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Autore: Cimdrp    27/02/2015    2 recensioni
-Ti amo, Jamie-
-Lo so. Buonanotte-
-Ma non stavi dormendo?-
-Shh...-
-Anche tu mi ami vero?-
-Fai sempre domande stupide-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa Storia partecipa al Contest indetto sul forum di EFP da Nikij -On the wings of the heart-beats
 
 
Caress me and wish me a good trip
 
 
 
Attraversando la strada, come quasi ogni volta, cominciò a pensare a quanto fosse triste il suo quartiere.
Qualche cartaccia sparsa per terra, la rosticceria all’angolo, un piccolo supermercato, un cassonetto per la raccolta dei medicinali staccato dal muro e buttato a terra completamente dimenticato, qualche negozio che alla fine non importava mai a nessuno, le palazzine basse e il piccolo cortile con un’altalena dimenticata nel tempo. Si ricordava di quando era piccolo, quando giocava su quell’altalena ogni giorno, portandosi qualche amico, se no si annoiava.
Alan riusciva quasi a vedersi, quel bimbo lontano, la magia di quell’altalena che cigolava dolcemente, e che sembrava lo chiamasse, lo incitasse a tornare bambino.
Ma ora, dopo anni, Alan era cresciuto, aveva fatto strada, la sua vita lo aveva già portato lontano e ad animare quell’altalena rimaneva solo il vento.
Si strinse nella giacca affossando la faccia nella sciarpa per quanto gli era possibile e mosse velocemente la testa per scostare i capelli mori dagli occhi.
Gli mancava il bambino che una volta era stato, le sue urla, i suoi capricci.
Gli mancava qualcuno che potesse far svegliare dal letargo tutte quelle vecchiette antiquate e di mente arcaica che abitavano nel loro palazzo, che scendevano le scale in vestaglia, ma solo per prendere la posta, perché uscire a vedere il sole era troppo rischioso, e poi faceva freddo.
Si ricordava quando le costringeva ad accompagnarlo al parco tutte le domeniche, portava loro regali, disegni, torte fatte con sua madre.
Era sempre stato lui ad animare quel palazzo, e per quanto sperasse di vedere di nuovo qualche anima allegra nel suo quartiere, nemmeno Alan stesso, quel bambino che ricordava e che ora pareva così lontano, sarebbe stato capace di rendere reali i suoi desideri.
Troppo pessimismo nell’anima, forse. Si considerava un sognatore. Ma nulla di più.
Tossì mentre saliva velocemente le scale.
In cuor suo sperava intensamente di essersi ammalato.
Si sarebbe riposato e avrebbe goduto delle cure di Jamie per qualche giorno, indisturbato.
Loro due da soli, senza rotture di coglioni intorno, come non succedeva da tanto tempo.
Era contento dei successi del ragazzo, ma a sentire la teoria di Alan, Jamie si stava occupando più dell’organizzazione delle mostre per esporre le sue opere che di lui, che era il suo ragazzo da tre anni, giorno più giorno meno, si intende.
Avevano litigato furiosamente qualche ora prima, Alan se ne era andato, e se non fosse che vivevano insieme, forse se ne sarebbe stato volentieri in un altro appartamento, a gonfiarsi di patatine e bibite gasate, guardando il suo amato tennis in tv. E ci sarebbe stata sicuramente un'altra occasione per mettere a posto le cose con Jamie.
E invece no, lui abitava con il suo ragazzo, e non solo doveva rinunciare al tennis, ma anche a schifezze varie da ingurgitare in caso di fame o tristezza istantanea.
Era successo qualche mese fa.
-Jamie! Non c’è più coca cola. Come faccio ora?- Alan urlava dalla cucina sperando che il suo ragazzo lo sentisse, ma senza crederci troppo. Quando Jamie dipinge si esclude dal mondo. O esclude il mondo, è solo una questione di prospettiva.
-Ne fai a meno- gli aveva urlato di rimando, sentendo, per una volta. Poi era uscito dal suo studio artistico ed era entrato nella cucina.
-Scendo a comprarla-
-No, in realtà e nello sgabuzzino, ma rimane lì-
-Come?-
-Hai messo su la pancia, Al- Jamie aveva sorriso malizioso e lo aveva abbracciato da dietro –In realtà mi piace, ti rende più affascinante, secondo me. Ma odio quando ti bacio e sai di coca cola e salatini-
Aveva ascoltato il fidanzato ridere e poi sospirare in un espressione tra lo scioccato e lo sconsolato: -Mi rende affascinante?-
-Molto più di quanto credi. E valorizza i tuoi addominali. Un ragazzo troppo magro con gli addominali è un abominio e un insulto alla mia vista, tesoro-
Alan lo aveva guardato sorridendo rassegnato, senza però arrendersi del tutto: -Però non potrò più bere coca cola e mangiare salatini e patatine, e questa cosa non mi piace. Come la mettiamo?-
-La mettiamo che sei a dieta, Alan Casper. E visto che sono io che ti devo baciare e non mi piace la coca cola e nemmeno tutte quelle altre schifezze, saranno loro a sparire da questa casa-
E dopo un bacio a stampo, Jamie era sparito di nuovo nello studio.
-Despota!- aveva gridato Alan. –Ti amo!- poi aveva sorriso ed era andato nello sgabuzzino a rifornirsi della sua droga gasata, sapendo che Jamie aveva fatto in modo di lasciarlo solo solamente per concedergli un’ultima volta il lusso di bere e mangiare “tutte quelle schifezze”.
Probabilmente, se ne era andato anche perché sapeva che comunque l’avrebbe fatto, e non avrebbe mai voluto assistere al terribile spettacolo del suo educato e delicato fidanzato che si ingozzava senza pietà.

