ad aprire al suo Maestro.
Appena vide il volto del suo apprendista gli disse: «Padawan, va tutto bene…» cercando di tranquillizzare un poco il ragazzo.
Il Maestro guardò gli occhi del suo Padawan, occhi che imploravano per ricevere aiuto, che volevano avere delle risposte, ma sapeva che Obi-Wan avrebbe fatto qualunque cosa pur di non mostrare le sue debolezze.
Il sedicenne dai capelli rossicci si fece da parte per far passare il suo mentore e poi richiuse la porta alle spalle di Qui-Gon.
Il Maestro Jedi rimase in piedi al centro della piccola stanza del suo pupillo. La sua alta ed imponente corporatura poteva incutere timore a molti, ma non al giovane Obi-Wan. Per il ragazzo quella figura era sinonimo di affetto, di sicurezza, era la figura di colui che considerava suo padre.
Rimasero a lungo in silenzio a guardarsi negli occhi, nessuno dei due mosse un muscolo, Qui-Gon aspettò pazientemente che il suo Padawan iniziasse a parlare.
Obi-Wan, dal canto suo, non sembrava intenzionato a proferir parola. Il ragazzo stava cercando di sopprimere le lacrime, di mantenere il controllo richiesto ad un Jedi, ed era convinto che se avesse esternato i suoi pensieri avrebbe fallito miseramente nel suo intento.
Il giovane Padawan abbassò lo sguardo sui suoi stivali e strinse i pugni, non riusciva a comprendere il perché della morte.
«Maestro…» mormorò il giovane Jedi sull’orlo delle lacrime «Perché Tajat? Perché la Forza ha voluto la morte di un mio coetaneo?»
Qui-Gon non si mosse, rimanendo a braccia conserte sul petto, e rispose con un velo di dolcezza: «Padawan, io non posso dare una risposta ai tuoi perché. Posso ricordarti che la morte è parte integrante della vita: senza una non esisterebbe l’altra. Bisogna saper accettare la morte, specialmente uno Jedi deve essere in grado di farlo: pochi di noi muoiono di vecchiaia»
Il Maestro Jedi non sopportava la vista del suo apprendista in quello stato, avrebbe fatto qualunque cosa pur di alleggerire il peso che gravava sul cuore del giovane Obi-Wan.
Tajat era stato uno dei più cari amici del ragazzo e, dopo quello che era successo, era normale che il suo Padawan fosse sconvolto, ma lui non poteva sopportarlo.
«Un Jedi dovrebbe morire con onore, proteggendo e servendo la pace della Galassia, non per uno stupido errore!» esclamò Obi-Wan.
Ora, oltre al dolore, il suo cuore si stava riempendo di rabbia. Il ragazzo provò a calmarsi e ad abbandonare quel sentimento così cupo, ma un pensiero stava prendendo il sopravvento nella sua mente. Se non fosse stato per un inetto guaritore di un pianeta lontano Tajat sarebbe ancora vivo!
Qui-Gon avvertì la rabbia che si stava impossessando del suo apprendista e percepì il pensiero del ragazzo.
Se permetteva al suo Padawan di rimuginare su quel pensiero l’odio avrebbe riempito il cuore dell’innocente Obi-Wan con il rischio di corrompergli l’animo.
«Obi-Wan, abbandona il tuo odio. Esso può solo corromperti e portarti verso il Lato Oscuro. Calmati, giovane Padawan»
Lo sapeva che per il ragazzo sarebbe stato difficile, ma era uno Jedi, ed uno dei migliori. Tutta la vita del ragazzo sarebbe stata disseminata di difficoltà, questo Qui-Gon lo sapeva, e quella era solo una delle tante.
Da un lato capiva la rabbia del suo apprendista: Tajat era stato ferito mentre era in missione su Almania insieme al suo Maestro, questi l’aveva subito portato nell’ospedale più vicino dove una dose di farmaco sbagliata, somministrata da un guaritore del posto, aveva scatenato una reazione allergica che aveva portato il giovane Padawan Hednes alla morte.
