Amici
Per Kimiko la
partita si era rivelata più interessante del previsto. Non voleva ammetterlo,
ma forse al calcio poteva sul serio dare una chance, come sport. Certo, non ne
era innamorata come sosteneva Nonomi, ma intrigata si. Si era trovata a fare il
tifo come tutti allo stadio, senza rendersene conto aveva tenuta lo sguardo
fisso sul campo per tutti i novanta minuti di gioco e nel breve intervallo
aveva costretto Seiya a spiegarle le regole. Non è che se le ricordasse gran
che, e la cosa del fuorigioco ancora non le era molto chiara, ma nel secondo
tempo era stata abbastanza capace da seguire il gioco senza dovere
continuamente chiedere al ragazzo spiegazioni. Quando poi la squadra avversaria
aveva pareggiato, si era trovata a fissare stupita la palla dentro la rete,
senza bere capire cosa fosse successo. Alla fine la partita era finita uno a
uno. Per il Kadema le occasioni non erano mancate ma il portiere della squadra
avversaria si era rivelato più forte del previsto. Il gol di Gouenji e di
Kazemaru era arrivato in modo così inaspettato che il portiere non aveva avuto
il tempo di reagire, ma non si era fatto trovare più impreparato. Il livello
dei giocatori liceali era alto, anche Nonomi l’aveva riconosciuto
-A quanto pare
avere vinto il mondiale under 15 non basta al liceo-
Si era trovata a
mormorare la rossa.
-Almeno non
abbiamo perso…-
Cercò di tirarla
su di morale Kimiko. La rossa si limitò ad annuire
-Vuol dire che si
devono allenare di più. Dopo mi sentono quei due!!!-
-Io li lascerei
stare Nonomi. Saranno stanchi e Gouenji e Kazemaru sapranno già cosa fare-
Disse Seiya
tranquillo per cercare di frenare la rossa, operazione difficile e, a volte,
del tutto inutile.
-Niente scuse
Seiya. Dopo mi sentono-
Ribadì decisa
Nonomi.
-Dopo?-
Chiesa sorpresa
Kimiko. Nonomi si bloccò di colpo, e un leggero rossore le imporporò le guance.
-Nonomi…-
-Non te l’ho detto?-
Chiese fintamente
la rossa, sempre più a disagio.
-Detto cosa?-
-Ecco… si insomma…
forse dopo…-
-Nonomi…-
Ripeté, irritata,
la bionda
-Ecco si dopo,
cioè adesso, noi…-
-…Ci vediamo tutti
da Hibiki per mangiare insieme-
Finì con lo
spiegare Seiya, stufo del balbettio della rossa. Kimiko fissò i due ragazzi,
spostando lo sguardo da uno all’altro. Alla fine, il significato delle parole
dette da Seiya pervase la ragazza, che prese subito una decisione
-Bene, io allora
vado a casa-
-No!-
Disse subito
Nonomi, prendendo il polso della bionda. Kimiko si limitò ad alzare gli occhi
al cielo
-Tu DEVI venire!-
-Perché?-
-Come perché, non
è chiaro? Per conversare, fare amicizia, e stare con persone della tua età!-
Disse Nonomi seria,
sempre tenendo ferma la bionda per il polso. Kimiko le scoccò un’occhiataccia
-Mi sembra di
sentire parlare mia madre…-
Disse esasperata
la bionda.
-Beh, tua mamma ha
ragione. Quindi vieni!-
-E se avessi da fare?-
-Sappiamo tutte e
due che non è così-
Le due ragazze si
fissarono per alcuni secondi. Alla fine Kimiko sospirò rassegnata.
-E va bene, vengo!-
Nonomi lanciò un
grido di gioia e si buttò addosso alla bionda, felice. Seiya, nel frattempo,
era rimasto a guardare in silenzio e a sorridere. Non era male passare un
pomeriggio con quelle due, si disse. Aiutare Kimiko era stata una delle scelte
migliori che avesse mai fatto.
-Ma mi raccomando,
non flirtare troppo con Gouenji, Mizutani-
Disse la rossa,
lanciando uno sguardo malizioso alla bionda.
-Io non flirto con
nessuno!-
Urlò la bionda,
tutta rossa in viso. Nonomi si limitò a scoppiare a ridere, seguito poi da
Seiya.
Negli spogliatoi
del Kadema l’atmosfera era tutto sommato allegra. L’esordio del campionato era
andato bene, anche se la partita era finita con un pareggio. Il morale della
squadra era alto e anche l’allenatore si era rivelato soddisfatto
dell’incontro. Il gol di Gouenji e di Kazemaru era piaciuto e aveva dato una
scossa alla squadra.
-Con quel tiro
possiamo arrivare in alto-
Aveva detto l’allenatore,
e nei prossimi allenamenti i due dovevano impegnarsi a migliorarlo ancora di
più. Ma per quel giorno i giocatori erano liberi. Kazemaru e Gouenji si stavano
prendendo il loro tempo, metabolizzando la partita appena giocata. Stavano in
silenzio, ognuno preso nei propri pensieri. Quando ormai erano pronti per
andarsene, Kazemaru si rivolse al suo amico
-Ci vieni da Hibiki?-
Gouenji lo fissò
stupito
-Da Hibiki?-
-Si! Non hai
ricevuto il messaggio del capitano?-
Il ragazzo fece di
no con la testa.
-Endou mi ha scritto per dirmi che dopo la partita ci
saremmo tutti visti da Hibiki per festeggiare.
Pensavo lo avesse mandato anche a te-
-Conoscendo Endou se ne sarà dimenticato…-
Kazemaru si limitò
ad annuire, non riuscendo però a celare un piccolo sorriso.
-Allora ci vieni?-
-Certo-
I due ragazzi così
si avviarono lentamente fuori dagli spogliatoi, in silenzio. Appena usciti
dallo stadio, i due ragazzi furono sorpresi di trovare il posto ormai quasi
deserto. Non era rimasta molta gente, e il posto, ormai vuoto, sembrava ancora
più imponente di quanto non avessero percepito i ragazzi.
