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Autore: roby_lia    22/02/2015    3 recensioni
AU (sono tutti umani e Thor e Loki non sono fratelli) e in parte crossover con The Avengers
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Loki è il migliore amico di Thor.
Thor è come un fratello per Loki.
Thor è innamorato di Loki ma non vuole dirglielo.
Loki non ha mai degnato di uno sguardo nessun altro, almeno fino all’arrivo in città di Tony Stark.
E Thor improvvisamente si sente messo alle strette.
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Loki s’impose di non arrossire e di smetterla con quelle assurde elucubrazioni senza capo né coda.
Thor gliel’avrebbe detto se si sarebbe innamorato. Certo, non era mai successo, ma era il suo migliore amico e cose del genere a chi le si racconta, se non hai propri amici?
Sì, senza dubbio, era così che funzionava, era a questo che servivano gli amici.
Ma cos’avrebbe dovuto fare se si fosse innamorato del suo migliore amico?
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AU, non solo i personaggi sono completamente umani, ma non sono nemmeno fratelli ma solo “amici” *ammicca con un ghigno da far invidia allo stregatto*
Presenza di citazioni random di film/libri/serie tv (e se mi sono presa la briga di farlo notare è perché saranno anche superiori al mio solito u.u’’’ )
 

This love it is a burnign sun
 
 
Outlaws of Love
 
Thor picchiettò aritmicamente la penna sul suo quaderno, in quello che qualcuno in ogni altra occasione avrebbe visto come un segnale di naufragio imminente, peccato che quel qualcuno fosse troppo impegnato a perdere tempo con il suo tablet sul suo letto piuttosto che prestargli attenzione.
Thor stava davvero cercando di concentrarsi su quei dannati esercizi di matematica, ma l’ennesimo urlo di sorpresa che provenne dalle sue spalle per poco non lo fece imprecare ad alta voce.
Sbuffò, girandosi verso lo scioccato ospite del suo letto “Sentiamo, chi è morto ‘sta volta? O chi è risuscitato, o chi ha fatto cosa di così inaspettato?”
Loki gli lanciò un’occhiataccia mentre si sistemava meglio la cuffietta, prima di concentrarsi nuovamente sul tablet che aveva tra le mani “Zitto e fai i tuoi esercizi”
“È piuttosto difficile concentrarsi su questa roba mentre tu ti lamenti come se fossi stato ferito a morte”
“Dovresti esserci abituato ormai”
“Dai! Dimmi cos’è successo” gli chiese ancora, dandosi una spinta sul bordo della scrivania per avvicinare la sedia al letto.
“Sognatelo, non ho intenzione di sentirti piagnucolare perché hai preso un altro buco in matematica. Anche perché poi saresti capace d’incolpare me perché che ti distraggo”
“Se è per questo, tu mi distrai lo stesso”
Il moro gli lanciò un’altra occhiataccia del suo repertorio, prima di stiracchiarsi e togliersi le cuffie.
“Fa come vuoi. Io devo andare a casa a vedere se riesco a trovare ancora qualcosa di commestibile”
“Ti ho già detto che ti fermi a mangiare qua oggi” fu la risposta risoluta del biondo.
“E io ti ho già detto che devo mettere in ordine casa prima che mia mamma torni. Se mi fermo a mangiare qui va a finire che ci mettiamo a guardare un film, io mi addormento e mi tocca svegliarmi ad orari improponibili per tornare a casa. Quindi no”
“Oh avanti! Almeno aiutami a finire i compiti”
Loki guardò critico quegli scarabocchi che avrebbero potuto sembrare calcoli. Da lontano. Da molto lontano.
“Su questo sei a buon punto. Qua hai sbagliato i conti. Questo devi rifarlo da capo e l’ultimo l’ha sbagliato il prof quindi sei nel giusto. Ci vediamo domani” disse sbrigativamente, mettendosi il giubbotto.
“Eddai Loki!! Ti prego!” cercò di trattenerlo il biondo.
L’interessato lo guardò per qualche istante indulgente, ammorbidendo lo sguardo e accennando un sorriso.
“No”
“Va all’inferno” borbottò Thor, non sapendo nemmeno lui se si riferiva a Loki, al professore di matematica o a entrambi, mentre l’altro usciva a passo leggero dalla sua stanza.
“Guarda che ti ho sentito”
“Lo so!” gli urlò dietro, sapendo già che per quella risposta si sarebbe beccato una ramanzina dalla sua di madre, che ovviamente non poteva che stravedere per Loki.
A volte a Thor veniva quasi la certezza che avrebbe preferito fare scambio.
Scrollò la testa e, con un lungo sospiro sofferto, tornò a chinare la testa sui libri.
 
