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Autore: Akemichan    28/02/2015    6 recensioni
«C'è un'ultima cosa che dovete sapere.» Il ghigno scomparve com'era venuto e Dragon tornò a parlare di lavoro. «Mentre Serse è un regno sotto il Governo Mondiale, Baharat non lo è. Fa parte dell'Impero di uno dei quattro Imperatori Pirata.» Una piccola pausa, per fissare i suoi occhi neri penetranti su Sabo. «Si tratta di Barbabianca.»
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Incredibilmente, Sabo aveva avuto la reazione più composta, a parte gli occhi che si erano spalancati in un attimo: poi aveva abbassato lo sguardo, per nascondere il sorriso che gli si stava formando sul volto. Ace era entrato nella Rotta Maggiore già da due anni, ma era la prima volta che poteva avere concretamente una possibilità di incontrarlo. Improvvisamente Serse e la sua crudeltà erano diventati obiettivi di poco conto.
[Partecipante al Contest "Mahjong Contest" indetto da My Pride]
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Koala, Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Prologo - La missione


Lo sguardo di Dragon era rimasto orientato verso il basso, sulla cartellina aperta sulla scrivania e sui vari documenti che aveva estratto e che erano sparpagliati attorno. Né Sabo, né Koala, né Hack cercarono in alcun modo di attirare la sua attenzione. Sapevano già che li aveva chiamati perché aveva una missione da assegnare loro ed era abitudine di Dragon riflettere molto su come porre loro la questione, affinché capissero qual erano le priorità e gestissero la situazione in autonomia al meglio.

Alla fine Dragon alzò la testa e allungò la schiena sullo schienale della poltrona, per osservarli meglio. Negli anni aveva radunato nel nucleo dell'Armata Rivoluzionaria molte persone di talento, ma i tre che erano in piedi davanti alla sua scrivania erano le sue punte di diamante, due dei quali aveva personalmente reclutato quand'erano ancora grezzi e li aveva plasmati, benché basandosi sulle loro capacità. Hack era l'unico che si era unito a loro più tardi, oltre ad essere il più anziano, ma la sua presenza nel gruppo era indispensabile per tenere sotto controllo gli eccessi di Sabo e supportare Koala nel rimediare ai suddetti eccessi. Il fatto che fosse un uomo pesce gli dava anche delle capacità in più che spesso si rivelavano estremamente utili.

Quando la missione era particolarmente complicata, erano loro tre quelli da chiamare. In questo particolare caso, tuttavia, c'era un'altra ragione per cui Dragon aveva pensato al suo Capo di Stato Maggiore, anche se non era ancora del tutto convinto che fosse una buona idea. Da un lato, dava loro un vantaggio che riteneva fondamentale, dall'altra era preoccupato che Sabo potesse lasciarsi prendere dai sentimentalismi. Era un rischio che era disposto a correre, ma voleva verificare di persona come avrebbe reagito alla notizia.

«Ho una missione per voi» disse infine. Nessuno parlò: era una cosa chiara fin dall'inizio, ma Dragon amava precisarla ogni volta, anche se era l'unico motivo per cui li convocava assieme nel suo ufficio. Rimasero quindi in attesa delle informazioni nuove, cioè che cosa riguardasse la missione con precisioni.

Dragon pescò dal marasma di fogli, sapendo perfettamente cosa prendere nonostante la confusione, e allungò verso di loro due fotografie. I tre si sporsero in avanti per guardarle. Una raffigurava una bella donna, dalla pelle color cioccolato e i capelli neri e ricci radunati in una coda laterale che le scendeva verso il petto. Gli occhi erano nocciola, penetranti e circondati la lunghe ciglia. Le labbra carnose erano piegate in un sorriso, ad illuminare quel viso, reso colorato anche dal velo rosa che portava in testa, con le perline ai bordi che scendevano a decorarle la fronte.

L'altra, al contrario, rappresentava un uomo dallo sguardo burbero e la pelle nera. La mascella era squadrata, ma l'opulenza l'aveva reso massiccio, con i rotoli di grasso che avevano creato tre doppi menti, nascosti appena dagli anelli d'oro che portava al collo. Era completamente depilato, nemmeno le sopracciglia erano rimaste, anche la testa ad uovo era perfettamente liscia. Il viso era illuminato non da un sorriso, ma dai numerosi anelli che portava ovunque: il labbro inferiore, soprattutto, ne aveva talmente tanti che era diventato quasi invisibile. L'unica cosa che lo accomunava alla donna erano gli occhi nocciola penetranti, anche se non possedevano la stessa allegria.