-Non posso credere
che abbiamo giocato con i liceali…-
-Lo siamo ormai
anche noi Kazemaru-
-Si lo so ma… è
strano non trovi? È successo tutto così velocemente. Sembra ieri che Endou era venuto da me per chiedermi di unirmi alla squadra
di calcio della Raimon e ora…-
-Ora siamo al
liceo-
-Già…-
I due si stavano
ormai avviando verso il locale di Hibiki quando
improvvisamente si sentirono chiamare da una voce fin troppo familiare.
-Gouenji,
Kazemaru!!-
I due non
dovettero neppure sforzarsi di cercare di individuare dove fosse la ragazza,
perché in pochi secondo si materializzò davanti a loro due la proprietaria
della voce, con la sua inconfondibile chioma rossa e il sorriso sulle labbra.
-Ciao Nonomi-
Le disse Kazemaru,
mentre Gouenji si limitò ad un leggero cenno con il capo.
-Ragazzi, bella
partita. Il vostro gol poi è stato fenomenale ma… come avete potuto solo
pareggiare? Insomma, siete o non siete campioni mondiali? Non avevate qualche
altra tecnica micidiale da sfruttare?-
I due ragazzi
sorrisero, mentre si scambiavano una occhiata complice. Si erano aspettati una
ramanzina dalla rossa, che era arrivata puntualissima. Ma non fecero in tempo a
rispondere, che un’altra voce, sempre appartenente ad una ragazza, e sempre una
voce che conoscevamo bene, si intromise, prestando loro soccorso
-Non la state ad
ascoltare. Siete stati grandi, e il vostro gol è stato fantastico. E poi un
pareggio è meglio di una sconfitta, no?-
Il sorriso di
Kimiko abbagliò per un attimo tutti e due i ragazzi.
-Allora sei
proprio venuta?-
Le chiese Gouenji,
senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi verdi della ragazza.
-Certo che sono
venuta… che ti aspettavi?-
-Credevo che non
ti piacesse il calcio-
-Infatti… ma devo
dire che oggi è stato interessante-
-Interessante?-
Kimiko annuì,
sempre con il sorriso sulle labbra.
-Si Gouenji,
interessante-
-Vuol dire che
verrai a vederci ancora?-
-Forse…-
I due ragazzi
continuarono a fissarsi negli occhi, sorridendo entrambi. Furono interrotti da
un leggero colpo di tosse, prodotto dalla Nonomi
-Ragazzi, vi
prego, smettetela di flirtare…-
I due divennero
entrambi rossi, e poi simultaneamente, si rivolsero alla ragazza
-Non stiamo flirtando-
Nonomi li fissò
per alcuni secondi in silenzio, poi scoppiò a ridere, seguito anche da Kazemaru
e Tobitaka. Kimiko e Gouenji si guardarono, poi
scoppiarono anche loro a ridere.
-Kimiko avvisami
quando state per sposarvi! Voglio essere la tua damigella d’onore!-
Kimiko le rivolse
uno sguardo che voleva essere arrabbiato, ma il sorriso sul suo volto tradiva
il suo reale stato d’animo
-Credici Utsunomiya! Primo io non mi sposerò mai, secondo, figuriamoci
se sarai tu la mia damigella d’onore!-
-Oh,
scommettiamo Mizutani?-
Ma
Kimiko non le rispose, anzi, iniziò ad incamminarsi
-Ehi,
Kimiko! Ma dove vai?-
La
bionda si voltò verso i quattro ragazzi che erano rimasti indietro.
-Da Hibiki, no? Ho fame e poi scusa, non sei stata tu a dirmi
che devo venire “per
conversare, fare amicizia, e stare con persone della mia età”?-
Nonomi la fissò, sorpresa
e contenta. Poi partì di corsa verso la sua amica, saltandole praticamente
addosso, provocando un grido di sorpresa da parte della bionda, seguito subito
dopo dalle risate delle due ragazze. Intanto i tre ragazzi, che erano rimasti
in silenzio a fissare quelle due, si scambiarono una lunga occhiata, non
riuscendo a nascondere un sorriso divertito. Alla fine si incamminarono anche
loro, pur rimanendo a distanza dalle due ragazze, infatti, dopo tutte quelle
chiacchiere, i tre avevano voglia di una cosa… silenzio.
Hibiki cercava con tutto
se stesso di mantenere la calma. Era un normale sabato pomeriggio, un calmo e
normale sabato pomeriggio come tanti altri, quando improvvisamente si era
ritrovato il locale pieno di persone, anzi di ragazzi, che non facevano altro
che parlare, rumorosamente, e interrompere la sua pace. Eppure, nonostante il
rumore, nonostante il fastidio di dovere cucinare per loro, che non facevano
altro che spazzolare in pochi secondi tutto quello che gli metteva davanti, era
contento. Era contento di vedere che nonostante le diverse strade che stavano
prendendo, le diverse scuole che stessero frequentando, erano ancora legati da
un filo conduttore: l’amicizia. Ed eccoli lì, Endou,
con la sua fascia arancione in testa e il sorriso sulle labbra, Kazemaru,
intento ad ascoltare, perplesso, quello che il suo ex capitano diceva, e a
cercare di frenare la sua naturale impetuosità, Gouenji che invece era sempre
calmo e tranquillo, e anche se sembrava non ascoltare o sentire quello che
capitava intorno a lui, non si perdeva una parola, Toramaru
sempre intento a fissare impressionato il suo mito e a cercare di dimostrarsi
più maturo della sua età e infine Tobitaka, che
nonostante avesse giocato con quei ragazzi e fosse un loro amico ancora non si
sentiva totalmente a suo agio con loro. Tuttavia, anche se la scena poteva
sembrare familiare, c’era qualcosa di diverso. Erano quelle due ragazze, una
rossa e una bionda, a cambiare totalmente l’atmosfera di quel pomeriggio.
Quando le due ragazze avevano fatto la loro entrata nel negozio, era come se un
ciclone fosse entrato dentro il ristorante.
-Salve Hibiki! Le siamo mancate?-
Aveva chiesto la
rossa, sorriso spavaldo in volto.
-Nonomi! Si
educata-
Aveva urlato suo
fratello, tutto rosso in faccia.