Nonostante tutto, quando sua madre finalmente si decise a chiamarlo per la cena, dandogli così finalmente una buona scusa per mandare al diavolo quei dannati esercizi, mangiò più veloce che poté, per poi precipitarsi ancora più veloce da Loki, incurante delle proteste che questo avrebbe di sicuro fatto.
Ma in fondo sapeva che si divertiva fin troppo a tenere il broncio.
Loro si conoscevano praticamente da sempre, uno faceva semplicemente parte della vita dell’altro, da quando erano nati in effetti. I ricordi in cui lui e Loki non erano insieme avrebbe potuto contarsi sulle dita di una mano.
Man mano che crescevano la gente si chiedeva sempre di più come facessero a sopportarsi.
Thor era allegro e sorridente tanto quanto Loki era cupo e silenzioso.
Thor sapeva sempre come farsi amici, Loki guardava tutti come se fossero un nuovo tipo d’insetto e non riusciva a decidersi se esserne disgustato o affascinato.
A Thor piaceva correre e giocare, Loki poteva passare anche ore su ore seduto a leggere in silenzio.
Eppure avevano il loro equilibrio, con Thor che costringeva l’altro a prendere un po’ d’aria e Loki che trovava sempre il modo di farlo stare qualche ora sui libri di scuola.
Thor riusciva sempre a fargli fare un po’ di sport e Loki lo faceva appassionare nemmeno lui sapeva come a serie tv, libri e film.
Ultimamente però, Thor immaginava di far nascere qualcos’altro tra di loro. A volte si perdeva troppo a fissare le sue labbra, o a respirare a fondo il suo odore, o anche solo a stringerlo a sé.
Ma poi scuoteva la testa e allontanava quei pensieri. Loro due, e qualunque cosa fosse ciò che li legava, funzionavano, e lui di certo non aveva voglia di rischiare di perdere tutto per una semplice confusione momentanea che rendeva Loki per qualche lungo istante improvvisamente troppo distante da lui, troppo intelligente ed irraggiungibile.
 
