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Autore: SayakaLatia    21/02/2015    1 recensioni
[Fire Emblem Awakening] [Lon'zu x Avatar]
-Sei pronto?- la vocina della stratega riscosse Lon’zu dai suoi pensieri. Con due passi lenti, il mirmidone si avvicinò alla moglie, le prese un fianco, la avvicinò completamente a sé e mentre lei rideva, unì nuovamente le loro labbra. Dove avesse trovato tutto questo coraggio in quella giornata, non lo sapeva. L’aveva baciata davanti a tutti per più volte, cosa che normalmente non sarebbe mai riuscito a fare. Ma il rischio di perderla aveva cancellato quel suo lato, o almeno per il momento. Le loro labbra si staccarono troppo presto per tutti e due, ma l'atroce ruggito di Grima li fece ritornare alla realtà. Con lunghe falcate, i quattro si avvicinarono alla Latia malefica. Il simbolo della stratega bruciò intensamente, strappandole un grugnito.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lon'zu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore condannato


 

Il vento sferzava con forza intorno all’esercito dei Pastori, scompigliando i capelli e agitando i vestiti ai componenti del gruppo, i loro animi in un tornado di agitazione. Il sole volgeva ormai verso il tramonto, colorando il cielo di rosa ed arancione. Sarebbe stato pure un bellissimo spettacolo, se non fosse stato per il risveglio di Grima, il Drago Maligno. Le nuvole erano a pochi metri dai soldati e il male ronzava intorno al corpo pulsante del drago il cui ruggito riscuoteva gli animi dei 16 Pastori, ritti sulla schiena del mostro. Lon’zu, il mastro spada moro, scandagliava con occhi stretti e sopracciglia aggrottate ogni angolo del dorso del mostro maligno, osservando i portali da dove probabilmente sarebbero sbucati i nemici, per poi passare ad osservare i volti dei suoi compagni. Soldati e soldatesse, schierati a coppie, mostravano espressioni simili a quella del moro, decise a vincere. Chrom in particolare, dalla groppa del pegaso nero di sua moglie Sumia, era convinto a farla finita, per una volta per tutte. Convinzione che anche la moglie del moro, la stratega Latia, dimostrava già da giorni. La bianca aveva lo sguardo assorto all’orizzonte, probabilmente immersa nei suoi pensieri, come al solito. Il marito le si avvicinò, premuroso, e le posò una mano sulla spalla.
-Hey, tutto bene?- le chiese con lo sguardo dolce che solo a lei mostrava. La bianca si voltò, posando la sua mano su quella del marito, che la intrecciò subito con quella della moglie, arrossendo un poco per quel gesto d'affetto sotto gli occhi dei loro amici.
-Si, non ti preoccupare- Latia si sporse a dare un dolce bacio sulle labbra del marito, che ricambiò. Le loro fronti combaciarono mentre i loro occhi si fondevano l’uno con l’altro, come le loro mani, in un mix di passione che solo l’amore vero può creare. Poi la bianca si nascose fra le sue braccia, facendosi stringere e cullare da quelle forti mani. Ma nell’espressione del mastro di spada comparve un velo di malinconia, mascherato alla moglie. Nei giorni che avevano preceduto il risveglio di Grima, la bianca si era spesso rifugiata fra le sue braccia, ma raramente per ragioni positive. Infatti, le crisi e i ricorrenti incubi avevano stressato la povera stratega, che, sempre in lacrime, cercava conforto in quel luogo sicuro, quando gridando nella notte, quando piangendo dal dolore. E Lon’zu le era sempre rimasto accanto, cullandola e rasserenandola, anche se il suo animo era costantemente devastato per la salute e il futuro della moglie, benché lei continuasse a ripetergli di star bene. Ma quando è il vero amore a tendere i fili del destino, si riesce autonomamente a capire lo stato d’animo dell’altra metà, e Lon’zu sapeva che Latia non stava bene. Sapeva che soffriva per quel suo destino obbligato, per quella sua natura mai voluta, per l’incertezza del desiderato futuro. Sapeva che non avrebbe mai voluto essere lì, che avrebbe voluto avere una vita tranquilla e serena al suo fianco, ma ancora peggio, sapeva che lei non aveva intenzione di lasciare che Grima si addormentasse. Durante le numerose discussioni con Chrom, i khan e addirittura Naga, il Drago Divino, la stratega aveva manifestato molte volte la sua volontà nel voler salvare i suoi amici a tutti i costi. Ma il moro non aveva mai cercato di controbattere, o almeno fino ad ora. Pure quando Chrom le aveva chiesto di promettere di non sferrare il colpo finale a Grima, e quindi di morire, e lei aveva risposto di no, il moro le era semplicemente stato accanto, stringendole la mano e sorreggendola con lo sguardo, come sempre d’altronde. Ma stavolta, qualcosa era diverso. Lon’zu sentiva la familiare sensazione che sempre aveva avuto, ovvero quella di proteggere quel piccolo esserino dai capelli bianchi a tutti i costi, come amplificata. Voleva salvarla, ma allo stesso tempo sapeva che se lei fosse vissuta molte persone dopo di loro sarebbero morte per il futuro risveglio di Grima. Perciò riponeva tutte le speranze nell’affermazione di Naga. Difatti, il Drago Divino aveva detto che se i legami che Latia aveva tessuto con le altre persone fossero stati abbastanza forti, sarebbe sopravvissuta. E Lon’zu sapeva che il legame che aveva con lei era il più forte di tutti quelli esistenti. Lei era riuscita a cambiare la sua natura, era riuscita a farlo amare ancora, a muovere gli ingranaggi del suo cuore. Ed ora tutte queste emozioni volteggiavano dentro il moro, facendo battere il suo cuore come non mai. Latia gli poggiò un orecchio sul petto, abbandonandosi a quel ritmo regolare così familiare. Il suo profumo, come sempre, la rassicurava e la rendeva sempre più forte, mentre le sue braccia la stringevano in un abbraccio che sapeva l’avrebbe protetta da tutto.
