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Autore: AleDic    23/02/2015    1 recensioni
[Post!10x14 ǀ Dean!Centric per lo più ǀ e anche un po' Cas!Centric ǀ Probabile!OOC ǀ 1.760 parole]
Quando si fermò, l’uomo alzò la testa e Dean si scontrò con due occhi azzurri che ben conosceva.
Fu allora che abbassò il capo per guardarsi le mani e finalmente
vide – e capì.
E ancora una volta l’odore gli colpì le narici come una frusta e il rosso gli riempì gli occhi (
sangue, sangue, sangue) – le gambe zuppe nella melma e le braccia sudice e le mani imbrattate (sangue, sangue, sangue).
E stretta e trionfante, nella mano destra, la Prima Lama, splendente rubino, regina incontrastabile –
o incontrastata.
Ancora grida e urla ovunque (
sangue, sangue, sangue), ma Dean si rese conto adesso – adesso che poteva vedere – che non c’era suono intorno a loro, il silenzio della morte regnava fuori – era dentro che tutto stava implodendo, era dentro di lui che esplodevano le grida febbricitanti (sangue, sangue, sangue).
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: AleDic
Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Terribilmente!Angt, Introspettivo
Avvertimenti: Spoiler!Satgione 10, Missing moment
Rating: Verde
N/A - Note dell'Autrice: è la mia prima fanfiction in questo fandom e probabilmente l’ultima perché NESSUNO leggerà più qualcosa scritta da me dopo questa, ma la 10x14 mi ha distrutta in modo irreparabile. Perciò, se sarete ancora vivi dopo la lettura, vi invito a lasciarmi un commento – anche solo per insultarmi, ne avete tutto il diritto.

Vostra,

Ale

[1] [2] cit. Caino, episodio 10x14

 

Traduzione:

Incubo.

(Adesso il tuo incubo prende vita)
trascinato in basso,
giù per lo show del diavolo
per essere suo ospite per sempre
(la pace della mente è meno che mai)

l'odio torce la tua mente,
ma dio non è dalla vostra parte
una vecchia conoscenza recisa
(brucia il mondo, il tuo ultimo sforzo!)

 bruciando cenere, puoi sentirne l'odore nell'aria
perchè uomini come voi hanno un'anima facile da rubare.

Così stai in fila mentre tatuano numeri sulla tua testa
adesso sei uno schiavo fino alla fine dei tempi
nulla ferma il folle girare, cacciando, bramando, premi il grilletto!

Avresti dovuto sapere, il prezzo del male
e fa male sapere che tu appartieni qui, yeah
oooooh, è il tuo fottuto incubo
(mentre il tuo incubo prende vita)

Non puoi svegliarti sudato
perchè ancora non è finita,
continua a danzare con i tuoi demoni
(vittima della tua stessa creazione)

al di là della volontà di combattere
dove tutto quello che è sbagliato è giusto
dove l'odio non ha bisogno di una ragione
(delirio del tuo stesso assassinio)[…]

lotta (lotta)
non fallire (fallire)
non cadere (cadere)
o finirai cme gli altri[…]

giu (giu)
senti il fuoco (fuoco)
senti l'odio (odio)
il tuo dolore è quello che desideriamo

perso (perso)
colpisci il muro (muro)
guardati strisciare (strisciare)
solo un bugiardo sostituibile

 

 

 

In The Nights Of Nightmares

 

Nightmare!

 (Now your nightmare comes to life)
Dragged ya down below,
Down to the Devil's show,
To be his guest forever,
(Peace of mind is less than never)!
 
Hate to twist your mind,
But God ain't on your side,
An old acquaintance severed,
(Burn the world, your last endeavor)!

 Ashes burning, you can smell it in the air,
'cause men like you have such an easy soul to steal.

 So stand in line while they ink numbers in your head,
You're now a slave until the end of time,
Nothing stops the madness turning,
Haunting, yearning, pull the trigger!

You should have known, the price of evil,
And it hurts to know that you belong here, yeah
Ooooh, it's your fuckin' nightmare!
(While your nightmare comes to life)

Can't wake up in sweat,
'cause it ain't over yet,
Still dancing with your demons,
(Victim of your own creation)!

