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Autore: Kiruzy    26/02/2015    1 recensioni
Quando la vita si mostra crudele e cerchiamo solo una via di fuga, una qualunque per sopportare questo brutto sogno.
Una storia drammatica e realistica che potrebe essere accaduta.
Buona lettura.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era seduta al solito posto al banco nel solito bar.
Il covo.
Come sempre indossava quei vecchi anfibi che aveva ancora da quando andava al liceo, dei jeans rovinati e strappati alle ginocchia, una maglietta nera dei Sòlstafir con le maniche strappate e sopra una giacca militare tedesca, una volta era nera ma con il tempo è sbiadita diventando d'un grigio scuro.
Aveva i capelli neri, lunghi quasi fino al culo, gli occhi verdi, quando si truccava metteva solo la matita nera che enfatizzava i suoi lineamenti ed esaltavano i suoi occhi verdi, aveva due pearcing, uno sulla narice destra e uno sul labbro inferiore a destra.
Era una bella ragazza aveva ventitre anni si chiamava Jennyfer ma tutti la chiamavano Jenny.
Ormai al Covo la conoscevano tutti, Il barista, Mike, appena la vedeva attraversare la soglia preparava subito un bicchiere di Rum con ghiaccio, lei iniziava sempre con quello, poi magari passava ad altro, ma bisognava aprire con il Rum.
Jenny non andava al covo solo per ubriacarsi però, spesso li incontrava Dave.
Dave non èra un suo amico, era solo il suo spacciatore, ma ormai comprava da lui da così tanto tempo che non serviva neppure accordarsi.
La bravura di Dave stava nell'essere discreto e vendere solo a clienti fissi e fidati, così non rischiava di essere beccato dalla polizia.
Anche quella sera Jenny era li per la droga, dopo aver bevuto il suo solito Rum e due birre  andò da Dave con i soldi in mano che aveva gia tutto pronto per lei.
"Per noi della Dave production è sempre un piacere servire i nostri affezionati clienti."
Disse Dave con fare scherzoso mentre passava la roba a Jenny.
"Grazie Dave, se non ci fossi tu non sopporterei questa vita.."
Rispose Jenny con il suo solito tono da morta che cammina.
"Invece sì, avresti un altro spacciatore."
Ribadì Dave con voce allegra.
"Ma la tua roba è la migliore."
Rispose Jenny accendendosi una sigaretta mentre andava via.
Dave la osservò con tristezza uscire dal bar, certo, lui era uno spacciatore ma non si drogava, era poco più grande di Jenny e pensava fosse un peccato che una così bella ragazza si distruggesse la vita così, ma non poteva farci nulla.
Lei era sola e nessuno poteva salvarla a parte se stessa.

Lei viveva da sola in una casetta in campagna, poco lontana dalla città ma isolata vicino al boschetto, era una grande casa, molto bella e spaziosa che aveva ereditato da suo padre.
Sua madre è morta quando lei aveva solo 6 anni, lei non ricordava come morì e il padre non ne parlava mai.
Fu cresciuta da suo padre che giornalmente tornava stanco e nervoso da un frustrante lavoro al porto.
Era un uomo della vecchia scuola, era robusto, teneva i capelli corti ed era sbarbato.
Quando era particolarmente nervoso se la prendeva con Jenny pestandola fino a ridurla ad uno straccio.
Verso i tredici anni la ragazza cominciò a svilupparsi e questo non fu indifferente al padre che una notte mentre era ubriaco si infilo nel suo letto stuprandola violentemente.
Continuò così per i sei anni successivi fin quando una notte il padre ubriaco, come al solito cercò di violentare la figlia, erano in cima alle scale mentre lui cercava di strattonarla per portarla in camera, ma dimenandosi lei riusci a spingerlo via, essendo ubriaco il padre non riuscì a rimanere in equilibrio e cadde giù per le scale sbattendo la testa e morendo.
Alla polizia lo chiusero come incidente domestico.
E a diciannove anni Jenny era libera dal mostro e proprietaria della sua casa.
Non era felice, non era mai stata felice e beveva sempre, ogni giorno ma l'alcol non bastava è così a venti anni cominciò con le prime droghe.

