Memento
(?)
La osservi andare via e non è questa la parte più
difficile. La parte più difficile è lasciarglielo
fare. Quando la tua mano allenta la presa
attorno alla sua, quando Chihiro ti volta le spalle e si incammina giù per gli
scalini di pietra a passi svelti e leggeri (lo sembrano, anche se tu li senti
pesarti dentro come i macigni del letto del fiume che in un tempo remotissimo
hai abitato e chiamato casa), le dai a tua volta la schiena.
Non
vuoi vederla allontanarsi, non puoi vederla andar via. Non quando ti sembra
trascorso così poco dal momento in cui l’hai ritrovata. Se tu la inseguissi, se
la pregassi di restare… ma è una bambina, non capirebbe. (Non è il motivo per cui
hai scelto questo aspetto infantile? Che lo muterai, fra qualche anno? Verrà il
giorno in cui ti farai solcare il viso dalle pieghe del tempo, quelle tra cui
si annidano ricordi e rimpianti. Rimpiangerai di non averla seguita, allora?)
Anche
i bambini sono capaci di grandi amori, ti ha detto il Vecchio delle Caldaie. Tu
hai finto di non capire cosa intendesse. Ti ama, sarebbe sciocco credere il
contrario, ma è una bambina, solo una bambina. E sta andando via. La stai
lasciando andar via.
Nel momento in cui ti volti, sai di aver perduto. Lei
è già arrivata alla fine del pendio. Poco più in là ci sono i suoi genitori che
le fanno cenno di sbrigarsi. Non ti notano. L’acqua sa essere invisibile e
silenziosa quando occorre.
I
genitori sono entrati nel tunnel e lei sta per seguirli, muove un altro passo e
poi si ferma. Sembra stia riflettendo, fa un lievissimo movimento della testa,
come se stesse per voltarsi. (Voltati,
pensi tu ed è la parte malvagia di te a parlare, quella nata dopo anni di
servizio presso Yubaba. Eppure non c’è parte di te che stia pensando il
contrario, in questo momento, che stia desiderando che lei non si volti. Voltati. Rimani.)
Chihiro
non si volta. Rimane ferma un ultimo prezioso istante, la figurina scarna di
lei quasi scompare contro il fondale rosso dell’edificio, del cielo immenso e
di quel lago che ora è verde, ma tra poche ore ritornerà ad essere acqua color
tenebra. Un istante, quindi la vedi scuotere la testa come per richiamarsi
all’ordine, ricominciare a correre ed è andata, sparita, è stata inglobata dal buio
del varco tra i due mondi. Non si è voltata. Ha fatto quello che doveva e anche
se non è giusto per te, se così facendo l’hai persa, non è questo che conta,
no?
L’hai
persa e lei è di nuovo libera e con ogni probabilità si dimenticherà di te, di
tutti voi. Penserà che si sia trattato di un sogno, di una storia che ha
inventato quand’era piccola, in uno dei suoi giochi per combattere la noia. Non
sarà sfiorata dalla possibilità che sia tutto vero, piuttosto si abituerà
all’idea della storia perché è una bella idea, bella quanto i personaggi che la
popolano. La storia perderà il suo significato, finché smetterà di essere anche
quello per diventare la sfumatura particolarmente acquosa di una memoria.
Tu,
invece, non dimenticherai. L’acqua scorre e lava, ma non dimentica ciò che è
stata. E tu, adesso puoi dirlo, ammetterlo a te stesso senza indugiare oltre, sei
innamorato. Un vecchio fiume che è stato prosciugato, innamorato di una
ragazzina umana. Yubaba faceva bene a riderne e forse aveva intuito quello con
cui tu stai venendo a patti: lei potrebbe non tornare.
Rimani
sulla cima del pendio per un giorno, un mese, un anno o chissà, perché no, non
più di un minuto.
Le
ombre della sera stanno già calando le loro trame quando rientri.
Le
hai detto che saresti andato via da questo posto maledetto, ma se lei dovesse tornare,
non è qui che verrebbe a cercarti?
Le
hai promesso che vi rincontrerete, ma non dipende unicamente dai tuoi poteri.
Sta tanto a lei (si sforzerà di non dimenticare i giorni come Sen? Sen non
temeva le ripercussioni di una delle streghe più potenti del Mondo degli
Spiriti pur di andare incontro a ciò che riteneva giusto. Sen ha fronteggiato
un Senza Volto, ha ricevuto un pegno di gratitudine dal Dio del Fiume, si è
fatta amici Rin e Zeniba e perfino il figlio di Yubaba, Bō. Ora Sen è Chihiro e
tocca a lei decidere di non scordare chi ha saputo mostrare di essere.) quanto
a te.