«Sapete chi sono?» Era una sorta di domanda a trabocchetto, perché Dragon pretendeva che i suoi soldati fossero sempre informati di tutto ciò che avveniva nel mondo. Li aveva fatti istruire apposta perché sapessero tutto. Il sapere era potenza.

Koala diede un'occhiata agli altri due, quindi allungò la mano per indicare con l'indice la fotografia della donna. «La regina Atossa del regno di Baharat» affermò. «Non è la sua isola di origine, è stato un matrimonio combinato sette anni fa. Credo che abbia partorito il suo primo maschio un mese fa.» Si rese conto che aver espresso dubbi, in quel “credo”, era stato un errore, ma spesso era noioso ricordarsi tutti quei gossip.

Dragon sembrò non farci caso, per cui Sabo proseguì: «lui invece è suo fratello, il re Serse di Persia, succeduto a suo padre quattro anni fa. Non si hanno notizie certe, ma pare che non scorra buon sangue tra i due».

«No, infatti» confermò Dragon, con un leggero cenno. «Ho avuto notizie da un informatore che Serse intende attaccare il regno della sorella. E non c'è alcun motivo, dato che Baharat è molto più povero rispetto a Persia.»

«So che i re sono spesso idioti» disse Koala, incrociando le braccia. «Ma ci dev'essere una ragione sotto.»

Dragon annuì soddisfatto. «È semplicemente una prova» spiegò. «Vuole mettere alla prova le sue armi e il suo esercito in una battaglia seria, per vedere come va. Se ha successo, non possiamo escludere che tenterà di attaccare altri stati.»

«E prende due piccioni con una fava, attaccando il regno della sorella che odia» concluse Sabo, chiudendo appena gli occhi. Era nei rivoluzionari da anni e aveva assistito e provocato parecchie guerre, ma continuava a non comprenderne il senso. «Come facciamo a fermarlo?»

«Dovete rubare questo.» Dragon allungò verso di loro un'altra fotografia: stavolta non raffigurava una persona, ma un diamante di colore blu a forma di stella.

«Sembra parecchio grande» commentò Koala.

«Oh, lo è.» Dragon non pensava fosse necessario spiegare altro, ma quando li vide che lo fissavano interrogativi, aggiunse: «Da punta a punta sono dieci centimetri». Hack tentò di riprodurre la dimensione con le mani e poi fischiò in ammirazione: faceva ancora più impressione che in fotografia.

«Un diamante può fermare una guerra?» si chiese Koala.

«Ovviamente no» rispose Dragon. «È solo il punto di partenza della vostra missione. Si chiama “Stella Blu” ed è uno dei tesori nazionali della Persia. Il padre di Atossa l'ha usato come dote quando ha fato la figlia in sposa all'estero e Serse non gliel'ha mai perdonato. Farebbe di tutto per riprenderselo, dato che la leggenda dice che porti buona sorte.»

Koala sbuffò: non credeva in queste sciocche superstizioni e ne aveva avuto abbastanza di ricchi che pensavano che ogni cosa valesse più di una vita umana. Sabo invece piegò la bocca in un sorriso: finalmente le cose iniziavano a farsi interessanti. «Quindi quel diamante è il nostro lasciapassare per entrare in Persia e rovinargli i piani di guerra.»

«Che io sappia, Serse è un vero dittatore che comanda con il pugno di ferro» aggiunse Hack. «Sono abbastanza sicuro che si possano trovare molte persone disposte ad insorgere.»

«Si tratta a conti fatti di una dittatura militare, in cui l'ordine è mantenuto da un esercito di fedelissimi a Serse e che possiedono armi avanzate» confermò Dragon. «Non c'è libertà di parole né di riunione e i dissidenti, anche per sospetti minimi, sono condannati a morte. Non è una bella situazione. La gente ha paura.»

«Se gli forniamo appoggio sono sicuro che ci daranno una mano» affermò Sabo. Certo, in molti avrebbero perso la vita, era il prezzo per la libertà che aveva imparato a pagare. Bisognava però rischiare e continuare a combattere per un modo migliore.

«So per certo che Serse sta facendo affari con qualcuno e si è procurato un arsenale di armi notevoli» disse Dragon, senza negare né appoggiare quello che aveva detto. «Se la popolazione potesse usufruire di queste armi, potrebbe combattere in parità con l'esercito.»