“Ti avevo detto di non venire sta sera” fu la gentile accoglienza che Loki gli riservò, fissandolo storto mentre si appoggiava allo stipite della porta con le braccia incrociate.
“Eppure mi stavi aspettando”
Loki alzò un sopracciglio, a cui lui rispose con un sorriso consapevole che lo fece sbuffare.
“Sei un prepotente, sappilo”
“Parla l’angioletto caduto dal cielo”
La risposta fu una molto matura linguaccia.
“Dovresti ringraziarmi, se ti aiuto finisci prima di mettere in ordine”
“Sì, e in compenso mi terrai sveglio a guardare uno dei tuoi stupidi film” borbottò scontroso l’altro, facendo strada verso il salotto dove, prima di essere interrotto, stava cercando di mettere ogni cd nella sua giusta custodia. Thor non aveva idea di come facesse Loki a non farsi distrarre dalla musica a tutto volume che ascoltava mentre studiava. Forse perché lui era intelligente, si diceva.
“È il mio turno, lo sai benissimo anche tu. E poi sono anche riuscito a fare uno degli esercizi, mi merito un premio”
Loki protestò tra sé e sé, ma nemmeno gli anni d’esperienza di Thor riuscirono a dare un significato a quei mugugni contrariati.
“Tua mamma torna domani?” chiese, decidendosi a cambiare argomento, sedendosi a gambe incrociate sul morbido tappeto della sala, iniziando l’ardua ricerca della casa per ogni disco.
“Sì. Se tutto va bene”
“E non dovrebbe?”
“Doveva arrivare nel primo pomeriggio, ma mi ha già detto che probabilmente farà tardi”
Thor lo fissò per qualche istante, dimenticandosi dei cd che aveva in mano e riuscendo finalmente a dare un senso a quella sua aria più arrabbiata del solito.
“Bene. Allora domani vieni da noi. Non ti lascio mangiare ancora una volta bastoncini di pesce e crema*”
“Non ho mangiato bastoncini di pesce e crema!” protestò veemente l’altro.
“Allora com’è che hai ancora la bocca sporca?”
Loki si portò una mano al viso e, quando non trovò l’avanzo di crema incriminante, gli tirò un pugno sulla spalla “Mi hai mentito!”
“Anche tu. Quindi non discutere, domani stai da me e basta”
“TI ho già detto che arriva mia mamma”
“Sì certo, ad un orario improponibile nel bel mezzo della notte. Poi tu le dirai di non preoccuparsi, che stai bene e che lei può benissimo partire il giorno dopo con calma, e passeresti di nuovo la serata a mangiare bastoncini di pesce e crema. Non vorrai mica che dica alla mia di mamma che non apprezzi più la sua cucina?” minacciò, incrociando le braccia.
“Ma Thor-“
“Niente ma. Lo sai che non è un problema” insistette.
Loki ricambiò per qualche istante il suo sguardo prima di sospirare “La tua tuta è nel solito cassetto” bofonchiò, per poi dileguarsi a fare i popcorn.
Thor andò velocemente a cambiarsi, per poi tornare a sedersi sul divano vicino a Loki “Dai, per metterti un po’ di buon umore ti lascio pure scegliere il film”
L’altro ragazzo scosse la testa “Fai pure tu. Ho proprio bisogno di qualcosa di stupido e poco impegnativo per distrarmi”
E Thor fu quasi tentato di tirargli un pizzicotto, ma poi Loki appoggiò la testa contro la sua spalla, strofinandosi gli occhi con i pugni, con quel fare quasi infantile che gli faceva sempre mancare il respiro per qualche istante, e che gli fece dimenticare tutti i suoi propositi.
E se è per questo si dimenticò anche del film, quando Loki gli si appisolò addosso.
Loki era sempre stata un tipo sospettoso di tutto e di tutti, e ogni volta che Thor si rendeva conto che con lui non aveva problemi a mostrarsi in ogni suo aspetto, lo rendeva estremamente orgoglioso sapere di essere uno dei pochi che l’avrebbero mai visto in quello stato.
L’improvviso interrompersi dei titoli di coda, gli fece capire che aveva leggermente perso la cognizione del tempo, e forse era davvero ora di andare a dormire.
 “Loki?” lo svegliò piano.
Il moro si agitò controvoglia, fissando lo schermo come per incolparlo di essere durato così poco ed averlo svegliato.
“È stato un bel film?” gli chiese tra uno sbadiglio e l’altro, mentre spegnevano le luci e salivano le scale che portavano alle camere.
“Non immagini cosa ti sei perso”
“Fammi indovinare: lui salva lei, il cattivo fa una fine idiota e vissero tutti felici e contenti?”
“Qualcosa del genere, sì” rise, dandogli una leggera spinta.
Loki si stiracchiò, per poi accendere la luce sul comodino e rannicchiarsi sotto le coperte.
Thor lo raggiunse, distendendosi al suo fianco ed aspettando. Sapeva fin troppo bene che Loki non si sarebbe addormentato se non avesse letto qualsiasi cosa, e così, quando il ragazzo iniziò a leggere a voce alta, Thor si fece dolcemente trasportare nel mondo dei sogni dal suono vellutato dell’altro.
 
