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Autore: Despicable Meggs    23/02/2015    12 recensioni
Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.
Ma poi le cose cambiano.
Tony e Ziva sono sposati, hanno una famiglia felice e le cose vanno bene. Finché Tony non viene richiamato dall'esercito per servire la patria. Come evolveranno le cose? Riuscirà la coppia a sopravvivere nonostante la separazione?
Storia TIVA (al solito io scrivo solo quelle XD), con tanto family e tanto love... E ANGST. Senza angst non è una mia storia XD
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Una bella casa.
Una fantastica moglie e due figli.
Un ottimo lavoro.

Ma poi le cose cambiano.
Ci sono cose che devi fare anche se non vuoi.
E Tony non voleva lasciare la sua famiglia e partire per una guerra in cui non credeva e che non voleva combattere.
Voleva restare a casa con i suoi figli e sua moglie. I suoi bambini erano piccoli e Ziva sarebbe rimasta sola.

Ma lui era riservista, si era arruolato a diciotto anni per pagarsi gli studi quando dopo un litigio con il padre era andato via di casa.
Era entrato nel corpo dei Marines ma fino a quel momento non era mai stato chiamato alle armi.
Finiti gli studi era entrato nella polizia di Baltimora e poi all'NCIS. Lì conobbe Ziva, si sposarono e misero su famiglia.
Tutto si aspettavano tranne quella lettera che lo invitava a presentarsi al quartier generale per essere distaccato in Iraq.

Da quando si era arruolato al giorno della chiamata erano passati tantissimi anni e le cose erano cambiate. Ora non era più in collera con il padre, era un agente rispettato e aveva una famiglia a cui doveva provvedere.
Ma quando ti chiamano devi andare, non ti puoi rifiutare.

Così, a malincuore, lasciò moglie e figli e partì.
Ed ora erano passati mesi, quasi un anno dalla partenza e molte cose erano cambiate.

Non mancava molto al giorno in cui Tony sarebbe tornato a casa.
Avevano deciso che dopo quell'avventura non programmata si sarebbe congedato per non rischiare di essere richiamato ancora.

Tra tutto quello che era successo in quel periodo, Ziva aveva anche scoperto di essere di nuovo incinta ed era molto felice di sapere che Tony sarebbe tornato un mese prima della nascita del loro terzo figlio.
Era già tutto pronto, mancavano solo Tony e il loro bambino in arrivo. Ma si sa, quando le cose sembrano andare troppo bene, succede qualcosa che cambia le carte in tavola.

Era un tranquillo sabato pomeriggio, Ziva e i figli stavano in casa tranquilli a giocare.

Lily, la figlia più grande di Tony e Ziva, sedeva al tavolo mentre la madre puliva la cucina.
Aveva preso i pennarelli che usava a scuola per fare un bel disegno che avrebbero spedito a Tony il giorno dopo.
Aveva quasi sette anni e ormai sapeva scrivere abbastanza bene così aggiungeva sempre qualcosa alle lettere che Ziva mandava.

"Mammina, tra quanto torna papà?" chiese Lily mentre cercava il pennarello verde.

Ogni giorno poneva a Ziva questa domanda almeno tre o quattro volte.
Era una bambina forte e si adattava bene ma iniziava a non sopportare più l'assenza del padre.

"Circa un mese, amore. Vedrai che passa veloce" le rispose Ziva.
"Anche Noah vuole papà. Non può tornare prima?" chiese ancora Lily indicando il fratellino che giocava in salotto con il pongo.

Ziva chiuse l'acqua e si sedette accanto alla figlia.

"Non possiamo scegliere noi, ma se fosse per me papà sarebbe già qui" le disse accarezzandole i capelli.

"Papà torna presto!" esclamò Noah lanciando in aria un pezzo di pongo che andò a colpire Lily.
"Hey! Fai attenzione" si lamentò la bambina tirandogli indietro il pezzetto.

Noah lo prese e ricominciò a giocare.
Aveva quattro anni e si rendeva meno conto della situazione, sapeva che il padre era via ma non sapeva quanto pericolosa fosse la guerra.