I tre annuirono: avevano capito cosa dovevano fare. Rubare il diamante e offrirlo a Serse in cambio del permesso di entrare in Persia, quindi trovare il deposito delle armi che stava accumulando e contemporaneamente far insorgere la popolazione locale, consegnando loro le armi. A questo punto Serse sarebbe stato deposto e probabilmente chiunque avrebbe preso il suo posto sarebbe stato alleato dei rivoluzionari.

«Puoi consigliarci qualcuno che potrebbe guidare la sommossa?» domandò Hack. Sarebbe stato più rapido, per loro, scatenarla se avessero saputo con chi parlare. Non era facile convincere la popolazione locale senza l'appoggio di qualcuno di loro.

«C'è un uomo che si chiama Etul» rispose Dragon, e Sabo non riuscì a trattenere un sorriso. Era incredibile come il loro capo conoscesse tutto di tutti. «Era sempre stato critico nei confronti del governo di Serse e per questo tutti i suoi figli sono stati uccisi, oltre alla confisca dei beni. Ora vive di elemosine.»

«Come hanno potuto!» esclamò Koala, senza quasi farci attenzione. Fra loro quattro, era la persona che aveva sofferto di più al mondo, che si era avvicinata a quella che si poteva chiamare effettivamente “pura malvagità”, dopo essere stata per anni schiava dei Draghi Celesti, eppure non riusciva a non rimanere orripilata ogni volta che sentiva storie di questo genere.

«Non ha più nulla per cui valga la pena vivere» proseguì Dragon, ignorando quello scoppio oltraggiato, per quanto potesse condividerlo. «Penso che sarebbe disposto a combattere e a morire e che conosca anche altrettante persone come lui.»

«Bene» annuì Sabo. Era sicuro che fossero state loro date abbastanza indicazioni, per cui si stava preparando a lasciare l'ufficio, ma poi notò che Dragon li stava ancora fissando e non era tornato ai suoi impegni; ciò significava che c'erano altre cose da sapere, per cui si fermò e tornò davanti alla scrivania.

«Serse si è arricchito, recentemente, grazie ad una nuova miniera d'oro che ha scoperto sulla sua isola» disse allora Dragon, come se il discorso non fosse mai stato interrotto. «Le miniere sono sorvegliate dal suo esercito, ma vi lavorano schiavi, per la maggior parte dissidenti o naufraghi che hanno avuto la sfortuna di approdare in quel regno.»

«La Persia non fa parte del Governo Mondiale?» Koala fece un risolino che però venne fuori come uno sbuffo esasperato. «Meno male che la schiavitù è vietata.»

«Ufficialmente, sono lavori coatti» spiegò Dragon, esibendo uno dei suoi rari sorrisi, per quanto fossero più spaventosi di quando aveva un'espressione seria. Tutti i presenti in quella stanza sapevano quanto fallose fossero le leggi del Governo Mondiale e quante volte avessero chiuso gli occhi di fronte a certe cose pur di ottenere dei vantaggi personali.

«Possono chiamarli come vogliono» ribatté Koala, anche se il suo nervosismo non era diretto verso di lui.

«Non so in che condizioni siano, ma anche loro potrebbero insorgere, costringendo l'esercito a dividersi su due fronti.» Di nuovo, Dragon finse di non notare i suoi scatti. La capiva, ma dovevano rimanere concentrati. «Potete vendere la “Stella Blu” in cambio di oro e avere così una scusa per entrare nella miniera.»

Sabo rimase a riflettere, chiudendo appena gli occhi. Conosceva i nobili meglio di qualunque altro, anche di Koala, perché aveva vissuto come uno di loro e, per quanto lo disgustasse, riusciva a capire la loro psicologia. «Siamo sicuri che Serse rispetterà gli accordi?» domandò. «Se pensa che la “Stella Blu” gli spetti di diritto, non sarà disposto a pagarla per riaverla, per quanto ricco sia.»

«Già.» Hack, in quanto uomo pesce, aveva una vaga conoscenza di certe persone, ma non ne vedeva mai le implicazioni totali finché Sabo non gliele faceva notare. «Soprattutto considerando che è uno che usa come schiavi dei naufraghi.»

Dragon stava di nuovo sorridendo, quella specie di ghigno che gli si formava sul viso quando era soddisfatto di qualcosa. Sabo non aveva mai capito se lo facesse di proposito a essere così spaventoso, oppure gli veniva naturale. Aveva comunque imparato ad apprezzarlo così com'era.