-Andrà tutto bene- le sussurrò Lon’zu nell’orecchio, sfiorandole il collo in più punti e facendola rabbrividire. Come sempre, Lon’zu riusciva a capire sempre cosa la turbava, e sapeva come tranquillizzarla. –Il nostro legame non ha rivali. Tu sopravvivrai- continuò a sussurrarle il moro. Alcune lacrime sbucarono agli angoli della stratega, andando poi a ricadere lungo le sue guance pallide. Il mastro di spada le asciugò con un dito, continuandole ad accarezzare la guancia, baciarle il collo e stringerla forte a sé. Poi l’orrido ruggito del Drago Maligno risuonò fatale, incutendo paura nei Pastori, ma nello stesso tempo motivandoli. I due si staccarono con ultimi baci a fior di labbra, avidi della bocca dell’altro, poi si strinsero le mani e si prepararono alla battaglia. Senza preavviso e dopo un lungo ruggito, dal dorso di Grima comparvero lunghe punte nere gocciolanti di male puro, che andarono a graffiare ed infilzare l’esercito, mentre il male continuava ad infilarsi nei loro corpi. La stratega cadde sulle ginocchia, ferita in più punti e sanguinante, come tutto l’esercito, e il moro le si buttò accanto.
-Latia!- gridò con un’espressione che tradiva terrore. Latia si aggrappò alle sue mani, alle sue braccia, tremante, e cercò di rassicurare il marito con un sorriso, che venne cancellato da un grugnito e un’espressione di dolore.
-Gah! Che maledizione è mai questa!- esclamò Chrom mentre sorreggeva la moglie.
-Buahahaha, non avete scampo!- una malefica risata risuonò dalla gola di Grima, o meglio, dalla Latia proveniente dal futuro, e quindi dal Drago Maligno, mentre il drago stesso ruggiva contento. Il simbolo sulla mano della stratega bruciò come non mai, e la bianca si abbandonò ad un urlo straziante, premendo nel punto dolorante. –Ma non è tutto finito- la Latia malefica squadrò con occhi iniettati di male la stratega, piegata sulle ginocchia e concentrata a premere la mano marcata. La bianca alzò a fatica la testa, incrociando lo sguardo della sé stessa del futuro, mentre Lon’zu le circondava le spalle con presa forte, fissando con odio l’essere che provocava così tanto dolore nella sua amata. –Puoi ancora salvare i tuoi patetici amici. Unisciti a me, e avranno salva la vita- disse la Latia malefica con un ghigno agghiacciante. La bianca stratega digrignò i denti, con un ringhio soffocato.
-Latia, non la ascoltare!- le gridò Chrom, tenendosi il braccio dolorante.
-Non ti unire a quella cosa orrida!!- continuò la sua cara amica Nowi, sorretta da Libra.
-Gli dèi sono con te, non cedere all’oscurità- disse il sacerdote, caro amico di Latia. La stratega guardò con fatica le facce dei suoi cari amici, per poi voltarsi verso l’amato marito.
-Lo sai che ci ucciderebbe comunque, non lo fare- le disse con lo sguardo fisso nei suoi occhi cioccolato. Gli zigomi di Latia si gonfiarono di lacrime.
-Io… lo so che vi ucciderebbe comunque… ma… se c’è anche una remota possibilità che vi salviate…- cominciò a balbettare, scossa dai singhiozzi. L’espressione di Lon’zu si riempì di terrore. –Va bene Grima!- gridò disperata, con le guance piene di lacrime. –Io voglio solo che voi siate salvi!- gridò ai suoi amici, per poi girarsi verso il moro. E mentre Grima rideva malefico e la stratega veniva circondata dall’oscurità, Latia riuscì a sussurragli un veloce ma profondo “ti amo” prima di essere inglobata nel nero più profondo. Lon’zu si trovò ad abbracciare l’aria, mentre anche sul suo viso comparivano fiotti di lacrime. Il nome della stratega riecheggiò nell’aria, gridato da tante voci diverse, fra cui emergeva quella disperata di Lon’zu.
Intanto, nella profonda oscurità del Drago Maligno, Latia versava lacrime amare, scossa dai singhiozzi e in ginocchio, mentre la sé stessa del futuro ridacchiava crudele. L’aria era pesante e difficile da respirare, non si distingueva una minima figura in quel mare nero di odio e disperazione.
-Avanti, sono solo patetici umani! Tutti muoiono prima o poi, ma te, ovvero noi, siamo destinate a vivere in eterno!- disse Grima con quel suo ghigno fatale, mentre la bianca continuava a piangere. –Non mi dire che sei così abbattuta per quello spadaccino moro- a quelle parole la stratega ebbe un sussulto, cercando di trattenere un’ondata di lacrime che premeva contro le sue guance. Non riuscendoci, scoppiò in singhiozzi, grida, lacrime e dolore. –Wow, che scenata per una creatura così insulsa. Com’è che si chiamava…? Ron’zu… Lon’vu… mmh… ah già, Lon’zu, vero?- la stratega continuava a resistere ai tentativi di Grima di piegarla, con grande fatica. Al nome di suo marito, una pioggia di ricordi la sommerse, tutti positivi e piacevoli. E quei ricordi le davano forza, forza di credere in un futuro migliore e nella disfatta di Grima. -Tanto meglio, sarà divertente vederti soffrire quando morirà!- e la Latia malefica scoppio in una fragorosa risata. La stratega non si contenne, e si slanciò verso il corpo di sé stessa, cercando di soffocarla.
-Tu non gli torcerai nemmeno un capello!- gridò, quando venne scaraventata all’indietro da una forza invisibile.
-Povera illusa, ancora mi resisti. Sarà meglio che cominci da te, allora!- e con un’espressione malefica, Grima lanciò contro la bianca un’enorme spina appuntita di magia nera, che perforò da parte a parte la stratega. Senza fiato, Latia cadde a terra.
-Non ho più… piani… assi nella manica… ha vinto… lei… mi dispiace ragazzi… mi dispiace Lon’zu…- balbettò con i suoi ultimi respiri. E mentre pensava che tutto ormai era finito e sentiva l’angelo della morte incombere sul suo corpo, circondarla con le sue ali nere, le parve di sentire qualcosa.
-…tti!- -Vin…- -…tigli!-
-Ma… com’è possibile… io sono… morta…- balbettò incredula, quando le voci si fecero più nitide.
-Devi reagire! Combatti Latia! Dannazione, l’hai promesso!- la voce di Chrom le arrivò nitida alle orecchie.
-Chrom…?- sussurrò incredula. Altre voci si susseguirono ad infonderle coraggio, dapprima le sue care amiche Sumia, Nowi, Miriel e Say’ri, poi Libra, suo migliore amico nonché marito di Nowi, poi ancora Kellam, marito di Miriel, Tiki, cara amica di Say’ri, il suo amato figlio Linfan con sua moglie Lucina, la figlia di Chrom, Lissa con Gaius e Frederick con Cordelia. –Vi sento ragazzi…- disse con voce più vitale, cercando di tirarsi su a fatica, finchè la voce di suo marito le arrivò chiara e limpida.
