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Autore: Mirella__    20/02/2015    3 recensioni
Matt, Near e Misa si ritrovano in una circostanza abbastanza singolare.
Light è ammanettato a chi non si sarebbe mai aspettato.
Soichiro diventa improvvisamente concorde con Misa sulla vera natura di maniaco di L.
Ovviamente Mello, Beyond Birthday, Matsuda e Aizawa non c'entrano nulla in tutto ciò, o forse sì?
Raccolta/Long di massimo cinque capitoli.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno popolo di Efp!

Eccomi tornata dopo lunghi mesi d'assenza. Bando alle ciance vado a spiegare di cosa tratta questa raccolta.

Questa storia può essere letta sia come one-shot auto-conclusiva che come raccolta, ma la peculiarità di questo mio... esperimento(?) è che ogni avvenimento è accaduto per un qualcosa che si è svolto o nel capitolo prima, o in quello successivo.

Dov'è la novità? Semplice.

I primi due capitoli si suddividono in tre parti brevi corrispondenti all'avvenimento prima del capitolo vero e proprio, e poi da una parte più lunga che sarà l'avvenimento in sé.

Non è finita qui, di fatto ogni capitolo sarà interconnesso all'altro ( come dicevo poco fa) ma ciò non toglie comunque che potrete leggerli anche singolarmente.

La trama della mia storia non c'entra assolutamente nulla con l'anime e il manga, tuttavia cerco di mantenere ogni personaggio ic, ragion per cui non ho messo l'avvertimento OOC, il caso ne sentiate il bisogno, fatemelo notare.

Detto questo, vi lascio augurandovi una Buona Lettura!

 

 

Reazione a catena

 

Il rosso va al parco

 

Spesso ci si ritrova a fare strane fantasie, pensieri che ci sfiorano per un attimo la mente e che l'istante dopo scacciamo con un gesto deciso della testa. Questo è proprio quello che sicuramente accadde a Matt quel pomeriggio. Agitato e confuso, si era risvegliato dal pisolino quotidiano con il piede di Mello in faccia, e potremmo dire – se ciò resta tra noi – che un'esperienza tanto traumatizzante non viene dimenticata grazie ad un semplice brodino caldo. Si avvicinò a una finestra, guardò la neve che attecchiva placida al suolo e gli venne improvvisamente voglia di uscire fuori. No, ok, doveva proprio ammettere che quella non era una motivazione veritiera: Matt sapeva che se Mello si fosse svegliato con la puzza del fumo al naso avrebbe cominciato a sbraitare, di conseguenza preferì infilarsi un paio di jeans e dirigersi al parco.

Si sedette su una panchina e ispirò il fumo, gettò la testa all'indietro e schiuse le labbra, lasciando che dei piccoli anelli prendessero forma sopra la sua testa.

 

La bionda va al parco

 

Non che la modella non volesse tornare al quartier generale dopo la sua assenza. Chissà quanto mancava a Light! Era probabile che il poverino si stesse strappando i capelli a causa della sua assenza! E adesso la ragazza si ritrovava lì, imbottigliata nel traffico, alle sei del pomeriggio!

“Mochi!”

Il poliziotto sussultò a quelle urla sgraziate e sospirò. “Cosa c'è adesso?”

Misa alzò i pugni all'aria e urlò ancora più forte, era davvero stufa di quella situazione: “Non puoi fare nulla per far andare più veloce l'autista?” Accennò con lo sguardo alla pistola che Mogi teneva alla cintura “Magari farlo spaventare... giusto un pochino”.

L'agente sgranò gli occhi, possibile che Misa fosse tanto stupida? Si lasciò scivolare sul sedile e la testa si posò sullo schienale, mentre gli occhi si chiudevano senza che lui riuscisse a dar loro l'ordine di fare il contrario. Misa sbuffò alla completa mancanza di reazioni e attenzioni da parte del suo Mochi: a parte quell'espressione sconcertata non aveva fatto poi chissà che cosa, ma appena vide che la stanchezza stava per prendere il sopravvento sul poveretto, un piccolo ghigno le si disegnò sulle labbra carnose; quindi si sedette composta e spense la musica, l'abitacolo a quel punto era silenziosissimo.

 

Il bianco va al parco

 

L'albino costruiva un puzzle.

Near giocava con le automobili.

Nate ricostruiva un modellino identico alla torre Eiffel senza istruzioni.

River adesso si annoiava e costruiva una bomba nucleare giusto per il divertimento di disinnescarla in seguito.

Linda lo osservava in silenzio, seduta nella sua postazione si convinceva secondo dopo secondo, sempre di più, che quel ragazzo avesse davvero bisogno di uscire. “Sta nevicando, Near”.

“Lo so”.

“Vuoi uscire a giocare con la neve?”
“No, non mi va”.

Linda sospirò affranta, non doveva prenderlo con la forza, anche perché probabilmente non era proprio il caso di farlo uscire caricandoselo a forza sulla spalla in pieno stile sacco di patate.

Alzò la testa di scatto. Un momento, perché no?

 

Tre cicloni in collisione

 

Splash!