"Mamma dopo giochi con me?" chiese Lily.
"Certo, cosa vorresti fare?" rispose Ziva.
"Non lo so... Possiamo giocare anche noi con il pongo? E fare i gioielli colorati come l'altra volta?" disse.
"Va bene. Allora mentre io finisco di sistemare la cucina tu porta in camera i tuoi pennarelli" rispose Ziva rialzandosi e tornando a lavare i piatti che erano rimasti.

Lily obbedì e portò tutte le sue cose in camera.
Era sempre stata molto obbediente e ora che Tony non c'era e Ziva era incinta faceva di tutto per aiutare la madre.

Appoggiò tutto sulla sua scrivania e fece per uscire dalla stanza.
Si soffermò a guardare la foto di lei con Tony in spiaggia. Era stata scattata poco prima che lui partisse.
Pensò che presto sarebbero potuti tornare in vacanza assieme. Solo un mese e avrebbe riavuto il suo papà.

Scendendo di nuovo le scale per raggiungere Ziva, passò di fronte alla porta di ingresso, proprio mentre qualcuno suonava al campanello.
Così si fermò e aprì la porta.

Ziva non fece in tempo a bloccarla prima che aprisse.

"Lily! Quante volte ti ho detto che non devi aprire la porta da sola se non sai chi c'è!" la rimproverò Ziva andando verso di lei.
"Ma loro sono Marines, come papà. A loro si può aprire la porta" si giustificò la bambina non capendo cosa significasse la loro presenza.

Ziva rimase pietrificata, aveva ben chiaro cosa volesse dire trovare due Marines alla porta con quelle facce cupe.
Si mise una mano sul ventre nel quale il bambino che portava in grembo si stava muovendo.

"Lily, vai a giocare con tuo fratello in salotto" disse Ziva.
"Ma io voglio giocare con te" si lamentò lei.
"Patatina, fai come dice la mamma per favore" ripeté Ziva cercando di mostrarsi calma.
"Ok..." concluse la bambina.

Ziva tornò a rivolgere l'attenzione ai due Marines che aveva di fronte, che al momento la fissavano preoccupati notando l'enorme pancia.

"Ditemi che non è come penso" disse con voce tremante.
"C'è un posto in cui possiamo parlare?" chiese uno dei due.
"Non siete qui per dirmi che Tony..." iniziò.
"Signora. C'è un posto in cui possiamo sederci e parlare?" insistette lui.

Ziva prese un bel respiro.

"Possiamo andare in cucina, ma dobbiamo parlare piano perché i miei figli sono in salotto" rispose facendo strada.

Il suo cuore batteva così forte che temeva le sarebbe uscito dal petto. Stava camminando e nemmeno lei sapeva come stesse facendo, in quel momento sarebbe voluta scappare via il più lontano possibile. Non voleva sentire quello che avevano da dirle perché sapeva che l'avrebbe uccisa.

Si sedette e lasciò che i due si accomodassero davanti a lei.
Rimasero in silenzio per un attimo a fissarla, per cercare di capire come spiegarle tutto prima che avesse un collasso.

"È morto?" chiese lei diretta.

Tanto lo sapeva. Quando due Marines si presentano a casa tua all'improvviso vuol dire che è successo qualcosa di grave. Era inutile girare intorno all'argomento.

"Ieri mattina lui e la sua squadra sono partiti per una missione con l'elicottero. Dovevano recuperare alcuni volontari rapiti. Purtroppo l'aereo è sparito dai radar all'improvviso, supponiamo che sia stato abbattuto. È stata sorvolata tutta la zona ma sono tutti dispersi" spiegò uno dei due.
"Dispersi?" domandò Ziva.

Non riusciva a pensare o ragionare in quel momento.

"Quando l'elicottero è sparito stava sorvolando la costa del golfo persico, non è stato ritrovato e tutti i passeggeri sono stati dichiarati dispersi. Mi dispiace" spiegò.
"Quindi non dite morto solo perché non avete trovato il corpo. Ma il concetto è quello" commentò lei arrabbiata.
"Non possiamo dichiararlo morto finché non troviamo il corpo, si. Ci dispiace" ribadì il soldato.