Vivere in quella casa era straziante per lei, ma non aveva altro posto dove andare.
Sopportava quel posto e il suo passato solo drogandosi, lei non aveva amici, non le interessava averne.
Quella sera dopo aver preso la solita merce da Dave, Jenny tornò a casa, non le interessava nutrirsi infatti era allarmantemente magra, tutto quello che voleva era bucarsi e fingere per qualche ora che tutto il mondo fosse solo un brutto sogno.
Ormai era un esperta a trovare subito la vena, meglio di un infermiera.
Ed ecco il dolce nettare entrare in circolo, tutto si fa fosco e il mondo non esiste più.
A lei non interessava altro, voleva solo sparire dal mondo e ci riusciva solo così.
La mattina successiva ricominciava il solito angosciante ciclo, andava a lavorare e finito il lavoro tornava a casa a mangiare qualcosa, sempre se c'era qualcosa da mangiare, se no andava direttamente al covo e una volta a settimana, il giovedì, si fermava sul solito tavolo di Dave.

Un sabato sera come molti altri Jenny era ubriaca che vagava per le stradine vuote della città.
Barcollava di qua e di la cercando di tornare a casa erano circa le due di notte quando un uomo vedendola in difficoltà e vulnerabile pensò di potersi approfittare di lei.
Le saltò addosso buttandola a terra e cominciando a denudarla e strapparle i vestiti, lei urlava e si dimenava ma ormai era gia rassegnata all'idea che sarebbe stata violentata di nuovo.
Ma per una volta qualcuno sentì le sue grida d'aiuto, era un  ragazzo che corse subito da lei, ci fu una colluttazione ma il ragazzo riuscì a mettere in fuga lo stupratore cavandosela solo con un occhio nero.
Jenny vide solo la sagoma del ragazzo avvicinarsi a lei.
"Come stai?"
Le chiese, ma Jenny a quel punto svenì.

La mattina dopo si svegliò in ospedale.
Non ricordava come ci era arrivata, sapeva solo che la sera prima era stata salvata da uno stupro, si guardò attorno e vide alla finestra la sagoma di un ragazzo.
"E tu... Chi sei?"
Gli chiese un po' confusa e stordita dalla sera prima.
"Ah ti sei svegliata! Io sono Trey, ieri sera un uomo ha cercato di violentarti ma sono riuscito a impedirglielo, purtroppo mi è scappato."
Jenny si guardò intorno ancora con aria confusa.
"Grazie. Io comunque sono Jenny."
Non aveva mai ricevuto gentilezze da nessuno prima.
"Ma figurati Jenny, non mi devi ringraziare, non si lascia una persona in difficoltà."
Trey aveva 19 anni era un bravo ragazzo, viveva con sua madre perchè aveva i genitori divorziati, entrambe brave persone che sono riuscite a non rendere traumatica la separazione per il figlio e tuttora sono rimasti in buoni rapporti, oltre all'università faceva anche il volontario nelle case di riposo e faceva parte della protezione civile, insomma era davvero un bravo ragazzo.
"Ma tu sei rimasto qui tutta la notte?"
Chiese Jenny ancora persa nel suo mondo.
"No, non me lo hanno permesso, sono arrivato alle nove, ho gia chiesto ai dottori come stai, mi hanno confermato che stai bene, ti hanno tenuto qui stanotte solo per farti smaltire la sbronza ma puoi gia uscire."
"Ottimo allora me ne vado, odio gli ospedali!"
Disse lei con una punta di disprezzo nella voce.
"Ti accompagno io, dove abiti?"
Chiese lui colmo di buone intenzioni, Jenny lo guardò, non le sembrava reale che una persona fosse così allegra e disponibile, accettò l'offerta soprattutto perchè non sapeva che autobus prendere per tornare a casa e durante il viaggio parlò poco o niente.
"Ecco siamo arrivati!"
"Grazie."
Gli rispose Jenny quasi senza guardarlo in faccia, mentre si avviava verso il cancello diroccato di casa sua.
Lui la guardò e poi guardò quella casa lasciata al suo destino, capì subito che lei aveva bisogno di aiuto.