Si risvegliò per un fastidio al braccio destro che, si rese malamente conto, era stato sequestrato da Loki che a quanto pare l’aveva scambiato per il suo cuscino.
Scuotendo la testa, Thor prese il libro che l’altro teneva ancora tra le mani, riuscendo in qualche modo ad appoggiarlo sul comodino nonostante l’ingombrante impedimento che era Loki, e spense la luce, lasciando che la stanza fosse debolmente illuminata solo dalla lampada- vulcano rossa che gli aveva regalato lui stesso quando avevano cinque anni forse.
L’aveva scelta rossa perché non era riuscito a trovare una lampada con la lava verde come gli occhi di Loki. Era impossibile trovare un verde come quello, dopotutto.
Con questi pensieri confusi in testa, e stringendosi Loki più contro di sé, Thor si riaddormentò.

 
 
 
Quando suonò la sveglia, Loki si sotterrò ancora di più sotto le coperte, non trovando nemmeno la forza per spegnerla.
Per fortuna Thor aveva abbastanza forza al posto suo, prima di tornare ad avvolgerlo con le sue braccia.
Loki non trattenne un mugugnio soddisfatto.
Thor era semplicemente un forno ambulante, e lui non poteva che esserne più felice. Quando c’era lui finalmente non doveva seppellirsi sotto una montagna di coperte per smettere di sentire le dita fredde e il naso gelato.
Thor gli passò una mano tra i capelli, lasciando che le dita s’intrecciassero con essi senza tentare di liberarle “è meglio se ci alziamo se non vogliamo far tardi”
“Non ho voglia” borbottò, stringendosi a lui.
“Almeno puoi lasciar andare me? Così inizio a preparare la colazione”
“Mhh no”. L’altro sospirò una risata, ma non fece niente per muoversi, anzi iniziò ad accarezzargli la nuca con piccoli cerchi concentrici, probabilmente creandogli più nodi di quanti non ne avesse già.
Con un sospiro soddisfatto, Loki si raggomitolò meglio sotto le coperte, tornando nel dolce mondo del dormiveglia.
 