-Fratellino io
sono sempre educata! E poi mica ho detto niente di male, no?-
-Ma non sono cose
da dire entrando in un posto!-
Aveva cercato di
ribattere Toramaru. Nonomi stava per rispondergli per
le rime, quando la voce di Kimiko l’aveva bloccata
-Tuo fratello non
ha tutti i torti sai? Sei imbarazzante certe volte-
Detto questo
Kimiko aveva rivolto un sorriso a Toramaru, sorriso a
cui il ragazzo aveva risposto diventando tutto rosso.
-Kimiko, ti prego,
smettila di difendere quel mostriciattolo di mio fratello. Se continui così e
soprattutto se gli sorridi ancora, si ritroverà definitivamente e irrimediabilmente
innamorato cotto di te. E poi tu hai già un ragazzo con cui flirtare, non
prenderti anche il mio otouto!-
-Per la quarta
volta Nonomi io non flirto con nessuno-
-Certo, come no? E
con il biondo qui dietro di me che cosa fai allora?-
Il biondo in
questione, sentendosi chiamato in causa, di nuovo, per la stessa storia, decise
una volta per tutte di intervenire
-Io e la Mizutani non flirtiamo-
-Ma se sei sempre
preoccupato per lei! Chi mi ha chiamato per sapere il suo numero di telefono
alle nove e mezza di sera?-
-Quella volta era
una cosa particolare…-
Disse leggermente
rosso in volto il ragazzo.
-Quindi mi vuoi
dire che non l’hai mai più chiamata e che non vi siete più sentiti tranne che a
scuola?-
Nonomi fissò
dritto in volto il ragazzo. Gouenji, invece, puntò il suo sguardo su Kimiko,
che a sua volta lo guardò spaventata. Vedendo quei due, Nonomi spalancò i suoi
occhi per la sorpresa quando ebbe realizzato.
-Voi due vi
sentite!!! Allora avevo ragione!-
-Non è come
pensi…-
-Vi sentite-
-È successo una
volta sola…-
-E non mi dici
niente!! Racconta, voglio sapere tutti i particolari-
A quel punto
Nonomi aveva trascinato ad uno sgabello la bionda e l’aveva fatta sedere con la
forza, mentre lei si sedeva al suo fianco. Intanto la bionda aveva scoccato
un’occhiataccia al ragazzo, che era rimasto in piedi impassibile.
-Non prendertela
con me-
Le aveva detto,
mentre prendeva posto anche lui al bancone di Hibiki.
Nel frattempo, anche Endou, Kazemaru e Toramaru si erano seduti, e fissavano a loro volta Gouenji
e cercavano bene di assimilare tutte le informazioni. Gouenji, a quel punto, si
era seduto pure lui, facendo finta che niente di tutto quello fosse successo.
Alla fine, però, Endou non resistette alla tentazione
e chinandosi verso Kazemaru, e cercando di parlare a voce bassa chiese
-Ma non ho capito,
Gouenji e la Mizutani escono insieme o no?-
Kazemaru sorrise,
prima di rispondere al suo ex capitano
-No Endou, non escono insieme… ma di certo, questa è la prima
volta che vedo Gouenji interessato a qualcuno che non sia sua sorella-
Endou ridacchiò, prima
di lanciare una occhiata verso il suo amico. In effetti era vero quello che
aveva detto Kazemaru. Gouenji alla fine si era seduto vicino alla Mizutani, ma dall’altro lato aveva Toramaru,
e stava parlando con lui in quel momento, anche se ogni tanto lanciava
un’occhiata alla ragazza seduta di fianco a lui. E in quel momento un pensiero
lo colse velocemente, e decise di condividerlo con tutti
-Ehi, Gouenji!-
Il ragazzo si
voltò verso il suo ex capitano, ma anche tutti gli altri si voltarono verso il
portiere.
-Lo sai.. infondo tu e la Mizutani sareste una bellissima coppia!-
Tutti rimasero in
silenzio per alcuni secondi. Il primo a cedere fu Hibiki,
che scoppiò a ridere, seguito poi da Kazemaru e Tobitaka.
Gouenji invece divenne rosso in viso, come Kimiko, che si scambiarono uno
sguardo rassegnato. Ma a suggellare il momento ci pensò come sempre Nonomi
-Ben detto capitano!-
L’unico modo che
ebbe Hibiki per riuscire ad avere almeno cinque
minuti di silenzio nel suo locale, fu mettere davanti ad ognuno dei ragazzi una
bella porzione di cibo. Tuttavia, nonostante il cibo, le chiacchiere ripresero
subito dopo.
-Hibiki ti sei perso una grande partita oggi!-
-Davvero Endou?-
-Si! Gouernji e Kazemaru hanno anche eseguito le ali di fuoco!-
Hibiki si voltò
sorridente verso i due ragazzi.
-Vedo che allora
le vecchie tecniche dell’inazuma sono ancora
apprezzate da voi ragazzi!-
-Certo Hibiki! Non ci dimentichiamo facilmente di certi tiri, vero
Gouenji?-
Il biondo si
limitò a fare un piccolo cenno con il capo. Fu Toramaru
poi a parlare
-È stato un tiro
fantastico Hibiki-san! Non avevo mai avuto la fortuna
di vederlo dal vivo. È stato fenomenale. Pensare poi che è un tiro ideato dalla
vecchia inazuma eleven è
una cosa ancora più emozionante-
-Per una volta
devo dare ragione al mio otouto. È stato un tiro
magnifico! Persino Kimiko ne è rimasta impressionata, vero?-
La bionda, a
quelle parole, si ritrovò ad annuire con forza.
-Concordo con
Nonomi. È stato un tiro incredibile, non pensavo che il calcio potesse essere
così spettacolare-
A quelle parole
sia Gouenji che Kazemaru sorrisero contenti.
-Mi fa piacere che
ti sia piaciuto Mizutani-
-Era un bel tiro
Gouenji, lo riconosco-
I due ragazzi si
scambiarono un lungo sorriso. Ma a quel punto, fu la voce perplessa di Endou ad entrare nella conversazione
-Come hai fatto a
vedere anche tu il gol Mizutani? Non te ne eri andata
dallo stadio?-
Tutti quanti si
voltarono verso Endou. Tra i ragazzi scese il
silenzio, mentre spostavano lo sguardo da Endou a
Kimiko, in attesa di una spiegazione. La bionda era visibilmente in imbarazzo.
