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Autore: Nahash    25/02/2015    3 recensioni
Poggiata sul ciglio di un balcone rimiro il lento cadenzare del mare. Osservo come quelle onde siano leggiadre, come quelle siano gentili e forti allo stesso tempo. Eppure io sono lontana.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulla cresta di curvature sottili e scure, splendono cristallini e piccoli frammenti, che sinuosi si intersecano in esse, aggrappandosi, come se non volessero scivolare via.
Eppure, nonostante queste rimangano salde, desiderano di scappare dalle loro rosee prigioni, purificandosi di tutto il dolore.
Qualcosa però glielo impedisce, così riarse, rimangono ancorate a una sottile, quanto labile, ragnatela di emozioni.
Altalenante è il ricordo, che invece di ristorare, seppur per breve tempo, logora in un'apatica nuvola di solitudine.
Come si sfuma il tiepido colore grigio lontano dalle membra? Questo avvolge, tutto intorno, e triste si trattiene.
Misericordiosamente mantengo quel colore, non ha colpe, se non quella di cercare un riparo da quel parassita che lo divora.
 
Poggiata sul ciglio di un balcone rimiro il lento cadenzare del mare. Osservo come quelle onde siano leggiadre, come quelle siano gentili e forti allo stesso tempo. Eppure io sono lontana.
Immagino di accarezzarle, di sentire la frescura lunare, di farmi sfiorare da quella sottile distesa d'acqua, che poco più avanti, so, che diventerà sempre più immensa, fino ad inghiottirti.
Non posso scendere.
Non ora.
Le sogno, però, guardo in alto e vedo il satellite poggiato sulla schiena, il freddo tepore mi ristora e mi maledice, mentre, io voglio le onde. E quel mare, improvvisamente, mi sembra deserto. Privo di vita.
E se quelle catene non ci fossero?
Sento le mie impronte sulla sabbia bagnata, l'acqua le accarezza, il cuore respira e nel torpore di un sentimento celato chiudo gli occhi volti a esso.
Cammino, accompagnata dal grigiore dei passi, che dietro di me, lasciano impronte che presto o tardi verranno cancellate dall'increspare delle onde sulla costa.
E non ci si può appellare alla luna, non ci si può appellare al mare, ma solo soffocare, gridare parole strozzate, rubate dall'aria e dal tempo. Rubate dall'universo.
Un sussurro, un respiro, un alito di vita si palesa fintanto che l'acqua mi accarezza, anche se dietro di me non c'è più niente.
E sull'indugiare di quei passi, sorrido nostalgica come se volessi prendermi beffa di me, pensando a quanto tutto questo sia inutile e superficiale, a quanto ancora si debba resistere.
Un pensiero accarezza la mente, volgo gli occhi al mare, sorrido anche a lui, compassionevole, ma non è tempo di immergersi in quelle acque salmastre, devo andare.
Forse, per quanto ingannevole è meglio quel balcone, dove guarderò il sole sorgere, mentre tutto diventa arido, per poi attendere, impaziente, ancora una volta la luna, che dall'alto del suo argenteo grigiore, mi possa ristorare.

 
 
Note: Mh... credo che sia la prima volta che posto le note alla fine della storia e in questo caso dello scritto, ma questa volta mi sentivo così, per cui spero non vi dispiaccia ùwù
Spero, allo stesso medo, che questa piccola introspettiva possa piacervi :3
   
 
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