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Autore: 9Pepe4    22/02/2015    2 recensioni
Aggiornamento rimandato perché sono un disastro ;_;
Harry Osborn è sopravvissuto allo scontro con Venom e Sandman.
Ora che sa la verità, la sua amicizia con Peter e Mary Jane è più forte che mai, e in ospedale il ragazzo conosce Liz Allen, una giovane infermiera che farà del suo meglio per aiutarlo.
Ma nuove nubi si profilano all’orizzonte...
[Attenzione! Presenza di personaggi del fumetto mai apparsi al cinema!]
(Aggiunto capitolo 22: Un piccolo imprevisto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Osborn, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 22 – Un piccolo imprevisto

Harry si trovava nel proprio ufficio alla OsCorp. Non stava facendo un granché, a parte dondolarsi a destra e a sinistra sulla sua sedia girevole.
Quella mattina, avevano chiuso un contratto con una casa farmaceutica. Forse, l’occasione di modificare la formula di Goblin si stava avvicinando…
Harry lo sperava. Voleva che da quel siero venisse qualcosa di buono.
Senza smettere di far girare la sedia, si guardò attorno.
Quell’ufficio era abbastanza spoglio, e non era molto ampio. Quello che era stato di suo padre era grande almeno il doppio, ma Harry aveva preferito trasferirsi. Certi ricordi dovevano rimanere sepolti.
Spostò una pila di documenti, raddrizzò un paio di penne… E improvvisamente gli parve di udire dei rumori provenienti dal corridoio.
Ancorò i piedi al pavimento, fermando di colpo la sedia.
Gli sembrava di sentire i passi di qualcuno che correva. E delle urla, forse?
Fece appena in tempo ad alzarsi, quando la porta del suo ufficio venne scardinata a forza e crollò sul pavimento con un botto assordante.
Un muso verde fece capolino, seguito da un torso squamoso.
Harry incespicò all’indietro, e per poco non cadde sulla sedia.
Gli occhi piccoli e lucenti del gigantesco rettile che aveva davanti si puntarono su di lui, ed una lingua biforcuta serpeggiò tra le sue fauci. «Osssborn».
Peter lo aveva informato che quel mostro era in grado di parlare, ma udirlo in prima persona fu comunque uno shock. Forse avrebbe trovato divertente il modo in cui strascicava le s, se solo non avesse avuto la spiacevole sensazione che Lizard avrebbe potuto staccargli la testa con un colpo di mascelle.
La creatura avanzò, la coda che oscillava.
Harry si chiese dove fossero finite le guardie di sicurezza della OsCorp. Quel mostro le aveva già messe tutte K.O.?
«Osssborn» sibilò nuovamente il lucertolone, facendosi più vicino.
Harry agì d’istinto, afferrando il tavolo e ribaltandolo addosso a Lizard. Approfittando dell’istante di confusione – forse di rabbia e dolore – della creatura, cercò di guadagnare l’uscita…
La coda di Lizard sembrò apparire dal nulla, e lo colpì in pieno petto, scaraventandolo contro la parete più vicina.
Harry crollò a terra, boccheggiando.
Lizard si girò verso di lui con un sibilo. Tirandosi faticosamente a sedere, il giovane incontrò gli occhi neri del rettile… Un momento dopo, un registro volò a colpire la testa di Lizard.
Harry si ritrasse contro il muro mentre il lucertolone si girava verso la porta con un sibilo inferocito.
«Signor Osborn» iniziò una voce maschile, con un accento straniero, «sta…?»
«Via!» urlò Harry.
Troppo tardi. Lizard si era già scagliato contro l’uomo fuori dalla soglia.
Da dove si trovava, Harry non riusciva a vedere cosa stesse succedendo nel corridoio, ma era sicuro che gli scalpiccii frenetici ed il tonfo che seguì non promettevano niente di buono.
Si guardò freneticamente attorno. Un piano, un piano, gli serviva un piano…
Un istante dopo, un urlo gli fece rizzare i capelli sulla nuca.
Oh, al diavolo.
Senza aver messo insieme neanche il tre per cento di un piano, Harry afferrò il registro dal pavimento e si precipitò fuori dall’ufficio.