-Latia, lo sai chi sei! Non sei quell’orrido mostro! Tu sei tu, e senza di te non posso vivere! Torna da noi!- gridava disperato. Latia sorrise, grata della forza che i suoi amici le infondevano, ma soprattutto grata nel sentire quel legame con Lon’zu pulsarle dentro e darle forza.
-Cosa?! Com’è possibile?? Te sei dentro di me, sei sotto il mio controllo! Siete tutti veeeeeeermi!! Dovete morireeeeeeeeee- gridava la sé stessa del futuro, agitata.
-Ragazzi… sto arrivando!- con un ultimo sforzo, la stratega si sollevò in piedi. Poi si concentrò su quella meravigliosa e pura energia che le scorreva dentro, bollente e imbattibile, generata dalla speranza. Speranza che i suoi amici, suo marito, le avevano dato. Infine la prese e, avvolta da una luce accecante, si concentrò nel dividersi da quell’entità orrenda. E dopo qualche secondo, qualcosa si ruppe e la stratega comparve di nuovo nel mezzo dell’esercito, più motivata che mai.
-Lo sapevo che eri abbastanza forte da resistergli- la voce calda e profonda di suo marito le arrivò subito all’orecchio, e venne avvolta da quelle forti braccia. Le loro labbra si unirono in uno dei baci più passionale e desiderato della loro storia. Poi una voce divina comparve sopra l’esercito.
-Figli miei, vi porgo la mia benedizione affinché possiate sconfiggere il Drago Maligno- disse Naga con la sua voce angelica, e con un gesto della mano fece scendere una magia verde e bianca sull’esercito, risanando le energie e rimarginando completamente le ferite ad ogni componente.
-Ed ora facciamola finita! Pastori, all’attacco!- gridò Chrom dalla groppa del cavallo di Sumia, carico come non mai. Latia e Lon’zu si scambiarono uno sguardo deciso a vincere, per poi lanciarsi alla carica dei nemici. Appena mosse i primi passi, l’esercito venne attaccato da ogni parte della schiena del drago, munita dei strani portali che Lon’zu aveva studiato precedentemente da cui erano sbucati numerosi nemici.
-Attenti figli miei, i nemici non vi daranno tregua. Concentratevi su Grima- disse Naga alle spalle dei Pastori.
-D’accordo! Allora io, Lon’zu, Sumia, Chrom, Lissa, Gaius, Linfan e Lucina andremo contro i nemici vicino alla me stessa del futuro, gli altri ci coprano le spalle e si concentrino sugli altri lati! Ce la possiamo fare!- gridò Latia, che venne subito seguita alla lettera da ogni membro dell’esercito.
-E’ inutile, non riuscirai mai a fermarci! Siete inutili umaniiiiiiiiiiiii dovete morire tuttiiiiiiii- bofonchiava intanto Grima, evidentemente spaventato. Al contrario delle speranze di quest’ultimo, l’orda di nemici, molto più numerosi dei componenti dell’esercito, venne abilmente respinta, riducendone drasticamente il numero. Latia si lanciò subito in avanti, seguita dal marito e dai Pastori che aveva chiamato. Suo figlio fulminava i nemici nell’ala destra, aiutato dalla moglie che li finiva a colpi di Falchion. Lissa lasciava profonde ferite con la sua Ascia Argento, che venivano rese fatali dalla spada del goloso marito, mentre si concentrava anche a curare ed aiutare i compagni. Sumia scendeva in picchiata sui nemici, che non avevano scampo sotto la sua lancia e la spada di Chrom, tenendosi però a quota bassa, dato che era difficile volare a quell’altitudine. Ma la coppia sicuramente più fatale era quella di Latia e Lon’zu. Accerchiati dai nemici, non si fecero scoraggiare. La stratega incominciò con un affondo di spada, che trapassò un Assassino da parte a parte, mentre Lon’zu, con un balzo, decapitò due nemici nello stesso tempo, infatti aveva imparato a maneggiare due spade nello stesso tempo. La freccia di un Arciere diretta alla schiena della bianca venne abilmente parata dalla spada del moro, che la fece rimbalzare e cadere a terra, inutile, per poi togliere la vita al nemico. Due Gran Cavalieri cercarono di caricare Latia, ma vennero ustionati gravemente da un enorme getto di lava, provocato dalla sua magia Bolganone. A terra, fu molto evidente il suono delle spade di Lon’zu che li trapassarono, mentre la moglie, tirata fuori la sua Spada Forte, si esibì in quattro rapidissimi colpi contro un Berserker, che cadde a terra, morto. L’Eroe, rimasto solo, ebbe un lampo di terrore negli occhi, che terminò con tre spade piantate nel costato. L’angelo della morte sorvolava sopra quell’accatastamento di cadaveri, mentre Lon’zu ripulì con il pollice la guancia della moglie, imbrattata di sangue.
-Ti amo- gli sussurrò la stratega.
-Non mi sembra un ottimo momento…- il borbottio di Lon’zu venne interrotto dalle labbra di quest’ultima.
-Ma ti amo lo stesso- disse con la sua solita innocenza bambina e quel sorriso furbetto, contornato da quel poco di lentiggini che portava sul nasino a punta che facevano letteralmente impazzire il marito. Lon’zu scattò oltre la moglie con le spade sguainate, e quando quest’ultima si girò dopo aver sentito il suono fatale delle spade del moro, la testa di una Cavaliere Falco rotolava a terra.
-Io te l’avevo detto- disse divertito, per schioccare un bacione sulla fronte della moglie e riprendere a combattere ferocemente. Ben presto l’esercito nemico si sfoltì, lasciando la possibilità a Chrom e Latia di procedere verso Grima. Prima che si avvicinassero troppo, la voce divina di Naga comparve nuovamente alle spalle dei quattro soldati, con la sua figura quasi trasparente e contornata di luce.
-Figli, come vi ho già detto, scegliete bene chi sferrerà il colpo finale. Se sarà Chrom a farlo, otterrà solo il sonno del Drago Maligno, ma se Latia lo ucciderà, Grima cesserà di esistere, portandosi dietro le sue conseguenze- gli occhi cristallini del Drago Divino si concentrarono sulla stratega, come a volerle ribadire la sua prossima morte.