Quando, dieci minuti dopo Thor si costrinse ad alzarsi, il moro affondò il viso il quello che ormai era il cuscino di Thor, aveva orami preso il suo odore da tante erano le volte che l’altro dormiva da lui.
Da che ricordasse, Thor c’era sempre stato.
Sempre, anche quando lui stesso faceva fatica ad auto-sopportarsi, quando era di umore talmente nero che persino sua mamma lo fulminava con lo sguardo per il suo comportamento e lo spediva in camera, quando anche il minimo contatto con esseri umani avrebbe significato uno spargimento di sangue da far rodere d’invidia George R. R. Martin, Thor era lì con lui, spesso era lì per lui.
A volte si chiedeva perché l’altro sopportasse tutte le sue urla e la sua rabbia che spesso si tramutavano in insulti anche se lui non centrava niente.
Se ci pensava nei momenti più neri si rispondeva per pietà e perché gli faceva comodo.
Pietà perché lo vedeva come il fratellino che aveva sempre voluto e doveva per forza stargli vicino.
Comodità perché bene o male lo aiutava a studiare e gli faceva tenere la media abbastanza decente da non essere cacciato dalla squadra di football.
Ma poi Loki incontrava i limpidi occhi azzurri dell’altro e si chiedeva come diavolo gli fossero venuti in mente certi pensieri su Thor.
A volte, ma erano davvero poche le volte, Loki fantasticava che lo faceva perché lo vedeva di più di un semplice amico, di più di un surrogato di fratello, lo vedeva come Loki e basta, e doveva essere veloce a scacciare il brivido che lo attraversava perché senza dubbio quelli erano solo deliri dovuti al troppo zucchero.
“Loki? Sei sveglio?”
L’interessato produsse un rumore insensato con vago senso di affermazione.
“Devo tirarti fuori dal letto a forza?”
“Provaci e ti taglio le mani”
“Com’è che le minacce di prima mattina sono la cosa che ti vengono meglio?”
“Non c’è momento migliore della mattina per le minacce di morte, dovresti saperlo ormai” sbuffò, osando mettere la punta del naso fuori dal nido di coperte, guardandosi circospetto attorno.
Thor lo stava guardando con quel suo luminoso sorriso che non dovrebbe essere legale a certe ore del giorno, con i capelli racchiusi in una coda e gli occhi che sembravano ancora più blu dopo che si è fatto la doccia. Ah, e ovviamente a petto nudo.
Loki tornò a soffocarsi sotto le coperte.
L’altro lo chiamò un altro paio di volte, prima di perdere la pazienza e gettarsi semplicemente su di lui, iniziando a scavare sotto le coperte.
“Thor! Thor!! Smettila, sono sveglio! Sono sveglio!” si arrese alla fine Loki, mettendosi a sedere e regalandogli un enorme sbadiglio.
“Alla buon’ora”
“Zitto tu, Rapunzel” ringhiò in risposta, dondolandosi appena nella possibilità di tornare a gettarsi nel dolce abbraccio del suo letto.
“Sai, mi chiedo come fai ad arrivare sempre giusto visto che sei praticamente sempre a casa da solo”
Loki s’irrigidì e anche Thor s’accorse sul suo errore.
“Loki, io-“
“Vado a farmi una doccia anche io” rispose senza tono, alzandosi e chiudendosi in bagno.
 
Lui voleva bene a sua mamma. Se viaggiava sempre, era solo per lavoro, perché non aveva altra scelta.
Nonostante gran parte delle spese scolastiche fossero coperte dalla borsa di studio, e lui cercava di guadagnare qualcosa dando ripetizioni, non era abbastanza.
Dopotutto erano solo loro due, dovevano prendersi cura l’una dell’altro.
Eppure a volte, quando si arrabbiava e inizia ad urlare senza sapere nemmeno lui il perché, vedeva un lampo negli occhi di sua madre, lo stesso lampo che era apparso quelle poche volte che le aveva chiesto di suo padre.
E quelle volte lo sfiorava il pensiero che sua madre viaggiasse anche per sfuggire a lui, e ai suoi occhi verdi che di certo non aveva ereditato da lei.
Loki scosse con forza la testa, per poi premersi con forza le mani sugli occhi, imponendosi di pensare ai numeri, a quei semplici ed affidabili numeri.
Sette come i regni di Westeros, per i nove Re degli Uomini, diviso i dodici Dottori elevato alle cinque armate…
Una volta ripreso il controllo di sé, Loki si decise ad uscire dalla doccia e darsi una mossa.
 
Quando entrò in cucina, Thor lo stava aspettando al varco “Loki, mi dispiace per prima, io non volevo dire quella stronzata assurda, davvero mi dispiace e-“
Loki roteò gli occhi “Era una battuta Thor, ho un senso dell’umorismo abbastanza sviluppato per capirlo, grazie tante. Piuttosto fai dare una controllata la tuo di senso dell’umorismo, se non riesci a riconoscere neppure una battuta quando sei tu stesso a farla”
Il biondo lo guardava seriamente, con i capelli ancora racchiusi in quella mezza coda e gli occhi colpevoli “Davvero Loki, mi dispiace”
Ed ecco lì il Thor che lui conosceva, non quella sottospecie di dio appena sceso dal regno degli dei come gli era sembrato quello mattina (non che un pensiero del genere gli sia mai passato per la testa, sia chiaro), ma il Thor un po’ tonto, che ha sempre paura di fare le cose sbagliate e che arrossisce ad una velocità quasi maggiore di quella di Steven Rogers (ma solo quasi, perché battere Rogers nell’arrossire è davvero un’impresa titanica)
Loki trattenne a stento uno sbuffo d’esasperazione, invece si avvicinò a lui e si aggrappò ad un braccio con entrambe le mani, per poi strofinare il naso contro la sua spalla “Va tutto bene Thor”
Sentì il braccio libero dell’altro avvolgerlo e le sue labbra premere contro i suoi capelli.
Loki sorrise “Ora, dimmi che non è il caffè quello che si sta bruciando?”
 