Perciò
sì, tu non dimenticherai. Resisterai alla tentazione di farlo perché, anche
facendo appello alla magia, il ricordo di lei è più potente di qualsiasi
sortilegio.
-
Quella sciocchina – ti dice Rin il giorno in cui ti tallona fino alle Serre –
come pensi che se la stia cavando nel Mondo Là Fuori?
Rin
sembra preoccupata, sulla fronte di lei si fanno strada gentilezza e
compassione. È stata Sen a convincerla a non
nascondere la propria natura, a darne dimostrazione?
Yubaba possiede il mio nome, ma non possiede il mio cuore, ti
ha rivelato Rin molto prima che arrivasse Chihiro, che ci fosse Sen.
Possedere
i nomi è più subdolo che possedere dei cuori. Significa padroneggiare la
volontà di coloro a cui hai rubato il nome senza che chi ha stipulato il
contratto ne abbia piena consapevolezza. Non è togliere la libertà, ma tarpare
le ali. È comunque rendere schiavi spiriti e individui altrimenti liberi.
-
Haku, mi stai ascoltando? Cosa ne pensi, tu, di questa faccenda? Credi che
tornerà? Il Vecchio dice che lo farà di certo.
Alle
Terme si vocifera che il Dio del Fiume che Sen ha contribuito a ripulire
dall’inquinamento stia pattuendo con Yubaba il prezzo della libertà di Rin. Si
vocifera che ne sia rimasto stregato dal primo incontro. Tu non sai cosa
pensarne. Guardi ai cambiamenti che il tempo opera, sottili o profondi che
siano, a come Chihiro reagirebbe sapendo che se tornerà (quando) potrebbe non
trovare Rin ad attenderla. E tu? Ogni giorno rimandi la tua partenza, ti godi
la vista dei luoghi in cui sei stato insieme a lei, ne cerchi la bellezza che
te li ha resi perfino cari, all’epoca. Ora la bellezza si è stemperata,
diluisce nel vuoto della sua assenza.
-
Oh, accidenti a te, Haku! Non si dica mai dell’acqua che sia loquace!
Rin
si alza. Tu non la segui.
No,
l’acqua non è loquace, è vera.
- Hai davvero intenzione di farlo?
Le
lenti dell’Uomo delle Caldaie paiono addirittura più grandi. I baffi gli
vibrano e nessuna delle otto braccia sembra riuscire a star ferma.
Le
palline di fuliggine si accalcano attorno a te per ascoltare. Lo fanno sempre
da quando lei se ne è andata. Una pallina, particolarmente ardita, ti risale
lungo il piede, fino alla caviglia. Si struscia come un felino. Tu non la
scacci.
Kamagi
si liscia la punta voluminosa di un baffo, studiandoti fino a quando non ne ha
abbastanza o meglio, fino a che ha trovato ciò che cercava. Non ne rimane
soddisfatto. Non c’è zona di incertezza in te e all’improvviso è triste e più
vecchio che mai. Mostra ciò che è davvero: la tristezza della vecchiaia che
colpisce tutti prima o poi, indistintamente.
–
Oh, dunque è così. Hai deciso.
Una
pausa pregna, le caldaie emettono fumo mentre tu ti avvii verso l’entrata di
assi scorrevoli.
-
E se lei tornasse? Cosa le diremo?
Il
Vecchio spera di convincerti a ripensarci. È troppo tardi per quello. Hai
deciso di rompere ogni regola, di andare contro la tua stessa natura. L’acqua
non dimentica. Tu hai scelto di farlo.
*
Sei
felice che Rin non sia qui. Avrebbe cercato di ricondurti alla ragione a furia
di strigliate. Non ci sarebbe riuscita, ma sarebbe stato comunque spiacevole.
Perfino
Yubaba, alla tua richiesta, ha reagito piegando la bocca in una smorfia.
Ora
ti attende, l’incantesimo è stato preparato e le dita della mano che non
stringono la fiala che lo contiene stanno suonando note discordi sul piano
della scrivania confusionaria. Tip-Tap.
Bō le sta accanto e guarda con odio il
liquido viola all’interno della preziosa boccetta di cristallo. – Chihiro è
buona, non merita questo.
Yubaba
ha un moto di stizza, vorrebbe aggiungere qualcosa di mordace. Il tuo volto
bianco e inespressivo di uomo la fa desistere. La vista sembra disturbarla. Le
ricorda il concetto di tempo che le è avulso, in quanto strega, ma non oscuro.