Le urla provenivano dall’uomo che gli aveva probabilmente salvato la vita – un tipo robusto, dalla pelle scura e la testa rasata. Lizard lo aveva inchiodato sul pavimento, e torreggiava minacciosamente su di lui.
Harry sapeva che per certi versi ciò che si stava apprestando a fare era una pessima idea, ma in mancanza di alternative migliori scagliò il registro contro la testa del mostro.
Probabilmente in passato lo avrebbe mancato, ma con tutte le cose orribili che il siero di Goblin gli aveva causato aveva per lo meno migliorato i suoi riflessi e la sua mira.
Lizard si girò di scatto verso di lui, ed Harry mise in atto la seconda e ultima parte del suo embrione di piano: si diede alla fuga.
Per lo meno il lucertolone lo stava seguendo, segno del fatto che aveva lasciato perdere l’altro uomo.
Harry svoltò l’angolo e continuò a correre. In fondo al corridoio, si trovava un’ampia vetrata, e il cuore del giovane ebbe un balzo quando vide arrivare Spider-Man.
Non era il genere di finestra che si potesse aprire, ma il supereroe non parve trovarlo un problema: con un pugno ben assestato, spaccò il vetro e passò dal buco con una mossa sinuosa.
Harry non era mai stato tanto felice di vedere il suo migliore amico.
Giungendogli di fronte, rallentò e si girò: Lizard stava arrivando, e sembrava che tutto l’edificio traballasse al ritmo delle sue zampe che atterravano pesantemente sul pavimento.
Peter protese le braccia in avanti, lanciando delle ragnatele che avvilupparono il lucertolone, dopodiché lo scaraventò fuori dalla finestra.
Harry si abbassò, portandosi le braccia sopra la testa per proteggersi dalla pioggia di schegge di vetro.
Peter era in piedi di fianco a lui, rivolto verso l’esterno.
Harry si tirò su e guardò fuori, accorgendosi che – anziché lasciare che il mostro si schiantasse al suolo – l’amico utilizzò le ragnatele per rallentarne la caduta… Una volta a terra, Lizard riuscì a liberarsi e si rialzò, dandosi alla fuga.
Peter lo osservò dall’alto col fiatone, quindi si girò verso Harry. «Stai bene?»
Il giovane annuì. «Sono ancora tutto intero».
«Ho sentito dell’attacco alla OsCorp sulla frequenza della polizia. Ho fatto più in fretta che ho potuto».
Harry si girò verso il corridoio. «Sai per caso che fine ha fatto la sicurezza?»
Peter lo stava osservando come per assicurarsi che stesse bene per davvero. «Li avrà stesi».
Dalla strada, si udì in lontananza il suono delle sirene della polizia.
«Come mai Lizard è venuto qui?» chiese Harry, accigliandosi.
Che la OsCorp attirasse i mostri e gli psicopatici come il miele attirava le mosche?
Peter tacque un istante, e a causa della maschera Harry non poté nemmeno cercare di decifrare la sua espressione. «Credo che ce l’abbia con te».
A quella notizia, il giovane sbatté le palpebre, preso in contropiede. «Cosa? Ma… perché? Io non l’ho mai visto prima d’ora! O… o sì…?»
«Lo hai visto» affermò Peter, «e hai anche rifiutato di fornirgli dei fondi per le sue ricerche».
Harry fissò l’amico senza capire.
«Il dottor Connors» spiegò allora Peter. «Lizard è il dottor Connors».
«Che cosa?!» esclamò Harry, esterrefatto, mentre alcune auto della polizia si fermavano davanti alla OsCorp con uno stridio di freni.
«Già» confermò Peter, «l’esperimento è finito male. Ora però è meglio che io me la svigni, prima che uno dei poliziotti mi veda e decida di arrestarmi. O di spararmi». Fece una pausa. «Mi dispiace per il vetro».
Harry abbozzò un sorriso, scuotendo la testa, e guardò l’amico che si slanciava fuori dall’edificio.
Chinò il capo e spostò alcuni frammenti di vetro con la punta della scarpa. Poi sollevò il mento di scatto, ricordando l’uomo che aveva lanciato il registro in testa a Lizard.
