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Autore: Tury    28/02/2015    3 recensioni
SPOILER SECONDA META' STAGIONE
Dati alcuni spoiler letti sui siti e dato che ci sarà un ritorno che veramente mi sta mandando su di giri, ho deciso di scrivere questa piccola one-shot, introducendo anche un altro personaggio.
DALLA STORIA:
«Lily?»
La ragazza chiuse gli occhi, sentendo quella voce. Aveva sperato, sperato che non la vedesse, che non la riconoscesse. Sorrise amaramente a quel pensiero, consapevole dell’assurdità che risiedeva in esso. Come sarebbe stato possibile, per lei, non riconoscerla. Dopo tutto quello che avevano vissuto, dopo tutto quello che avevano passato. Dopo quella promessa, dopo quell’unione. Dopo quell’abbandono. Strinse i pugni, mentre i ricordi di un passato ormai lontano tornavano ad affacciarsi prepotentemente nella sua mentre, facendo sanguinare quelle ferite che credeva ormai chiuse da tempo. Probabilmente, non si erano mai richiuse, si disse. Non gliel’aveva mai permesso. Aveva semplicemente lasciato che i suoi occhi si abituassero a quel colore rosso che bagnava la sua anima, illudendosi che, in fondo, non vi fosse nulla di strano. Perché la consapevolezza del dolore rendeva più viva la consapevolezza dell’esistenza, dell’essere. E loro erano state.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPOILER/SPIEGAZIONE: Allora, inizialmente l'idea era che il personaggio introdotto dovesse essere la figlia di Lily, ma dato che mi serviva una persona che avesse quantomeno un'età simile alla mia, altrimenti non riuscivo ad immedesimarmi come si deve, ho optato per la sorella minore. In realtà, dopo che mi è venuta in mente la possibilità di una figlia/sorella, vado su fb e leggo che, effettivamente, il personaggio interpretato da Agnes, che ormai sono certa si tratti di Lily adulta, abbia realmente una figlia. Comprenderete la mia sorpresa dopo aver letto ciò. Detto questo, vi lascio ad una buona lettura! Per coloro che seguono le altre storie, soprattutto La sua salvezza, di cui sto avendo un sacco di segnalazioni per il continuo, prometto che aggiornerò presto ç_ç e chiedo infinitamente scusa!


«Lily?»
La ragazza chiuse gli occhi, sentendo quella voce. Aveva sperato, sperato che non la vedesse, che non la riconoscesse. Sorrise amaramente a quel pensiero, consapevole dell’assurdità che risiedeva in esso. Come sarebbe stato possibile, per lei, non riconoscerla. Dopo tutto quello che avevano vissuto, dopo tutto quello che avevano passato. Dopo quella promessa, dopo quell’unione. Dopo quell’abbandono. Strinse i pugni, mentre i ricordi di un passato ormai lontano tornavano ad affacciarsi prepotentemente nella sua mentre, facendo sanguinare quelle ferite che credeva ormai chiuse da tempo. Probabilmente, non si erano mai richiuse, si disse. Non gliel’aveva mai permesso. Aveva semplicemente lasciato che i suoi occhi si abituassero a quel colore rosso che bagnava la sua anima, illudendosi che, in fondo, non vi fosse nulla di strano. Perché la consapevolezza del dolore rendeva più viva la consapevolezza dell’esistenza, dell’essere. E loro erano state. Conoscenti, compagne, amiche, non aveva importanza. Loro erano state, erano esistite, e quello nessuno avrebbe potuto negarlo, nasconderlo. Distruggerlo.
Fece qualche respiro profondo, cercando di placare gli spasmi delle sue mani e del suo corpo. Ed infine, si voltò.
«Emma» disse semplicemente, lasciando che il suo sguardo si perdesse in quegli occhi chiari che non vedeva da una vita. Una vita che non avrebbe mai più potuto rivivere.
Si guardarono per istanti interminabili, ognuna persa nella contemplazione dell’altra, nella diversità dell’altra. I loro volti portavano i segni e i cambiamenti di quegli anni di separazione, ma non vi diedero importanza. Perché i loro occhi narravano un’altra storia, passata eppure presente. Perché in quegli occhi, in quelle iridi così diverse, nelle sfumature più intime di quei colori contrastanti, rividero le persone che un tempo erano state. Quelle ragazze troppo cresciute che sognavano un futuro insieme.