Non sapeva bene cosa dire, perché non voleva fare sapere a Gouenji che quel
giorno aveva non solo rivisto Kidou, ma che aveva
anche avuto un duro scontro con lui. Vedendo lo sguardo preoccupato della
ragazza, Tobitaka, che fino a quel momento non era
ancora intervenuto, venne in suo soccorso, per la seconda volta in quella
giornata.
-In realtà la
partita l’ha vista con me. L’ho incrociata che stava per uscire dallo stadio, e
le ho chiesto se mi voleva farmi compagnia. Poi dopo si è aggiunta anche
Nonomi, e alla fine abbiamo visto tutti e tre insieme la partita-
Endou fissò sorpreso Tobitaka.
-Hai visto la
partita con Nonomi e la Mizutani?-
Il ragazzo annuì,
con calma, e nello stesso momento lanciò uno sguardo penetrante al suo ex
capitano. Tobitaka, infatti, sperava che Endou non insistesse ancora con quell’argomento. Tutti
avevano visto il disagio della Mizutani, ed era
meglio non continuare con quel discorso. Fortunatamente Endou
capì subito cosa gli voleva dire il suo amico.
-Bene! Ero
preoccupato che potessi perderti la partita Mizutani,
ma se invece sei riuscita a vederla con loro mi fa piacere-
Detto questo fece
uno dei suoi soliti sorrisi. A quel punto Gouenji stava per dire una cosa, per
cercare di capire meglio tutta quella faccenda, ma fu preceduto da Kimiko
-Ma toglietemi una
curiosità… il tiro che avete fatto oggi, cosa vuol dire che è un tiro della
vecchia inazuma eleven?-
Gouenji scoccò un’occhiata
strana alla ragazza. Non era da lei chiedere queste cose. Ma a quel punto
iniziò a parlare Hibiki
-È una storia
lunga signorina…-
-Mi piacerebbe
sentirla-
E così. Hibiki iniziò a raccontare della vecchia Inazuma Eleven, e di come poi,
dopo la vittoria della Raimon contro la Teikoku di due anni fa si fossero riuniti, nuovi e vecchi
giocatori dell’Inazuma, per una partita e come quel
giorno fossero venuti fuori i ricordi e anche i vecchi tiri.
-È così che gli
abbiamo fatto vedere il tiro ali di fuoco!-
-Fu un tiro
eccezionale. L’avevo visto nei vecchi appunti di mio nonno, e ce lo siamo fatto
insegnare. Quel giorno è stato magnifico, anzi, dovremmo rifarlo-
E grazie ai
racconti della vecchia Inazuma, il discorso dello
stadio, fu dimenticato.
Dopo due ore di
chiacchere, risate e prese in giro, i ragazzi decisero che era ora di tornare a
casa e liberare Hibiki della loro presenza. Andavano
tutti in direzioni diverse e ben presto il gruppo si divise. I primi a separarsi
furono Nonomi, Toramaru, Kimiko e Tobitaka.
Il saluto di Nonomi si era fatto distinguere come sempre
-Ci vediamo lunedì
ragazzi! E Gouenji, non ti preoccupare, mi assicuro io a fare arrivare la bella
Kimiko sana e salva a casa!-
Gouenji si limitò
a scuotere la testa, senza replicare. Così rimasero solo i tre ragazzi della Raimon, Endou, Kazemaru e
Gouenji. I tre parlarono ancora un po’ della partita e del campionato del
liceo, che si rivelava essere molto più difficile di quanto non avessero
pensato.
-Non vedo l’ora di
scendere in campo! Mi voglio misurare con altri giocatori e vedere se la mia
mano di luce riuscirà a parare tutti quei tiri fantastici!-
-Arriverà anche il
tuo momento Endou. Ma non strafare con i tuoi
allenamenti speciali. Questa volta non ci saremo noi a darti una mano dopo-
-Non ti
preoccupare Kazemaru. Ci pensa Natsumi a tenermi
d’occhio…-
Kazemaru e Gouenji
si scambiarono un’occhiata.
-Natsumi?-
Chiese Kazemaru. Endou annuì
-Si, è entrata
anche lei nel team della nostra squadra. È una delle manager e… diciamo che mi
controlla, parecchio. Dice che non mi posso permettere di farmi male durante i
miei allenamenti. Spunta fuori ogni volta che vado ad allenarmi alla Steel tower…-
I due ragazzi
ridacchiarono, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del loro ex capitano.
-Cosa ci trovate
da ridere?-
-Niente Endou solo che alla fine, la Raimon
ti conosce veramente bene-
A quello Endou non seppe cosa rispondere. Dopo un po’ anche Kazemaru
si staccò dal gruppo, dato che prendeva un’altra strada per andare a casa sua.
Alla fine rimasero solo in due, Endou e Gouenji.
Camminarono chiacchierando sempre del più e del meno, quando ad un tratto Endou si fermò di colpo. Gouenji lo fissò preoccupato
-Endou…-
-Gouenji, c’è una
cosa che forse sarà meglio tu sappia-
A quelle parole,
il ragazzo si fece attendo. Era raro che Endou si
comportasse in quel modo, ma quando lo faceva significava solo una cosa, si
trattava di una cosa importante.
-Dimmi-
-Non qui. C’è un
posto in cui credo sia meglio andare a parlare-
I due ragazzi si
scambiarono uno sguardo, ma Gouenji aveva subito capito cosa volesse dire Endou.
-Steel Tower?-
Endou annuì.
-Allora andiamo-
I due si
incamminarono in silenzio. Non ci impiegarono molto ad arrivare, erano
abbastanza vicini, e Gouenji seguì Endou verso il suo
albero. Non c’era nessuno in quel momento, e i due si sedettero su una
panchina. Alla fine Endou si decide a parlare.