Ziva guardò i suoi bambini giocare tranquilli. Lily stava insegnando a Noah come fare una macchina con il pongo, erano sereni e Ziva pensò a come fare per dirgli quello che era successo.
Pensando ai suoi bambini si rese conto che ne portava un terzo in grembo, lei e Tony lo aspettavano impazienti. Non avevano voluto sapere il sesso per avere la sorpresa e si rese conto che ora sarebbe stata sola il giorno in cui lo avrebbe scoperto.

Sentì un nodo alla gola e le lacrime pungerle gli occhi.

"Tony è morto..." bisbigliò incredula.
"Non tornerà più da me. Mai più, è morto..." continuò.

I due Marines si guardarono preoccupati.
Sapevano quanto fosse difficile e devastante portare certe notizie ma si erano anche resi conto che questa volta era ancora peggio.
C'erano due bambini in casa e la donna davanti a loro era incinta.

"Signora, vuole un po' d'acqua?" le chiesero.
"No, rivoglio mio marito" rispose sollevando il volto e mostrando le lacrime che le scendevano libere.
"Possiamo chiamare qualcuno che le possa stare vicino? Un parente?" chiese il soldato.
"Non ho nessuno. C'è il padre di Tony, ma vive a New York. Oddio devo chiamarlo per avvertirlo" rispose cercando di alzarsi.

Uno dei due uomini la anticipò e le impedì di alzarsi, spaventato che potesse collassare visto il suo stato attuale.

"Resti seduta, penseremo noi a tutto. C'è qualche amico o collega che possiamo chiamare, lei non può restare qui da sola adesso" disse ancora.
"Il mio capo. L'agente speciale Gibbs, il numero è nel mio telefono" rispose.
"Ok, faccio io" concluse l'uomo prendendole il cellulare dalle mani e allontanandosi per fare la chiamata.

Mentre l'uomo chiamava, l'altro soldato restava al tavolo con lei per controllare che stesse bene.
A quel punto Ziva era appoggiata al tavolo, la testa tra le mani e singhiozzava visibilmente. Semplicemente cercava di non fare rumore per non atterrare l'attenzione. Ma arrivò ad un punto in cui le riuscì impossibile trattenersi.

Iniziò a piangere forte, con una mano si copriva il volto mentre con l'altra si accarezzava il ventre. Il bambino che portava in grembo si stava muovendo ma in un modo diverso dal normale come se anche lui avesse capito che qualcosa non andava.

Il Marine si alzò e andò a sedersi al suo fianco, mettendole una mano sulla schiena.

"Non si preoccupi signora, andrà tutto bene. Vedrà che l'agente Gibbs sarà qui a momenti" disse cercando di calmarla.
"Andrà tutto bene? Andrà tutto bene?!" gridò.
"Non andrà bene, come potrebbe!" aggiunse.

Il suo tono di voce attirò l'attenzione della figlia che fino a quel momento non si era resa conto di quello che stava succedendo.
Vedendo la madre turbata, Lily si alzò e andò in cucina.

"Mammina, perché piangi?" chiese avvicinandosi.
"Non sto piangendo, amore" rispose asciugandosi gli occhi e fingendo di stare bene.
"Si invece, vedo le lacrime. Hai gli occhi rossi, come quando io faccio un brutto sogno e tu mi prendi in braccio perché piango" disse.
"Va tutto bene Lily, torna a giocare con tuo fratello" rispose non riuscendo ad evitare che la sua voce si incrinasse e le uscisse un singhiozzo.
"Mamma" ripeté Lily che iniziava ad essere spaventata.

Si avvicinò ancora di più a Ziva e le mise una mano sulla gamba. Ziva appoggiò la sua mano su quella della figlia stringendogliela.

"Che cosa succede?" chiese con occhi spaventati guardando prima la madre e poi il soldato che le sedeva a fianco.
"Tesoro..." iniziò l'uomo.

Ma Ziva lo fermò, non sapeva cosa avesse intenzione di dire alla figlia, ma avrebbe pensato a tutto lei non importava quanto difficile sarebbe stato.
Avrebbe spiegato ai suoi figli cosa stava succedendo e li avrebbe consolati e sorretti per tutta la vita. Non voleva che fosse un estraneo a dire alla sua bambina che il papà era probabilmente morto.

