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Autore: cup of tea    19/02/2015    2 recensioni
[Questa storia partecipa alla Klaine Wedding Challenge indetta da Flan e Ginny_Potter]
Minilong divisa in due parti. Prompt assegnatomi:
35) "In & Out": ispirandosi al film, uno dei due personaggi è etero e si sta per sposare con una donna, ma al momento del matrimonio decide di fare coming out stupendo tutti gli ospiti e il secondo personaggio, che probabilmente sarà al matrimonio.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sam Evans | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA TAVOLA DI CUP OF TEA

Minilong scritta più veloce della luce per la Klaine Wedding Challenge organizzata da Flan e Ginny_Potter.
Prima parte oggi, seconda parte possibilmente entro sabato.
Indossate il vostro abito migliore, siamo tutti ospiti del matrimonio dell’anno!
Fatemi sapere che ne pensate.
Cup of tea
 


 
Klaine Wedding Challenge – IN&OUT

THE ORANGE HOUR - PARTE UNO
PRIMA
 
Ore 17:00
42 ore prima.
 
Scusa, sei per caso una teiera?

Blaine lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, sbuffando fuori tutta la sua frustrazione. Maledetta audiocassetta! Non poteva averlo fregato così! Spense lo stereo e si gettò sul letto, gli occhi fissi nel vuoto del soffitto. Aveva comprato quel corso per “verificare la propria virilità” non ricordava nemmeno quando e, chissà come, aveva deciso di tirarlo fuori proprio a due giorni dalle sue nozze con Rachel.

Dio, amava quella ragazza. Stavano insieme dal liceo, e le loro voci si fondevano alla perfezione, quando duettavano al glee club. Il loro era un metro e cinquantacinque di talento e amore ebreo-euroasiatico. Allora perché non riusciva ad essere del tutto felice all’idea di sposarla? Gliel’aveva chiesto lui, davanti a un tramonto, accompagnato dalle note del suo pianoforte e lei si era sciolta come un gelato al sole… era tutto così perfetto! E ora, al contrario, tutto aveva perso ogni possibile attrattiva.

«È solo panico da matrimonio,» gli aveva detto Sam. Probabilmente aveva ragione.

Nel mezzo dei suoi pensieri, il telefono prese a squillare. Si girò sul fianco dandogli deliberatamente le spalle; non aveva nessunissima intenzione di sentire qualsivoglia parente che gli avrebbe fatto le congratulazioni o avrebbe confermato la sua presenza alla cerimonia. Voleva solo crogiolarsi nella sua apatia. Partì la segreteria. «Blaine! Tesoro, ma non sei a casa? Avevi detto che avresti firmato le partecipazioni! Oh, non importa, lo faremo stasera! Senti, ha chiamato Kurt Hummel, il nostro wedding planner. Dice che ha bisogno del nostro parere sul risultato finale del luogo del ricevimento, e sarebbe meglio che glielo dessimo entro domani. Puoi andarci tu? Ho ancora mille cose da fare prima di partire per la luna di miele. Grazie, ti amo.»
Kurt Hummel.

Un metro e settanta circa, pelle chiara, capelli laccati e castani, voce acuta e sottile. Blaine si chiese cosa avrebbe ricavato dal far “verificare la virilità” a quel ragazzo. Probabilmente quello che lui stesso temeva di più, ma ciò che era certo era che Hummel, al contrario di lui, ne era totalmente consapevole e fiero.

Diamine, si potevano avere dubbi sul proprio orientamento sessuale a ventisette anni, e soprattutto a due giorni dal matrimonio con la ragazza perfetta?
Si lasciò sfuggire un gemito, poi si decise a prendere il telefono e chiamare Kurt Hummel.

«Kurt? Sono Blaine Anderson. Domani mattina va benissimo. Ci vediamo lì.»

 
***
Ore 11:00
24 ore prima.
Kurt arrivò alla cascina con largo anticipo. Ci teneva che fosse tutto perfetto, prima che arrivasse anche Blaine.
I fiori erano stati disposti meravigliosamente tutt’intorno alla stanza, le tovaglie bianche sui tavoli ben stirate e i nastri che decoravano la stanza davano quel tocco in più. Servizi preziosi di piatti e posate, centritavola importanti… avrebbe certamente fatto un’ottima figura, anche se restava da decidere se ci tenesse di più al riconoscimento del suo bel lavoro o a ottenere l’attenzione di Blaine. Era un peccato che fosse etero e in procinto di sposarsi.
Morse pensieroso il tappo della penna dopo aver spuntato l’ultima cosa dalla sua lista, quando arrivò Blaine, incantevole come sempre. Indossava un cappotto blu perfetto l’autunno che sembrava essere arrivato tutto in un colpo.

«Kurt, è tutto perfetto!» Commentò con occhi sognanti.