-Sei pronta, Latia?- chiese Chrom, scendendo dalla groppa del cavallo scalpitante della moglie.
-Come non mai. Facciamola finita- rispose la bianca, stringendo con forza la sua Spada Forte. Ma gli sguardi che si scambiarono tradirono altro. Quello di Chrom era disperato, la implorava di lasciarlo sferrare il colpo finale, la implorava di vivere. Ma quello di Latia era deciso a non voler mollare, con un lato di scuse per Chrom e un minimo di paura che tutti gli uomini hanno davanti alla morte, quell’angelo nero dal bacio fatale. Come ogni volta, Lon’zu stette solo a guardare, senza replicare, prendere la moglie per le spalle ed implorarla di stare ferma, senza piangere o arrabbiarsi. Lui sapeva che lei sarebbe sopravvissuta, come sapeva che non avrebbe mai, mai lasciato che Grima tornasse al suo sonno. La paura di perderla lo scuoteva, lo pervadeva, straziava il suo stomaco e tutto il suo corpo, ma non l’avrebbe mai lasciata uscire fuori. Sapeva che Latia aveva già le sue preoccupazioni, non voleva recarle altri problemi. Si limitò a guardarla, sorridente, a modo suo, s’intende. Ma sapeva anche che se non fosse sopravvissuta, lui non avrebbe potuto condurre un qualsiasi tipo di vita. Anche se ora era sposato e aveva una vita “felice”, era sempre tormentato dalla sua croce perenne. Non avrebbe mai potuto dimenticare la sensazione che provò quando Ke’ri fu uccisa davanti ai suoi occhi di bambino. I sensi di colpa ancora lo divoravano, su quanto fosse stato debole, impotente, incapace e stupido. Impotente. Quella parola si marchiò a fuoco nella sua mente. Perché anche ora era impotente, lo sarebbe sempre stato. Poteva fermare la moglie, certo, ma a costo di quale prezzo? Come avrebbe cancellato il rimorso di aver salvato una vita contro milioni di futuri morti? Ovviamente, non poteva fermarla. Latia si voltò verso di lui, i capelli candidi e il suo amato, anzi, amatissimo cappotto mossi dal vento, una mano a stringere la spada, l’altra ricadente sul fianco, le lentiggini birichine e quei bellissimi e profondi occhi cioccolato, occhi che tradivano tante di quelle emozioni che sarebbe stato impossibile rintracciarle tutte. Eroismo, amore, speranza, paura, incoraggiamento, felicità, serenità, rassegnazione. Lon’zu restò immerso in quel mare profondo, volendoci affogare. Lo aveva sempre saputo che dietro la sua aria spensierata, sua moglie era una delle persone migliori esistenti. Erano troppi gli aggettivi che le poteva dare. Ottimista, bella, caparbia, intelligente, forte, splendente… splendente… si, splendente era l’aggettivo perfetto. Lei era come una stella, una delle più luminose stelle del cielo, che splendeva di luce propria illuminando tutti intorno a lei. Ed ora splendeva come non mai, con quel suo sorriso che l'accompagnava sempre. Ma le stelle non lo sanno mai di splendere. Quante volte, svegliata da un incubo orribile e nelle braccia del marito, Latia piangeva e singhiozzava.
-Io… sono un mostro…- sussurrava in lacrime. –Il nostro amore è condannato, perché hai voluto sposare un mostro come me?- continuava, stringendosi l’odiata mano marcata. Il marito la stringeva forte a sé, poi le alzava il volto, arrossato e gocciolante di lacrime, e le diceva: -Se il nostro amore è una tragedia come tu pensi che sia, come mai sei la mia cura? Come mai senza di te non potrei mai vivere?-. La moglie lo guardava, stupita, e con un tentativo inutile di fermarsi, ricominciava a piangere a dirotto, stringendo il marito e inzuppandogli la spalla.
-Ti amo… sopporta l’egoismo di questo mostro… ma io ti amo- singhiozzava.
-Questo mostro è il più birichino ed affascinante che abbia mai incontrato, sai?- scherzava poi il moro, facendo smettere la moglie di piangere per un attimo, strappandole una risatina. –Tu sei un angelo, non un mostro, ricordalo. Tu splendi, non fai ombra. E fai del bene, non del male-
-Ma farò del male sicuramente-
-Nessuno può far del male se non lo vuole-. Allora Latia si calmava, alzava il visino e si concentrava solo a guardare gli occhi grigiastri di suo marito. E il moro univa le loro labbra con una dolcezza e morbidezza uniche, che erano capaci di tranquillizzare l’animo disperato di sua moglie e coinvolgerla nel loro mondo, da cui usciva solo addormentata sul petto muscoloso di Lon’zu, cullata dal suo cuore e dalla sua voce profonda.
-Sei pronto?- la sua vocina riscosse Lon’zu dai suoi pensieri. Con due passi lenti, si avvicinò alla moglie, le prese un fianco, la avvicinò completamente a sé e mentre lei rideva, unì nuovamente le loro labbra. Dove avesse trovato tutto questo coraggio in quella giornata, non lo sapeva. L’aveva baciata davanti a tutti per più volte, cosa che normalmente non sarebbe mai riuscito a fare. Ma il rischio di perderla aveva cancellato quel suo lato, o almeno per il momento. Le loro labbra si staccarono troppo presto per tutti e due, ma un atroce ruggito di Grima li fece ritornare alla realtà. Con lunghe falcate, i quattro si avvicinarono alla Latia malefica. Il simbolo della stratega bruciò intensamente, strappandole un grugnito.