La mattina dopo Jenny andò al lavoro come al solito, poi tornò a casa e mentre si fumava una cannetta di rilassamento sentì bussare alla porta.
"Ma chi cazzo è?"
Si chiese tra se e se.
Andò ad aprire, alla porta c'era Trey con una torta in mano e un sorriso in volto.
"Ciao Jenny!"
"E tu che ci fai qui?"
"Sono venuto a vedere come stavi e a portarti una torta, è fatta in casa."
Rispose lui garbatamente.
"Ah... Grazie... Scusa ma non ricordo il tuo nome."
"Mi chiamo Trey, posso entrare?"
"Em.. Sì certo."
Si scansò per farlo passare.
Lui entrò in casa, era disordinata e nemmeno molto pulita.
"Dovè il tavolo?"
Chiese lui, che cercava un posto dove appoggiare la torta, che ovviamente era solo un pretesto per rivederla.
"A sinistra."
Trey trovò la cucina e prese un coltello per farla a fette, mentre Jenny era andata a prendere la canna che aveva lasciato a metà.
Trey le offrì una fetta di torta e allora lei gli passo la canna, fece un paio di tiri ma poi la restituì, lui non era abituato a fumare spesso.
"Come mai sei venuto fin qui?"
Disse mentre gustava quella torta fatta giusto quella mattina, la madre di Trey era un ottima cuoca e la sua specialità era la torta alla pesca.
"Te l'ho detto, volevo vedere come stavi."
"Ah sì eh?"
Disse lei diffidente e sarcastica.
"Sì. Non ti fidi vero?"
"Mai."
"Ti farò cambiare idea!"
Disse lui sicuro di se.
Lei non era convinta, non voleva avere amici e lui era anche fin troppo allegro, le dava fastidio.
Restò li solo una ventina di minuti giusto il tempo di mangiare la torta, po la salutò e se ne andò, lei non lo accompagnò neppure alla porta, non le interessava.
"Coglione."
Disse fra sé e sè ripensando a lui.
Lei continuo con la sua vita di ogni giorno, con le droghe e l'alcol, mentre lui ogni tanto, abbastanza spesso veniva a trovarla.
Andava da lei sempre più frequentemente  e sempre portandole qualcosa, come se cercasse di acquistare la fiducia di un cane randagio che dall'essere umano ha subito solo maltrattamenti e violenze.
Lei non se ne rendeva nemmeno conto all'inizio ma aveva cominciato ad acclimatarsi alla sua presenza, e dopo un mese e mezzo di visite silenziose dove lei rispondeva sempre scontrosamente, quando rispondeva, cominciò a diventare sempre meno scontrosa e più loquace.

Jenny sentì bussare alla porta, corse ad aprire, era Trey con due pizze in mano.
"Spero ti piaccia la pizza!"
Disse Trey allegramente.
"Io adoro la pizza."
Rispose lei accennando un sorriso flebile e fioco come le fiamme che ogni tanto si possono intravedere nella bronze ardenti.
Erano seduti sul divano a mangiare la pizza mentre guardavano la TV, erano seduti abbastanza distanti ma il clima era sereno, Trey intavolò un discorso.
"Hai una bella casa, peccato che sia così trasandata."
"Lo è sempre stata."
"Perchè non la sistemi un pò?"
"Perchè non ne ho voglia, sarebbe un lavoro lungo e noioso."
"Posso darti una mano!"
"Dici sul serio?"
"Certo che sì!"
"Va bene allora."
"Allora sabato e domenica vengo qui ad aiutarti a sistemare, non preoccuparti porto io tutto il necessario."
"Va bene, io il sabato non lavoro quindi puoi anche venire di mattina se ti va."
"Perfetto sarò da te alle nove."

Tre giorni dopo, cioè sabato, Trey venne come promesso alle nove del mattino, con se aveva portato pennelli, e vernici per ridipindere e dare un tocco di vita.
Quando Trey bussò, Jenny si era appena svegliata, quindi aprì la porta in mutande e cannottiera, questo imbarazzò un po' il ragazzo all'inizio.
"Buongiorno!"
Le disse allegramente come suo solito.
"Giorno."
Rispose lei sbadigliando.
Trey entrò e si avviò verso la cucina e appoggiò sul tavolo un sacchetto di carta.
"Ho portato i krapfen!"
"Grande, io adoro i krapfen!"
Gli rispose Jenny prendendo la caffettiera per preparare il caffè.
I due fecero colazione e dopo una breve chiacchierata si misero al lavoro, passarono la mattinata a pulire casa, ma verso mezzogiorno la casa era gia pulita e pronta per essere ridipinta.
"Beh, qui abbiamo finito di pulire ed è quasi ora di pranzo, cuciniamo qualcosa?"
Disse Trey mentre portava fuori l'ultimo sacco della spazzatura.
"Va bene ma io non sono molto brava in cucina."
"Non importa, io me la cavo bene, tu dammi una mano."
Lei lo aiutò a cucinare.
Dopo pranzo ricominciarono con i lavori alla casa, si divertirono a ridipingerla insieme.
In un pomeriggio avevano gia fatto tutto il piano di sotto.
Poi cominciarono a parlare, Jenny parlò a Trey della sua triste infanzia e del suo orribile padre, continuarono a parlare fin le undici di sera, quando Trey stava per uscire per tornare a casa Jenny gli chiese di restare a dormire da lei, aveva una casa grande con molte camere da letto, lui accettò e continuarono a parlare fino a notte fonda.
Jenny non si era mai confidata così con nessuno.
Quella sera Jenny non si drogò, e per la prima volta dormì serena sapendo che forse al mondo non era più completamente sola.