 
Quindi niente tennis e niente schifezze varie.
Vivevano insieme ed era Alan ad adattarsi alle regole del biondo, anche se originariamente l’appartamento era di Alan soltanto. Ma erano le regole contorte dell’amore.
Da quando Jamie era entrato nella sua vita aveva dovuto gridare all’umanità la sua omosessualità.
Doveva mettersi in mostra. Non che gli dispiacesse, non si vergognava di se stesso, ma era piuttosto riservato. Era sempre stato abituato a ragazzi che non avevano il coraggio di rivelare i propri gusti sessuali, e gli andava bene, si amavano all’oscuro del mondo, non c’era nessun problema.
Con Jamie invece no.
Se prima diceva semplicemente che era gay, senza alcuna vergogna, ora doveva sopportare i momenti imbarazzanti che Jamie provocava parlando liberamente di sesso, o semplicemente della dolcezza infinita del suo ragazzo, aspetto che Alan tendeva sempre a nascondere.
Era tutto amplificato, ed era molta la gente che lo guardava sempre con più disprezzo e disgusto.
Si rincuorava pensando al fatto che perlomeno non aveva mai avuto paura di dire che fosse omosessuale. Questo Jamie non l’avrebbe sopportato.
Quando arrivò sull’ultimo pianerottolo del palazzo, quello che accedeva alla mansarda dove abitavano, si ritrovò a guardare la scritta a caratteri cubitali che, circa due settimane prima, qualche stronzo fornito di bombolette aveva fatto sulla parete più grande del pianerottolo, di fronte all’ascensore.
“QUI SI INCULANO. ALLARME FROCI”
Quando Jamie l’aveva vista era rimasto impassibile, quasi come se avesse dovuto decidere se incazzarsi per la porta rovinata o se fregarsene altamente. Probabilmente, se ci avesse pensato un po’ di più avrebbe proposto ad Alan di coprire la scritta dipingendo margherite sopra la porta, e davanti allo sguardo schifato del fidanzato avrebbe ribadito che le margherite erano i fiori più belli della Terra, e che non sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea. Alan, dal canto suo, avrebbe voluto cercare il responsabile e fargli pulire la scritta con la lingua, ma visto che era il loro anniversario nessuno dei due aveva commentato, e si erano presto dimenticati della scritta, almeno per il resto della serata, che passarono dolcemente in un letto che da troppo tempo non li vedeva nudi, in quella notte fredda. Solo loro due, e le stelle.
Alan sbuffò. Era quasi dispiaciuto, se avessero scritto solamente “FROCIO” sarebbe stato fantastico scriverci sotto qualcosa come “ME NE VANTO” o cose del genere.
Invece niente.
Jamie aveva promesso che si sarebbe impegnato a riverniciare la parete, forse rendendosi conto che Alan era stato bersagliato soprattutto da quando stava con lui. Dava fastidio una checca così evidentemente checca nel palazzo. Molto fastidio.
Ma comunque fosse, non aveva mai cominciato, troppo lavoro di cui occuparsi.
Il ragazzo aprì la porta e urlò un veloce saluto al fidanzato, senza ricevere alcuna risposta.
Le cose erano due: o Jamie era nello studio a fregarsene totalmente di Alan o era terribilmente offeso per la sua scenata.
A sua sorpresa lo vide correre verso di lui, attraversando il corridoio a piccoli balzi, con l’aria abbacchiata e con due grosse borse attorno agli occhi.
-Amore- stette zitto,  forse sperando che fosse Alan il primo a parlare o per rimettere a posto le idee.
-Mi... dispiace- si avvicinò tentando un bacio, ma venne bruscamente allontanato.
Alan sorrise, perfido, togliendosi le scarpe e buttandole a caso nella scarpiera.
-Non sprecarti troppo, mi raccomando- commentò poi.
Gli occhi di Jamie si riempirono di lacrime, si passò una mano tra i capelli biondi e continuò con voce tremolante -Mi dispiace... litigare in questo modo per una cosa così stupida. E se ti ho trascurato... mi dispiace ancora...-