-Riguarda la Mizutani…-
-Cosa vuoi dirmi?-
Endou alzò lo sguardo e
lo puntò dritto negli occhi del suo amico. Poi fece un bel respiro e parlò
-Oggi, allo
stadio, c’era anche Kidou-
-Lo immaginavo…-
-Ma è andato via
subito dopo la partita, non abbiamo parlato molto…-
-Endou, dove vuoi arrivare?-
-Oggi Kidou e la Mizutani si sono
visti-
Gouenji lo fissò
perplesso.
-Ma Kimiko era con
Nonomi e Tobitaka. Ha visto con loro la partita-
-Ma all’inizio era
con noi-
Gouenji fissò Endou sorpreso.
-Con voi?-
-Si, era con noi.
Poi, credo sia stata colpa mia se ne è andata-
-Che cosa hai
fatto Endou?-
-Ho nominato Kidou e il fatto che sarebbe venuto con noi a vedere la
partita e… lei si è alzata, non ha detto niente, ed è andata via. Doveva essere
una cosa temporanea, aveva detto che andava a prendere qualcosa da bere ma
poi…-
-Poi cosa?-
Endou fece un respiro
profondo, poi continuò
-Dopo è arrivata Haruna, e sembrava sconvolta. Ha detto a Nonomi che Kimiko
se ne andava a casa, che non sarebbe tornata a vedere la partita. Kimiko si è
allarmata, le ha chiesto cosa fosse successo, ma Haruna
non ha detto una parola. Si è seduta e basta. Poco dopo è arrivato Kidou e anche lui era strano. Era come se fosse sconvolto.
Non ci abbiamo messo molto a capire che Kidou e la Mizutani si erano visti, ma non so cosa sia successo.
Nonomi stava per dire qualcosa quando poi se ne è andata pure lei. Non so
altro, ma so che qualcosa deve essere successo. Anche il fatto che Kidou se ne sia andato subito dopo senza dire niente… ha
fatto persino fatica a seguire la partita. Stava pensando ad altro, era
evidente-
Gouenji aveva
ascoltato in silenzio tutto quanto.
-Perché mi stai
dicendo tutto questo?-
Chiese alla fine
al suo amico. Endou restituì lo sguardo, ma si prese
il suo tempo prima di rispondere.
-Perché quella
ragazza non è cattiva. Non è la fredda principessa di ghiaccio della Teikoku che Kidou continua a dire
lei sia. È una ragazza allegra e solare, e qualcosa mi dice che mi posso fidare
di lei. E poi, c’è anche un’altra cosa-
-Cosa?-
Endou fissò il suo
amico, poi gli mise una mano su una spalla
-Tu ti fidi di
quella ragazza, e ti preoccupi per lei. Qualcosa vorrà pur dire, no?-
Gouenji non fissò
il suo amico, ma alzò lo sguardo verso la terrazza superiore, dove qualche
tempo fa, lui e Kimiko avevano passato un pomeriggio a parlare.
-Si, mi fido di
lei-
Endou si limitò ad
annuire con il capo
-Per questo
dobbiamo fare qualcosa per quei due. Dobbiamo almeno fare in modo che si
parlino e…-
-Calmati Endou, non lo possiamo fare-
-Perché?-
-Ogni volta che
Kimiko sente parlare di Kidou si intristisce e non è
a suo agio. Non possiamo forzarla a parlare con lui-
-Ma…-
-Niente ma, Endou. Lasciamo che si affrontino quando si sentiranno in
grado di farlo. Non posso farle pressioni, Endou,
quindi, per favore, non chiedermelo-
Endou fissò il suo
amico, seduto di fianco a lui. Per la prima volta da molto tempo, il portiere
vide uno sguardo di profonda tristezza in quegli occhi scuri, come non vedeva
dai tempi in cui sua sorella era in coma. E Endou, in
quel momento, capì cosa voleva dire il suo amico.
-Va bene,
aspetteremo. Anche se è una cosa che non mi piace per niente… vorrei potere
risolvere il problema adesso, senza aspettare-
Gouenji sorrise a
quelle parole. Rimasero seduti un po’ in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri. Alla fine, il primo ad alzarsi fu Gouenji. Si scambiò solo un piccolo
cenno del capo con Endou, ma tra amici molto spesso,
non servono le parole. Endou guardò andare via il suo
amico, e prima che sparisse del tutto dalla sua visuale, non riuscì a
trattenersi
-Lo sai che
sareste veramente una gran bella coppia?-
L’unico modo che
scelse Gouenji per rispondergli, fu lanciargli una pallonata dritta in faccia,
palla fermata con estrema facilità da Endou, che
commentò il gesto, facendosi una bella risata.
Nonomi fissò il
treno sparire dalla stazione senza dire una parola. Aveva caricato sul treno
Kimiko da appena cinque secondi e già le mancava da morire. Chi l’avrebbe mai
detto che avrebbe trovato la sua migliore amica in quella fredda e distaccata,
all’apparenza, ragazza così diversa da lei? Alla fine, a riportarla alla
realtà, ci penso il suo fratellino
-Nee-chan, andiamo? Se no rischiamo di fare tardi e la mamma
è da sola. Non può aprire il ristorante lei-
Nonomi si limitò
ad annuire e si avviò con il suo fratellino verso l’uscita della stazione. Con loro
c’era ancora Tobitaka,
-Seiya se vuoi
puoi andare a casa-
-No, vi
accompagno-
-Ma siamo quasi
arrivati e…-
-Tanto siete di
strada, non è un problema-
-Ma se abiti dall’altra
parte Tobitaka!-
Disse Toramaru. Il ragazzo scoccò un’occhiataccia al ragazzo più
piccolo, mentre Nonomi non riuscì a trattenere una risatina
-Devo andare in un
posto, e il vostro ristorante è di strada-
-Dove devi andare?-
-Otouto, lascialo in pace, non sono affari tuoi-
-Ma io…-
Nonomi lanciò uno
sguardo ammonitore al fratello, che si limitò a chiudere la bocca senza dire
più niente. I tre fecero la strada chiacchierando, e quando si ritrovarono
davanti al locale dei fratelli Utsunomiya si salutarono. Il primo ad entrare
dentro il locale fu Toramaru e Nonomi stava per
seguirlo quando si voltò indietro.