-Poveri illusi! Credete ancora di potermi uccidere! Ma morirete tutti nel tentativo di provarci!- gridò, contornata da un alone violetto-nero. I suoi occhi fiammeggianti indugiarono particolarmente su Latia e sul suo ventre, ghignando. Poi, con un gesto molto teatrale, sollevò il braccio, che accompagnò simultaneamente la comparsa dell’orribile muso del drago davanti ai soldati. I sei occhi sanguinolenti li scrutarono attentamente, scavando nelle loro anime, mentre gli sbuffi di fiato uscivano dalle narici e attraverso i denti, producendo un terribile sibilo, oltre che alla puzza tremenda. Una risata scosse il petto della Latia malefica, mentre i quattro si lanciavano all’attacco. Partì prima Latia, che cominciò con i quattro rapidi colpi della Spada Forte. Lon’zu le si precipitò accanto, assestando due forti colpi con le spade nella sua mano a quell’essere che somigliava a sua moglie, ma non lo era. Poi fu la volta di Chrom, che con la Falchion Electa, potenziata ovvero dalla benedizione di Naga, fece un gran numero di danni al mostro, aggravati dalla Lancia Argento della moglie. Passarono minuti, per loro ore, scanditi dagli attacchi dei quattro Pastori e da quelli di Grima, quando un'ingente sputo di fuoco violetto, quando di nuovo le fatali spine nere. Stremati, tuttavia i quattro combattenti ebbero la meglio. Oramai Grima era esausta, quasi in ginocchio grugniva dal dolore e sbuffava, mentre il muso dietro di lei ruggiva disperato.
-Povera, povera Latia- disse dopo una lunga risata, tossendo sangue. La stratega la osservò, sorpresa. –Lo sappiamo tutte e due che vuoi uccidermi con tutta te stessa. E lo sappiamo tutte e due che moriresti, facendolo. E sappiamo anche che a te non dispiace. Ma io so qualcosa che te non sai, mia cara- digrignò i denti cremisi, con l’espressione di chi sa qualcosa che può rovinare la vita a qualcuno. Ed effettivamente era così. Latia collegò le sue parole con lo strano sguardo che prima le aveva rivolto, e venne paralizzata dalla paura. Una mano le volò alla bocca, mentre soffocava un gemito. Grima rise, contenta, per poi rendere chiaro a tutti quello che oramai la stratega aveva capito. –La mia fine e la tua fine saranno anche la fine per colui che porti in grembo, frutto di quel tuo amore tanto caro!- ed esplose in una sonora risata. Le lacrime inondarono il viso della bianca, che cadde sulle ginocchia, respirando a fatica. Lon’zu si sentì come appena colpito da uno schiaffo in piena faccia dopo una serie di botte. Sua moglie era incinta, incinta del loro amato bambino. Ma quella stupenda creatura tanto cercata ma soprattutto tanto amata non avrebbe mai visto la luce. Le grida della moglie lo riscossero. Grida che mai aveva sentito prima. Non erano le grida di chi viene ferito, o le sue grida dopo gli incubi o durante le crisi. Erano lunghe e profonde, come una sinfonia capace di rompere il cuore più forte. Lo spadaccino crollò al fianco della moglie, che gli si raggomitolò contro, non interrompendo quelle lugubri grida. Tutto l’esercito li fissava, occhi carichi di tristezza, shock, e rabbia per il ripugnante essere davanti a loro, che rideva indisturbato. Le grida cariche di dolore di Latia continuarono fin quando la stratega non udì l’inconfondibile suono di Falchion. Allora si riscosse, e mentre Chrom si accingeva a piantare la spada nel collo della Latia del futuro e rispedire Grima nel suo sonno, le sue labbra corsero veloci. Chrom si ritrovò bloccato, incapace di muoversi.
-Dannazione, e ora cosa succede?!- grugnì, incapace di muoversi, quando, con passi lenti, Latia si avvicinò all’essere davanti a sé, il viso ancora rovinato e umido di lacrime. –No Latia, non lo fare!- le grida di Chrom vennero accompagnate da quelle di tutto l’esercito.
-Non hai pena per il bambino dentro di te?- disse Grima, piantando gli occhi cremisi dentro quelli cioccolato di Latia, che si gonfiarono di altre lacrime in un attimo. Il marito si lanciò contro la moglie, la cui mano si illuminò in un secondo di elettricità.
-Quando valgono due vite, al prezzo di milioni di altre?- sussurrò, gli occhi colmi di coraggio.
-Non oserai! Tu sei ME! Non puoi ucciderti da sola!- gridava disperata l’altra, mentre Latia avvicinava la pericolosa mano colma di magia del tuono. Poi un botto, un fragore sconquassò il cielo, e con lui un lugubre ruggito. La Latia malefica si accasciò sulle ginocchia, gridando, il petto sgorgante di sangue nero elettrificato, per poi cominciare a smaterializzarsi in un polverone violastro-nero. La stratega si voltò verso il suo esercito con quel suo sorrisino beffardo, acclamata dalle grida di tutti. A pochi centimetri dietro di lei suo marito, che non era riuscito a fermarla in tempo, la guardava, cercando un qualche segno della sua vita o della sua fine. Ma non successe niente.
-Ce l’hai fatta! Sei viva! Io te l’avevo detto!- gridò entusiasta Lon’zu, prendendo la moglie in braccio e quasi soffocandola in un tenero abbraccio. Ma fu ben presto interrotto dalle grida di terrore che si sollevarono dall’esercito. Quando alzò gli occhi, dietro sua moglie si era creato lo stesso polverone con cui si era dissolta l’altra Latia. La sua espressione tramutò in un attimo, avendo oramai capito quello che sarebbe successo.
-Già, ce l’ho fatta ragazzi- disse, mentre una sola lacrima le scendeva sul volto, sempre fra le braccia del marito sconvolto.
-Latia non lasciarci così!- gridò Chrom.
-Sei la nostra salvatrice! Non puoi morire!- seguitò sua moglie Sumia.
-Gli dei hanno ancora in serbo qualcosa per voi, lo sento! Non potete morire!- si aggiunse Libra.
-Come farò senza una cara amica come te?- singhiozzò Nowi, sorretta dal sacerdote.
-Tutti noi necessitiamo la sua preziosa presenza, non ci abbandoni così Latia!- pure Miriel si aggiunse a quel lugubre canto funebre.
-Un’eroina come te non può morire!- gridò pure Say’ri.
-Non mollate mai ragazzi. Create un mondo pacifico e benevolo, e continuate a combattere con la determinazione che ho visto in tutti questi anni al vostro fianco- li rassicurò la stratega. Fu abbracciata dalle sue amiche più care in lacrime, si, pure Miriel, che continuavano a pregarla di non morire. Ma la scelta non era certamente sua. Poi venne stretta fra le braccia di Libra, persona di cui lei si fidava ciecamente e dove aveva trovato un amico carissimo, che la rassicurò con una preghiera verso gli dèi. Infine Chrom, che osservandola con una piccolissima lacrima sul volto, la strinse in un forte abbraccio.