Si affrettò a correre verso il corridoio dove l’aveva lasciato, e lo trovò seduto con la schiena pesantemente poggiata contro il muro.
«Signor Osborn» lo salutò l’uomo, apparendo decisamente sollevato nel vederlo vivo.
Il ragazzo gli si avvicinò, abbassandosi di fianco a lui. «Sta bene?» chiese, aggrottando la fronte.
Aveva notato, infatti, che l’uomo si teneva le mani sulla gamba destra.
L’altro fece una smorfia. «Credo che quel coso mi abbia spaccato qualche osso».
Harry si rimise in piedi. «Chiamo un’ambulanza».
Mentre entrava nel proprio ufficio e recuperava il cordless dal pavimento, gli venne in mente che non aveva chiesto a Peter come si poteva organizzare un piano su due piedi in una situazione di pericolo.
Forse, se glielo avesse domandato, avrebbe scoperto che spesso neanche il suo amico escogitava piani tanto elaborati, e talvolta non riusciva a seguirli.
Quando Peter aveva sentito dell’irruzione di Lizard alla OsCorp e si era precipitato sul posto, aveva ben chiaro quello che avrebbe dovuto fare. Salvare Harry era la sua priorità assoluta, dopodiché avrebbe seguito Lizard per scoprire dove si nascondeva.
Una volta compiuto il primo passo, però, non era riuscito ad allontanarsi dall’amico. Aveva voluto chiacchierare un po’, osservarlo, assicurarsi che stesse davvero bene come affermava.
Quando alla fine se n’era andato dalla OsCorp, aveva percorso la zona cercando tracce dell’enorme lucertolone, ma senza successo. Lizard si era già volatilizzato.
Peter trovava la cosa stressante. Com’era possibile che un mostro simile riuscisse a sparire nel nulla in quel modo?!
Borbottando tra i denti qualche insulto rivolto alla propria persona, aveva interrotto la ricerca ed era tornato al proprio appartamento. Una volta arrivato, si era cambiato d’abito, quindi aveva telefonato ad Harry per assicurarsi che fosse arrivato a casa sano e salvo. Bernard, però, gli aveva detto che il giovane non era ancora rientrato.
Peter per poco non aveva ceduto al panico, poi aveva provato a contattare l’amico sul cellulare.
Grazie al cielo, Harry gli aveva risposto, e gli aveva detto che si trovava all’ospedale – a quanto pareva, aveva accompagnato lì un suo dipendente che era rimasto ferito da Lizard.
A quel punto, Peter decise di far visita a Mary Jane.
La ragazza sapeva già che Lizard era il dottor Connors, che sua moglie aveva messo a disposizione di Peter i dati degli esperimenti del marito, e che lui stava tentando di studiare la sostanza che aveva trasformato il professore in un mostro.
Supponeva fosse il caso di informarla anche dell’attacco alla OsCorp – oltretutto, parlare con la sua fidanzata era sempre un toccasana.
Quando fu davanti alla porta del suo appartamento, trasse un respiro e bussò. Mary Jane impiegò un po’ di tempo in più del solito per venire ad aprire, e sgranò gli occhi nel vederlo.
«Peter» disse, sorpresa, facendosi istintivamente da parte per lasciarlo passare.
Lui entrò, affermando: «Devo sbrigarmi a trovare un antidoto. Lizard ce l’ha con Harry, e…»
Si interruppe bruscamente, notando che Mary Jane gli stava facendo furiosamente segno di no con la testa.
«Va tutto bene?» le chiese, aggrottando la fronte.
Un momento dopo, notò un movimento, e i suoi occhi guizzarono verso la porta della camera da letto di Mary Jane. Liz ne era appena uscita, e ora lo fissava, pallida come un lenzuolo. «Chi è che ce l’ha con Harry?»










Note:
Prima di tutto, scusate l’attesa. Chiedo venia anche per questo sputo di capitolo, spero che perlomeno sia stato piacevole da leggere (tenterò di rifarmi con la lunghezza del prossimo)…
Cercherò di aggiornare domenica 1 Marzo (anche se, considerato il fatto che ho ripreso le lezioni, potrei dover rimandare alla settimana dopo… chiaramente spero di no, vedremo come andranno le cose).
  
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