"Lily, amore mio. Perché non ti siedi sul divano con tuo fratello e guardate i vostri cartoni animati? Io arrivo tra poco" suggerì Ziva cercando di sorridere.
"No. Perché tu stai piangendo e se tu piangi, piango anche io" rispose la bambina con la voce tremante mentre anche a lei iniziavano a scendere le lacrime.
"Patatina, non piangere" disse lasciando che si sedesse sulle sue gambe per coccolarla un po'.

Ziva stringeva la sua bambina accarezzandole i capelli e pensando a che parole usare.

"Mamma chi sono queste persone, perché sono qui?" chiese confusa.

Ora che aveva visto la madre piangere iniziava a non capire perché quei due uomini erano entrati in casa loro e avevano turbato Ziva in quel modo.

"L'agente Gibbs sarà qui a momenti" disse l'altro Marine tornando con il suo telefono.
"Grazie" rispose lei.

Stava ancora piangendo anche se cercava di contenersi per la figlia che continuava a piangere spaventata e confusa.

"Lily, ora basta piangere. Spaventerai tuo fratello. Vedi, anche la mamma ha smesso di piangere ora, forza respira a fondo" le disse.
"Ma cosa succede?" chiese ancora.

Ziva la fissò facendole una carezza e un sorriso.

"Te lo dico tra poco ok, ora rilassati" rispose lasciando che appoggiasse la testa contro il suo petto.

Non ci volle molto perché Gibbs arrivasse.
Aveva portato con lui anche McGee, quando aveva ricevuto la chiamata il soldato gli aveva spiegato cosa era successo e lui sapeva che la presenza di un'altra persona sarebbe stata utile.
Dovevano aiutare Ziva e due bambini piccoli, Gibbs da solo non ce l'avrebbe fatta.

Si precipitarono entrambi in cucina dove Ziva ancora sedeva con la figlia in braccio.
Notarono con piacere che almeno Noah non si era accorto di nulla, era perso nei suoi giochi ed era ancora tranquillo.
Lo lasciarono in pace per un momento, avrebbero avuto tempo per sconvolgerlo.

"Gibbs" disse Ziva vedendolo.

Videro che si stava trattenendo dal piangere solo perché aveva la figlia in braccio.

"Ziver, sono qui" le disse avvicinandosi e mettendole una mano sulla spalla.

"Signore" interruppe uno dei due uomini.
"Noi ora vi lasciamo soli. Mi richiami nei prossimi giorni, per qualsiasi informazione siamo a disposizione" aggiunse.
"Grazie" concluse Gibbs.

Se ne andarono velocemente, sapevano bene che in questi momenti c'era bisogno di privacy.

"Gibbs cosa succede? Non è possibile non può essere vero. Sicuramente c'è un errore" iniziò Ziva agitandosi.

Lui la fissò scuotendo la testa.

"È un errore vero? Vero? Dimmi che c'è uno sbaglio" aggiunse piangendo.
"Mamma" si spaventò ancora di più Lily.
"Glielo hai già detto?" chiese Gibbs.
"No, devo prima realizzare io" rispose.
"Portala via" disse Gibbs a Tim.

Voleva parlare con Ziva, farla sfogare e la figlia non poteva stare li. Non doveva sentire.

"Vieni Lily" sussurrò Tim prendendola in braccio.
"No, voglio la mamma" si lamentò.
"Ora la tua mamma deve parlare con Gibbs e io e te andiamo un attimo in giardino, così ti calmi" le spiegò portandola via.
"Che ha la mia mamma?" chiese preoccupata.

Tim non rispose, non era suo compito dirle cosa stava succedendo.

Nel frattempo Gibbs si sedette di fianco a Ziva e iniziò ad accarezzarle la schiena.
Stava piangendo e si vedeva che era sul punto di crollare, voleva temerla il più calma possibile visto che era all'ottavo mese di gravidanza.

