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Autore: Mary P_Stark    27/02/2015    3 recensioni
Sheridan O'Connell è una figlia ribelle e selvaggia della campagna irlandese, fuggita a soli diciotto anni per raggiungere Dublino con il suo ragazzo. Dopo una vita travagliata è infine diventata fotoreporter per il National Geografic, sempre in giro per il mondo, ma sempre lontano da casa. Casa che la richiamerà a sé a causa delle cagionevoli condizioni di salute del padre. E lì, tra quelle lande dell'ovest Irlanda, immersa in ricordi dolce amari, Sheridan ritrova luoghi a lei cari, come il faro in cui si rifugiava sempre per rifuggire le ire dei genitori.
Il suo sancta santorum, però, ora è di proprietà di uno scorbutico guardiano, Ronan O'Sea, che le darà del filo da torcere, prima di permetterle di riavvicinarsi a ciò che le è caro.
La loro convivenza forzata in un luogo comune, però, sgrosserà i caratteri riottosi di entrambi, permettendo a una luce nuova di farsi largo nelle loro vite tribolate.
E darà il via a una serie di eventi che mai, Sheridan, si sarebbe aspettata. Perché un oscuro mistero si cela dietro gli occhi color acquamarina di Ronan.
Starà a lei scoprire quale. - 1° RACCONTO "SAGA DEI FOMORIANI"
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Fomoriani'
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Epilogo.
 
 
 
 
Sette anni dopo.
 
 
«Oh, no, mio caro, non pensarlo neppure! Ho ragione io, punto!»

La mia voce si librò alta nella casa, riverberando tra le pareti intonacate di fresco mentre Ronan, tenendo in mano il pennello, mi fissava livido di rabbia.

E forse pronto a spaccarmi in testa lo stesso pennello che ora stava subendo la sua ira, solo a stento trattenuta.

«Non posso credere che tu sia così testarda da non capire! Ti facevo più intelligente!»

Ronan intrecciò le braccia sul torace, fissandomi bellicoso, ma io non mi diedi per vinta.

La libreria sarebbe rimasta esattamente dove l’avevo sistemata.

Il fatto che lo amassi più di me stessa, e che fosse il padre dei nostri tre figli, non voleva certo dire che io avrei ceduto sulle mie decisioni.

Il mobilio si sarebbe sistemato secondo il mio senso estetico.

La discussione si protrasse a lungo, senza vincitori né vinti, finché dal divano non giunse un sospiro lungo e pesante. Quasi dolente.

All’unisono, ci voltammo verso il nostro ospite e, ringhianti come leoni, esclamammo: «Non una parola, Stheta!»

Lui, per contro, levò le mani in segno di resa e si limitò a dire: «E chi apre bocca? Con voi non si può parlare, quando urlate come due aquile spennate.»

Lo fissammo parimenti infuriati, ma una risatina ci fece calmare subito.

Il nostro primogenito Kevin, appollaiato sul bracciolo del divano, borbottò pacifico: «Litigate sempre, quando dovete fare i lavori in casa.»

Stheta ridacchiò complice e diede una carezza sul capo al nipote. Con voce ugualmente tranquilla, aggiunse: «E dire che pensavo che, dopo tutti questi anni, i vostri animi si fossero un po’ pacificati. A quanto pare, sbagliavo di grosso. Dovrò dare ragione a Krilash, appena lo vedo. Lui è stato più testimone di me alle vostre sfuriate.»

Quest’ultimo, quasi richiamato dal suo nome, comparve sulla porta di casa ed esclamò: «Ho portato il gelato! Venite fuori! A Keely e June l’ho già dato.»

Tutti noi lo fissammo esasperati – ogni volta che veniva sulla terra, mangiava solo gelato, e in quantità quasi imbarazzanti – e Stheta, levandosi in piedi dal divano, prese in braccio il nipote e disse: «Facciamo così. Voi scannatevi pure, ma non fatelo davanti a vostro figlio. Andiamo, Kevin, noi giocheremo in giardino mentre questi due se le suonano. Non dovevi presentarmi il tuo nuovo cucciolo?»

«Oh, sì. La zia me l’ha portato la settimana scorsa, ed è bellissimo! Un bovaro bernese, se non ricordo male.»

«E’ più esperta di me, in tal senso, quindi lo chiederemo direttamente a lei» dichiarò Stheta, accompagnandolo verso la porta d’ingresso.

Kevin annuì e, mentre la porta veniva chiusa alle loro spalle, io e Ronan restammo soli a fronteggiarci.

Non sapendo che altro fare, misi in freezer il gelato portato da Krilash e, lanciato uno sguardo dispiaciuto a Ronan, mormorai: «Scusa. Non avrei dovuto alzare la voce a questo modo. Specialmente davanti a Kev’.»

Lui mi raggiunse, prendendomi il viso tra le mani per baciarmi teneramente e, sorridendo, replicò: «E’ colpa mia. Ho sempre avuto la tendenza ad alzare la voce.»

«Perché? Io no?» ironizzai, baciandolo.

Ronan mi accarezzò con le labbra e le mani, approfondendo il bacio e facendolo diventare una richiesta, cui io risposi con impegno.

Sollevai una gamba per avvolgerla attorno alla sua vita stretta e lui, con un movimento repentino, mi prese per le natiche e mi condusse verso la camera da letto.

Senza mai scostare le labbra da me.

Chiudendosi la porta alle spalle con un calcio, disse tra un bacio e l’altro: «Impiegheranno… un sacco… di tempo, a giocare col piccolo Thor. E noi… possiamo usarlo… al meglio… Inoltre, le bambine vogliono… vogliono sempre stare in giardino,… quando c’è mia sorella.»

«Possiamo litigare un’altra volta» assentii, quasi strappandogli di dosso la camicia sporca di vernice.

Lui rise, annuendo e, con aria lasciva, mi denudò prima di farmi sdraiare sul letto.

Nuda sotto di lui, sorridente e fiera, lo attirai a me e mormorai contro il suo collo: «La libreria rimane lì.»

«Vedremo…»

«Cosa mi daresti in cambio, se decidessi di fare a modo tuo?» gli proposi a quel punto.

Ronan mi baciò i seni, uno dopo l’altro e, alitandovi sopra aria calda, mormorò: «Questo. E questo. O quest’altro.»

Mi inarcai al suo passaggio, sempre più eccitata e, più il suo peregrinare si fece eccitante, più concessioni gli diedi.

Era ingiusto che lui facesse così… ma era così bello cedere a quel modo.






Note: e con questo breve squarcio nel futuro, giungiamo alla fine di questa prima parte della tetralogia. Il prossimo a entrare in campo, sarà Stheta mac Lir, maggiore dei fratelli mac Lir ed erede al trono di Mag Mell. Con la sua storia inizieremo a esplorare il mondo sottomarino, le sue leggi, le sue restrizioni, le sue differenze con il mondo della terraferma. Faremo la conoscenza con nuove creature mistiche e inizieremo a comprendere meglio le dinamiche famigliari dei mac Lir. Per il momento ringrazio tutte/i voi per aver letto e/o commentato la storia, e vi aspetto la settimana prossima, con l'inizio di "The Cross of Changes", seconda parte della tetralogia dedicata ai fomoriani.






 
  
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