«Emma, va tutto bene?» chiese una donna, scesa dalla stessa auto della ragazza. Indossava un vestito elegante, mentre i capelli le ricadevano dolcemente sulle spalle.
Emma sembrò destarsi a quella domanda, voltandosi verso la sua interlocutrice.
«Regina, ti presento Lily. Lei è…era…»
«Una sua conoscente» concluse Lily, con un sorriso forzato.
Emma la guardò perplessa, mentre assaporava lentamente le parole appena proferite da quella ragazza che ormai viveva in quel corpo da adulta.
«Credo che conoscente non sia esattamente la parola più appropriata».
«Immagino non abbia più importanza, adesso» rispose Lily, sollevando le spalle, mentre abbandonava le mani nelle tasche dei suoi jeans.
Regina notò quella piccola azione, azione che lei stessa aveva imparato a conoscere in quegli anni che aveva condiviso con la donna dai capelli biondi che le stava vicino. E, in quel momento, un pensiero si affacciò nella sua mente.
«Emma, lei è…»
«Sì» rispose semplicemente Emma, comprendendo subito la domanda della donna.
Lily si voltò verso Regina. Studiò quegli occhi scuri, così simili ai suoi eppure così diversi, osservò la regalità e la fierezza che sembrava emanare quel corpo. Ma, soprattutto, notò come la donna stesse al fianco di quella che un tempo era la sua amica, come a volerle coprire le spalle, a volerla difendere da un pericolo imminente. Sorrise tristemente, pensando che quel posto, in fondo, avrebbe tanto voluto ricoprirlo lei. Ma lei aveva sbagliato e aveva dovuto pagare le conseguenze di quel suo errore, perdendo l’unica vera amica che avesse mai avuto. Il silenzio scese nuovamente tra di loro, un silenzio che nessuna delle due sapeva come affrontare. Eppure, in quel silenzio vi era così tanto rumore, così tante parole non dette, da essere quasi doloroso. E Lily sapeva che non avrebbe retto ancora a lungo, così decise semplicemente di andar via.
«Come stai?» disse Emma istintivamente, muovendo un passo nella sua direzione, sul suo volto la tacita richiesta di rimanere, di non andare via.
«Io…sto bene, Emma. E tu?» chiese a sua volta Lily, voltandosi nuovamente verso di lei.
«Anche io».
«Hai ritrovato la tua famiglia?»
«Io…sì, l’ho ritrovata».
«Ne sono felice» rispose Lily, mentre un sorriso sincero si allargava sul suo volto.
«Ti ho cercata, in tutti questi anni, ma non sono mai riuscita a trovarti» confessò Emma, il braccio leggermente proteso in avanti, come a volerla raggiungere, per stringerla ancora una volta tra le sue braccia.
«Forse è stato meglio così» rispose tristemente la ragazza, guardando quegli occhi verdi che, nonostante gli anni, non avevano perso la loro luce.
«Mi dispiace, Lily. Mi dispiace per ciò che ho fatto».
Lily rivolse il suo sguardo a Regina, che a quelle parole aveva abbassato la testa, come a volersi estraniare da quella conversazione così intima. Eppure, Lily era sicura che, nonostante comprendesse quanto importante fosse quel momento per entrambe, lei non avrebbe abbandonato il fianco di Emma, pronta a difenderla e sostenerla, qualsiasi fosse stato l’esito di quell’incontro. E le fu grata, per quella sua presenza, per quel suo volerla proteggere. Perché, finalmente, Emma non sarebbe mai più stata sola. Perché, finalmente, Emma aveva al suo fianco un’amica che potesse definirsi tale.
«Non ha importanza, Emma. Ormai è passato».
«Lo so, ma...» Emma si bloccò, come incapace di continuare. Dire quelle parole avrebbe significato far cedere una delle tante armature che indossava, far crollare uno dei tanti muri che la proteggevano da quella dolorosa realtà. Ma doveva farlo, perché finalmente l’aveva ritrovata e non poteva rischiare di perderla di nuovo.