"Non il mio Tony, ti prego non può essere successo a lui" pianse Ziva.
"Mi dispiace piccola, non ci credo nemmeno io" le disse.
"Gibbs ho due figli, tra poco tre. Sono i figli miei e di Tony, lui non mi avrebbe mai lasciata così" ripeté.
"Ziva, non è stata una sua scelta" rispose.
"Mi aveva detto che avrebbe fatto attenzione" disse ripensando alle ultime parole del marito prima che partisse.
"Lui ha fatto attenzione, ma ci sono cose che non si possono controllare" provò a farla ragionare lui pur sapendo che in quel momento era una cosa difficile.
"Come farò da sola? Come farò senza di lui?" domandò scoppiando a piangere.

Gibbs l'abbracciò, lasciandola piangere quanto voleva.

"È l'amore della mia vita, non posso averlo perso. Non un'altra persona che amo non posso sopportarlo" disse.
"Ora sono sola, di nuovo come per tutta la mia vita" aggiunse disperata.
"Ziva non sei sola, non lo sarai mai. Hai i tuoi figli e ci siamo noi, non ti lasceremo mai" cercò di calmarla.
"Anche Tony lo ha detto e ora è morto. Non fare promesse che non puoi mantenere, non è ciò di cui ho bisogno ora" disse piangendo con voce arrabbiata.
"Ok" rispose Gibbs limitandosi a stringerla e ad accarezzarle la schiena.

Passarono alcuni minuti in cui Ziva pianse solamente, senza trattenersi nemmeno troppo.

"Hanno detto che non hanno trovato il corpo, non potrò nemmeno salutarlo. Avere una bara su cui piangere, i miei bambini non potranno salutarlo" disse.
"Lo so, Ziva" rispose Gibbs non sapendo cosa dirle in realtà.
"Il bambino che ho in grembo non conoscerà suo padre. Non è giusto, perché a noi, perché a lui" si lamentò.

Passò mezz'ora prima che Ziva iniziasse a calmarsi.
In realtà cercò di smettere di piangere perché ora doveva parlare con i figli e non poteva restare a commiserarsi per sempre. Anche se in realtà l'unica cosa che avrebbe voluto fare era piangere.

"Devo parlare con Lily e Noah" disse prendendo il fazzoletto che Gibbs le stava offrendo e asciugandosi gli occhi.
"Prima bevi e ti riprendi un attimo. E se preferisci lo facciamo io e Tim, non devi farlo tu se non te la senti" propose lui.
"No, sarà già devastante così. Lo devo fare io. Ma per favore resta con me mentre parlo, nel caso dovessi bloccarmi o aver bisogno di aiuto" rispose.
"Non vado via, io e Tim restiamo finché vorrai" la rassicurò.
"Lily si è già resa conto che qualcosa non va, come farò a dirle che il papà non tornerà mai? Poche ora fa le avevo detto che sarebbe tornato a casa presto" disse Ziva.

Si mise una mano sulla pancia e si appoggiò al tavolo lasciando uscire un singhiozzo.

"Ti senti male? Ziva dovresti distenderti un attimo, non ti fa bene agitarti così" suggerì Gibbs preoccupato.
"No, sto bene. Voglio parlare con i miei figli e poi, non appena saranno calmi li metterò a letto e a quel punto dormirò anche io" rispose decisa.

Gibbs sapeva che non avrebbe potuto dire nulla per farle cambiare idea, così decise di tenere un occhio aperto nel caso avesse notato segni di malessere da parte di Ziva ma di lasciarla comunque fare ciò che credeva.
Fece un cenno a Tim di riportare dentro Lily.

Era riuscito a calmare la bambina o meglio a farla smettere di piangere.
Ma Lily era una piccola Ziva, aveva come un sesto senso nel rendersi conto delle cose. Sapeva se qualcosa non andava e non si lasciava convincere del contrario.

"Andiamo dalla mamma, Lily" disse lui rientrando con la bambina ancora tra le braccia che lo stringeva.

La mise seduta sul divano di fianco a Ziva. Anche Noah ora era seduto con la sorella ma, grazie alla sua giovane età non aveva capito che qualcosa di brutto stava per succedere.

"Guarda mamma, ho fatto la macchinina. Lily mi ha insegnato" disse orgoglioso mostrando l'oggetto alla madre.
"È stupenda, Noah. Sei stato bravissimo" gli disse sorridendo.