-Seiya!-
Il ragazzo si
fermò di colpo. La ragazza si avvicinò a lui di corsa
-Che c’è?-
-Grazie per oggi-
Tobitaka la guardò
-Per oggi?-
Nonomi annuì
-Per quello che
hai fatto con Kimiko. Grazie-
Il ragazzo si
grattò una guancia, a disagio
-Veramente io non
ho fatto gran che…-
-Ma è bastato. Lei
aveva bisogno di un amico in quel momento e per fortuna ha trovato te. Sei stato
un tesoro, grazie-
E per la seconda
volta in quella giornata, Nonomi gli diede un bacio sulla guancia. Poi, veloce
come era arrivata, Nonomi sparì. Seiya rimase fermo imbambolato in strada per
qualche secondo. Poi, tutto rosso in viso, si avviò veloce verso casa sua. E mentre
rifletteva a quello che era successo, e rivedeva nella sua mente quell’episodio,
si chiese se si era immaginato il rossore sulle guance della ragazza.
Kimiko aveva preso
il treno per un soffio. Tutta colpa delle chiacchiere di Nonomi che le avevano
fatto fare tardi. Era riuscita a trovare un posto, e ora non faceva che fissare
il panorama che sfrecciava davanti a lei. Si era divertita quel giorno, si era
divertita come non le capitava da tanto tempo. Era stato bello passare un
pomeriggio con quei ragazzi, anche se aveva dovuto sopportare una bella dose di
prese in giro, ma non erano state battute cattive fatta per ferirla, ma erano
le classiche cose che si facevano tra amici. Amici… era strano per una come lei pensare di potere avere degli
amici che la accettassero così com’era. Certo, lei non aveva fatto gran che per
essere accettata, anzi, aveva cercato in tutti i modi di restare lontana da loro,
ma si era ritrovata attratta da quello strano e rumoroso gruppo, come se una
forza invisibile ce l’avesse trascinata dentro a forza. E con sua grande
sorpresa si era trovata bene lì. Certo, se non ci fosse stato tutto l’incidente
con Kidou la giornata sarebbe stata migliore ma, per
fortuna le cose belle, per una volta, superavano quelle negative. Era talmente
assorta nei suoi pensieri, che per poco non mancò di scendere alla sua fermata.
Per una volta il suo umore era allegro, anzi, le dispiaceva dovere tornare a
casa e concludere quella giornata così piacevole. Arrivò sorridendo in vista di
casa sua quando si rese conto che c’era qualcosa che non tornava in quello che
stava vedendo. Dopo pochi secondi riuscì subito a capire: appoggiato al muro di
recinzione della sua casa, c’era un ragazzo, un ragazzo con due inconfondibili
occhiali sugli occhi. Kidou Yuuto
la stava aspettando. Non appena il ragazzo scorse la ragazza venire incontro
alla casa si scostò dal muro e si mise in mezzo alla via. Kimiko fu tentata di
girarsi e tornare indietro, ma c’era qualcosa nel modo di fare del ragazzo che
la fece avvicinare. Si fermò a qualche metro da lui e solo allora si decise a
parlare
-Se sei venuto
fino a qui solo per insultarmi di nuovo, ti prego, lascia perdere. Ho passato
una bella giornata nonostante tutto, non rovinarmela-
Lui la fissò senza
parlare per qualche minuto, come se fosse indeciso se andarsene o restare. Alla
fine si decise a parlare
-Non sono venuto
qui per insultarti…-
-Allora cosa vuoi?-
Kidou la guardò, e con
enorme sorpresa di Kimiko, la ragazza si rese conto che il ragazzo era nervoso.
-Kidou…-
Disse con un tono
di voce molto più calmo e con una leggera nota di preoccupazione
-È successo qualcosa?-
Il ragazzo rimase
ancora qualche secondo in silenzio prima di parlare
-Vorrei solo
potere parlare con te-
-Parlare?-
Kidou annuì. Kimiko
incrociò le braccia sotto al seno, e assunse un atteggiamento infastidito
-Tu vuoi parlare
con me? Adesso? Dopo tutto questo tempo in cui non solo mi hai evitato, ma mi
hai anche considerato il male in persona?-
Kidou annuì di nuovo
-Perché? Perché
adesso? Non ti è bastato quello che mi hai detto oggi allo stadio? Vuoi continuare
ad infierire?-
-No, non voglio litigare
ancora. Io voglio solo parlarti-
-Perché?-
Chiese di nuovo la
ragazza. Kidou fece un sospiro e fece una cosa che
non faceva spesso davanti alle altre persone. Si tolse gli occhiali dagli occhi
e si avvicinò alla ragazza. Kimiko rimase stupita da quel gesto. Kidou non si toglieva mai quegli occhiali e ora invece si
ritrovava a fissare quegli occhi rossi per la prima volta in vita sua.
-Voglio parlare
con te perché forse mi sono reso conto che mi sono sempre sbagliato. E anche
perché… sentirti dire che non siamo mai stati amici mi ha ferito-
Kimiko lo fissò
allibita
-Ti ha… ferito? E
tutte le cose che tu hai detto a me pensi che non lo abbiano fatto? E poi, caro
il mio Kidou, se non sbaglio il primo a dire che non
siamo mai stati amici sei stato tu. Se ti ho ferito ne sono contenta, ora sai
quello che hai fatto provare tu a me-
Kimiko si avviò
decisa verso i cancelli di casa sua. L’ultima cosa che voleva ora era parlare
con quel ragazzo. Come poteva dirle che lei lo aveva ferito? Dopo tutto quello
che lui le aveva fatto? Ma ad un tratto si sentì afferrata per il polso.
-Kidou cosa credi…-
-Kimiko, per
favore. Voglio solo parlare e chiarire tutto-
La ragazza si
pietrificò all’istante. Era da un sacco di tempo che non si sentiva chiamare
per nome da quel ragazzo.
-L’ultima volta
che ci siamo visti mi hai chiamato Mizutani… perché
ora mi chiami con il mio nome?-
-Se non sbaglio,
un po’ di tempo fa, ci chiamavamo entrambi con il nostro nome…-
I due ragazzi
rimasero così, fermi, davanti ai cancelli di ferro battuto della villa Mizutani. Alla fine, la prima a cedere fu Kimiko, che
lasciò uscire un sospiro.