Uno
spirito non merita la maledizione di un cuore risvegliato, ti ha detto una
volta. Gli spiriti hanno questo nome per una ragione. Il loro sentire è diverso
dagli umani. Gli umani hanno corpi che li appesantiscono e con i loro bisogni
ricorrenti distolgono l’attenzione dalla coscienza, gli spiriti no. Sono fatti
di materie diverse, gli umani e gli spiriti: agli uni ossa e carne, agli altri
sogni e luce lunare.
Il
doppio mento del figlio di Yubaba trema sotto il peso della furia che gli
scorre dentro.
-
Quando tornerà – dice e non aggiunge altro. Quando
tornerà le si spezzerà il cuore, scoprendo cosa hai fatto.
Per
te è l’ultima goccia. - Non lo farà – replichi secco, secco come ghiaccio che
si spacca, pietra che frana da un dirupo, la sventagliata stentorea dei tuoni
durante un temporale estivo.
Yubaba
muove un dito inanellato ed è con la magia che ti porge il veleno che
corromperà i tuoi ricordi. Stappi la boccetta e lo bevi tutto d’un sorso.
Il
dolore è simile a quello che hai provato anni fa, col sigillo di Zeniba
incastrato nella tua gola di drago, squassante, lacerante, con l’unica
differenza che questo è localizzato all’interno della testa.
Crolli
sul tappeto e in lontananza senti rumori di passi, una porta che sbatte e delle
voci concitate. Una ripete il tuo nome insistentemente, crollandoti al fianco, l’altra
si lascia sfuggire un gemito e un ‘Dannato di un drago cocciuto’.
-
Cosa ha? Che gli avete fatto? – chiede l’altra voce. È una ragazza umana e
profuma di nebbia e cenere e tè, delle correnti d’aria che deve aver cavalcato
tra le nuvole della notte per arrivare.
-
Kohaku! Kohaku!
Ti
scrolla e ti chiama col tuo vero nome e vorresti dirle di tacere. Hai fatto
tanto per riavere indietro il tuo nome, dopo essere stato per anni il tirapiedi
di Yubaba. Non hai proprio bisogno che una sciocca umana lo sbandieri ai
quattro venti.
-
Sono io, Chihiro! Sono tornata!
Chihiro? Sì, il nome ti dice qualcosa, ti
ricorda cose che hai perduto. Hai conosciuto qualcuno che si chiamava così, non
è forse vero? Una bambina, una volta, cadde nelle tue acque e tu la salvasti.
Chihiro? No, il nome ti è estraneo. Chi è? Chi
dovrebbe essere questa ragazza che ti guarda con occhi impauriti che formulano
una preghiera muta e le labbra che tremano, che ti ha poggiato i pugni contro
il petto in corrispondenza del cuore?
-
Come hai potuto? Avevi promesso! Io sono tornata, sono tornata.
Le
lacrime sgorgano e le rigano le guance pallide. Quando ti scansi, Rin si inginocchia
e le passa un braccio dietro le spalle (Da dove arriva Rin? Pensavi che avesse
sposato il Dio del Fiume. Cosa può averla mai convinta a tornare all’Inferno?
Pazzia, che altro).
-
Fatti forza, piccina. Non tutto è perduto. Troveremo una soluzione, vedrai.
Tu
non capisci la natura del problema, neppure ti sforzi di farlo. Non ti
interessa. Provi una sensazione irritante di disagio quando ti alzi e
solennemente ti rivolgi a Yubaba. – Chiedo permesso di congedo.
–
Fa’ un po’ come vuoi. - Yubaba ti scaccia con la mano. Sembra che non veda
l’ora che te ne vada. Stranamente non riserva lo stesso trattamento alla
ragazza umana. Un’umana. Le lanci un’ultima occhiata, tuo malgrado incuriosito.
Cosa vorrà mai Yubaba da lei?
Ha
la schiena incredibilmente piccola, i capelli legati in una coda. Sembra una
bambina.
Il
suono dei suoi singhiozzi ti accompagna nei corridoi, amplificato dagli
incantesimi di protezione posti da Yubaba su ogni stanza.
-
Sono tornata – senti che continua a ripetere con voce spezzata.
Tornata
da chi? E perché?
Di
chiunque si tratti, pensi tra te, probabilmente non vale lo sforzo. L’avrà già
dimenticata.
N/A:
È terribilmente angst,
lo so, ma è quello che sentivo di dover scrivere, in questo momento. Avrei potuto
inserire un finale alternativo in cui Chihiro, dopo mille rocambolesche (dis)avventure,
riesca a trovare un antidoto, ritrovi i ricordi di Haku e glieli restituisca. Lascio
decidere a voi come concludere questo breve scorcio. Nel frattempo, spero di
non aver spezzato troppi cuori e che seppur triste, la lettura sia stata una
lettura tutto sommato piacevole ;)