 
 
Dire che Thor era sulle spine sarebbe stato un eufemismo.
Thor, tanto per iniziare, era terribilmente furioso, oltre che leggermente confuso e aveva iniziato a covare istinti omicidi che nemmeno i professori riuscivano a crearli.
La loro giornata a scuola era iniziata come al solito, con le chiacchere infinite di Fandral e il viso cupo di Loki. Sapeva di aver fatto un errore quella mattina, con la battuta sull’assenza di Farbauti, ma quello sapeva ancora come farselo perdonare.
Quello che invece stava succedendo in quel preciso istante gli faceva salire la bile in gola, oltre che un pungente istinti omicida, se non se ne è già parlato.
Fino alla terza ora, tutto era andato come al suo solito.
Poi, ringraziando il figlio della professoressa che le aveva passato la varicella, avevano un’ora buca, che Thor sarebbe stato più che contento di passare in biblioteca a studiare con Loki, invece che in giro a cazzeggiare come stavano facendo gli altri.
E se all’inizio era andato tutti bene, poi le cose erano precipitate.
 
“Dai! Dimmi almeno di cosa parla”
“Quegli esercizi non si risolveranno da soli Thor” fu la gentile risposta.
Il biondo sbuffò, abbandonandosi scompostamente sulla sedia ed incrociando le braccia sul petto con fare risoluto.
Loki alzò gli occhi al cielo “Principi di fisica quantistica, Thor, dubito che possano interessarti”
“Bhe, bastava dirlo allora”
Riuscì a strappare una risata esasperata all’altro, che gli diede un pugno leggero e gli ordinò di rimettersi a studiare mentre lui tornava ad immergersi sul suo tomo.
“Onda o particella? Perché non onda e particella?”
E per l’appunto le cose precipitarono. O assunsero un’inquietante sfumatura blu-fossa-delle-Marianne, a seconda delle preferenze.
Loki si sollevò, scrutando accigliato il ragazzo che si era introdotto nella loro discussione.
Era abbastanza basso, con una zazzera di capelli marroni sparata in tutte le direzioni.
Loki alzò un sopracciglio “Sintesi che più sintesi non si può, ma il succo è quello” approvò con un cenno.
L’altro ragazzo sorrise, allungando una mano “Sono Tony Stark”
“Loki Laufeyson. Sei nuovo vero?”
“Sì vengo da New York. È il mio primo giorno e mi trovo già un’ora buca, se non è fortuna questa”
Lo sguardo di Thor era continuato a rimbalzare da uno all’altro, non sapendo se sentirsi offeso perché Loki lo stava palesemente ignorando, o irritato perché lo stavano entrambi palesemente ignorando.
E lui di solito non era uno che veniva ignorato con facilità, anzi era più una cosa che capitava a Loki.
Il tempo che lui elucubrò le informazioni raccolte, i due si erano già gettati in un’accanita discussione su vai-tu-a-capire-cosa di quanti, particelle e schiuma**.
Che diavolo centra la schiuma poi? L’unica roba che gli faceva venire in mente era lo schiuma party dell’anno scorso e il modo in cui aveva reso aderente la camicia di Loki e il modo fantastico in cui si era sistemato all’indietro i capelli inumiditi.
Quello, unito al solito broncio annoiato-ma-che-sta cercando-di-trattenersi-dal-ridere che Loki assumeva in quelle situazioni, l’aveva resa una delle serate più belle.
Quando, dopo un quarto d’ora, i due non si decidevano a finirla con i loro discorsi insensati, Thor si buttò furibondo sui calcoli di algebra, digrignando tra sé e sé ogni volta che sentiva Loki dare ragione a quel tizio, nano per di più.
Quando finalmente la campanella suonò, Thor si alzò di scatto, facendo un fracasso tremendo buttando quasi a terra la sedia.
“Thor? Che ti prende?”
“Niente, non voglio fare tardi” sbiascicò immusonito, cercando di non sentirsi idiota, perché era Loki per primo che l’aveva ignorato per tutta l’ora, non poteva ora far finta di nulla e trattarlo come se fosse un mentecatto e-
“Sei a buon punto con l’esercizio, perché non l’hai finito?” ed ecco di nuovo il Loki che conosceva, quello che lo guardava con i suoi grandi occhi verdi con una punta di divertimento sempre presente.
“Ehm, non so come andare avanti” rispose in tono un po’ più controllato.
“Scusate se v’interrompo, ma sapete dov’è la classe di letteratura?”
“Hai letteratura anche tu? Adesso andiamo- Loki distolse lo sguardo dal suo per fare un cenno all’altro. Gli aveva persino fatto uno pseudo sorriso! - l’esercizio lo vediamo dopo, ti va bene Thor?”
“Sì certo” quasi ringhiò, buttando la sua roba in fretta e furia dentro lo zaino, per poi andarsene rabbioso.
-Tanto Loki è talmente preso dal suo nuovo amico che probabilmente nemmeno se ne accorgerà- imprecò tra sé e sé, mentre fendeva a passo di marcia i corridoi della scuola.
Poi le cose andarono di male in peggio. Perché, visto che quel Stark era nuovo, ovviamente doveva ospitarlo al loro tavolo, ovviamente si sedette sull’altro lato di Loki ed ovviamente passarono il tempo a farneticare su universi paralleli o altre cose del genere.
-Ovviamente un cazzo-
 