Beyond the will to fight,
Where all that's wrong is right,
Where hate don't need a reason,
(Loathing self-assassination)![…]

Fight (fight),
Not to fail (fail),
Not to fall (fall),
Or you'll end up like the others. […]

Down (Down),
Feel the fire (fire),
Feel the hate (hate),
Your pain is what we desire.

Lost (lost),
Hit the wall (wall),
Watch you crawl (crawl),
Such a replaceable liar.

(Nightmare - Avenged Sevenfold) 

 

C’era odore di terra e sangue, tutt’intorno era un miscuglio di colori sbiaditi - di tenebre e ombre che danzavano sinistre, e grida e urla ovunque, voci distorte e graffianti (nell’anima, una lacerazione lenta e continua, un dolore acuto e sordo).

Non riconosceva nulla, non riconosceva niente di quello che lo circondava – aveva visto l’Inferno e il Purgatorio e non pensava potesse esistere un luogo peggiore (ma si sbagliava, a quanto pare, non sapeva quanto si sbagliava), non capiva, proprio non capiva dove fosse.

Continuava a camminare in quelle sfumature di tenebre, i piedi che faticavano ad avanzare; il terreno era molliccio, paludoso – e ancora quell’odore terribile (sangue, sangue, sangue) e grida otturate.

Finchè arrivò davanti a una roccia, o a quella che sembrava una roccia – si fermò, i suoi piedi si piantarono a terra senza accennare a muoversi – e si concentrò per mettere a fuoco ciò che aveva davanti a sé.

Fu allora che lo vide – che capì.

Non era una roccia quella che aveva di fronte, era un cadavere. Era Caino. Steso rigido, immobile, le braccia e le gambe piegate in modo innaturale, in una posa impossibile – ecco perché non lo aveva riconosciuto. Gli occhi spalancati, a fissare il vuoto – eppure Dean avrebbe giurato che fissassero lui, con insistenza, pieni di ciò che sarebbe stato, un riflesso del domani.

E allora anche i suoi occhi si spalancarono e a poco a poco tutto intorno a lui prese forma e poté finalmente vedere. Non era terreno quello sul quale stava camminando, erano ossa – un letto d’ossa, alcune maciullate e sbriciolate, mischiate a terra e sangue (tanto sangue, un lago in cui galleggiavano resti umani). Ossa e cadaveri. Dietro Caino e intorno, un mucchio di cadaveri senza volto, ammassati gli uni gli altri, come a voler trovare conforto in quello stesso destino.


Le sue gambe ripresero a camminare – non sapeva come, ma lo fecero, anche se non era lui a volerlo, non sentiva di poter volere qualcosa in quel momento – e tra quei miseri corpi riconobbe un altro volto: Crowley.

Lo vide di sfuggita, mentre avanzava, non sapeva dove – ed era sicuro di non volerlo sapere, ma sembrava che il suo corpo non lo ascoltasse.

Non capiva chi potesse aver fatto tutto quello scempio, né perché, così continuò a camminare finchè non vide qualcosa di strano.

Poco distante, davanti a lui, c’era qualcuno, vivo – anche se mal ridotto, in ginocchio, le braccia dritte lungo i fianchi, il capo chino, nella posa di chi si era arreso e aspettava che il suo destino si compisse.  

Quando si fermò, l’uomo alzò la testa e Dean si scontrò con due occhi azzurri che ben conosceva.

Fu allora che abbassò il capo per guardarsi le mani e finalmente vide – e capì.

E ancora una volta l’odore gli colpì le narici come una frusta e il rosso gli riempì gli occhi (sangue, sangue, sangue) – le gambe zuppe nella melma e le braccia sudice e le mani imbrattate (sangue, sangue, sangue).

E stretta e trionfante, nella mano destra, la Prima Lama, splendente rubino, regina incontrastabile – o incontrastata.

Ancora grida e urla ovunque (sangue, sangue, sangue), ma Dean si rese conto adesso – adesso che poteva vedere – che non c’era suono intorno a loro, il silenzio della morte regnava fuori – era dentro che tutto stava implodendo, era dentro di lui che esplodevano le grida febbricitanti (sangue, sangue, sangue).


«Dean…»

Un sussurro, quasi un gemito, che risuonò in lui più forte di tutto quel caos dannato.