Kurt si sentì avvampare. «Dici? Ti piace? So che Rachel ci tiene molto al tuo parere nelle decisioni importanti. Ho fatto qualche modifica ai colori, vista la stagione. I toni caldi dell’arancione mi sembravano più appropriati, anche alla location. Spero non vi dispiaccia.»

«È proprio come lo sognavo quando ero bambino.» Rispose Blaine, più rivolto a sé stesso, che a Kurt.

«Tu… sognavi il tuo matrimonio, da piccolo?» Chiese Kurt.

Blaine lo guardò, imbarazzato. «Io, be’… sì… è così strano?»

«No, certo che no… lo facevo anch’io.» Ma un po’ strano, in effetti, lo era, dal momento che non era una cosa che un uomo avrebbe ammesso con tanta facilità. Poteva essere più perfetto, quel ragazzo?

Blaine ruppe il silenzio che era calato, schiarendosi la voce. «Hai fame? Conosco un posto qui vicino, ti offro il pranzo.»

A Kurt non sembrava vero, oltre che poco professionale. «Io… non saprei…»

«Andiamo, hai lavorato tanto. Ti meriti una pausa.»

«Se insisti.» E gli regalò un sorriso grande e sincero.

 
***
Ore 14:00
21 ore prima.
Quanto poteva essere naturale parlare con quel ragazzo?

Kurt era così intelligente e dolce. Rachel al contrario era capricciosa, e anche se adorava quel lato del suo carattere, molte volte risultava faticoso parlare con lei.

Lo vide arrossire, forse lo aveva osservato troppo a lungo. Ma come poteva staccare gli occhi da quelli azzurro ghiaccio di Kurt? Era così bello… e così sbagliato pensare a lui in quel modo, ma non riusciva a farne a meno.

«Blaine… ora dovrei andare. Ci sono ancora mille cose da fare prima di domani. Grazie per il pranzo.»

«Vai già via? Voglio dire… ma certo, non preoccuparti. Vogliamo tutti che sia tutto perfetto, domani.» Cercò di riacquistare un po’ dell’atteggiamento che si dovrebbe tenere con la persona che si sta pagando per l’organizzazione del proprio matrimonio, ma con scarsi risultati. Lo guardò infilarsi il cappotto e la sciarpa, poi per poco non trasalì quando lo salutò appoggiandogli una mano sulla spalla.

Aspettò che fosse uscito dal locale, poi andò alla cassa e pagò, dopodiché uscì a sua volta, sospirando. Era troppo desiderare che gli avesse dato il suo numero di telefono, come se fosse stato un vero appuntamento? Era troppo sperare di rivedersi ancora in circostanze non lavorative? Era troppo ritrovarsi perso in quei pensieri? Probabilmente sì. Scosse la testa – ma cosa gli stava succedendo? E poi… il suo numero ce l’aveva già.

Arrivò a casa nel primo pomeriggio e si sorprese nel trovare la porta aperta. Rachel era già tornata a casa.

«Tesoro, sei tu?» La sentì chiedere dalla camera da letto. Blaine cercò di mettere insieme i pezzi: Rachel già a casa, la camera da letto… Che stesse poco bene? Avrebbero dovuto posticipare il matrimonio, e non sapeva se sentirsi sollevato o meno.

Ma ciò che vide una volta sulla porta della camera, poteva essere tutto tranne che una ragazza malata. Rachel era sdraiata sul loro letto e indossava solo body nero e reggicalze. Una visione del genere avrebbe fatto girare la testa a qualsiasi uomo, ma per qualche strana ragione, l’unica cosa che Blaine riuscì a dire fu: «Ma cosa ti sei messa addosso?!» a metà tra lo scandalizzato e l’incredulo.

«Ti piace? L’ho comprato per la luna di miele, ma ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averne un assaggio in anteprima…» Lo raggiunse e gli tolse la giacca, Blaine impietrito. Lo baciò con passione e lo trascinò sul letto.

«Tesoro…» cercò di interromperla Blaine, senza successo.

«Tesoro, ti prego… non mi sembra il momento.» Riuscì poi a dirle.

«Oh, amore, lo so che abbiamo aspettato fino ad adesso, ma che differenza fa un giorno in più o un giorno in meno? Domani ci sposiamo…»

Blaine si aggrappò a quella scusa con le unghie. Non era di certo per la sua religiosità che aveva chiesto a Rachel di aspettare fino al matrimonio, ma dirle che aveva paura che lei non fosse del tutto ciò che sentiva di volere, non gli era mai sembrata una buona idea. «Appunto… siamo stati bravi fino ad ora, perché rovinare tutto?»