«Questo» mormorò lentamente, «è un rischio che dovrete correre.»

Non aveva parlato chiaro, ma per i tre fu perfettamente comprensibile: non credeva affatto che Serse avrebbe rispettato gli accordi, tutto il contrario. Se fosse stato così semplice non avrebbe mandato loro. Invece ciò significava che molte cose sarebbero potute andare storte, che avrebbero potuto affrontare numerosi problemi dai quali avrebbero dovuto uscirne non solo con la loro abilità ma anche con la pura forza bruta.

«C'è un'ultima cosa che dovete sapere.» Il ghigno scomparve com'era venuto e Dragon tornò a parlare di lavoro. «Mentre Serse è un regno sotto il Governo Mondiale, Baharat non lo è. Fa parte dell'Impero di uno dei quattro Imperatori Pirata.» Una piccola pausa, per fissare i suoi occhi neri penetranti su Sabo. «Si tratta di Barbabianca.»

Ebbero tutti e tre reazioni differenti, per quanto di accennata sorpresa. Gli occhi di Koala saettarono infatti immediatamente su Sabo, come attendendosi una sua reazione, mentre Hack aveva fatto una leggere esclamazione e poi aveva sorriso appena: come uomo pesce e amico di Jinbe, sapeva bene quanto Barbabianca avesse fatto per la loro razza.

Incredibilmente, Sabo aveva avuto la reazione più composta, a parte gli occhi che si erano spalancati in un attimo: poi aveva abbassato lo sguardo, per nascondere il sorriso che gli si stava formando sul volto. Ace era entrato nella Rotta Maggiore già da due anni, ma era la prima volta che poteva avere concretamente una possibilità di incontrarlo. Improvvisamente Serse e la sua crudeltà erano diventati obiettivi di poco conto.

«Ovviamente mi aspetto che siate professionali come al solito» disse Dragon, che non aveva scostato lo sguardo da lui nemmeno per un attimo.

«Ovviamente» confermò Sabo, ma non riusciva a togliersi quel sorriso dal viso nemmeno provandoci, era rimasto praticamente paralizzato.

«Serse attaccherà la sorella pur sapendo che è protetta da Barbabianca?» domandò Hack d'improvviso. Stava ancora pensando a ciò che era successo sull'Isola degli Uomini Pesce e si era reso conto che, da quando era diventata un provveditorato di Barbabianca, gli attacchi si erano fatti sempre più radi, perché raramente i pirati avevano il coraggio di mettersi contro un Imperatore.

«È arrogante, e questo potrebbe portarlo ad essere stupido» disse Dragon. «Il Nuovo Mondo è grande, di sicuro preparerà l'attacco quando Barbabianca e i suoi saranno troppo lontani per intervenire.»

Certo, era possibile che Barbabianca lo considerasse un affronto personale e tornasse per vendicarsi anche se era troppo tardi per salvare Baharat, ma allo stesso tempo attaccare la Persia avrebbe significato attaccare il Governo Mondiale direttamente e l'equilibrio fra queste potenze si basava proprio sul fatto che cercavano di non mettersi i bastoni fra le ruote a vicenda. Un loro intervento poteva non essere probabile. Per Dragon, Barbabianca restava comunque un pirata, per quanto onorevole, quindi avrebbe preferito intervenire di persona e assicurarsi la fedeltà di entrambi i regni.

«Potrebbe però essere un problema per voi» aggiunse Dragon. «Dopotutto, state andando a derubare la regina Atossa.»

L'angolo delle labbra di Sabo si piegò appena: no, non sarebbe stato per nulla un problema incontrare qualcuno della ciurma di Barbabianca; e non perché pensasse di essere in grado di batterli - be', in realtà un po' lo pensava - ma per un motivo solo che si chiamava Ace. Dragon gli scoccò un'occhiata che avrebbe incenerito chiunque ma non Sabo, che lo conosceva fin troppo bene.

«È tutto?» domandò.

«È tutto» confermò Dragon. «Il resto lo lascio a voi, come al solito.» Riprese le fotografie ed iniziò a sistemare tutti i fogli sparsi nella cartellina, senza più guardarli. Ciò era un chiaro segno che la discussione era terminata, quindi i tre lasciarono l'ufficio con un inchino senza aggiungere altro.