"Ma ora ho bisogno di dirvi una cosa importante e dovete ascoltarmi attentamente. È una cosa triste e difficile da accettare, ma dovete essere coraggiosi" aggiunsi.
"È per questo che piangi? È per questo che i due soldati erano in casa nostra?" domandò Lily agitata.
"Si, amore. Sono venuti qui per dirmi una cosa. Lo sapete che anche papà è un soldato" disse Ziva.

I due bambini annuirono.

"Il mio papà e un soldato e salva il mondo dai cattivi!" esclamò Noah orgoglioso del padre.

Ziva fece un debole sorriso, si stava sforzando di non piangere.

"Quei due soldati sono venuti qui per darci delle brutte notizie, purtroppo. Hanno detto che papà era su un elicottero e adesso quell'elicottero è caduto" continuò fermandosi per dare il tempo ai figli di capire.
"È caduto? Papà si è fatto molto male? Come sta il mio papà?" chiese Lily agitandosi ancora di più e ricominciando a piangere.

Ziva la guardò non sapendo come dire la parte successiva, era bloccata non voleva spezzare il cuore della sua bambina e non voleva che Noah perdesse il sorriso che continuava ad avere non avendo realizzato cosa era successo.

"Ziva, vuoi che..." iniziò Gibbs.
"No, no. Faccio io" disse.
"Lily, Noah. Dopo che l'aereo è caduto gli altri soldati sono andati a cercare papà e i suoi amici ma non hanno trovato nulla. L'aereo è caduto nel mare e nessuno è stato ritrovato" disse senza fermarsi o non sarebbe riuscita ad arrivare alla fine della frase.

"Quindi papà torna a casa con l'elicottero?" chiese Noah innocentemente.
"Sta zitto, Noah!" lo ammonì Lily arrabbiata che a differenza del fratellino aveva capito cosa fosse successo.
"Lily, non arrabbiarti con tuo fratello" le disse Ziva accarezzandole il volto.
"Mamma, come è possibile che papà non si trova più. Era sull'elicottero, deve essere ancora lì" rispose.
"Non lo hanno ritrovato, piccola" le spiegò ancora.

Notando che Noah non stava capendo decise di concentrarsi prima sulla figlia, avrebbe spiegato tutto al bambini più piccolo dopo.

"Non ha senso" rispose la bambina.
"Lo so, lo so" annuì lei.
"Mamma, quello che stai cercando di dirmi è che papà è sparito e non sai quando tornerà?" chiese.

Quello era il momento in cui avrebbe dovuto spezzare il cuore a sua figlia.

"Lily, io non credo che papà possa tornare" disse sinceramente. Non voleva illuderla.
"No, lui deve tornare. Per quando nasce il bambino, per andare in vacanza. Lo ha promesso" rispose Lily.
"Amore mi dispiace" disse Ziva mentre le lacrime ricominciavano a scendere.
"No, papà non è morto. Vero mamma? Lui non è morto, lui tornerà" rispose in lacrime mentre cercava di salire in braccio alla madre.
"Oh Lily, vorrei dirti che non è vero. Ma papà non tornerà a casa" disse stringendola di nuovo a se mentre la bambina piangeva disperata.

Ora anche Noah aveva colto che qualcosa non andava e guardava la mamma e la sorella confuso.

"Papà non torna? E quando torna allora?" chiese.
"Non torna, Noah" rispose Lily nervosa.
"Si che torna, quando ha vinto la guerra!" insistette.
"Noah, vieni vicino alla mamma" gli disse Ziva.
"Papà è scomparso e non credo tornerà a casa, riesci a capirlo?" disse in modo delicato.
"Ok, però quando ricompare torna" rispose.

Ziva guardò Gibbs non sapendo bene che dire al figlio per fargli capire la cosa.

"Lascia stare, è piccolo. Dagli il tempo di assimilare le cose e lo capirà" la rassicurò Gibbs.

Nel frattempo Lily, che a differenza del fratello si era resa conto di quello che sarebbe successo, stringeva la madre piangendo disperata.

"Mamma, voglio papà" disse.
"Lo so, ma prova a calmarti un po' ora. Respira" cercò di calmarla Ziva.

Tim andò in cucina a prenderle dell'acqua.

"Lily, bevi un pochino ora" le disse aiutandola.

