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Autore: MuttigMaggie    21/02/2015    0 recensioni
Erica e Mario sono due giovani innamorati. Hanno entrambi un lavoro precario, lui supplente di storia e lei commessa alla Fnac di Milano, e convivono con il fratello di lei, Davide e il suo compagno Francesco. La loro vita è piuttosto tranquilla, ma l'arrivo di una nuova vita farà aumentare le insicurezze verso un futuro già abbastanza incerto. Di contorno alla loro storia: Davide e Francesco si interrogano sulla prospettiva del matrimonio, e Cinzia la sorella amata da tutti, ma che nasconde un matrimonio disastroso e desidera un figlio che non arriva.
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Tutto bene?-chiese la ginecologa, una ragazza giovane, forse di poco più vecchia di lei.

-Sì.-mentì. Non stava affatto bene. Ora potevano sapere se fosse tutto a posto, se il bambino o la bambina fosse sano. Cinzia le strinse la mano. Aveva insistito a venire nonostante tutto quello che fosse successo.

Non aveva mai avuto tanta paura fino a qualche giorno prima e il fatto che Mario non fosse qui con lei la metteva a disagio, soprattutto mentre la donna scrutava dentro il suo corpo, una cosa che a lei faceva impressione.

Erica non era una che si terrorizzava con poco, ma in quel momento aveva una fifa blu, soprattutto dopo la chiacchierata avuta con Cinzia.

Aver capito che la sua più grande paura si era avverata: non riuscire a sentire i battiti del cuore. Non avrebbe mai retto alla stessa situazione da sola. Dove diavolo si era cacciato Mario?

La donna, la dottoressa Giusti, stava guardando il monitor. Non riusciva ad intercettare il minimo segno di emozione dal suo volto...forse qualcosa andava storto. Guardò sua sorella in cerca di aiuto.

Lei le sorrise.

-Erica: suo figlio è sano. Vuole sentire il battito del cuore?-chiese la dottoressa.

Lei annui, senza parlare. Dopo che la dottoressa ebbe schiacciato un pulsante accanto allo schermo, sentì uno dei suoni più dolci della sua vita. Il cuore batteva veloce, come un cavallo che galoppava al massimo delle forze. Era dolcissimo. Non riuscì a trattenersi, le paure erano per un momento svanite. Sua sorella l'abbracciò, piangendo. Il suo sogno si era avverato.

-Scusa il ritardo.-Mario aprì con forza la porta dello studio e rimase esterrefatto davanti alla scena delle due donne che piangevano abbracciate.

Sentì subito il battito martellante del bambino. Si avvicinò alla compagna e la accarezzò.

-Grazie.-disse lei, con le lacrime agli occhi.

 

 

 

 

Non si alzava da due giorni. Gli occhi pieni di lacrime, la testa che lo stava uccidendo. Era uscito la sera prima, in un gay bar che era solito visitare.

Aveva bevuto tanto...troppo, si ricordava di aver incontrato qualcuno, ma non riusciva a ricostruire i particolari del suo volto. Si alzò lentamente, prese la sveglia, erano le tre del pomeriggio...forse.

A che ora era ritornato a casa? Forse le tre...le quattro. Era notte o era mattina?

Fortunatamente si era preso una settimana di ferie. Andò in cucina a mangiare, aprì il frigo e notò una lattina di birra mezza vuota, la sorseggiò d'un fiato. Gli mancava davvero la sensazione dell'alcol che gli scendeva nella gola, dell'euforia e della leggerezza che cominciava già a provare. Erano passati cinque anni da quando aveva smesso di bere. Cinque anni della sua vita passati con Francesco. Cinque anni in cui era stato felice.

Basta smancerie. Gli aveva mentito, lo aveva tradito. Anche se forse non era la menzogna più grande, gli aveva fatto male capire che lui non si era fidato abbastanza da chiedere il suo aiuto.

 

 

 

 

 

 

 

Francesco stava bene in quella che era stata la sua casa. La adorava, quella grande cascina costruita da suo nonno anni prima.

Adorava nascondersi e pensare e sperare di essere trovato.