«Come procediamo?» domandò Hack. Nonostante sia lui sia Koala ritenessero Sabo decisamente troppo imprudente e spesso sentissero di non potercela fare con le sue pazzie, entrambi rispettavano la sua autorità e si affidavano ai suoi ordini durante le missioni.

«Abbiamo bisogno di più informazioni» disse Sabo. «Dobbiamo procurarci delle mappe di Persia e Baharat, capire dove viene conservata la “Stella Blu” per sapere qual è il momento ideale per rubarla, cose di questo genere.» Come Dragon, era convinto che il potere derivasse anche dalla conoscenza. Non aveva mai avuto problema a studiare cose che davvero lo interessavano, al contrario dei suoi genitori che lo ritenevano uno stupido.

La biblioteca di Baltigo era rifornita di moltissimi volumi e conservava tutti i giornali che uscivano, anche se si sapeva che non erano informazioni sicure, in quanto molti erano controllati direttamente dal Governo Mondiale. In ogni caso, per il gossip erano l'ideale e in un certo senso le storie riguardanti la "Stella Blu" si potevano classificare in quell'ottica. Il bibliotecario, il signor Tremotino, era di salute cagionevole e aveva una malattia alla pelle che gli conferiva un aspetto sinistro, ma aveva una memoria eidetica, per cui bastò chiedere a lui di Atossa e Serse e riuscì in un attimo a procurare loro ogni singolo giornale che possedeva un articolo che li riguardava.

Su Serse, ovviamente, gli articoli glissavano su tutte le stragi che aveva compiuto, limitandosi ad alcuni fatti di nessuna importanza. Si procurarono tuttavia una mappa della Persia, un'isola che era costruita da un'enorme vallata centrale in cui si trovava la capitale e alte montagne che lo circondavano e poi si gettavano direttamente nel mare del Nuovo Mondo. La miniera d'oro di trovava nelle viscere di una di queste, anche se la mappa non specificava quale. Per i prigionieri insorti sarebbe stato difficile raggiungere a piedi la capitale per unirsi alla guerra, ma ciò valeva anche per lo stesso esercito, che sarebbe stato separato in due parti da una catena montuosa. L'unica insenatura era quella del porto, ma era talmente stretta che un attacco sarebbe stato possibile solo se si fosse scatenata in precedenza l'insurrezione interna.

Anche su Atossa c'erano poche notizie, in quanto il suo regno non faceva parte del Governo Mondiale. C'era solo un giornale che si occupava di notizie provenienti da tutti i regni senza distinzioni, perché era gestito da pirati. Tramite questa rivista scoprirono che su Baharat si tenevano spesso delle festività per onorare tutto ciò che riguardava la famiglia reale. La prossima occasione solenne sarebbe stata la presentazione ufficiale del primo figlio maschio, che sarebbe stato presentato ai nobili locali per la prima volta. In queste occasioni Atossa era solita portare la “Stella Blu” alla cintura.

«Credi che sia una buona idea?» domandò Koala, una volta che Sabo gli ebbe spiegato il suo piano, semplice sulla carta ma molto meno se si parlava di metterlo in opera. «Stiamo parlando di rubare alla regina davanti a tutti, dentro il suo palazzo.»

«Sì, mi pare un azzardo.» Sabo ignorò l'occhiataccia che lei gli scoccò, perché sapeva bene che la sua voce suonava decisamente più eccitata di quanto volesse essere. «Ma che alternative abbiamo? Non siamo scassinatori professionisti, non possiamo perdere tempo cercando di elaborare un piano più complicato per penetrare nel palazzo e aprire la cassaforte mentre tutti dormono. Con la confusione della festa sarà più semplice entrare passando inosservati.»

Koala continuò a guardarlo poco convinta. «E immagino che questo non abbia nulla a che fare con il fatto che a queste feste sono sempre presenti dei Comandanti di Barbabianca come rappresentanza, vero?»

«Ammetto che questo potrebbe rendere le cose un po' più difficili.» Di nuovo, il sorriso che aveva sul viso pareva indicare tutto il contrario delle parole che uscivano dalla sua bocca. «Ma di quello non ve ne dovete preoccupare, me ne occuperò io.»

Hack scosse la testa. Anche se non sapeva esattamente cosa intendeva, di una cosa era certo: portava guai. «Sabo...» iniziò, senza nemmeno troppa convinzione. Certe ramanzine non sortivano mai l'effetto che sperava.

«Non starti a preoccupare!» Sabo gli batté la mano su un braccio. «So che la missione viene prima di tutto. Dico solo che se non riuscissimo a toglierci di mezzo i pirati di Barbabianca, potrò lasciare la cosa momentaneamente nelle vostre mani mentre me ne occupo io.»