«Oh, tu sei troppo bravo. Va be’ ci divertiremo di più domani.» Concluse Rachel, stampandogli un bel bacio sulle labbra. «Vado a farmi la manicure con Quinn, ci vediamo stasera a cena.» La vide rivestirsi e ringraziò la congiunzione astrale che l’aveva fatta nascere piena di sé: non si era nemmeno accorta di essere appena stata rifiutata.  

Sentì la porta chiudersi e lasciò andare un urlo attutito tra i cuscini. Doveva fare qualcosa, o sarebbe diventato matto. Chiamò Sam.

«Amico, tutto bene?» Gli chiese nella cornetta.

«Sam, sto impazzendo. Non so cosa mi stia succedendo!»

«Cosa è successo, di preciso?»

«Rachel si è fatta trovare a casa con un completino intimo che avrebbe fatto arrossire i suoi papà.»

«Davvero?! Amico, non posso credere che hai ceduto nonostante tutti i tuoi valori! Comunque, lasciatelo dire, era proprio ora. Non so come hai fatto a resistere a Rachel fino ad adesso, voglio dire, ma l’hai vista? Scusa, non dovrei parlare così della tua futura moglie. Tranquillo, se questo è il problema, Dio capirà.»

«Sam, no! Non ho ceduto, con Rachel!»

«Oh. E allora qual è il problema?»

«Il problema è che io credo di non saper… poter… cedere con Rachel.»

«Non capisco.»

«Anche io non capisco, fidati. È che non ho avuto… bah, lascia perdere.»

«Blaine, devi rilassarti. Sei stato impegnato tutto questo tempo a organizzare la cerimonia e non hai avuto tempo per te stesso. Vedrai, è solo questo. Fino a domani, non fare niente se non goderti i tuoi ultimi momenti da single.»

«Allora, ci vediamo?»

«Purtroppo devo far da babysitter a Stacey e Stevie, mi spiace. Ma tu esci, vai al parco, goditi la brezza autunnale.»

«D’accordo. Grazie.»

«Ma figurati.» E riattaccò.

 Blaine fece come gli aveva detto Sam: uscì. Attraversò le vie della cittadina, senza meta, fino a che non raggiunse le panchine che costeggiavano il laghetto del parco. Si sedette e si prese la testa fra le mani. Possibile che più le ore passavano e più si sentiva peggio? Più il matrimonio si avvicinava e più il nome che avrebbe sperato di vedere sulle partecipazioni non era quello di Rachel Berry, ma quello di Kurt Hummel – o comunque quello di qualsiasi altro uomo gay della città; insomma, non sapeva nemmeno se Kurt fosse fidanzato. Cosa gli stava capitando?!
E poi lo fece: chiamò l’unica persona che poteva dargli una risposta.

«Kurt? Sì, sono Blaine. Dobbiamo parlare.»

«Qualcosa non va?» Gli chiese lui con la sua voce angelica, che stava già facendo fare le capriole al suo cuore.

«Puoi dirlo forte.» Tirò fuori il suo tono impassibile. «Il fienile. Non ci piace per niente. Hai sbagliato tutto. Vediamoci là, appena puoi.»

«Ma… avevi detto che ti piaceva.» Quella voce, ora spezzata, era devastante.

«Devi aver capito male. Ci vediamo là.»

Blaine si sentì un verme per aver trattato così Kurt, ma sapeva che se lo avesse colpito nel vivo – il suo lavoro, a cui teneva tanto – non avrebbe rifiutato di vederlo.

 
***
Ore 19:00
16 ore prima.
Kurt arrivò al fienile appena riuscì. Era terrorizzato. Cos’era cambiato? Dove aveva sbagliato? Era ormai sera, e come avrebbe potuto sistemare tutto entro la mattina seguente? Blaine era già all’interno, seduto a uno dei tavoli, e gli dava la schiena. Kurt si schiarì la voce per annunciarsi. Mentre Blaine si girava, notò il suo sguardo sconvolto. Doveva averla fatta davvero grossa.

«…Blaine?» lo chiamò, a metà tra un saluto e un “ti-prego-ti-prego-non-arrabbiarti-troppo”. Blaine, per tutta risposta, gli dette di nuovo le spalle, girandosi con strana lentezza. Sembrava che, così curvo sulla sedia, stesse reggendo il peso del mondo. Kurt lasciò cadere la borsa su una sedia e si sedette accanto a lui, preoccupato, anche se, ora, per un motivo diverso.

«Blaine… stai bene?»

«Sono una teiera.» Fu la risposta.

Kurt non aveva idea di cosa volesse dire. «Non ha nulla a che fare con la location, vero?»

Blaine sospirò. «No… è davvero tutto perfetto, scusa.»

Kurt si lasciò sfuggire un risolino nervoso. «Be’ non sai che peso mi hai tolto. Ma allora perché mi hai fatto venire qui? Problemi con Rachel? Ha di nuovo cambiato idea sul duetto che canterete?»