-Latia, sei una persona meravigliosa, sappilo. Mancherai a tutti. Le tue gesta non verranno mai dimenticate- le sussurrò, mentre si stringevano in un tenero abbraccio. Salutò velocemente anche gli altri membri dell’esercito, soffermandosi su suo figlio, poiché sapeva che non le rimaneva molto tempo, per poi concentrarsi sul marito. –Amore mio…- sussurrò, posandogli languida una mano sulla guancia.
-Ti prego… non lasciarmi…- sussurrò il moro, accarezzando quella dolce mano, mentre le lacrime imbrattavano il suo volto. –Ora che so che il nostro bambino è dentro di te… ti prego… non posso vivere senza di te…- continuava, come se le sue parole servissero a qualcosa, ma sapeva anche lui che non sarebbero servite a nulla. Sollevò gli occhi, nel suo sguardo la disperazione più totale, mentre sua moglie continuava a sorridergli. C’era ben poco da sorridere, lo sapeva. Il suo corpo aveva già cominciato a scomparire in quel fitto polverone violastro, quel concentrato di disperazione pura, che non s'addiceva di certo a Latia. Lon’zu si abbassò al livello del suo ventre, dove posò le labbra qualche secondo. –Ciao piccolo, tuo padre ti vuole bene- sussurrò, mentre Latia ridacchiava, senza che le lacrime l’abbandonassero, e il cuore dello spadaccino tamburellava velocemente, sentendo quella piccola e fragile vita che aveva creato con la sua amata. L’intero esercito si commosse, anche i più insensibili tipo Frederick. Poi Lon’zu tornò di nuovo dritto, immergendosi nello sguardo di sua moglie. Quegli occhi che l’avevano catturato da subito, così allegri, spensierati, intelligenti. Come sempre, l’aggettivo perfetto era “splendenti”, proprio come una stella. Ma tutte le stelle prima o poi si spengono, con un ultimo, intenso bagliore di luce. Latia fece combaciare le loro fronti, mentre il moro intrecciò le loro mani. Poteva ancora sentire l’eco del cuore della moglie che batteva, forte ed innamorato, consapevole che prima o poi sarebbe cessato di esistere. Le labbra dei due si incontrarono in un gesto tanto dolce quanto triste, mentre le loro lacrime si mischiavano insieme. Lo spadaccino fece scivolare una mano sul suo fianco, attirandola di più a sé, mentre la moglie confuse le sue nei suoi capelli neri. Mentre le loro lingue esploravano l’ormai familiare palato dell’altro, una marea di pensieri invase la mente di Lon’zu. La prima volta che i loro occhi si incrociarono fuori dal palazzo dei Regna Ferox, dove i loro sguardi si erano fusi insieme istantaneamente, l’arruolamento di Lon’zu nell’esercito, gli allenamenti, le chiacchierate, i primi momenti in cui avevano cominciato a legare, i momenti divertenti, quelli imbarazzanti o quelli tristi, il primo bacio, le prime uscite da soli, le notti d’amore passate insieme, la casa che avevano comprato con tanta emozione dopo la sconfitta di Gangrel, il Re Folle, nel territorio dei Regna Ferox, casa per cui il marito aveva insistito tanto. Ogni suo sorriso, ogni sua risata invase la mente del moro, con tutti i loro ricordi al seguito, mentre le loro lingue erano impegnate in una meravigliosa danza di amore e passione. Poi, la stratega si staccò delicatamente, mentre il marito cercava invece di trattenerla con sé, di non far scappare quella delicata e bellissima farfalla violetta. La presa del moro sul suo fianco cominciò a divenire inutile, dato che metà del corpo della stratega era oramai già sparito. Lo spadaccino si irrigidì nel vedere la sua schiena inesistente, compensata solo dal polverone. Poi alzò gli occhi disperati, incrociando quelli della moglie dolci e avvolti da un'espressione così serena che quasi fece sentire Lon'zu meglio.
-Ti amo, e lo sai. Vivi e non perdere mai la speranza, fallo per te, per noi- fece una pausa, mentre il moro abbassava gli occhi grondanti di lacrime.
-Non posso vivere senza di te...- balbettò, stringendola.
-Sarò sempre con te, amore mio. In ogni momento, mi avrai accanto- oramai restava ben poco della sé stessa materiale e del suo tempo sulla Terra. -Sono sicura che ci rincontreremo tutti, in un mondo migliore- disse, rivolta all'intero esercito, avvolta totalmente dall'oscurità, le sue lacrime che si dissolvevano in uno sbuffo nero. -Addio, e sappiate che vi ho voluto bene come una grande famiglia- con un ultimo sussurro, contornata dalle grida dei suoi amici e dalle braccia del marito, la stratega scomparve, dissolvendosi nell'aria. Nell'aria aleggiò per un momento qualcosa di benevolo, qualcosa però di indescrivibile, che circondò tutte le persone a cui aveva voluto bene, in particolar modo Lon'zu. Lo spadaccino si guardò intorno, smarrito, cercando un qualche segno della sua amata. Poi una morsa attanagliò il suo cuore, una morsa che aveva già sentito alla visione del corpo senza vita di Ke'ri, ma ancora più amplificata e letale. Le gambe non lo ressero, e con grugniti e sbuffi cercò di soffocare il mare che premeva i suoi zigomi, tenendo stretto qualcosa nelle sue grandi mani, qualcosa di tondo, freddo e metallico. L'anello che gli aveva comprato in onore del loro matrimonio. Dopo qualche secondo, una mano amica comparve sulla sua spalla, calda e confortatrice. Chrom, con gli occhi rossi e un'espressione che tradiva profonda tristezza, era alle sue spalle, cercando di confortarlo. Lon'zu lo guardò un momento, con lo sguardo di qualcuno che ha appena perso il suo bene più prezioso, e a fatica si alzò, stringendo quel piccolo anellino. Chrom gli diede qualche pacca sulla schiena, asciugandosi un occhio con un gesto veloce.
-Latia è stata l'eroina di cui questo mondo aveva bisogno. Era forte e determinata, e metteva prima di tutto il bene e la salvezza dei suoi amici, pensando raramente a sé stessa. La ricorderemo per sempre, e il suo sacrificio non sarà mai vano. Quindi, adoperiamoci per rendere questo mondo un posto migliore- disse con un discorso solenne, sempre tenendo una mano sulla spalla del moro.
-Sapeva sempre come confortarci e renderci felici... e da mille anni a questa parte... non ho mai incontrato una persona meravigliosa come lei- disse fra i singhiozzi la piccola Nowi. Venne immediatamente circondata dalle braccia di Sumia, Miriel e Say'ri, che continuarono.