Il giorno dopo, ridipinsero anche il piano superiore, quella casa stava cambiando e forse stava cambiando anche qualcosa in Jenny.
Trey continuò a venirla a trovare nei giorni infrasettimanali, andava da lei quasi ogni giorno, e i fine settimana li passava interamente da lei per sistemare tutto il resto della casa.
Jenny stava decisamente meglio, andava di meno al bar e si drogava anche di meno, era più lucida e più felice.
Nel giro di cinque mesi quella casa aveva assunto un aspetto completamente diverso, più nuovo e vivo, anche Jenny stava cambiando, era per la prima volta felice e lo doveva solo a Trey che le dedicava tante attenzioni.
Ora che la casa era sistemata cominciarono ad uscire.
Trey portava Jenny ovunque, in posti incantevoli solo per vederla sorridere.
Lui era innamorato di lei e lei lo era di lui anche se non se ne rendeva conto, in ventitre anni lei non ha mai stretto rapporti affettivi con nessuno, quindi non sapeva cosa si provasse, ma era immensamente felice e questo le bastava.

Sei mesi dopo Trey ebbe un incidente stradale mentre andava a trovare Jenny, l'altro autista era ubriaco al volante e gli finì addosso sfondandogli la macchina e uccidendolo sul colpo.
Jenny aspettò il suo arrivo tutta la notte, mai lui non arrivò mai.
La mattina dopo sul giornale c'era la sua foto un terza pagina con la cronaca dell'incidente.
Jenny si sentì morire dentro di nuovo.
Lui era morto.
E non sarebbe più tornato indietro.
E lei...
Lei era nuovamente sola.
Aveva conosciuto la felicità per poi vedersela strappare via.
Ebbe un crollo psicologico.
Pianse.
Pianse finchè non ebbe più lacrime da piangere ne forza per urlare dal dolore.
La testa le pulsava.
Si sentiva debole e stanca.
Aveva solo una soluzione per questo malessere.
Fuggire dalla realtà.
Smise di andare al lavoro, ormai non le interessava più nulla apparte bucarsi e non pensare più.
Smise anche di mangiare, tutto quello che faceva era andare al covo da Dave a prendere dosi sempre maggiori.
Al giorno del funerale lei era presente.
In disparte, lontana dalla folla.
Quasi nascosta dietro un albero che guardava da lontano la sepoltura dell'unica persona che l'aveva resa felice.
Rimase li per tutto il tempo, con un mazzo di rose rosse in mano, finchè non andarono via tutti.
Allora si avvicinò cautamente alla tomba di Trey, sulla lapide c'era una sua foto sorridente come sempre.
Jenny guardò la sua fotografia, fece un flebile sorriso poi si mise a piangere disperatamente.
"Perchè Trey?"
Chiese alla foto sulla lapide mentre singhiozzava per il pianto.
"Perchè mi hai lasciata?
 Io non posso vivere senza di te.
Prima che tu entrassi nella mia vita ero sola.
Ero completamente sola.
Ma poi sei arrivato tu..."
Sorrise con gli occhi gonfi di lacrime.
"Sei arrivato tu e hai cominciato a farmi vivere, mi hai resa felice e senza di te io non ho più nulla."
Abbracciò la lapide piangendo.
"Ti prego torna da me, senza di te non posso vivere."
Baciò la fotografia di Trey sulla lapide e si iniettò una dose letale, poco dopo morì di overdose accasciata alla sua tomba con il mazzo di rose in mano.
  
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