-E va bene Kidou. Parliamo-
Il ragazzo
sorrise.
-Ti va una tazza
di thè e una fetta di torta?-
Kidou la guardò,
accennando un piccolo sorriso sarcastico
-Sempre una amante
della cioccolata, Mizutani?-
-Ovvio Kidou! Certe cose non cambiano mai-
-Vero. Accetto la
tazza di the-
-Allora vieni.
Benvenuto nella casa della “Valle dell’acqua”- ((#) Vedi nota a fine
capitolo)
Il ragazzo sorrise
-Sarebbe meglio
dire bentornato-
Kimiko si girò
verso di lui
-Lo vedremo dopo
che ci siamo parlati Kidou-
Il ragazzo annuì
serio
-Giusto Mizutani-
Dopo di che,
Kimiko lasciò entrare il ragazzo in casa sua e alla fine, chiuse la porta.
Mentre osservava Kidou dirigersi sicuro verso la
cucina, evidentemente anche se erano passati tre anni ancora si ricordava la
disposizione delle stanze, Kimiko si rese conto di non essere agitata o
nervosa. Forse per una volta poteva veramente chiarire questa situazione con Kidou, farsi capire, e ritrovare un amico che pensava di
non avere mai avuto. O forse, semplicemente, avrebbero deciso che non aveva senso
continuare a farsi una guerra inutile e senza senso, e avrebbero accettato di
comportarsi in modo civile ogni volta che si sarebbero incrociati. Tutto
dipendeva da quello che si sarebbero detti e da quello che sarebbe successo.
Era arrivato il momento di chiarire, una volta per tutte.
Gouenji non poteva
credere di stare facendo quello che stava facendo. Si stava comportando come un
pazzo. Che ci faceva lì davanti? Perché era andato lì? E soprattutto… perché
non si decideva ad entrare? Ormai era fermo lì fuori da alcuni minuti, e la
gente, passando, non faceva che guardarlo. Sembrava decisamente pazzo. Alla
fine, decise che quello che stava facendo era sicuramente una pazzia, ma che
era una cosa che doveva fare, quindi si decise. Spinse con decisione la porta
del negozio, ed entrò. Appena la porta si aprì, si produsse il solito rumore di
una campanella. Il negozio al momento era vuoto, e dietro al bancone non c’era
nessuno.
-Arrivo, un
secondo…-
Disse una voce
femminile che proveniva dal retrobottega. Poi, dopo qualche minuto, la porta
che conduceva nel retro si aprì, e fece il suo ingresso una donna, sporca di
farina su una guancia e con i capelli tutti scompigliati.
-Mi dispiace,
stavo impastando. Cosa posso fare per… ma tu sei l’amico di mia cugina!-
Gouenji si ritrovò
ad annuire. Hikary sfoderò il suo sorriso migliore
-Sei venuto per
una torta? Perché ne ho qualcuna che ho sfornato qualche ora fa e sono
buonissime e…-
-Veramente no-
Hikary guardò sorpresa
il ragazzo, prima di sfoderare un sorriso sarcastico
-Stai cercando
Kimiko allora? Mi dispiace, ma non è qui-
-Lo so-
Hikary lo fissò stupita.
-Siamo stati
insieme il pomeriggio e so che ormai dovrebbe essere arrivata a casa-
-Tu hai passato il
pomeriggio con mia cugina?-
Un leggero rossore
imporporò le gote di Gouenji
-Non è come
sembra. Eravamo in gruppo non solo io e lei e…-
-Aspetta un
secondo-
Hikary uscì da dietro il
bancone e si precipitò verso il ragazzo e lo afferrò per le spalle.
-Mi stai dicendo
che mia cugina, l’asociale senza amici che si rifugiava da me per mangiare
torte e dimenticare i suoi problemi, quella stessa ragazza, oggi era fuori con
un gruppo di ragazzi della sua età?-
Gouenji si limitò
ad annuire, un leggero sorriso sulle labbra. A quel gesto, Hikary
lanciò un grido di gioia, e abbracciò il ragazzo.
-È la cosa più
bella che tu potessi dirmi! Non ci credo, è fantastico! Si è fatta degli amici
quindi-
-Si, anche se
credo lo negherà fino alla morte-
Hikary ridacchiò,
divertita.
-Si, credo che tu
abbia ragione. Ma dimmi allora… cosa vuoi da me? Se sei stato con mia cugina
tutto il pomeriggio cosa posso fare per te?-
Gouenji la fissò
in viso.
-Vorrei
l’indirizzo di casa della Mizutani-
Hikary lo guardò, non
capendo bene cosa il ragazzo le avesse appena chiesto.
-Cosa hai detto?-
-Vorrei
l’indirizzo di casa della Mizutani…-
-Perché?-
Gouenji aveva
pensato a mille motivi validi per farsi dare l’indirizzo, ma appena vide lo
sguardo di Hikary, capì che le doveva dire la verità
-Ho bisogno di
dirle una cosa-
-E non puoi
dirglielo al telefono o aspettare lunedì?-
-No. È una cosa
che devo fare ora-
I due si fissarono
in silenzio, poi la donna sorrise.
-Te lo dirò-
-Grazie-
-Ma ad una
condizione-
-Quale?-
-Non deluderla
mai-
Gouenji fissò Hikary negli occhi
-Ci proverò-
Hikary sorrise,
compiaciuta.
-Bella risposta
ragazzo. E ora ascoltami bene, perché te lo dirò una volta sola, quindi non
puoi dimenticartelo-
Gouenji era appena
sceso dal treno e si stava avviando verso l’uscita della stazione. Ormai era
quasi ora di cena, e lui si trovava dalla parte opposta della città rispetto a
casa sua, e stava andando a casa di una ragazza, non aspettato, oltretutto. E
non aveva ancora avvisato nessuno a casa sua che avrebbe fatto tardi. Suo padre
sarebbe sicuramente stato molto arrabbiato con lui, e anche Yuuka.
