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Autore: KurtBastian_shipper    26/02/2015    1 recensioni
Kurt e Sebastian hanno rapporti affettivi dalle medie. Sebastian deve tornare in Francia ed è costretto a lasciare Kurt. Sei anni dopo Sebastian ritorna in Ohio, ma il suo amore è ostacolato da una persona: Blaine Anderson.
AU!Kurtbastian
(accenni Klaine)
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Papa' papa', come hai conosciuto babbo Sebby?- chiese la piccola Moonlight, la figliolina di 5 anni di Kurt e Sebastian.

-Beh... e' una storia “un po'” lunghina, te lo devo per forza raccontare?- rispose Kurt, leggermente turbato

-Si! Si! Siiiiiiiiiiiii! Se non me la racconti ti mordo!- disse con una vocina tenera che urlava, e con un bel broncino sulla faccia, la piccola riccattatrice.

-Perche' no?- Disse Seb, entrando in cucina

-Perche' ci metteremo molto piu' tempo di quanto ce ne abbiamo gia' impiegato a dirci una parola che non fosse un insulto tipo “mangusta” o “faccia da checca” da dopo le medie- affermo' Kurt

-Ma papa', tu ce l'hai la faccia da checca- interruppe Moonlight con un ghigno tenero sulla faccia. Kurt resto' fermo a fissare la figliola con una faccia come per dire “are you serious??”. Dopo qualche secondo -Seb, cosa le hai fatto quando non c'ero?-

-Veramente nulla...- rispose con un'aria di quelli che ne hanno combinate di brutte

-Il babbo mi ha insegnato tutti i termini per insultare la gente, tipo piattola, faccia da checca, hobbit, nano, befana... mi ha anche spiegato in che momenti usarli!- interruppe la birbante, con un faccino tutto allegro e pimpante

-Aaaah, capisco... quindi, Mangusta, il momento piu' opportuno in cui usarlo e' quando si discute di avvenimenti passati, con la persona piu' stretta, no?- rispose ironicamente Kurt fissando intensamente Seb

-Si, cioe', volevo dire no- disse rosso dalla vergogna. Kurt lo fisso' con la solita faccia sarcastica. -siii, ma ceeerto, come no?- penso' fra se' e se'. Un morso arrivo' al braccio di Sebastian, che dopo tutto se lo merita

-Autch! Cosa fai Moon?!- Esclamo' Seb

-Mi hai promesso di raccontarmi la storia in cui tu e papi vi siete innamorati!- strillo' Moonlight con i denti gia' occupati a mordere il braccio di Sebastian

-Mhhh... La viziatella... Veramente non te l'ho mai promesso...- Rispose con arroganza lo Smythe. All'improvviso i denti strinsero di piu', fino a far arrendere Seb

-Va bene va bene, te la racconto! Ma levami questa boccaccia dal braccio! Non sei mica un vampiro, piccions!- Si sbrigo' a dire il poveretto, per salvare il suo braccio.

-Ok Moon, sei pronta ad ascoltare la per adesso piu' lunga storia della tua vita?, di cui spero che ti stuferai presto...- Un pensiero detto ad alta voce scappo', la piccola vampiretta era gia' in posa di agguato

-Lo prendo per un si... beh, allora prestami orecchio- si sbrigo' a dire Sebastian

-Ma babbo, ho paura di togliermi l'orecchio, poi ricresce vero?- rispose la piccola preoccupata

-Moon, lascia perdere Seb, con lui e le sue parole “eleganti” non ci capirai nulla, ti racconto io- Rispose prima che Moonlight se lo staccasse veramente

-Ok-

-Allora... tutto incomincio' 14 anni fa, alle medie. Era il primo giorno di scuola, io e tuo padre Seb eravamo nella 1^B. In classe c'era uno straniero, non parlava per niente la nostra lingua-

-Che babbeo!- interruppe Moonlight ridendo

-Gia' gia', quel giorno lo pensavamo tutti. Ma appena ha imparato a parlare bene, si e' rivelato uno dei piu' gran bastardi di questo mondo. Beh, tesoro, quello stronzetto era ed e' ancora tuo padre, Seb-

-Ooooooooh- disse la bimba con i suoi occhioni azzurri, grandi grandi, teneri teneri.

-Ehi! Io non sono uno stronzo!- affermo' Bas

-Non illuderti caro, vai a consultare ogni persona che conosci, la pensano tutti in questo modo, solo i tuoi genitori dicono il contrario- rispose Porcellana. Seb lo fisso' male -A volte mi chiedo come io abbia fatto a innamorarmi di uno come lui- penso' ad alta voce

-Come scusa?-

-Non ho detto nulla- affermo' a “mo' di vittima incompresa”

-Invece si!-

-Noo! Non ho detto nulla! Moon appoggiami!-

-In che modo? Sei un po' pesante per me, non so se riusciro' a tenerti in braccio...- sussurro' dolcemente la piccola

-Argh! Lasciamo stare, e' un caso perso, probabilmente ho pensato ad alta voce- rispose “leggermente irritato” Sebastian