«E come intendi occupartene?» domandò Koala, incrociando le braccia e aspettando una soluzione che in fondo già sapeva.

«Parlerò ad Ace e gli chiederò di convincere Barbabianca ad aspettare.» I suoi occhi brillavano ed era chiaro che sperava, sperava con tutto se stesso che fosse lui uno dei Comandanti invitati. O comunque di avere qualche possibilità di entrare in contatto con lui. «In ogni caso, ci saremo già assicurati il diamante e voi andrete comunque avanti con la missione.»

«Mi sta bene, ma come puoi essere sicuro che Ace ti creda o che appoggerà il tuo piano?»

«È mio fratello.» Sabo la fissò in maniera strana: trovava oltraggioso che avesse messo in dubbio una cosa del genere. Sì, non si vedevano da quasi dieci anni. Sì, non si parlavano da quasi dieci anni. Ma mai, nemmeno per una volta, Sabo aveva smesso di pensare a loro. Nella sua mente lo scenario in cui Ace non si fidasse di lui o che non fosse disposto ad aiutarlo non esisteva.

Hack e Koala si guardarono fra di loro, poi annuirono: si fidavano entrambi abbastanza per sapere che Sabo non avrebbe messo in pericolo la loro missione per un capriccio personale, avrebbe semplicemente cercato di ottenere qualche soddisfazione. Lei, in realtà, aveva qualche dubbio su Ace, ma il modo con cui Sabo ne parlava continuamente doveva dargli l'idea del rapporto che correva fra loro e non le restava altro che sperare che Ace la pensasse come lui.

«Bene» commentò Sabo, soddisfatto per essere riuscito a convincerli a proseguire con il suo piano. Non che fosse una cosa rara, alla fine lo seguivano sempre e comunque a prescindere da quanto fosse pericolosa il piano che aveva in mente. «Hack, vorrei che tu andassi a nuoto fino a Baharat per fare una prima ricognizione» gli disse. «Abbiamo una mappa, ma non sappiamo esattamente com'è fatto il palazzo e quindi non possiamo escogitare un modo per entrare il più inosservati possibili. Io e Koala ti raggiungeremo con la nave, ma almeno avremo già informazioni quando arriveremo.»

«D'accordo.» Non era una novità, il suo essere un uomo pesce veniva sempre utilizzato da questo punto di vista e lui era più disposto a mettere a disposizione le sue capacità, dato che come forza e capacità era nettamente inferiore a loro.

«Noi invece partiremo fra un paio di giorni, il tempo di verificare e preparare tutte le cose che potrebbero esserci utili in missione» disse a Koala e lei annuì.

Era eccitato, fin troppo, considerando quello che stavano andando a fare e il re che dovevano affrontare, ma non poteva farci nulla, dato che si trattava di suo fratello. Non lo vedeva da anni, anche se aveva seguito le sue imprese sui giornali, e gli era pesato sapere che il suo ruolo come rivoluzionario gli impediva di andare a cercarlo liberamente. Adesso aveva l'occasione di incontrarlo, anche solo per un attimo: essere eccitato era il minimo.

***

Akemichan parla senza coerenza:
Questa storia parte da un'one-shot, la mia vecchia "passaggio per l'inferno". Era prevista da sola, poi ho avuto l'idea per un'altra storia e ho deciso di utilizzarla, anche per ampliare la storia di Serse e di quello che aveva portato a quella scena e di quello che poi succederà dopo. E trattare anche - guarda caso XD - l'argomento dell'incontro fra Sabo e Ace. ATTENZIONE: il capitolo successivo NON va letto (a meno che non l'abbiate già fatto, ovviamente). E' un'anticipazione di quello che succederà dopo XD. Ho dovuto lasciarlo per non perdere le recensioni carinissime che mi sono già state fatte :)
Poiché è stata scritta ben prima del capitolo su Sabo, qui lui ricorda tutto, ovviamente. E dato che a me quel capitolo è pure piaciuto poco, son ben felice di fregarmene per scrivere questa storia. Il titolo, per chi non l'avesse colto, è un ovvio richiamo al noto passo dantesco (in una maniera molto più positiva, però!) XD
Spero che vi piaccia! Buona lettura :)Come al solito, mi trovate su twitter, su tumblr, su facebook, sul mio blog e su ask.

   
 
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