-Era premurosa e attenta ad ogni cosa-
-Possedeva una grande intelligenza che ritengo abbia usato con saggezza e coscienza-
-Era coraggiosa e molto abile in ogni campo-
-Era l'ideale di persona che gli dèi avrebbero sicuramente approvato ed amato- risuonò la calda voce di Libra. Susseguirono molti altri aggettivi da ogni membro dell'esercito, a cui poi si aggiunse, in un silenzio tombale, quella di Lon'zu.
-Lei... era tutte queste cose, ma era molto di più- disse, lo sguardo basso a quel piccolo anellino che ancora teneva in mano. Con un gesto lento, lo infilò sul suo mignolo, a fianco al suo anello di matrimonio. -Nessun aggettivo terreno può descrivere quanto lei fosse perfetta, nella sua umanità. L'unica cosa che possiamo fare per ricordarla è continuare a combattere, ognuno per i propri sogni-. Di nuovo le lacrime rigarono il suo volto, mentre tutti si sciolsero in discorsi, parole, tentativi di rassicurazione. Sopra di loro, una presenza invisibile li guardava, ridacchiando, contenta di vederli sani e salvi, triste però di non potere toccarli o rassicurarli. Dopo qualche attimo, Chrom ricondusse l'esercito al campo, dove venne celebrato un ennesimo funerale e dove, il giorno dopo, ognuno si preparò per tornare alle proprie vite, senza una parte importante di loro stessi, quella parte che era riuscita, in qualche modo, ad unirli tutti, a creare quella grande e unita famiglia, privandola poi del suo fulcro.

 

Toc toc.
-Lon'zu, sei in casa?-
Una voce maschile familiare risuonò alla porta della casa del moro.
Erano ormai passati mesi dalla morte di Latia. Durante quel tempo, lo spadaccino si era occupato bene della casa e dei suoi immancabili allenamenti, aiutando come sempre Basilio e il popolo dei Regna Ferox. Ma tutti avevano notato come sembrasse diverso. Come vuoto, come se fosse solo un manichino. Basilio e Flavia avevano tentato più volte di rasserenarlo, con ogni mezzo. Ma ad ogni tentativo, il moro aveva sempre risposto con un ringraziamento buttato lì ed un mezzo sorriso. Forse i suoi sorrisi erano la cosa più agghiacciante, vuoti, tirati, forzati. Non aveva nulla per cui sorridere ora. Il vuoto che aveva dentro era troppo profondo per essere riempito, anche un minimo. Una voragine, profonda come l'universo, lo aveva divorato. Non vedeva più la luce, l'oscurità era l'unica cosa che lo circondava, in ogni momento. Nella sua casa vuota, nei suoi incubi. Ed ogni cosa lo riconduceva immancabilmente a quella piccola presenza che aveva dato alla sua vita un significato. Ogni giorno da tempo aveva preso il suo ritmo regolare: allenamenti di mattina, pomeriggio passato al palazzo dei Regna Ferox e pianti camuffati dalla notte, ogni momento accompagnato dal vuoto più completo. Per non parlare dei sogni la notte, che lo aspettavano puntuali come il mal di pancia. Delle volte talmente belli che non si sarebbe mai voluto svegliare, altre talmente brutti che avrebbe preferito la morte. Quel giorno in particolare era più triste di qualunque altro. Era il loro anniversario di nozze. Il giorno in cui si era ritrovato vestito elegante al fianco di Libra, con tutto l'esercito dietro, rosso come la corazza di Flavia, mentre aspettava la sua amata. Quando poi l'aveva vista, con un meraviglioso vestito bianco che sicuramente aveva scelto con il sostegno delle amiche, rossa anche lei, accompagnata da Chrom e dalle damigelle dietro, che camminava verso di lui. Quel momento in cui aveva detto quel “sì” tanto voluto, e dopo qualche altra parola del sacerdote, la moglie gli si era lanciata in braccio, vestito compreso, in un bacio dolce contornato dalle risate e dagli applausi dei suoi amici. Mentre ora invece era solo, in quella casa che avrebbe dovuto risuonare delle risate sue, della moglie e del loro bambino, a bere una tazza calda di tè. La voce di Chrom lo riscosse dal suo turbine di pensieri. Si alzò dalla sedia ed andò ad aprire la porta.

-Stiamo per andare in ricognizione. Ti va di venire anche te?- dietro alle sue spalle il cavallo nero della moglie Sumia brucava contento, mentre la donna si divertiva a fare una coroncina di fiori con Lissa, Nowi, Libra, Say'ri e Gaius, mentre Frederick e Cordelia erano impegnati in una discussione sulle tecniche di combattimento con lancia, Miriel parlottava apparentemente da sola, ma quando si concentrò meglio Lon'zu vide pure Kellam accanto a lei. Chrom ebbe quasi un sussulto incrociando gli occhi dello spadaccino, spenti, neri, privi di vita. Normalmente lo spadaccino avrebbe declinato l'invito, ma qualcosa gli diceva di andare, qualcosa di forte.
-Perchè no- rispose con la voce roca, mentre Chrom scese dalla moglie e lasciò Lon'zu a prepararsi. Indossata l'armatura e prese le spade, il gruppetto s'incamminò. Mentre camminavano, un silenzio tombale echeggiava. Chrom lo ruppe, imbarazzato.
-Allora... come va Lon'zu?- chiese al fianco dello spadaccino. Notando lo sguardo torvo, cambiò discorso. -Ehm... Basilio mi ha detto che sei migliorato tantiss...- fu interrotto dallo spadaccino.
-Non è lo stesso senza di lei, vero? E' come se l'esercito si fosse diviso, ognuno per la propria strada- borbottò.
-Beh, qualcuno di noi è ancora in contatto...- disse Sumia dalla groppa del suo cavallo, per poi piombare di nuovo nel silenzio. Il suo pegaso nero sbuffò un po', per poi toccare con in naso il braccio dello spadaccino. Sfoderò un mezzo sorriso, mentre lo accarezzava. -Flavia mi ha detto che hai imparato a cavalcare- disse poi Sumia, un po' più allegra.