Dean alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare il volto di Castiel. Aveva le labbra livide e peste, zigomi gonfi, un profondo taglio sul sopracciglio destro e la pelle ormai rivestita di cobalto (sangue, sangue, sangue).

Gli occhi, però, gli occhi erano zaffiro, una marea che lo chiamava a sé – sono qui, mi senti? Non ti lascio, ma tu puoi fermati, sono qui, metti fine a tutto questo, non aver paura, sono io, puoi fermarti? Ti riporto a casa, sono qui, non è ancora troppo tardi, torna casa, sono qui, ti prego.

«Dean, ti prego…» 

Cas stava pregando, stava pregando lui, quando era sempre stato il contrario - era lui che l’aveva sempre pregato, era lui l’essere umano bisognoso della salvezza di un angelo (non era così? Era troppo tardi?).

Dean alzò la Prima Lama, tenendo gli occhi fissi in quelli di Cas che ancora lo pregavano – ma c’era un’altra preghiera che gli rimbombava in mente, più fitta e insistente, più feroce e violenta, una cantilena infinita (sangue, sangue, sangue).

E, senza esitazione, colpì.

 

Quando si svegliò ancora il buio lo circondava, l’alba sembrava lontana anni luce. L’unico odore presente nella stanza era quello della sua paura – gli aveva fatto rivestire la pelle di sudore che ancora scendeva a gocce dalla fronte, il respiro corto e marcato, il battito veloce e irregolare.

Non sapeva per quanto tempo rimase immobile, ascoltando il ritmo del suo cuore che, lento, riprendeva la normale cadenza, prima di abbassare lo sguardo sulle mani.

Nessuna traccia di macchie rosse cobalto, nessuna prima lama.

Solo mani, tremanti.

Le avvicinò al volto e lo racchiuse, nascondendolo – nascondendosi, cercando di svanire in quel buio.

Lo stesso sogno, ogni notte, lo stesso identico sogno che si fermava nello stesso identico istante – istante che riviveva poi anche per tutto il giorno, non lo abbandonava mai, nemmeno per sbaglio.

“Poi ucciderai l’angelo, Castiel. E quello... ho il sospetto che farà proprio un male straziante.” [1]

E il dolore era tutto quello che sentiva adesso, graffiante nell’anima, sordo – era solo un sogno, Dean, non era vero, tu non lo faresti mai, solo un fottutissimo sogno, non era vero, ‘fanculo il Marchio, tu non lo faresti mai, era solo un sogno.

Il Marchio però era vero, impresso sulla sua pelle – sulla sua anima? – per sempre. Perché non esisteva una cura, non c’era un modo per fermarsi, non sarebbe diventato nient’altro che l’ombra di Caino – perché non l’hai detto? Quando ti ho pregato, perché non mi hai detto che potevi fermarti? Perché mi hai lasciato precipitare nell’abisso? In me? Perché ora conosco un posto peggiore del Purgatorio e l’Inferno, perché ora sono io un posto peggiore.

“E alla fine arriverà l’omicidio al quale non potrai sopravvivere, quello che ti trasformerà definitivamente in una furia selvaggia, come è successo a me. Tuo fratello Sam.” [2]

Ma nel sogno non arrivava mai a quel punto.

Non avrebbe potuto, perché tutto quel dolore che stava provando adesso, lo strazio assoluto che provava ogni volta che calava quella lama su Cas, non poteva esserci qualcosa di peggiore di quello – nemmeno la sua mente riusciva ad andare oltre, ad immaginarlo.

Fu scosso da un singhiozzo troppo forte – non si era reso conto di aver iniziato a piangere, il viso ancora avvolto tra le mani tremanti, si ritrovò a voler pregare (Dio, o qualunque altra cosa ci fosse là fuori – per favore, dev’esserci un modo, ti prego, aiutami, dev’esserci un modo, per favore, aiutami, ti prego).

«Dean…»

Sussultò, non si aspettava di ricevere una risposta, ma questa venne dall’unico che era sempre in ascolto, che Dean aveva pregato senza neanche accorgersene, perché era l’unico in cui fosse mai riuscito a riporre la fiducia di una preghiera.