Da piccolo si nascondeva sempre nella soffitta, quando non voleva aiutare suo padre, o quando si sentiva giù di morale. Era il suo nascondiglio segreto.

Dopo poco i suoi genitori lo avevano scoperto ed avevano deciso di non disturbarlo, in quelle ore di pace.

Si era nascosto per due giorni quando a dieci anni sua nonna era morta. Suo padre lo aveva dovuto trascinare con la forza.

Si era nascosto lì, con i polsi tagliati, dopo che qualcuno aveva svelato a tutta la scuola il suo segreto più grande. Lo aveva trovato sempre suo padre, che da quel giorno si era rifiutato di tornarci.

-Come stai?-chiese sua madre, portandogli una tazza di tè.

Lui alzò le spalle. Aveva gli occhi ancora gonfi.-Male. Mi manca.-disse Francesco, guardando avanti.

-Lo hai chiamato?-

-Sì...più volte. Non mi vuole più sentire. Non mi vuole più nella sua vita.-

-Allora sarà peggio per lui. Tu non hai fatto nulla di male caro.-

-Ero senza lavoro da due mesi. Avrei dovuto dirglielo prima. Non avrei mai voluto che lo scoprisse così. Mi aveva anche chiesto di sposarlo.-

-Si sistemerà tutto tesoro...basta che rimani con noi.-gli sorrise, pronunciando le ultime parole.

 

 

 

 

 

 

-Eccoci qui.-disse Mario, lasciando sedere la compagna dopo averla portata in braccio fino in casa. Lei non stava bene, ma dopo essere arrivato in ritardo sapeva che gli doveva dare una mano. Si sentiva in colpa.

-Non dovevi portarmi fin quassù.-disse Erica, alzandosi dopo poco in piedi. Non era mai stata una ragazza ferma.

-No no...riposati un po'...non vorrei che succedesse qualcosa al bambino.-disse lui, preoccupato.

-Io sto bene...non avevi un uscita con Massimo e gli altri ragazzi?-chiese lei, sorridendogli. Aveva notato che era molto indaffarato negli ultimi tempi, soprattutto con la faccenda del bambino e lo aveva spinto ad uscire, anche perché lei aveva bisogno di dipingere.

La mostra si sarebbe tenuta il mese successivo ed aveva molto lavoro da fare.

-Beh sì, ma se vuoi io sto qui con te.-disse lui.

-No...vai. Divertiti.-disse lei, accarezzandolo e dandogli un lungo bacio sulle labbra.-Grazie di essere qui con me. Ti amo.-disse lei.

-Ti amo anche io.-le loro bocche si unirono ancora una volta prima di lasciarsi definitivamente.

Appena uscì di casa lei andò a prendere il suo materiale di lavoro e si apprestò a disegnare.

Dopo qualche minuto suo fratello uscì velocemente dalla sua stanza. Lo vide camminare a passi pesanti verso l'uscita.

-Davide.-lo richiamò lei.-Stai bene?-chiese preoccupata. Era da tanto che non lo vedeva così giù e sperava con tutto il cuore che non si facesse del male.

-Sì. Sto bene. Carino.-disse prima di uscire, indicando il dipinto della madre e del bambino abbracciati l'uno all'altro. Avrebbe dovuto parlare con il ragazzo.

 

 

 

 

 

 

Era in metropolitana quando il telefono squillò. Era un messaggio. Prese preoccupato il telefono, avendo paura che fosse successo qualcosa ad Erica. Non era lei, era un messaggio di Cristina.

-Oggi mia mamma sta meglio. Ti va di uscire?-diceva il messaggio. Lui cominciò a tremare. Rimise il telefono in tasca. Poco dopo si guardò in giro. Lo riprese e compose il numero.

-Ciao Massi, stasera non ci sono, preferisco aiutare Erica. Si si...tutto bene. Ci vediamo. Ciao.-disse lui, riagganciando.

-Dove?-inviò poco dopo.

 

 

 

 

 

NdA.

Mi dispiace tantissimo di non aver più aggiornato la storia, ma ero in crisi creativa. Ho scritto di getto questo capitolo e spero davvero che vi sia piaciuto.

MuttigMaggie.

  
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