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Autore: Aletheia_    20/02/2015    0 recensioni
[...] Scostò lo sguardo dal suo, incastrò i grandi occhi fra le pietre unite a formare l’arco reggente della porta alle spalle di lui. E non vi schiodò l’attenzione finché il suo campo visivo traballò orrendamente, un’ultima volta, annebbiandosi infine svelto quanto la scia del suo sangue denso e nerastro inghiottiva il pavimento, con una voracità impetuosa e mortale.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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«Siamo nati soli, viviamo soli, moriamo da soli.
Solo attraverso l'amore e l'amicizia possiamo creare per un momento l'illusione di non essere soli.»
Orson Welles.









Un silenzio denso e trepidante sgorgò sibilando fra le rocce consunte, affogate nell’ombra di una notte invernale. Arrancava nell’abisso il flebile bagliore delle fiaccole riarse, s’alzavano sospiri sopiti come fiori selvatici di bosco.

Il dedalo di atri e sottopassaggi si snodava fluente avviluppandosi al cuore nero dello Snowdon, un aggregato di imponenti gole rocciose nel Galles nord-occidentale. L’ala est della fortezza sotterranea taceva, immersa nel sonno, quando Aarya Young sbatté poco elegantemente la porta sui cardini e si avviò lungo il corridoio con passo cadenzato.
Non era tipo da infilare le dita in guanti altrui, ma la prospettiva di infilarle negli occhi di Havilard e cavarglieli senza riguardo avrebbe sicuramente potuto darle una qualche soddisfazione. Ancora tremante di rabbia e freddo raggiunse quasi senza accorgersene il portone in legno scuro, alto svariati metri e finemente intagliato a formare un mosaico di piccoli fiori armoniosamente intrecciati. In perfetta sintonia col marmo chiaro che rivestiva il suolo e la pietra grezza delle mura, serrava le fauci secolari frammentando rumori in monosillabi e sussurri ovattati.
Aarya vi posò sopra le mani pallide e, non appena riuscì a spalancarlo quanto occorreva perché potesse sgusciarvi oltre, un coro di voci e passi affrettati le scolpì un manifesto disappunto sul viso delicato. Con un occhio ancora chiuso e l’altro semiaperto, raggiunse il salone principale praticamente alla cieca. Nell’ attesa di un caffè bollente, seppellì poi la testa fra le braccia, annodate sul bancone lucido che torreggiava all’estremità del locale.
«E’ la terza notte di fila o sbaglio?» Kalee le allungò una tazza di porcellana dalle tonalità violacee ed attese che la compagna sorseggiasse la dose di linfa vitale necessaria a formulare una frase di senso compiuto. La ragazza, però, si limitò ad un grugnito stridulo.
«Se pavoneggiarti nei dintorni alle tre del mattino è il tuo nuovo hobby, fai una buona azione e sostituiscimi nei prossimi turni».
«Sostituirò la testa di Havilard con un lecca- lecca appena sarà a portata di mano. In ogni caso non credo qualcuno noterebbe la differenza: in quanto a materia grigia funzionante le due cose coincidono» vuotò la tazza e tirò su col naso. «Gli ho fatto rapporto due giorni fa ma non sembra che ciò lo scalfisca minimamente. La mia camera è un bunker di spifferi gelidi da rimetterci i denti uno per volta e l’infame si guarda bene dal rimboccarsi le maniche e mettere un punto alla questione. E’ in servizio da mesi e combina più grane di quante ne risolve».
«Ma la fama lo precede no?»
«Però sai, il Quartier Generale offre tanti posticini appartati se sai dove cercarli e ho sempre sospettato che avesse una storia d’amore struggente con la Laurent. E poi, per inciso, la Direttrice in carica dovrebbe essere una sola e per giunta sopra i quaranta, mentre noi ne abbiamo due di venti. Problema risolto no? Uno spasso continuo».
Aarya balzò in piedi evitando per un soffio il panno candido che una sconvolta Kalee aveva tentato di stamparle in fronte. Le soffiò un bacio da debita distanza e svolazzò innocente verso l’uscita.
Affrontò il caos di atri e corridoi agilmente, col passo svelto di chi ha chiara in mente la propria destinazione. In biblioteca, si disse, avrebbe trovato un tepore familiare e il silenzio appagante che agognava ormai da ore.
Chaise-longue in velluto color prugna e spazi studio adiacenti a muri in pietra rude, erano accerchiati su tre lati da interminabili quantità di libri, ordinatamente disposti su robusti scaffali in legno laccato. Mura e soffitto erano stati ridipinti e quest’ultimo deliziosamente decorato con inserti dorati, rinvenibili sui tessuti perlacei delle lampade neoclassiche. Uno stile elegante e raffinato risalente agli inizi dell’800, dominante in ogni ala dei sotterranei e in armonia con gli ambienti tetri e ombrosi.
Oh li aveva a lungo sognati, immaginati, desiderati. Era cresciuta con storie di sangue e battaglie baciate da rosee albe. Aveva amato il dolce profumo del potere e del fuoco offuscarle la vista, riempirla e scuoterla con tanto ardore da farle tremare le vene ai polsi.
Finché non l'aveva guardata negli occhi, sentito il suo alito freddo sul collo. Affamata di vita, languida e silenziosa le era passata accanto accennandole un sorriso mesto, d'attesa.
Ma non l'aveva mai raggiunta.
Ne aveva vista l'ombra dentro gli occhi Kalee, anni addietro. Una bambola abbandonata al suolo, rigida e composta che appena tredicenne vi aveva giocato a carte per minuti interminabili.
Poi la Morte l'aveva risparmiata, promettendole il resoconto.
Aarya sprofondò nel sonno, il libro che teneva in mano scivolato a terra con un tonfo troppo lieve per rimetterla al mondo. Furono altre mani a raccoglierlo mentre lei era tornata libera e bambina, coi piccoli piedi affondati nell'erba e le guance baciate dal sole ardente.




















SPAZIO AUTORE:
Mi hanno sempre detto che l’inizio è la parte più insidiosa e che il resto viene da sé.
Spero vivamente che sia così: ho sudato sette camicie per questo primo capitolo cercando di informarmi al meglio sullo Snowdon, la cima più alta della Gran Bretagna e una fra le più antiche sulla Terra, nonché su vari stili architettonici e di arredamento da proporvi. C’è un perché riguardo alle mie scelte che spero vogliate scoprire prossimamente.
Cercherò di rimanere quanto più fedele alla storia dei luoghi citati e, in caso contrario, ve ne parlerò.
Detto questo vi chiedo di avere buon cuore e scrivere in recensione qualsiasi passaggio che possa sembrarvi incongruente, poco chiaro o adatto al contesto del capitolo. Sono approdata su EFP da pochissimo e l’età sicuramente non aiuta. Sedici anni sono relativamente pochi per immagazzinare le conoscenze necessarie.
Vi chiedo, inoltre, di avere rispetto per le vicende raccontate, in quanto completamente frutto della mia immaginazione e protagoniste di gran parte del mio tempo libero.

Buona lettura,
passo e chiudo.


  
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