Poi si sedette a fianco a Noah per temergli compagnia, si stava spaventando a vedere la sorella e la mamma così sconvolte.
Lily pianse fino ad addormentarsi, sfinita. Era così sconvolta che non riuscì a dire altro se non che voleva il suo papà e che non poteva essere morto.

Ziva la mise a letto sperando che dormisse tutta la notte. Erano solo le otto di sera sapeva che la mattina si sarebbe svegliata presto, ma in quel momento fu grata che dormisse.
Quando tornò in salotto sia Gibbs che Tim stavano cercando di far addormentare anche Noah.
Gli avevano dato dei biscotti da mangiare visto che a differenza della sorella e della madre voleva la cena.

Dopo un'ora anche Noah era nel suo lettino addormentato.
Rimase Ziva con Gibbs e Tim.

"Uno di noi resterà con te questa notte" disse Gibbs.
"Posso restare io" si offrì subito Tim.

"Grazie siete molto gentili, ma non è necessario" rispose Ziva.
"Si che lo è, non è il momento per te di stare da sola" commentò Gibbs.
"E se i bambini si sveglieranno potremo essere di aiuto" aggiunse McGee.
"Ragazzi davvero. Io non ho bisogno" insistette.
"Ziver..." iniziò Gibbs.
"Per favore, ho bisogno di un po' di tempo da sola. Voglio farmi una doccia e dormire, la schiena e la testa mi stanno uccidendo. Voglio solo concludere questa pessima giornata" spiegò.

Gibbs e Tim si scambiarono uno sguardo poco convinto ma alla fine accettarono il desiderio di Ziva.

"Se hai bisogno chiama, a qualsiasi ora. Ok?" si raccomandò Gibbs.
"Certamente. Grazie per oggi" disse lei.

L'abbracciarono entrambi sussurrando parole di conforto e poi la lasciarono sola.

Non appena sotto la doccia, Ziva si lasciò andare ancora una volta piangendo. L'acqua copriva i singhiozzi quindi non aveva paura di spaventare i figli.
Si mise a letto, piangendo nel pensare che non avrebbe mai più avuto il marito accanto a lei in quel letto.
Si era abituata a dormire da sola ma non avrebbe mai pensato che sarebbe stata una cosa permanente.
Mise una mano sul suo cuscino immaginandosi quando trovava il suo volto lì e lo accarezza.
Riprese a piangere, nella sua vita aveva sofferto molto ma perdere l'amore della sua vita in quel modo faceva più male di tutte le perdite che aveva subito nella sua vita messe assieme.

Fu nel mezzo della notte che si svegliò di soprassalto.
Qualcosa non andava, si sentiva male. Si mise seduta sul letto di scatto cercando di capire cosa stava succedendo.

Sentì un forte dolore alla schiena, solo altre due volte nella vita aveva sentito un male così forte. Partorendo i suoi bambini.
Si rese conto che aveva le lenzuola tutte bagnate e capì che le si erano rotte le acque e stava avendo le contrazioni.
Urlò per il male e per lo spavento. Non che non sapesse come si partoriva un bambino, ma era presto troppo presto. Stava andando tutto male, il suo bambino non doveva nascere ora.

Gridò ancora per un'altra contrazione e si piegò in avanti stringendosi il ventre.

"Ti prego, no. È troppo presto" disse piangendo.

Non si era resa conto che urlando aveva svegliato Lily che ora era entrata in camera sua e la guardava sempre più terrorizzata da quella giornata.

"Mamma che hai? Stai tanto male?" le chiese.

Ziva urlò di nuovo, aveva troppo male, più del normale.
Ebbe un forte giramento di testa e spaventata guardò sotto le lenzuola accorgendosi che aveva iniziato a perdere sangue.

"Mamma!" esclamò Lily.
"Tesoro chiama Gibbs, ora" le disse.
"Che ti succede? Il bambino sta per nascere?" chiese avvicinandosi.
"Credo di si, ma chiama..." iniziò. Ma perse i sensi prima di finire la frase.
"Mammina! Che hai? Svegliati!" esclamò Lily.