Sentendo che il suo pupillo non accennava a calmarsi, con tono dolce, ma che non ammetteva repliche, gli chiese: «Obi-Wan, ripetimi il Codice, per favore»
Obi-Wan guardò negli occhi il suo Maestro. Sapeva che Qui-Gon aveva ragione, sapeva di dover abbandonare la rabbia e l’odio che albergavano nel suo cuore, ma si rese conto che in fondo non voleva veramente farlo: quei sentimenti, per quanto negativi, lo stavano rendendo vivo, lo stavano aiutando ad accettare la morte dell’amico.
Rimase in silenzio, tormentandosi l’anima, invece di rispondere al suo mentore.
La voce di Qui-Gon riempì nuovamente la stanza: «Padawan, il Codice…»
Questa volta il ragazzo dai capelli rossicci rispose snocciolando a memoria, quasi senza pensarci, quelle poche parole: «Non c’è emozione, solo pace; non c’è ignoranza, solo conoscenza, non c’è passione, solo serenità; non c’è caos, solo armonia; non c’è morte, solo la Forza»
Una piccola lacrima iniziò a scivolare silenziosa sulla guancia del giovane Obi-Wan, l’apprendista non si mosse e la lasciò cadere a terra senza asciugarsi il viso. L’ultimo precetto del Codice gli sembrava così vano e privo di ogni significato, Tajat si era unito alla Forza, ma lui non avrebbe più potuto scherzare insieme a lui. No, lui non poteva gioire per coloro che tornavano alla Forza, che fosse il Maestro Yoda a farlo, per lui la morte era dolore.
Qui-Gon osservò la piccola lacrima cadere a terra. Anche se il suo giovane protetto si sforzava di non mostrare alcuna debolezza, il dolore questa volta era troppo grande perché lui riuscisse a nasconderlo.
Il Maestro Jedi mormorò con dolcezza: «Obi-Wan…»
Il piccolo Jedi serrò le palpebre ed altre due lacrime caddero sul pavimento della piccola stanza. Riaprì gli occhi ed alzò la testa per riuscire a guardare nei saggi occhi del suo Maestro.
«Maestro, come posso gioire per coloro che si riuniscono alla Forza? Io provo solo dolore…»
Qui-Gon osservò il volto del ragazzo. Quei giovani occhi grigio-azzurri imploravano aiuto e affetto, chiedevano che tutto quel dolore venisse estirpato dal profondo del cuore. Il Jedi si sentì impotente di fronte al dolore del suo Padawan, non sapeva come poterlo alleviare e questo gli feriva l’anima.
Obi-Wan si sentiva scoppiare, tutte le domande che albergavano nella sua mente ed il tormento che aveva nel cuore lo stavano facendo impazzire. Non riusciva a mantenere il controllo e, la cosa che lo spaventava di più, non riusciva a nascondere la sua debolezza.
Il ragazzo non riuscì più a trattenere le sue lacrime, nonostante tutti gli sforzi, e scoppiò in pianto senza più preoccuparsi di nascondere le sue emozioni.
Qui-Gon non riuscì a sopportare la vista di Obi-Wan in quello stato e si mosse in avanti avvicinandosi al suo apprendista. Appena fu a pochi centimetri dal ragazzo le sue braccia si chiusero intorno al piccolo Jedi.
Obi-Wan si sentì rassicurato e affondò il viso tra le pieghe della tunica del suo mentore, lasciando che le lacrime scorressero sulle sue guance.
Il Maestro Jedi iniziò ad accarezzare la testa del suo apprendista mormorando dolcemente: «Obi-Wan, tranquillo, ci sarò sempre io…»

Angolino di Dragasi

Eccomi qui, grazie per essere arrivati in fondo a questa OS e mi auguro vi sia piaciuta. Ho voluto provare ad immaginare un Obi-Wan tormentato e alle reazioni di Qui-Gon. Spero di esserci riuscita. Non mi dilungo, a tutti un abbraccio.
   
 
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