Near si girò lentamente: stava costruendo il suo bellissimo pupazzo di neve e all'improvviso qualcosa di duro, freddo e doloroso lo aveva colpito alla testa. In campo c'erano tre sospettati, tre possibili fautori del misfatto. Da una parte c'era Linda, ma non aveva nessun movente per fare una cosa simile visto che per convincerlo a uscire se l'era dovuto issare in spalla e fare una cosa simile per lei avrebbe segnato non solo l'ora di tornare a casa, ma anche l'ora di tornare disoccupata; una ragazzina bionda con le codine, ma non aveva senso! Perché una passante che nemmeno lo conosceva avrebbe dovuto colpirlo con una palla di neve? Certo, dall'espressione non sembrava poi così intelligente, ma quella non era comunque una motivazione pallida; il rosso, il terzo della Wammy's House, Matt Jeevas, lui sì che aveva motivo di colpirlo, non tanto per la terza posizione, quanto per il fatto che Near, quando era arrivato al parco e lo aveva visto seduto lì, lo aveva ignorato, togliendogli anche il saluto, e si era messo a costruire il suo pupazzo di neve.

Near e le convenzioni sociali non erano mai andate d'accordo.

Lui era l'unico che aveva un movente valido per una simile offesa, aveva concluso, quindi appallottolò un bel pezzo di neve, abbastanza grande da rompergli la sigaretta che teneva tra le dita, caricò il colpo, calcolò tutto: l'angolazione, la forza, la velocità, ma come un qualsiasi tiratore inesperto di neve alle prime armi, non calcolò gli agenti esterni, fu così che quando Misa ricevette un messaggio di Light e iniziò a saltellare e a correre per la gioia si beccò sulla nuca la palla lanciata da Near.

Misa gelò. I suoi capelli... i suoi capelli perfetti, acconciati, erano rovinati! Tutto perché quel rosso seduto sulla panchina dietro di lei aveva cercato di attirare l'attenzione di Misa Misa con una palla di neve! Ah! Maledetti ammiratori! Che rabbia!

“Tu!” Puntò il lungo indice smaltato contro il rosso, “sappi che te la farò pagare cara!” Urlò superando più decibel di quanto in tutta la sua vita non avesse mai fatto. Prese anche lei almeno un bel chilo di neve e la lanciò in faccia a Matt, riuscendo persino a spezzargli la sigaretta in due... no, non erano esattamente due... per effetto dell'acqua quella stecca adesso non era altro che un ammasso informe di... a Matt venne da piangere.

“Non sono stato io, sigaretticida!” Urlò lui contro la ragazza e per vendetta lanciò una palla di neve sia contro di lei che contro il primo in classifica, inutile dire che le ore passate ai videogiochi del rosso in quel frangente fecero il loro effetto e presto gli altri due dovettero cercare riparo.

Near cercava di coprirsi come meglio poteva dietro il tronco dell'albero e si chiedeva dove si fosse cacciata quella buono a nulla di Linda, sbagliò anche la seconda palla di neve e colpì di nuovo la ragazza bionda, che si mise a urlare più forte, assordando i suoi avversari e iniziando a lanciare palle di neve come una forsennata. Lei era il secondo Kira, figuriamoci se si poteva lasciar battere da due ragazzini!

Matt e Near si ritrovarono così in una posizione di svantaggio, anche se in effetti per Near la situazione non aveva avuto punti a suoi favore in nessun caso, ma presto si ritrovò a mettere da parte calcoli matematici e anche lui iniziò a gettare palle di neve con quanta più forza possedeva. Dove si era cacciata la sua guardia del corpo? Avrebbe giurato che fino a pochi secondi fa era accanto a lui! Ma adesso si era come volatilizzata nel nulla!

I tre continuarono a colpirsi per quelle che sembrarono ore. Matt cercava di poter organizzare le sue munizioni come meglio poteva, ma nel punto in cui si trovava non era caduta tantissima neve e dopo un certo periodo di tempo dovette riconoscere di stare per essere sconfitto. Lo stesso problema si stava presentando a Near, anche lui adesso era accorto di armi. L'unica potenza rimasta era Misa, le mani ancora piene di munizioni. “Ebbene,” disse fiera. “Ho vinto io!” Urlò schiaffando in faccia a tutti e due la vittoria sotto forma di poltiglia bianca.

La modella si allontanò a testa alta, fiera del suo operato. Doveva assolutamente raccontare di quell'avventura al suo Light! Saltellò contenta per la sua via mentre Matt e Near si guardavano con odio, Misa in realtà era stata solo un intralcio, l'uno oramai voleva colpire l'altro. Si gettarono di lato il più velocemente possibile e raccolsero altre munizioni. Nel loro sguardo c'era il fuoco di chi non ponderava nemmeno la sconfitta e la battaglia riprese.

 

Il taxista svegliò Mogi con uno strattone. “La signorina mi ha detto di fermarla qua”. Disse rude protendendo la mano verso l'uomo per farsi pagare.

L'agente guardò l'uomo, confuso, poi sbuffò, doveva essersi addormentato e Misa doveva averne approfittato per darsela a gambe come l'ultima volta.

Che vita da cani era quella del poliziotto.

  
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