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Autore: Laquartaopzione    28/02/2015    4 recensioni
So che ci son troppe frasi che non ti ho detto, troppi baci che non ti ho dato e troppe lettere che non ti ho mai inviato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ti ricordi il ventitre agosto? Il sole era alto in cielo e la sabbia bruciava come non mai.
Nel corso di una settimana ci saremmo dovuti separare, e io non riuscivo ad essere felice, nemmeno quando ti avevo accanto.
Sentivo un vuoto nel cuore, che continuava ad allargarsi ogni volta che sorridevi con quelle labbra che mi ricordavano i miei sogni proibiti.
E io continuavo a pensare che l’inverno sarebbe arrivato presto, nel mio cuore che ormai si stava iniziando a ghiacciare, nonostante il calore che tu emanavi.
E tu continuavi a parlare di quelle fottute tradizioni giapponesi che ti piacevano da morire, e io continuavo a pensare che di quelle tradizioni non ne avrei più sentito parlare dopo quella settimana. La tradizione del filo rosso, me la ricordo ancora a distanza di due anni.
“Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella.”
E forse non servono cento lettere per dirti che ti amo, non servono cento lettere in cui non riceverò mai una risposta, non servono cento lettere che mai ti invierò.
Forse dal principio ne sarebbe bastata una. E tu avevi ragione quando dicevi che mi complico troppo la vita, ma ho ragione anch’io quando dico che son fatta così. Sono un pacchetto completo, se mi prendi ottieni tutto, con tanto di complicazioni.
Perché se non fossi stata così sarebbe bastata una lettera, in cui ti dicevo che son stata felice con te, come una protagonista di un film che finisce bene, uno di quelli in cui non c’è la distanza, i pianti e la cogliona che finisce a scrivere lettere che mai invierà.
Perché se fosse stata una sola lettera ti avrei scritto che come tu mi hai dato la felicità me l’hai anche tolta, esattamente un anno dopo.
L’anno dopo la tradizione del filo rosso, l’anno dopo con un’altra ragazza sulla spiaggia, l’anno dopo con me che avevo capito che ormai il cuore si era ghiacciato, e non saresti bastato nemmeno tu a scioglierlo.
L’anno dopo. L’anno in cui ti visi, senza di me, sulla spiaggia. Ed eri così felice, con quella ragazza che aveva gli occhi scuri come i miei e i capelli più corti. Ed eri così felice, senza di me.
Io continuavo a pensare che se ci doveva essere un brutto scherzo del destino, quello sarebbe stato perfetto. E affianco a me c’era quel ragazzo che si era fatto rompere il naso da te pur di provare a baciarmi, affianco a me c’era quel ragazzo che ti faceva gelosia. Affianco a me non c’eri tu, ma i tuoi sguardi gelosi c’erano ancora.
E mi chiesi come fossimo riusciti a diventare così dopo solo un anno, cosi distanti, nonostante avessimo scoperto da poco quanto schifo facesse la distanza.
E io continuavo a guardare verso di te, che eri cosi vicino ma anche cosi lontano, e tu continuavi a stringere la mano della ragazza che ti eri portato sulla spiaggia.
Riesco a sentire ancora -nonostante un anno- il peso di tutte le domande che non ti ho fatto, un peso che non mi fa quasi più vivere.
Anche lei quella sera aveva scoperto la leggenda del filo rosso?
Anche lei sentiva quella sensazione di tristezza perché saresti partito? Oppure lei sarebbe venuta insieme a te?
Perché io sarei venuta in cima al mondo per te, ma forse è troppo tardi per dirlo.
Perché la mia vita è un continuo ritardo, dal ciclo ai sogni che vorrei realizzare.
Perché se potessi tornare indietro sarei venuta con te in cima al mondo.
Nonostante ti avessi conosciuto solo per tre mesi, nonostante la canzone dei Radiohead non risuonava più nella mia testa e nonostante avessi dovuto sentire la tua passione per le tradizioni Giapponesi tutti i giorni. A me sarebbe bastato il tuo amore, con quello sarei vissuta benissimo, perché con il tuo amore non ci sarebbero state troppe domande, perché con il tuo amore non ne avrei scritta nemmeno una di lettera.
A volte basta così poco, non pensi? Come il tuo sorriso, le tue fossette e le tradizioni giapponesi.
Perchè a volte basta la distanza, a far smettere di suonare quella canzone dei Radiohead nella mia testa.
Questa lettera sarebbe bastata, se non fossi stata complicata.
Il tuo amore sarebbe bastato, per non farmela scrivere, ma probabilmente, a distanza di due anni, il tuo amore l’avrai dato a qualcun’altra, una di quelle che adesso non starà scrivendo cento lettere che nemmeno ti invierà. Una di quelle che si vedono nei film che finiscono bene.
Una di quelle che non sono io.
E avevi ragione tu quando dicevi che sono complicata, ma forse così complicata non lo sono, perché al posto di cento lettere ne ho scritte solo tre.
Così complicata non lo sarei stata con le tue mani sui miei fianchi.
Ma  ritornando alla domanda iniziale; ti ricordi il ventitré agosto?
Esattamente due anni fa, quel giorno in cui mi raccontasti della leggenda del filo rosso.
Te la ricordi ancora quella leggenda?
Io si, e fin da quel giorno, da due anni ormai, mi pongo la stessa domanda:
Quando raccontavi di quella leggenda, non sentivi il filo che avevi legato al mignolo della mano sinistra che continuava a tirarti verso di me?
Perché io si.
Ma forse la leggenda è solo una leggenda.
Perché quel filo dopo quel ventitré agosto, si è spezzato.



*Spazio Autrice*
Ringrazio tutte le persone che  hanno messo la storia nelle preferite, quelle che l’hanno recensita e quelle che la recensiranno. Ringrazio anche le persone che l’hanno seguita in segreto.
Ho deciso di farla finire cosi, questa raccolta che forse un senso non ha, perché un bel finale da “felici e contenti” non sarebbe stato da me. Non in questa storia che non è nemmeno una storia.
Quindi grazie mille ancora per aver letto queste tre lettere che stavano mangiando il mio essere.
Alla prossima storia, spero, bacioni :)
   
 
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