«No, niente del genere… lei è perfetta, come sempre.»

«Allora è il vestito? Faccio ancora in tempo a fare delle modifiche, se vuoi. Non a rivoluzionare tutto da capo a piedi, certo, ma qualcosa posso fare.»

«No, Kurt, va tutto benissimo… è solo che, non so, forse sono solo stufo di questo matrimonio. Troppe persone coinvolte – famiglie, amici, damigelle, orchestra… troppe aspettative, troppo stress. Forse avremmo dovuto fare tutto più in piccolo e privato.»

«Blaine, ho capito qual è il vero problema.»

«Davvero?»

«Davvero. Lo sai che cosa faccio io quando sto per esplodere?»

«Cosa?»

«Respiro. Esatto, proprio così. Mi fermo, chiudo gli occhi – chiudili con me, ora – prendo un bel respiro e-» ma non fece in tempo a dirgli cos’altro avrebbe dovuto fare, perché qualcosa lo aveva appena bloccato. Qualcosa di morbido, caldo e delicato si era appena appoggiato alle sue labbra e Kurt dovette aprire gli occhi per crederci: Blaine lo stava baciando! Pensò che fosse un sogno, non era possibile, Blaine non era gay e amava la sua Rachel, eppure… si tirò un pizzicotto proprio mentre Blaine si allontanava dal suo viso, ora spaventato.

«Io… oh mio dio, scusa! Devo… Devo andare!» Sì scusò Blaine, alzandosi e correndo via, e lasciando Kurt immobile al tavolo, ancora stordito da quanto era successo. Una volta da solo, Kurt si lasciò andare a uno dei sorrisi più grandi di cui era capace.

 
***
Ore 23:00
12 ore prima.

Driiiin… Driiiiinn… Risponde la segreteria telefonica di Blaine e Rach, rispondete dopo il Biiiip.

«Blaine, amore, ultimamente sembra che non riesca mai a trovarti a casa. Non importa, da domani saremo marito e moglie! Ma ci pensi? A proposito, non torno per cena; i miei papà insistono perché passi da loro la notte prima del matrimonio. Dicono che non sta bene che i futuri sposi dormano insieme e arrivino insieme in chiesa! Ti dispiace? Ci vediamo direttamente all’altare! Dio, non sto più nella pelle! Ti amo!»

Driiiin… Driiiiinn… Risponde la segreteria telefonica di Blaine e Rach, rispondete dopo il Biiiip.

«Blainey, tesoro della mamma, volevo solo farti ancora le congratulazioni. Cooper smettila di fare il cretino e vieni a salutare tuo fratello! Aaah lasciamo perdere! Blaine, io e tuo padre saremo lì a sostenerti domani; non sai come ci hai reso fieri e orgogliosi, Rachel è una così brava ragazza! Ti vogliamo bene! A domani!»

Driiiin… Driiiiinn… Risponde la segreteria telefonica di Blaine e Rach, rispondete dopo il Biiiip.

«Blaine, amico, allora mi hai dato retta, sei uscito! Spero tu sia riuscito a ritrovare un po’ di serenità. Sappi che domani sarò sull’altare con te a supportarti, qualunque cosa accada. Rach, se sei lì, non ascoltare questo messaggio: va tuuuuuutto bene. Okay, forse è meglio che adesso riattacchi. Buonanotte piccioncini!»

Blaine ascoltò i messaggi della segreteria e per tutta risposta andò a infilare la testa sotto l’acqua gelida del lavandino, incurante, per una volta, del gel solidificato sulla sua testa. Aveva creato un bel casino. E tutti non facevano altro che congratularsi con lui, a ricordargli quanto gli volessero bene e quanto fossero felici per lui. Sarebbero stati felici di sapere che aveva baciato un ragazzo? Rachel, decisamente no. E nemmeno sua madre. Magari invece i papà di Rachel avrebbero capito: era stato il bacio più bello della sua vita… loro erano gay, sicuramente avrebbero capito. Ma poi lo avrebbero fatto fuori per aver spezzato il cuore alla loro bambina.

Da una parte, quindi, avrebbe sposato una ragazza d’oro che però, volente o nolente, non amava in quel senso; avrebbero avuto una bella casa; se si fosse impegnato, magari, anche una famiglia (non ci avevano ancora provato, chi poteva sapere come sarebbe andata? Okay, pia illusione); e amici e famiglie sarebbero stati felici e contenti, lui forse un po’ meno, costretto a vivere una vita bella e lunga ma fatta di bugie. Dall’altra, avrebbe confessato il misfatto, detto a tutti di essere gay, avrebbe affrontato l’ira giustificata di Rachel e dei suoi e affrontato la chiusura mentale di sua madre.    

In pratica, in entrambi i casi, aveva finito di vivere.
 
   
 
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