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Autore: Ross_S    21/02/2015    9 recensioni
Niente è come hai sempre immaginato. Non si può avere la certezza di sapere cosa ci sia nell'ignoto.
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uccidilo.
«Cosa?» chiesi a Luca, il mio compagno di banco, ma lui mi guardò con aria interrogativa. Presi un respiro profondo, scacciai quella parola dalla mente e lasciai perdere.  
Uccidili tutti.
«Hai detto qualcosa?» gli chiesi ancora, preoccupata.
«No, Ferrari, non ho detto niente. Stai diventando pazza adesso?»
Scossi piano la testa e lasciai perdere anche stavolta, ritornai a guardare il film, il quale mi stava sicuramente giocando brutti scherzi. Spostai lo sguardo all’altro lato della classe per un attimo e mi accorsi che il professore mi stava fulminando con gli occhi.
Devono morire.
Mi guardai intorno, ma nessuno stava facendo caso a me, anzi, tutti sembravano piuttosto interessati al film.
Iniziai ad agitarmi sulla sedia, i palmi cominciarono a sudarmi, Luca mi guardò per capire il motivo per cui mi muovessi così tanto. Fu un bene che mi abbia sempre odiato, non mi degnò più di uno sguardo.
Soprattutto lui.
È uno scherzo. Io sono solo una ragazza di 17 anni, non posso essere pazza. E questo non può essere vero. Non può.
E tu non puoi esserne sicura.
Cosa? No. Io non ho sentito quella voce. Assolutamente no. È impossibile!
Sentivo i battiti del cuore accelerare mentre le mani iniziarono a tremarmi. Le nascosi sotto al banco mentre i miei respiri diventavano sempre più irregolari.
Tu non sei una di loro, uccidili!
Un debole «No» mi uscì di bocca e Luca si girò subito per guardarmi. È probabile che abbia colto il terrore nel mio viso perché diventò talmente tanto paonazzo che riuscivo ad accorgermene persino al buio. «Cosa, ti fa paura il film?» nonostante il suo stupore iniziale, l’acido sarcasmo con cui era solito parlare rimase comunque. Le mani continuavano a tremarmi, i battiti non osavano diminuire, anzi, il contrario e i respiri diventavano sempre più corti e frequenti.
«Non fare la pappamolle, Ferrari»
UCCIDI QUESTO BASTARDO!
Mi coprii la bocca con una mano per evitare di gridare.
Io non sono un’assassina. Io non uccido le persone. Anche se le odio, anche se ci penso spesso, io non le uccido! NO!
FALLO!
E lo feci. Gli saltai addosso, aggredendolo. Gli piantai le unghie nel collo procurandogli ferite superficiali ma che lo fecero pur sempre sanguinare, e urlare soprattutto. Urla, urla, urla dappertutto. Solo urla. Sarebbe stato utile qualcosa di affilato per farlo smettere di gridare, per farlo tacere una volta per tutte e, improvvisamente, mi ritrovai in mano una biro che gli piantai dritto nel cuore. Ma le urla non cessarono. Perché non smettono? Perché?

Nero.

Bianco.

Nero.

Voci, sentivo solo voci. E urla, ancora urla, ma stavolta erano le mie. Aprii gli occhi per un istante solo e la mia vista colse subito il viso di Luca dall'altra parte della stanza che mi fissava terrorizzato. Non l'avevo ucciso. Non l'avevo neanche ferito. Avevo immaginato tutto.
Mi dimenavo sul pavimento, mentre qualcuno di cui non riuscii a vedere il viso cercava di tenermi ferma.
Troppe urla, troppe voci, troppo rumore. Silenzio, vi prego! Fate silenzio!

Continuavo a divincolarmi, cercando di tapparmi le orecchie e di far capire loro che avevo solo bisogno di silenzio, ma tutto fu inutile, anzi, il rumore aumentò. Sirene, altre voci, ordini gridati e urla! Ancora urla e ancora le mie. Basta, basta, basta!
Sentii qualcosa pungermi forte il braccio e tutto sparì, anche le urla. 

«Repello te, spiritus nequam; tibi denuntio per Deum verum, ut exeas ac discedas ab hoc loco, neque huc unquam redeas; tibi impero in nomine Illus qui te superavi tac devicit in patibulo crucis, cujus vistute in aeternum revinctus fuisti et allegatus».
Aprii gli occhi lentamente, accompagnata da quelle dolci parole che infondevano tranquillità. Mi trovavo nella mia stanza e quelle parole così calde provenivano da mia madre. Ero sdraiata sul mio letto e le sue mani erano sul mio cuore e sulla mia fronte, ma appena mi accorsi di questo lei si interruppe.
«Che stai facendo? Cos’è successo?» chiesi alzandomi di scatto e mettendomi seduta.
«Mi dispiace Anna, non avrei mai voluto questo per te, ma a quanto pare niente è andato come speravo»
«Come?» chiesi confusa.
«Andrò dritta al punto, senza giri di parole», i suoi occhi erano fissi nei miei e brillavano di una strana luce «sono una strega, Anna, e lo sei anche tu».
Distolse gli occhi, accorgendosi della mia espressione esterrefatta. «Morire non è nulla, non vivere è spaventoso, figlia mia, e noi siamo streghe, uccidiamo per vivere».


 

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Hey! Tu che hai finito di leggere questa storia! Sì, proprio tu! Che ne diresti di recensire? *ti prega in ginocchio*

   
 
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