Heart’s on fire
Fred era appena uscito dall’ufficio del preside. Del nuovo preside. L’uomo gli aveva stretto la mano e gli aveva dato il benvenuto, illustrandogli brevemente cose sull’università che più o meno già sapeva. Si era informato per tutto il resto dell’estate su quella celebre scuola italiana. Roma era affascinante, nonostante fosse li da solo tre giorni. L’università accoglieva studenti da tutto il mondo, e le lezioni erano totalmente in inglese. Il cortile era ampio, illuminato dalle luci di alcuni lampioni. Nel complesso era accogliente e carino come posto. Già immaginava come sarebbero stati i suoi pomeriggi a studiare nella biblioteca, e come sarebbero state le lezioni di chimica. Gli sarebbe piaciuto diventare insegnante un giorno, nonostante avesse sempre desiderato una carriera come cantautore. Ed ora che si guardava allo specchio, Fred, si sentiva ancora un liceale. I grandi occhi verde oliva erano fissi sulla sua figura, ne troppo magra ne troppo robusta, e sul suo viso non più da ragazzino, con la barba curata, i capelli non troppo lunghi ed il sorriso privo da qualche mese dell’apparecchio, che aveva portato per anni. Sembrava quasi “grande”, eppure dentro di se si sentiva sempre lo stesso. Poco dopo una professoressa lo invitò ad entrare nell’aula magna dell’università, dove a breve ci sarebbe stato il discorso di benvenuto del preside. La stanza era accogliente, le sedie numerose e le persone attendevano pazientemente l’inizio della cerimonia. In fondo alla stanza c’era un piccolo palco, con tanto di luci e riflettori. Davanti ad esso un’imponente scrivania in legno, dove la professoressa che aveva precedentemente incontrato aveva appena preso posto, accanto ai suoi colleghi. Fred si sedette sulla prima sedia libera che trovò. Ed in quel momento, Fred rivide Marlene. Con lo stesso vestito bianco, ma con i capelli raccolti in uno chignon. E le sorrise, lieto di vedere che lei ricambiasse il suo sguardo, perdendosi nei suoi profondi e dolci occhi color nocciola. E, tra le mani, la ragazza stringeva la stessa lettera che aveva lui, la lettera che avevano entrambi ricevuto qualche mese prima, nella notte dell’ultimo ballo scolastico.
Fred non credeva ancora a ciò che stava succedendo. Aveva invitato Marlene a fare una passeggiata al termine del discorso di benvenuto, e lei aveva accettato. Ed ora si avviavano mano nella mano verso l’uscita dell’edificio, con le guance arrossate dall’imbarazzo ed una strana sensazione allo stomaco. Si era fatta sera, e le strade di Roma erano illuminate dalle luci calde dei lampioni. Marlene aveva sciolto i capelli, che ora le ricadevano ondulati dietro le spalle. I due si stavano sorridendo, mentre si incamminavano verso una strada non troppo affollata. Il viso di lei era sereno, puntellato da quelle lentiggini che Fred amava con tutto se stesso, illuminato da quel sorriso semplice e sincero che al ragazzo era sempre piaciuto. Camminavano lungo la via, illuminata da miliardi di luci e lanterne, che la rendevano magica. E intanto parlavano, ridevano a crepapelle e si scambiavano sguardi dolci. Era tutto perfetto, come Fred lo aveva sempre immaginato. E ancora non ci credeva di essere li con lei, che gli sembrava ancora più bella ora che gli aveva prestato la sua giacca, vedendola rabbrividire sotto la brezza autunnale di quella sera. Si fermarono a prendere qualcosa ad uno dei tanti bar che popolavano la via. Fred ordinò qualcosa per entrambi, per poi soffermarsi su ciò che aveva attorno. Non era mai stato un tipo troppo sentimentale, ma in quel momento aveva il cuore e lo stomaco sottosopra. Il posto era magico, illuminato dalle luci e dalla bellezza di Roma. La ragazza dei suoi sogni gli era seduta di fronte, sorridente, bellissima, mentre passava lo sguardo dal viso di lui alla candela che faceva da centrotavola. Fred ebbe l’impulso di far scivolare la propria mano su quella di lei, facendo intrecciare le loro dita. Marlene lo guardò, con le guance arrossate e le labbra carnose curvate in un sorriso timido. Fred si avvicinò a lei, facendo sfiorare le loro labbra. E proprio in quel momento, riconobbe il ritornello di quella canzone. “Oh Darling, my heart’s on fire”. La stavano passando in radio proprio in quel momento. E tutto gli sembrava nuovamente perfetto.
Sono Jade Horan qui su Efp, e Martina nella vita di tutti i giorni, potete chiamarmi come preferite.
Solitamente scrivo sia originali che storie legate a libri/cantanti/band.
Scrivo spesso storie con descrizioni dettagliate ed un numero di parole nettamente più numeroso rispetto a quello di questa One-Shot, ma volevo vedere se riuscivo a scrivere qualcosa di decente in meno di mille parole e mezzo e spero di essere riuscita nell'intento.
Questa storia, come ho già detto nell'introduzione, è tratta più o meno da una storia vera ed è stata scritta mentre ascoltavo Heart's on fire di Passenger, che personalmente mi piace moltissimo... ne sono totalmente innamorata. Quindi niente, spero che questa storia vi abbia trasmesso qualcosa di positivo :)
Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensione - positiva o negativa che sia.
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un bacio!
Chuck vs. le piccole cose (Chuck, serie tv)
Inaspettato & I tasselli del puzzle (originali)
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