Alan lo superò nel corridoio e raggiunse il salotto, interrompendo le sue parole e lasciando quell’ancora volteggiare nell’aria, per poi dissolversi: -Risparmiami tutto questo, ti prego-
Non volò una mosca per qualche minuto, Jamie seguiva il suo ragazzo come un cane fedele, mantenendo una giusta distanza di sicurezza, passi piccoli e sguardo in basso.
Poi tentò l’impossibile: -Alan, amore... è il mio lavoro. E’ ovvio che ci dedichi un po’ di tempo...-
Alan afferrò il telecomando appoggiato sul tavolino del salotto e lo lanciò a terra, distruggendolo definitivamente: -Non me ne frega un cazzo, Jamie!- urlò. Poi raccolse il telecomando, con delicatezza, quasi per scusarsi con lui e lo appoggiò su una poltrona. Si inchinò per cercare le pile che erano uscite dal telecomando e schizzate velocemente sotto il divano.
Allungò una mano per prenderle, non riuscendo però ad arrivare fino al punto in cui erano rotolate.
Mando mentalmente le pile a farsi fottere e si alzò: -Qualche mese fa avevi detto che io, io era la tua vita, Jamie! Io!- si parò di fronte al fidanzato urlando e gesticolando esageratamente.
Jamie cercò di evitare il suo sguardo.
-Cazzo guardami, Jamie!-
-E’ il mio lavoro! Stai parlando come se ti avessi lasciato a marcire in un buco! E’ ciò per cui sono nato! Il mio sogno, Al!- Jamie spinse da una parte Alan, dopo aver guardato i suoi occhioni azzurri per un tempo infinito, specchiandosi, riflettendosi nelle sue iridi chiare. Innamorandosi di lui ancora una volta.
-E’ pronto, vieni a tavola- aggiunse poi, riprendendosi e tirando su col naso, scacciando infastidito una qualche mosca immaginaria davanti a lui.
Alan non si mosse: -Non valgo proprio più niente per te? Così, all’improvviso?-
-Non credo che tu abbia davvero bisogno di una risposta, Alan-  Jamie uscì dalla sala, sul corridoio si fermo e si girò a guardarlo -Hai davvero intenzione di tenermi questo muso ancora a lungo?-
Il moro guardò in basso, si maledì mentalmente e stette zittò per un po’.
-Che c’è per cena?- mormorò poi.
-Alan, ti prego-
-Fa niente, non mangio-
-Alan...-
-Fa freddo. Perché fa sempre così freddo in questa casa?- rimase fermo per un po’, dondolandosi sul posto, quasi aspettasse un ordine. Poi si mise la mani in tasca e affossò il collo nelle spalle, cominciò a camminare per raggiungere la camera da letto, sfregando l’orecchio contro la spalla destra per grattarsi senza usare le mani. Un suo vecchio e stupido vizio.
-Alan per favore...- Jamie lo seguì in camera da letto, continuando a parlare, anche se non era del tutto ascoltato -Amore... hai fatto tutto tu. Hai montato tutto questo casino da solo, e lo sai. Se avevi voglia di fare l’amore... o di stare semplicemente un po’ insieme io e te... abbracciati a guardare un film... bastava chiedere, sai?-
Alan si buttò tra i numerosi cuscini -Basta Jamie. Ti prego.-
Jamie si sedette sul letto e cercò di prendere la mano di Alan, ma lui la ritirò prima che potesse toccarla.
-Sai... alla mostra tutti erano orgogliosi di me. Si complimentavano. Gli piacevano le mie opere. Le adoravano. I critici hanno detto che farò strada. E pensare che qualche anno fa per realizzare qualcosa di decente dovevo ancora ricalcare alla finestra. E ora... ora il mio sogno è dipingere-  disse, a bassa voce, quasi dolce, l’aria sognante in contrasto con quelle occhiaie scure attorno agli occhi, freschi di lacrime.
-Vuoi mettere il dito nella piaga, vero? E’ un trucchetto. Vuoi farmela pagare, è così?-
Jamie non parlò, scosse semplicemente la testa, e sorrise, dolce come non lo era mai stato.