 

Cas era in piedi, nel buio della stanza, a pochi passi da Dean ancora seduto sul letto con la testa fra le mani, immobile. L’aveva sentito pregarlo, come tante altre volte, eppure stavolta era stato diverso – sembrava non essersi accorto di starlo pregando e lo aveva sentito, lo aveva sentito pregare Dio (un lamento disperato, un grido straziato, un’anima persa in cerca di salvezza). Non l’aveva mai sentito così, in tutti quegli anni, mai la sua preghiera gli era arrivata… in lacrime.

Dopo che Sam gli aveva confermato che lo scontro con Caino non era andato bene, si era recato nella biblioteca di Alessandria per cercare di scoprire qualcosa che avrebbe potuto essere utile, finché non gli era giunto alle orecchie il suo lamento – la sua richiesta d’aiuto.

Era corso nella stanza, nel bunker, disorientato da quello che aveva percepito – e provato – in preda al panico, immaginando il peggio.

Ma quello che si era ritrovato davanti l’aveva lasciato spiazzato, inerme – come un bambino che vede il proprio padre piangere.

Era lì, in un angolo del letto, raggomitolato su se stesso, il volto tra le mani tramanti, scosso dai singhiozzi che cercava di trattenere. 

«Dean…»

Lo aveva sussurrato, piano, quasi a non voler spaventarlo con la sua presenza – come a non volerlo rompere, lì che sembrava così fragile ora, come mai lo aveva visto.

Dean ha sussultato e per un attimo aveva smesso di singhiozzare, ma non accennava a voltarsi verso di lui – teneva ancora le mani sul viso e cercava di calmare il respiro.

«Dean, ti prego…» gli disse, cercando di convincerlo a voltarsi.

Dean sussultò di nuovo a quelle parole – Cas si rese conto che lo stava pregando, sì, adesso era lui che lo stava pregando.

«Cas, va via.»
Lo singhiozzò quasi, con voce roca, ancora immobile.

«Non posso. Sei stato tu a pregarmi di venire a salvarti.»

Dean non rispose, ma mosse le mani, passandole sul viso – per lavare via le lacrime di cui, lo sapeva, si vergognava. Fece ricadere le braccia sulle ginocchia, ma rimase ancora immobile.

Cas eliminò la distanza tra loro, raggiungendo il letto a piccoli passi e sedendosi cautamente al suo fianco – e lì rimase, semplicemente, in silenzio.

 

 «Dean, ti prego…»

Il panico lo aveva avvolto a quelle parole – le stesse che Cas gli rivolgeva nel sogno prima che lui lo uccidesse (era solo un sogno Dean, solo un sogno).

Fu scosso da un altro sussulto, poi cercò di calmarsi e riprendere il controllo – non voleva che lo vedesse così, non voleva che nessuno lo vedesse così (non voleva sentirsi più così e basta).

«Cas, va via.»

Non riuscì a calmare completamente la voce, ne uscì un suono spezzato a metà – un riflesso.

«Non posso. Sei stato tu a pregarmi di venire a salvarti.»

Qualcosa in lui sembrò acquietarsi a quelle parole, i singhiozzi si placarono così come il tremore, si passò le mani sul viso per cercare di coprire la sua anima – si era troppo esposto quella notte, non avrebbe dovuto crollare così, doveva essere forte (ma non lo era).

Cas lo raggiunse e gli si sedette accanto, in silenzio.

«Ho paura, Cas.»

Le immagini del sogno gli ritornarono in mente, violente e nitide.

«Lo so, Dean. È normale avere paura. Ho paura anch’io. Ma troveremo un modo. Non devi affrontare tutto questo da solo. Noi siamo qui. Io e Sam. Non permetteremo che tu sprofonda, a qualunque costo.»

Lo so, avrebbe voluto rispondergli. È di questo che ho paura, di quello che potrebbe costarvi aiutarmi. Ma non c’erano altre vie, lo sapeva. Né Cas, né suo fratello si sarebbero arresi.
Aveva detto a Sam che avrebbe combattuto. Che avrebbe combattuto. E, dannazione, è quello che avrebbe fatto, fino all’ultimo, avrebbe combattuto.

«Combatterò, Cas. L’ho promesso a Sam. Lo prometto anche a te. Combatterò.»










 
   
 
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