Quando la campanella suonò la fine delle lezioni, Thor stava per avere un collasso nervoso o, in alternativa, un’improvvisa sete di sangue. Preferibilmente se newyorkese.
Tuttavia, quando Loki lo avvicinò con quella sua aria abbattuta che assumeva solo in certe situazioni, Thor non poté far altro che ingoiare la rabbia e passargli un braccio attorno alle spalle.
“Posso davvero fermarmi da voi questa sera?”
“Ma certo Loki. Non devi nemmeno chiederlo” rispose sommessamente, stringendogli leggermente la spalla, per poi lasciar ricadere il braccio ma tenendo le loro mani abbastanza vicine perché si sfiorassero.
Probabilmente Farbauti doveva avergli scritto che non sarebbe riuscita a tornare in serata come aveva promesso. E Loki ovviamente le aveva risposto di stare tranquilla e rientrare con calma il giorno dopo, come lui aveva previsto. Eppure Thor si sentì uno schifo ad aver ragione.
 
Alla terza volta che il suo appello cadde senza risposta, Thor iniziò a spazientirsi “Ma si può sapere con chi diavolo stai scrivendo?” sbottò, gettandoglisi addosso per rubargli il telefonino.
Il loro pomeriggio stava andando alla grande, se s’ignoravano i continui messaggi che arrivavano a Loki e a cui lui rispondeva immediatamente, non curandosi nemmeno di finire la frase che stava dicendo.
Inizialmente aveva pensato che si trattasse di Farbauti. Ma la donna non avrebbe mai avuto il tempo di mandargli così tanti messaggi, stava lavorando dopotutto.
Il terribile presentimento che lo aveva attanagliato risultò positivo quando riuscì a vincere quella lotta impari e a rubargli il cellulare.
“Stark?!?!”
“Sì. Ora se non ti dispiace potresti ridarmelo? Siamo nel bel mezzo di una discussione sugli attrattori strani**”
Attrattori strani? Perché gli sembrava tanto un nome da sexy toys?
Thor ingoiò a fatica, cercando di nascondere qualsiasi cosa fosse quel sentimento che lo faceva sentire così schifosamente geloso, mentre Loki si riappropriava del telefono e tornava a stendersi sul suo letto digitando furiosamente con le dita sulla piccola tastiera.
Con un mezzo rantolo che voleva uscirgli dalla gola, Thor gli diede di scatto le spalle, tornando a non-concentrarsi sui compiti.
La vibrazione di un cellulare non gli era mai sembrata così fastidiosa.
 