Lily rispettò il silenzio di Emma, quella sua pausa. Non la incalzò, non la invitò a continuare, ad andare oltre quella frase, a rivelarle quella verità taciuta per così tanti anni. Semplicemente, attese.
«Ma avrei voluto che andasse in un altro modo» disse infine Emma, seppur la sua voce non fu altro che un sussurro.
Regina rivolse uno sguardo carico di preoccupazione alla giovane donna. Conosceva Emma, conosceva la sua forza, la sua testardaggine e la sua vitalità. Ma, ciò che Regina conosceva più di tutto, era il lato fragile di quella ragazza troppo cresciuta. Conosceva le sue paure, i suoi tormenti, i suoi incubi più grandi. E conosceva le sue debolezze. E fu per questo che capì quanto fosse costato ad Emma fare quella confessione, abbattere quel suo muro di paure.
Ed anche Lily lo capì, perché, in fondo, lei conosceva bene Emma, nonostante avessero passato poco tempo insieme. La conosceva così bene che a volte, da piccola, quando si trovava davanti ad una scelta difficile, la immaginava lì, accanto a lei. E sapeva sempre quale sarebbe stata la sua scelta. Per questo, Lily le fu grata per quel tentativo, per quel passo mosso verso di lei, per quella mano tesa nella sua direzione. Ma per quanto desiderasse stringere quella mano nella sua, abbracciare quell’amica che tanto aveva anelato in passato, Lily decise di arretrare, di allontanarsi. Di scappare.
«Mi dispiace, Emma. Ma è passato troppo tempo» disse, prima di voltarsi e andar via.
La mano di Emma scivolò lungo il suo fianco, mentre un senso di sconfitta si faceva largo dentro di lei. L’aveva persa, per la seconda volta. Ed era tutta colpa sua.
«Emma» disse semplicemente Regina, poggiando una mano sulla sua spalla.
La ragazza si voltò verso di lei, sorridendole, ringraziandola silenziosamente per quel gesto, per la sua presenza, per quella sua vicinanza. Ma, nonostante tutto, non riuscì ad impedire ad una lacrime di scivolare via dai suoi occhi.
«Non prendertela, è fatta così».
Emma e Regina si voltarono verso la ragazza che aveva pronunciato quelle parole. Aveva i capelli castani, corti da un lato e più lunghi dall’altro, mentre i grandi occhi color nocciola erano contornati da una matita nera. Indossava una maglietta bianca, semplice, su cui ricadeva un giubbino nero di pelle. Indossava jeans scuri e strappati in alcuni punti, che terminavano in stivali bassi, rigorosamente neri. Stava comodamente appoggiata ad un’auto, le gambe incrociate e le mani nelle tasche dei jeans.
Emma la guardò confusa e leggermente indignata per la sfacciataggine che quella ragazza, che poteva avere al massimo vent’anni, aveva avuto nell’udire tutta la loro conversazione. Una conversazione che, in fondo, non la riguardava minimamente.
«Chiedo scusa per aver ascoltato- disse, leggendo sul volto della donna bionda il fastidio che le sue parole avevano provocato- ma mi sarebbe stato impossibile non farlo data la vicinanza».
«Non avevi niente di meglio da fare, ragazzina? Ascoltare la musica con quell'infernale cellulare, per esempio» rispose dura Regina, turbata anche lei per quanto successo.
«Potrei dire che non ci avevo pensato e mentire, oppure ammettere che, in quel momento, ascoltarvi era la mia unica priorità».
«E per quale motivo sarebbe stata una tua priorità ascoltare ciò che si dicevano?» chiese Regina, avvicinandosi minacciosamente alla ragazza.
«Per il suo stesso motivo, signora- rispose tranquillamente la fanciulla, senza temere quella pericolosa vicinanza- Nonostante sapesse che quella conversazione era molto importante, lei non ha abbandonato la sua amica».
«Noi non siamo amiche» disse tra i denti Regina.