Alan continuò: -Non posso farci nulla. Sono geloso. E ti vorrei solo per me. Solo geloso delle tue tele, e del modo in cui le tocchi prima di metterle sul camion che le porterà alla mostra.- prese la mano di Jamie, senza guardarlo, e giocò teneramente con le sue dita -Sembra quasi che le accarezzi. E che gli auguri buon viaggio. Sei delicato, dolce, sei l’uomo di cui mi sono innamorato, Jamie. Però con le tele. E solo con loro. Vorrei solo che mi toccassi come tocchi le tue opere. Come facevi una volta. Ma non lo fai più. A mala pena mi dai un bacio quando ci incontriamo-
Jamie sembrò stupito, dilatò gli occhi e parve adirarsi per un attimo, pronto a scatenar tempesta. Poi rilassò i muscoli e fece una smorfia contrariata: -Non è vero. Qualche giorno fa è stato il nostro anniversario, abbiamo passato una bellissima serata e...-
-Due settimane fa, Jamie- lo interruppe Alan –Due settimane fa. Ed è vero. E’ stata una serata fantastica. Ma io non ho novant’anni. Sono giovane e ho voglia d’amore. Voglio poterti amare ogni giorno. Ogni notte, Jamie. Ho bisogno di poterti toccare, baciare, accarezzare tutte le ore del giorno e della notte, senza che il mio fidanzato mi dica che ha qualcosa di più importante da fare-
Il biondo sorrise, imbarazzato, senza incrociare lo sguardo di Alan, ma continuando a tenergli la mano.
Tentò di parlare due o tre volte, ma evidentemente non aveva le parole giuste. Continuava a sorridere e ad arrossire, pensando alle parole che Alan aveva detto, forse, alle sue costanti dimostrazioni d’amore.
Disse la cosa più stupida: -Davvero sei geloso delle mie tele?-
Alan sospirò e alzò gli occhi al cielo: -Non avrei mai dovuto dirlo...- mise le mani dietro alla testa, aspettando che Jamie si accomodasse sdraiato accanto a lui, con la testa appoggiata al suo petto: -Non è vero...- disse il biondo -E’ una cosa dolce-
-Comunque si, vorrei essere una di loro, ma evidentemente sono nato per amare un artista che non ha tempo da dedicare ad altre persone. Amore...-
Jamie lo interruppe e sorrise malizioso -Stai per cominciare un discorso dolcioso, vero?-
Alan lo guardò per qualche secondo, sorridendo mentalmente alla sua mania di inventarsi sempre nuovi termini e parole: -No,- disse poi -quando lo faccio dici sempre che sono troppo melenso e banale-
-Ma ora voglio il discorso dolcioso-
-Non saprei come fartelo, ora. Di solito me lo preparo sempre parlando da solo in macchina-
-Vuoi dire che non sei l’uomo che sa trovare sempre le parole più dolci sul momento?- Jamie si finse sconvolto e si portò una mano alla bocca semiaperta, facendo ridere il suo ragazzo e poi riappoggiandosi sul suo petto e per cominciare a giocare con la sua maglietta -Comunque a volte mi fanno piacere i tuoi discorsi dolci- Alzò la testa e sorrise teneramente al suo compagno.
Alan gli accarezzò la testa, giocando con le ciocche bionde tinte del suo ragazzo -Dovrai deciderti, tesoro-
-Vada per i discorsi dolci, allora-
-Avrai il tempo di ascoltarmi?-
Jamie si mise seduto e si posizionò velocemente sopra la pancia del moro, fece per parlare ma Alan gli mise un dito davanti alle labbra: -Smettila. Lo sai che ho ragione io- increspò le labbra in un sorriso che teneva di scorta per quando voleva prevalere sul potere decisionale del biondo: -Avrai tempo per me?-
Jamie sospirò, senza smettere di guardare quelle labbra e quegli occhi azzurri, rischiando di perdere l’autocontrollo.
Beh, non ci sarebbe alcun male se lo perdessi.
-Avrò più tempo per te, va bene, hai vinto tu- aspettò che Alan lo abbracciasse, contento che tutto si fosse risolto. Le braccia del moro lo cingevano completamente.
 -Devo baciarti io o ti sbrighi tu?- chiese Jamie.
Alan rise e lo baciò. Le loro lingue giocarono e danzarono tra loro come da tempo non succedeva.
Jamie si staccò e fece per togliergli la maglia, ma Alan lo fermò con una faccia sconvolta: -Ma ho fame-
-Sei un emerito rompicoglioni- Alan rise e si coricò sopra di lui -Ehi...vacci piano...- 
-Ma è così-
-Non è vero-
-Che si mangia?-
