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Autore: QueenMoriarty    24/02/2015    1 recensioni
Crowley ed Aziraphale sono al Ritz, come sempre, ma Crowley è distratto. Sta pensando ad altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Da quanto tempo stava parlando?
Molto probabilmente da un’ora, ma, quello che Crowley intendeva era da quanto tempo per davvero.
Dall’inizio di tutto, era ovvio.
Da quando tutto era ancora immaginazione e nel mondo c’era ben poco di cui discutere.
Da quando “i figli di Dio” erano solo due.
Da quando la stirpe umana aveva cominciato a proliferare.
C’era sempre stato spazio per loro.
Alla fine, quando sei qualcosa che non può mai smettere di esistere, c’è sempre spazio per te.
Crowley ed Aziraphale erano infiniti.
Erano sempre stati e sempre lo sarebbero stati.
“Angelo, ti ricordi quando anni fa eravamo sulla spalla di quel tizio? Quello…scrittore, quel…Marlowe? Pensava di aver vissuto un sogno e l’ha messo in un libro. Non ha creduto ad una sola cosa di quello che ha passato. Idiota.
Alla fine l’abbiamo preso noi.
Ma questo già lo sai.
Insomma, andammo insieme a vedere Doctor Faustus, te lo ricordi?
O quando ho detto a Maria di uccidere tutte quelle persone nel 1553? Ah. I cattolici. Si credono tanto fedeli e poi non sanno la differenza fra noi due.
Ti sei preso tutto il merito per quel lavoro, quando invece ero stato io a creare tutto.
Si arrabbiarono molto giù.
Ma questo tu lo sai.
Te lo dissi.
Non c’è niente che tu non sappia di me.
E niente che io non sappia di te.
E ti ricordi quando feci scoprire a Colombo “l’America”?
Un colpo da maestro, ammettilo, ma come sempre, non mi è stato riconosciuto dagli uomini.
Beh, non da tutti, almeno.
Quando i padri fondatori arrivarono ringraziarono Dio.
Idioti.
L’America.
E’ stato un capolavoro, l’America.
Ci diedero la colpa dei neri, però.
Idioti due volte.
Come diavolo facevano a non notare le somiglianze? Era stato il loro prezioso Dio a crearli, era evidente.
E ti ricordi la guerra?
La prima. Quella mondiale, intendo.
Mi stavo talmente annoiando che stavo pensando di addormentarmi di nuovo e di aspettarti.
Ma tu arrivasti all’improvviso.
Tu mi senti, Aziraphale, sempre.
Come io sento te.
E Dallas? Con Kennedy? Ti arrabbiasti così tanto quel giorno.
Ero riuscito ad ammazzarlo.
Ma non durò molto. Tu non ti arrabbi quasi mai.
E la Thatcher…cazzo!
Da morir dal ridere. Il numero di anime che in quegli anni si sono vendute per un semplice posto di lavoro superano il numero raggiunto nell’Ottocento.
L’odio che sono stato capace di infondere nelle menti delle persone si poteva toccare.
Gusti raffinati ed ingegno.
Li ho sempre avuti.
Mick Jagger lo aveva cantato, no?
Prenderemo anche lui, stanne certo. Come abbiamo preso tutti gli altri. Abbiamo bisogno di divertirci laggiù.
Neanche ti sto a parlare di nuovo di Bush.
Mi ha stancato quel discorso.
Ma la critica che ne è uscita fuori era sublime.
Tu sei molto più furbo di tutti gli altri, però.
Tu non ispiri i cuori degli umani, ma le menti.
Io cerco di distruggere e tu invece crei.
Io metto governi opprimenti e socialmente ingiusti su questa terra e tu parli a Martin Luther King.
Io faccio le guerre e tu suggerisci Guernica a Picasso.
Io creo i bigotti estremisti che picchiano gli omosessuali e tu dai un cervello a Mark Ashton.
Io sventro paesi, opprimo le minoranze, istigo il genicidio e tu, sempre tu, maledetto, ispiri la resistenza, la ribellione.
La ribellione.
Come la nostra.
Non siamo poi così diversi, eh?
Ti sei mai chiesto perché lo facciamo?
E’ perché vogliamo o perché dobbiamo? E’ nella nostra natura?
Quante domande. Sto diventando troppo umano.
Questo pezzo di immaginazione che gli altri chiamano mondo può diventare e cambiare quanto vuole e non mi importa se è natura o volontà, ma mi piace quello che ho.
Quello che abbiamo.
Ritrovarti sempre e dovunque.
Divisi, ma insieme.
Scontrarsi, ma senza mai combattere.
Mi piace che tu ci sia sempre.
Non credo che sia per abitudine.
Credo che mi piaccia quello che fai per me.
Credo che mi piaccia il fatto che se io non fossi qui, non ci saresti neanche tu.
Tu mi completi.
Per questo ti cerco.
Ho bisogno di te per esistere.
La mia esistenza è una garanzia della tua.
Per questo sono così sicuro di tutto.
Ti cercherei se non fossi qui.
Tutti quei momenti, ci hai mai pensato, sono eterni, angelo.
Erano ieri e sono oggi.
Come adesso.
Adesso mi stai parlando e io non ti sto ascoltando.
Sto cercando di assorbire e di ricordare tutto.
Perché voglio che tutto quello che abbiamo vissuto, tutti i nostri momenti, siano per sempre.
Ne ho bisogno.
E sai perché?
Perché ho paura.
Ho avuto paura quando tutto stava per finire.
Perché non ci sarebbe stato più niente e forse ci saremmo stati solo noi, ma non come adesso, lontani. Per sempre.
Quindi ho bisogno di questi momenti.
Voglio ricordarli.
Perché se dovesse arrivare veramente il giorno in cui tutto dovesse finire di nuovo, avrò bisogno almeno di quei ricordi per stare bene con me stesso per tutta l’eternità.”
-Crowley?-
Il Ritz era pieno ed elegantemente rumoroso come sempre.
Crowley sentì la mano di Aziraphale sulla sua.
Si allontanò dalla sua mente e tornò sulla terra.
Aziraphale gli avvicinò le mani al viso e gli abbassò gli occhiali da sole di qualche centimetro, per guardarlo nei suoi occhi gialli e lucenti.
-A che stai pensando?-
Sussurrò quasi con un velo di preoccupazione.
Crowley vide il riflesso di fuoco dei suoi occhi in quelli azzurri di Aziraphale.
Restò in silenzio per qualche secondo, pensando a cosa dire, ma, soprattutto, cercò di imprimere questo momento nella memoria per poterlo ricordare in caso di eterna, noiosa e straziante solitudine.
Gli sorrise come faceva quando stava per creare qualcosa.
-A niente.-
Rispose semplicemente.
Perché davvero non sapeva come dirgli ciò a cui stava pensando.
Non sapeva come dirgli cosa significasse Aziraphale per lui.
Non sapeva come dirgli che, forse, almeno in lui ci credeva.
  
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