«Come crede. Può anche negarlo, se questo le rende le cose più semplici, ma rimane comunque un dato importante da valutare, ovvero il fatto che lei sia rimasta, nonostante tutto. Non prenda le mie parole come un’accusa- si affrettò a precisare, notando che la donna stava per controbattere- perché io giustifico e approvo quanto lei ha fatto, avendolo fatto io stessa. Perché, come lei temeva per l’incolumità della signorina Swan, io temevo per l’incolumità di Lily».
«Come conosci il mio cognome?» chiese Emma, avvicinandosi a sua volta alla ragazza.
«Perché ho sentito molto parlare di te, Emma Swan. In ogni caso, non preoccuparti, Lily non è andata via, sta solo aspettando che ve ne andiate voi per tornare».
«E tu come fai a saperlo?» chiese Emma.
«Semplice, questa è la sua auto- rispose la ragazza, dando due colpetti sulla portiera- E, per rispondere alla domanda che ti sta ronzando in testa, io sono sua sorella».
Il corpo di Emma si irrigidì immediatamente a quelle parole, mentre un senso di inquietudine si faceva strada dentro di lei, all’idea che la ragazza che aveva di fronte non fosse altro che la manifestazione di un’altra verità taciuta.
«Io… non sapevo che Lily avesse una sorella».
«Non mi sorprende- rispose semplicemente la ragazza, donando alle due donne un sorriso sincero, un sorriso che nessuna delle due riusciva a comprendere- Quando tu e Lily vi siete conosciute, io non ero ancora nata».
Sul viso di Emma si dipinse un’espressione di assoluta sorpresa, mentre gli occhi di Regina vagavano dalla ragazza alla donna al suo fianco, preoccupata per gli effetti che quelle rivelazioni potevano avere sulla sua amica.
«Ma se tu non eri ancora nata, come fai a conoscermi?»
«A casa nostra non si parlava spesso di te, anzi, non se ne parlava per nulla. I nostri genitori, nostro padre specialmente, preferiva far finta che quell’episodio che vi riguardava non fosse mai esistito. E così, io non ho saputo della tua esistenza finché, da brava sorella minore quale sono, non sono andata a curiosare nel diario di mia sorella. E fu lì che compresi molte cose e, soprattutto, compresi quanto importante tu fossi stata per Lily. Alla fine, io ti dovrei anche ringraziare, Emma Swan, perché la persona che sono oggi è frutto anche di ciò che tu sei stata per mia sorella».
«Non capisco, cosa significa tutto questo?» chiese Emma, guardando la ragazza, per poi spostare lo sguardo su Regina, che scosse leggermente la testa, facendole capire che nemmeno lei comprendeva il senso di quelle parole.
«Mia sorella può anche fingere di averti dimenticata, Emma, ma posso assicurarti che non è così. Ha lasciato che io crescessi seguendo principi e valori che, all’epoca, a lei mancarono. Mi ha cresciuta nel rispetto del prossimo, nel rispetto della verità e mi ha permesso di comprendere quanto importanti siano le parole e quanto dannose possano essere se usate in maniera sbagliata. Ciò che tu hai davanti, la persona che hai davanti, è il frutto di quella punizione che tu le hai inferto tanti anni fa. Ma lei ti vuole bene, te ne ha sempre voluto. Credimi, Emma, non si è mai dimenticata di te, mai. Ha anche provato a cercarti, ma non ti ha mai trovata».
«E allora perché è scappata?»
«Ha paura. Non si aspettava di rivederti, non così, non dopo averti cercato per così tanto tempo, non dopo che aveva perso le speranze. Ma il destino ha un modo tutto suo di intrecciare i fili delle nostre esistenze e credo non debba essere io a dirtelo. Ma credimi, lei non ha mai smesso di volerti bene».
«Come puoi dirlo?» chiese Emma, con un filo di voce.
La mano di Regina corse sul suo braccio, stringendolo in una presa salda eppure dolce, cercando di infondere sicurezza in quella ragazza troppo cresciuta che era entrata così prepotentemente nella sua vita.
La ragazza sorrise a quella domanda e, senza rispondere, tese la mano davanti a sé, attendendo la stretta di quella donna dai capelli color dell’oro, una stretta che non tardò ad arrivare.
«Piacere- disse la ragazza- Il mio nome è Emma».
  
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