-Come premio per la mia inequiparabile dolcezza di prima...-
-Frena... quale dolcezza?-
-Taci. Dicevo... come premio, mi aspetto che tu ti presenta molto presto davanti a me, con gli occhi lucidi e con un anello tra le dita, vestito elegante, come piace a me, con quelle tue camicie fantastiche, a chiedermi di sposarti. Poi mi porterai in viaggio di nozze in Italia e ti farò da cicerone per tutti i musei del mio caro Stivale, tesoro- e nel mentre accarezzava con le dite affusolate gli addominali e il petto scolpito di Alan, coperti da quella maglietta che fosse stato per lui sarebbe già sparita con tutto il resto degli indumenti.
Alan sollevò un sopracciglio e lo guardò contrariato: -Gli anelli costano. Anche le vacanze in Italia, te lo assicuro- Guardò Jamie sorridere e si tenne pronto a sentirne una delle sue.
-Se vuoi seduco qualche gioielliere o faccio qualcosa a tre aggiungendo un agente immobiliare in cerca di avventure e il gioco è fatto!- Il biondo sorrise innocentemente come se non avesse detto nulla di male.
-No grazie...- mormorò Alan  -Vedrò di accorrere ai normali gratta e vinci, o al sudore della mia fronte-
Jamie lo baciò a stampo sulle labbra: -Ci sono anche i soldi che guadagno io con le mostre...- disse facendosi in qualche modo perdonare per le parole di prima.
Alan lo baciò sulla fronte e poi scese a mordicchiargli un orecchio: -Non sia mai che io ti sposi sfruttando i tuoi soldi, amore. Sono pur sempre Alan Casper. Ne va della mia reputazione-
Jamie rise: -Già, ti rende onore, Alan Casper...-
-Ovvio che si- Alan gonfiò il petto, per quanto il contatto con il corpo di Jamie gli consentiva, con fare vanitoso e virile.
-Già, ma se aspetto che il tuo conto in banca conti così tanti soldi non ci vado più in Italia, amore...-
Alan si sgonfiò di colpo e lo fissò contrariato -Lasciami sognare-
-Sei il mio sognatore preferito-
-Lo so-
-E ti amo più che mai-
-So anche questo...-
-Che progetti hai per la serata?-
Alan sembrò esitare. Poi sorrise malizioso: -Cibo... un bel film abbracciati...-
Jamie rise piano e si finse dispiaciuto e sorpreso -E basta?-
-Che altro dovremmo fare?- chiese Alan modellando la sua voce.
-Decisamente, hai doti recitative che fanno schifo...-
Il moro scosse la testa fingendosi offeso -Shh... sono dettagli...-
-Certo...- Jamie lo guardò dubbioso -Sicuro che non vorresti fare nient’altro stasera?-
-Non molto. Che proponi?-
Jamie rotolò sulla schiena e si ritrovò sopra al fidanzato. Sorrise malizioso e si accarezzò i denti con la lingua: -Non so... Mangiare davanti a un film che non vedremmo finire perché la passione sarebbe troppa, magari. Venire qua in camera continuando a baciarci e ignorando la televisione accesa e fare l’amore come se non ci fosse un domani, per esempio- cominciò a lasciargli piccoli baci nel viso, mentre Alan si godeva le attenzioni ad occhi chiusi, quando sentì le mani calde del fidanzato cominciare ad esplorare sotto la sua maglietta aprì gli occhi e cercò le sue labbra.
In un attimo, come quasi sempre succedeva, Alan finì sopra Jamie, che cominciò a spogliarlo senza farsi tanti scrupoli. Gli mise una mano nei capelli mori, mentre cercava con l’altra mano la coperta per coprire i loro corpi: -E se saltassimo il film?- la voce roca, gli occhi semichiusi e la bocca aperta ad accogliere i suoi baci.
-Anche la cena, direi.-
Il biondo si abbandonò a lui come ogni volta, e si lasciò condurre dove Alan volle condurlo.
Solo quando fu tutto finito, quando solo qualche lampione acceso disturbava la loro intimità, Jamie sussurrò nel sonno che Alan sarebbe riuscito a stupirlo ogni volta, che non gli avrebbe mai fatto perdere la voglia di amarlo e di essere amato, in quelle notti fredde, in quella piccola casa di periferia, su quel letto che sapeva di loro soltanto.
 