-Beh, si... dopotutto, è utile- disse Lon'zu, non smettendo di accarezzare il cavallo. Pure Say'ri si avvicinò un poco al mirmidone, parlandogli di come fosse migliorato il Chon'sin, ma il moro non sembrava in vena di discussioni. Il giro di ricognizione fu tranquillo e senza sorprese, quando il piccolo gruppo s'imbatté in una familiare ed enorme quercia.
-Chrom, ti ricordi? Qui abbiamo trovato Latia la prima volta- disse Lissa, con un sorrisino.
-Già, che ricordi- esordì il comandante, che volle avvicinarsi un poco. Ad un tratto s'immobilizzò, facendo frenare tutto il gruppo.
-Tutto bene, mio signore?- chiese Frederick. Chrom non rispose e si precipitò avanti, mentre Lissa gli correva dietro gridando come al suo solito. Poi ammutolì anche lei, mentre Chrom aveva raggiunto la base dell'albero.
-Non può essere... Lissa, la vedi anche te? Non sto sognando?-
-No Chrom, la vedo anche io ma...-
-Cosa diavolo sta succedendo??- gridò Lon'zu, iniziando ad agitarsi. Poi arrivò un piccolo grugnito, mentre lo spadaccino stava iniziando ad intravedere un cappotto scuro. Non capì bene cosa Chrom e Lissa stessero dicendo, ma seppe solo che quando Chrom stese una mano verso quel “qualcosa”, una piccola manina bianca e la manica di un cappotto oramai familiare la afferrarono. Lissa cominciò a piangere e ridere allo stesso tempo, e Chrom con un delicato strattone sollevò la persona a terra. Si levò un gemito di sorpresa dal gruppo dietro allo spadaccino. Sumia si buttò giù da cavallo, seguita da Miriel, Nowi e Say'ri, mentre correvano a più non posso verso quella donna dai corti capelli bianchi e dal cappotto scuro. Venne circondata dalle braccia del comandante, mentre pure lei lo abbracciava, ma quando stava per voltarsi Nowi le si buttò addosso, facendola finire a terra, in mezzo all'erba. Una risata cristallina come l'acqua riempì l'aria, mentre Lon'zu fece cadere le spade per terra e finì ginocchioni, il cuore che sembrava esplodere. Latia si rialzò mentre la cara amica continuava ad abbracciarla e a piangere come una fontana.
-Ragazze, che bello vedervi! Avanti Nowi, non piangere!-
-Ma... MI SEI MANCATA COSI' TANTOOOOOOO- gridò Nowi scoppiando a piangere. Poi la bianca si voltò, ed incrociò quegli occhi grigi che da spenti tornarono tremolanti di vita e lacrime. La stratega si portò una mano alla bocca, piangendo di gioia, mentre il marito le si avvicinava.
-Non sei un sogno vero? Dimmi che sei qui davvero, ti prego- sussurrò, a pochi centimetri dalla bianca. Lei gli si gettò al collo con una tale forza che lo spedì a terra con un tonfo, ridendo. Poi lo baciò, mentre Lon'zu stette per un attimo rigido ed incredulo, ma ricambiando nell'attimo dopo.
-Ti sembro un sogno ora?- gli disse Latia, staccandosi e guardandolo, accarezzando la sua guancia.
-Per gli dèi! Sei qui!- gridò poi felice, in un'espressione che sicuramente aveva preso da Vaike, suo caro amico, mettendosi seduto e stringendola talmente forte da toglierle il respiro. La voragine dentro di lui si riempì in un attimo di un fiume dorato di felicità, straripando, mentre stringeva la sua unica ragione di vita. -E...- si bloccò, fissando il suo ventre.
-E' qui, e non vede l'ora che il tempo passi per nascere e conoscere il suo meraviglioso papà- disse la stratega. Gli occhi di Lon'zu si riempirono di lacrime e felicità, con un po' di orgoglio paterno, per poi tornare a stringerla.
-Lon'zu, se la strapazzi così ci farai una frittella!!- esclamò Nowi, facendo scoppiare a ridere tutti.
-Non sparire mai più, la mia vita era vuota senza di te- disse Lon'zu, gli occhi fusi con i suoi.
-Da ora finché morte non ci separi, amore mio, no?- e le loro bocche furono di nuovo insieme, mentre un roseo e lucente futuro si apriva ai due e a tutto l'esercito.

Angoletto dell'autrice:

Lon'zu: STAI FERMAAAAAAAAA NON MI INSEGUIREEEEEE *scappa a gambe levate*
Ma la fic mi ha fatto ricordare quanto ti amo e quanto è stato brutto separarmi da teeeeeeeeee *piomba addosso a Lon'zu e lo strapazza di coccole*
Lon'zu: e poi sono io che ti riduco ad una frittella -.-
E dillo che anche te ti sei commosso uwu guarda che ti ho visto uwu
Lon'zu: diamine, non sono un macigno di pietra! E sono anche tuo marito! Ovvio no?? >\\\\\\<
MA SEI UN TESOOOOOOOOOORO *altre coccole coccolose*
Macciau bella genteH!
Già, non mi sono ancora stancata di scrivere fic su me e Lon'zu, e non o faro mai MUAHAHAHAHAHAHAHAH
Tharja: KH KH KH KH KH KH KH
Noire: BUAHAHAHAHAHAHAA
Henry: NYAHAHAHAHAHAHAAH
:''3 prima o poi devo fare una fic anche su voi uwu”
Alluor alluor, intanto... oggi sono di grigio, eh si! Perchè... beh, perchè credo sia il colore che meglio rappresenta il mirmidone qui uwu è un colore che è il misto fra bianco e nero, purezza e oscurità, lo trovo P-E-R-F-E-T-T-O!
Poi poi... beh, l'ispirazione per questa storia la avevo già da tempo, e finalmente sono riuscita a scriverla! *^*
Miriel: precisa
Okkeeeeeeeeeey, teoricamente l'avevo già iniziata a scrivere mentre ero in settimana bianca, ma non l'avevo finita e l'ho fatto oggi! *^*
Indi poscia, altro da dire? Mmmh direi di no. Spero solo che la fic vi piaccia! *^* Lasciatemi un commentino e farete felice questa stratega! ;3
Dedicata, oltre che a Lon'zu ovviamente, alla mia cara sorellona
TheSwordmaster! Perchè le Fangirl di Lon'zu conquisteranno il mondo! B”I E un grazie speciale anche a quella piccola e tenera personcina che mi sopporta e mi fa da Beta! Grasshie evilregal9841! <3
Ci zampettiamo in giro! :3

Latia Minene

  
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