Era in preda al panico, aveva solo sette anni e stavano succedendo troppe cose quel giorno.
Provò a svegliare la madre più volte ma Ziva non rispondeva. Così prese il telefono e fece l'unica cosa che sapeva andava fatta in quel momento.
Chiamò il 911. Glielo avevano insegnato Tony e Ziva, per le emergenze. E ora stava tornando utile la cosa.

"La mia mamma non si sveglia e sta per nascere il suo bambino" disse tra i singhiozzi all'operatrice.
"Ok, calmati e raccontami cosa succede" disse la donna dall'altra parte del telefono.

In cinque minuti la donna raccolse le informazioni necessarie mandò un'ambulanza. Diede istruzioni a Lily di chiamare qualche amico o parente che potesse stare con lei e il fratello.
Si complimentò con la bambina per la sua bravura a mantenere la calma e aiutare la madre.

Non appena finto con il 911, Lily chiamò Gibbs il quale rispose immediatamente. Era sull'attenti nel caso Ziva avesse bisogno.

"Ziver, che succede?" chiese.
"Mamma sta male, sta arrivando l'ambulanza e il suo bambino nasce e io ho paura" disse Lily.
"Sto arrivando Lily, non agganciare il telefono parla con me" rispose lui prendendo le chiavi della macchina e precipitandosi da Ziva.

Arrivò insieme all'ambulanza e mentre i paramedici si occupavano di Ziva prese Lily e Noah e li preparò per andare all'ospedale.
Lily tremava era terrorizzata e dovette fare tutto Gibbs per lei, non riusciva nemmeno a vestirsi nonostante fosse completamente autonoma ormai.

Seguirono l'ambulanza in macchina con entrambi i bambini che piangevano spaventati. Quando arrivarono in ospedale Ziva si era risvegliata e Lily corse subito verso la sua barella.

"Mamma! Che cosa ti succede?" chiese.
"Tesoro, sto bene. Stai tranquilla" la calmò.
"Che succede oggi?" disse spaventata Lily.

"Tesoro, tu devi restare con tuo fratello ora, Abby sta arrivando per stare con voi. Io vado con la tua mamma ok?" si raccomandò Gibbs.
"Abby arriva presto vero?" chiese.
"Prestissimo" la rassicurò.

Lily prese il fratellino per mano e andò a sedersi dove una gentile infermiera li accompagnò.

"Stai tranquillo Noah, mamma starà bene. Lo sai che lei è una Ninja, papà lo dice... Diceva sempre" rassicurò Lily il fratellino che piangeva ancora.

Nel frattempo Gibbs raggiunse Ziva in sala emergenza.
Stava ancora gridando, doveva avere davvero molto male.

"Ziver, stringimi la mano. Andrà bene piccola" la rassicurò.
"Non va bene nulla. Tony non c'è, il bambino è in anticipo di un mese e io sento che qualcosa non va. Fa troppo male" si lamentò.

"Smetta di spingere, ora" la bloccò il medico.
"Non posso, devo spingere" si lamentò.
"No si deve fermare e dobbiamo andare in sala operatoria ora" ripeté il medico iniziando a spostarla.
"Perché?" chiese terrorizzata.
"Qualcosa non va bene" disse semplicemente il medico.





Note dell'autrice:

Hey!
Sono tornata dopo un po' di assenza causati dalla simpatica sessione di esami all'università -.-
Spero non vi siate dimenticati di me (ma se è successo qui nessuno si arrabbia AHHAHA) XD

Comunque eccomi con questa nuova storia. Voi direte: ma inizia uguale all'altra solo che ad essere morto è Tony. Si è vero ma... La storia sarà diversa, sopratutto perché qui non sarà tutta la descrizione della vita senza Tony.
Ora parte un luuungo flash back e vedrete XD

Spero vi piaccia, soprattutto l'idea di Tony soldato :)
Un grazie a Slurmina che mi ha dato preziosi consigli XD
Di solito quando ho dei dubbi sulle storie chiedo a lei per avere ottimi suggerimenti :*

Diciamo cercherò di aggiornare ogni lunedì, ma nel caso non sia puntuale perdonatemi ho da studiare molto e ultimamente sono un po' stanca -.-"
Detto ciò, spero vi sia piaciuto questo inizio. Alla prossima settimana.

Baci, Meggie.
  
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