-Ti amo, Jamie-
-Lo so. Buonanotte-
-Ma non stavi dormendo?-
-Shh...-
-Anche tu mi ami vero?-
-Fai sempre domande stupide-
 
Jamie sollevò la testa, mantenendo gli occhi chiusi e lo baciò, per poi ricadere addormentato sul cuscino.
 
 
*
 
Salvee...
Innanzitutto ringrazio Nikij per aver indetto il contest -On the wings of the heart-beats a cui questa One Shot dalla dubbia serietà partecipa. Ringrazio tutti i lettori, silenziosi e non, i futuri recensori e l’unica cosa che spero è di avervi almeno un po’ divertito con questa Commediola da quattro soldi che, bene o male, mi sono divertita molto a scrivere. Anche se probabilmente non lo verrà mai a sapere, ringrazio _Eka per avermi supportato, e probabilmente anche sopportato durante gli scleri per la stesura di questa storia.
Bene, sperando che il cielo mi spedisca qualche altra ispirazione dalla dubbia serietà e quindi sperando di riuscire presto a scrivere qualcos’altro su Alan e Jamie, vi saluto.
Lo so, per quanto riguarda i saluti lascio sempre il tempo che si trova, ossia faccio palesemente cagare a salutare le persone.
...Ma è la vita. Per questo, passerei oltre; o smetterei semplicemente di sparare cazzate a random.
Quindi,
ciao.
 
P.S.: Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
(© elyxyz)
 
 
  
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