A concludere quella magnifica giornata, fu l’arrivo a casa loro della madre di Loki, poco prima che si sedessero per cena.
Il cuore di Thor quasi mancò un battito quando vide il volto dell’altro illuminarsi, mentre andava ad abbracciarla. Ma questo significava anche che Loki non si sarebbe più fermato a dormire con lui.
Con uno sbuffo, Thor si agitò sotto le coperte di quel letto troppo grande e troppo vuoto, chiedendosi che diavolo gli prendeva.
Insomma, Farbauti aveva tutti i diritti di portarsi a casa Loki, dopotutto era suo figlio.
E Loki aveva tutto il diritto di andare d’accordo con Tony, dopotutto già era difficile che socializzasse di sua spontanea volontà ma se una volta lo faceva sinceramente con qualcuno che gli piaceva (e Thor cercò di non pensare a tutte le connotazioni possibili che poteva avere questo termine) tanto meglio.
Allora cos’era quel fastidioso grumo sullo stomaco che gl’impediva di dormire?
Fanculo, si stava comportando con uno stupido fratello maggiore preoccupato per il suo fratellino.
O come uno geloso del suo ragazzo.
Thor trattenne il fiato al solo pensiero, sentendo le guance andare a fuoco.
Ma che diamine gli veniva in mente? Era di Loki che stava parlando. Loki, il suo Loki.
Loki il suo migliore amico, Loki che lo guardava in quel modo unico che lo faceva sentire improvvisamente la cosa più importante al mondo, Loki che lo costringeva a farsi una doccia gelida ogni volta che dormivano insieme
Thor strozzò un gemito di frustrazione nel cuscino, poi continuando a premerselo contro la faccia nel vano tentativo di soffocarsi.
Dio, che situazione.
 
 
 
 
 







 
 
 
 
Bastoncini di pesce e crema*: riferimento a Doctor Who, io non ne ho mai assaggiati né ho intenzioni di farlo, ma Loki di sicuro ne sarebbe capace u.u
** Tutti riferimenti veritieri della meccanica quantistica e/o alla teoria del Caos (e qui si vede a cosa serve veramente la tesina di quinta superiore!) che vi risparmio perché se inizio a parlare di quelle assurdità non la finisco più :D
 
Note
Quest’idea mi frulla in testa da un sacco di tempo e ovviamente quale momento migliore per scriverla che non durante il periodo degli esami?
Comunque sia, il lato positivo è che praticamente la storia è tutta scritta, quindi per la prima volta nella mia vita non sarò in ritardo su qualcosa (forse), nonostante ora la mia mente sia più concentrata su un altro fandom (chi ha visto Spartacus può capire in che stato sono T.T)
Spero che non sembri idiota quanto lo sembra a me e che riesca a strapparvi qualche risata. Io di sicuro mi sono divertita un sacco a scriverla ^_^’’
Per quel che riguarda il titolo, è un verso di Into the open air, della colonna sonoro di The Brava https://www.youtube.com/watch?v=VtVvt2KjnjE, mentre quello del capitolo è una canzone di Adam Lambert https://www.youtube.com/watch?v=1DTYC02ZtPk
Ringrazio chiunque sia riuscito ad arrivare incolume fin qua e ci vediamo alla prossima settimana
 
Ciao ciao
roby_lia
  
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