-Ok, allora continuo. Siamo entrati in auditorium, il prof di italiano ci aveva accompagnati in classe, una vera rottura per Sebastian, la prof parlava e parlava, lui era seduto vicino a me, a volte lo vedevo chiudere gli occhi, temevo che si sarebbe messo a russare, ma per fortuna era solo in dormi veglia. L'insegnante aveva appena iniziato l'appello:“...Fedlie Susy, Gurtin Dan, Hummel Kurt …” arrivo' all'ultimo persona segnata:“...Sebastian Smythe(?)” Nessuna risposta:“Sebastian Smythe!” Il mio vicino di banco fece in tempo a svegliarsi riuscendo a capire che “Sebastian” e “Smythe” fossero il suo nome e il suo cognome, un piccolo ragionamento e... tac, finalmente alzo' la mano. Qualche risatina scappo', Bas guardo' i tipi che lo beffeggiavano e gli fece la liguaccia. Mai me lo sarei aspettato: una persona straniera, che non sa parlare la nostra lingua, ma con un cosi' sonno leggero da svegliarsi in un batter d'occhio e rispondere alle risate senza parlare. Io non ci sarei mai riuscito-.

-Non esagerare Kurt- interruppe il “modesto” -Si sa che non sono uno che si fa mettere molto facilmente i piedi in testa dalla gente- continuo'

-Escludi dalla lista dei tuoi sottomessi tuo marito e sopratutto tua figlia- rispose Kurt

-Continua!- Ordino' il solito gridino da viziatella

-Ok. “Di dove sei Smythe?” chiese gentilmente ls prof “I-I'm from France” Rispose lui balbettando. “oh, ok, do you can't speak American...” neanche il tempo di dire quella frase che la professoressa si era gia' rimessa a parlare, e lo Smythe a dormire. Seconda ora: matematica, e' successa piu' o meno la stessa cosa, solo che questa volta il mio vicino di banco era sveglio quando si faceva l'appello. Terza ora, finalmente un piccolo paradiso in un grosso inferno per Sebastian, c'era l'ora di francese. “Bonjour garcon!” Sebastian finalmente si sveglio' e aveva una di quelle facce come per dire:“Sento odore di francese!”. Di nuovo il solito appello, la prof era molto piu' simpatica e divertente rispetto agli altri due, oltretutto era anche bella; Bionda, capelli lunghi e mossi, pelle chiara, occhi azzurri, naso francesino, un corpo snello e magro, era alta ed era una delle poche professoresse vestite alla moda e truccate. Dopo l'ennesima volta:“...... Sebastian Smythe” finalmente proninciato decentemente. Tuo padre alzo' la mano e disse la sua prima parola:“P-presente”. Panico in classe; lo straniero aveva finalmente parlato. Un'occhiata della prof:“Sebastian Smythe... Smythe... vous etes francais?” chiese l'insegnante con un sorriso stampato in faccia. “Oue” rispose Bas. “L'ansia” sul fatto che sapesse parlare l'Americano spari' subito, dopo il “si” detto in francese. La campanella suona, l'ora di francese e' stata molto divertente, la prof parlava prima in francese e poi in italiano, un bel privilegio per chi conosce gia' quella lingua. Finalmente l'intervallo, una breve pausa ci voleva. “Ciao, mi chiamo Kurt Hummel, tu Sebastian Smythe, giusto?” chiese in francese Kurt. “Perche' non mi rispondi? Anzi, non dirmelo, i tuoi occhi parlano gia', sei stupito per il fatto che io sappia parlare il francese. Sai, da quando ho iniziato la terza elementare ho fatto lezioni di francese perche' la lingua mi piaceva e mi ispirava”. Gli dissi io (sempre in francese). “Ok, e quindi??” mi rispose lui come se fosse dispiaciuto per il fatto che gia' due persone potessero capirlo. “E quindi cosa?? Io la tua lingua la conosco, tu sei venuto qui senza neanche saper dire “si” o almeno “ciao”! Vuoi imparare a parlare la nostra lingua??” sclerai io in francese. “Veramente no, non la voglio parlare” mi rispose l'arrogante. “Beh, mi spiace per te, ma ti tocchera', vieni a casa mia sia il sabato che la domenica, dalle ore 4 alle 5, sempre se non sei occupato, che ti insegno la nostra lingua. Ah, a proposito, abito in via Mississipi 8A, superata la piazza Marthin Luther King e subito dopo si gira a destra, poi ci sono delle ville, vai verso la 8 e citofoni alla A” dissi io come se fosse scontato che venisse a casa mia. “Ok, te lo dico adesso e non te lo ripeto piu'; non voglio studiare con una faccia da checca come te, ok? Me lo studio da solo, l'americano”. “Oddio, non riesco a pensare alle cavolate che potresti inventarti di questa lingua! Mi spiace per te ma ho una scusa per cui ti faro' venire a casa mia: mio padre ha un officina in cui ripara le macchine” risposi io. “Ci sono anche le moto?” domando' curioso. “Certamente” risposi io. “Ok, allora vengo, e anche in anticipo!” rispose tuo padre, tutto emozionato dall'idea-

 

 

   
 
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