Ma qualcosa gli diceva che andare ora dalla Mizutani
aveva la precedenza su tutto. Ed ora eccolo lì, a percorrere strade che non
conosceva per cercare una casa di una ragazza. Hikary
gli aveva detto che non poteva sbagliarsi
-È la casa sulla
collina, non ti puoi sbagliare. Segui il muro e ti troverai davanti ad un
grande cancello di ferro battuto. A quel punto sarai arrivato-
E infatti eccola
lì, la casa, anzi, la villa. Hikary si era
dimenticata di dirgli che la Mizutani viveva in una
villa enorme, circondata da un grandissimo giardino. La villa aveva tre piani,
ed era imponente. Lì dentro ci si poteva stare comodi in una trentina... tuttavia
molte luci della casa erano spente, tranne alcune luci al piano terra. Era vero
quello che la ragazza gli aveva detto, Kimiko doveva passare molto tempo in
quella casa da sola. Dopo avere osservato per qualche minuto la facciata della
casa, il ragazzo si decise a suonare il citofono. Ormai era lì, tanto valeva
suonare. Il tempo che passò da quando aveva suonato a quando qualcuno gli
rispose gli parve infinito ma alla fine, la voce inconfondibile della Mizutani si fece sentire dal citofono
-Chi è?-
-Mizutani sono io… Gouenji-
-Gouenji?-
Dopo pochi secondi
il ragazzo sentì il rumore del cancello aprirsi e la porta di casa della villa
si spalancò. Kimiko si precipitò fuori di casa, e corse incontro al ragazzo.
-Gouenji, che ci
fai qui? Come sai dove abito?-
Gouenji fissò gli
occhi verdi della ragazza e arrossì.
-Sono andato da
tua cugina a chiederle l’indirizzo…-
-Sei stato da Hikary?-
Lui annuì,
facendosi sempre più rosso in
viso. Kimiko aveva uno sguardo stupito e perplesso sul volto
-Ma perché? Che cosa
vuoi?-
-Voleva sapere
cosa fosse successo oggi-
-Oggi? Io non
capisco cosa…-
Kimiko si fermò a
metà della frase, perché aveva capito cosa voleva sapere il ragazzo. Infatti bastò
dire un nome per avere conferma della sua teoria
-Kidou-
Gouenji annuì. Kimiko
lanciò uno sguardo verso la porta di casa sua, poi fissò il ragazzo davanti a
lei
-Senti Gouenji,
ora non è proprio il momento per parlare di questo. Vedi io…-
Ma in quel preciso
istante, dalla porta di casa Mizutani si sentì una
voce
-Kimiko? Tutto bene?-
I due ragazzi al
cancello si voltarono verso la casa. Fermo sulla porta c’era Kidou, che non appena riconobbe con chi stava parlando la
ragazza si bloccò di colpo. Gouenji invece, spostò lo sguardo da Kidou alla ragazza. Poi, con una espressione seria in viso
le chiese
-Che cosa
significa tutto questo?-
Kimiko spostò lo
sguardo da un ragazzo all’altro, senza sapere cosa fare, o peggio, cosa dire.
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Alza piano lo
sguardo cercando di fare lo sguardo da cucciolo bastonato… lo so, sono in mega,
super, iper ritardo!!! Sono mesi, e mesi, che non
aggiorno questa storia e ne sono profondamente triste. Potrei dirvi che,
purtroppo, gli impegni della vita mi hanno tenuta lontana per molto tempo dalla
scrittura (cosa, ahimè vera) ma comunque non sarebbe una scusa accettabile. A
mia discolpa posso solo dirvi che tra il tirocinio, l’università e la tesi, e
il nuovo fidanzato, aggiornare la storia è finito all’ultimo posto delle cose
da fare. Mi dispiace un sacco, veramente, ma vi posso assicurare che non la
lascio in sospeso, e che continuerò ad aggiornarla, il problema è il quando. Perciò,
vi chiedo SCUSA, mille volte scusa.
Per quelli che
ancora stanno leggendo, grazie, come sempre, di avere letto il capitolo e di
seguire, nonostante i ritardi, la mia storia! Spero di aggiornare relativamente
presto, sono in un momento in cui mi sento ispirata e i miei personaggi ormai
reclamano che io scriva la loro storia, quindi, il nuovo capitolo potrebbe
uscire presto… o almeno lo spero!
E ora, passiamo
alla cosa principale, cioè la storia. Ci stiamo addentrando sempre più dentro
ai personaggi e alle loro emozioni e dinamiche. La storia ora si infittisce, e
cosa succederà tra Gouenji, Kimiko e Kidou? Cosa farà
la povera Kimiko ora? E cosa si sono detti Kimiko e Kidou?
Lo so, aggiorno dopo mesi e vi lascio con un sacco di dubbi e domande ma, l’unica
cosa che posso dirvi è… continuate a seguirmi!
Un’altra cosa:
prima o poi vedrete sempre più i personaggi di Inazuma
Eleven in questa storia. Non credo che potrò metterli
tutti, anche perché dovrei fare una storia infinita, ma vi prometto che molto
presto faranno la loro comparsa, anche le ragazze, cioè Natsumi,
Haruna e Aki, che fino ad
ora non si sono mai viste, o si sono viste per pochissimo. Ovviamente inserirò
anche dei personaggi inventati da me, se no la storia non avrebbe senso, ma non
voglio riempirla di personaggi nuovi, preferisco inserire qualcuno nel gruppo. So
che forse non ci avete capito niente, ma fidatevi di me, dovrebbe venire poi
fuori una bella storia, almeno spero!
Infine, come
sempre, spero che la storia vi piaccia ancora, e che, nonostante i miei
ritardi, abbiate ancora voglia di seguirmi.
Vi aspetto alla
prossima, un bacio a tutti dalla vostra
Juls
(#) Piccola nota sul
significato della frase che dice Kimiko a Kidou. Il
cognomi Mizutani infatti significa “acqua” e “valle”
e allora pensavo carina l’idea che Kimiko presentasse la sua cosa come “La
valle dell’acqua”. Lo so, certe volte mi vengono idee strane, ma la cosa mi
piaceva, quindi ecco da dove nasce il tutto.