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Autore: Lumos and Nox    01/03/2015    16 recensioni
Grimilde sapeva di essere bella e credeva che questo la rendesse un po'... un po' speciale, superiore a tutti gli altri- e quindi, se era superiore, nessuno le avrebbe mai, mai fatto del male.
Tutti erano troppo intimoriti dalla sua bellezza disarmante per farlo. E così viveva libera e non si guardava troppo allo specchio (sapeva già di essere bella) e sorrideva spesso, dipingeva e tesseva lunghi arazzi alla luce soffusa delle finestre e passeggiava spesso per i giardini, ma anche per i campi.
Era... era durante una di quelle passeggiate che era successo. Che tutto si era... rotto
.
Dedicato a tutte le donne. Per non rinchiudere nel silenzio il dolore delle violenze.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Senza un Lieto Fine'
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Ciò che c'era stato



Fin da quando Grimilde aveva memoria, le persone attorno a lei, di qualsiasi genere, si erano sempre divise in due nette categorie. C'erano quelli che la odiavano, che la invidiavano, che non sopportavano il suo bel visino, che sussurravano ai muri di una ragazzina arrogante e illegittima.
E poi c'erano quelli che la amavano, che la lodavano e che passavano ogni minuto a farle dei complimenti, e che bella ragazzina, che begli occhi, che bel visino, che bei capelli. Lo dicevano da subito quel tipo di persone, da appena la vedevano, senza nemmeno che lei aprisse bocca o facesse qualcosa.
Lo dicevano subito, che era bella, bella davvero, bellissima. La più bella del reame.
Grimilde sapeva di esserlo. Sapeva di avere dei magnetici occhi verdi e labbra carnose e seno di belle speranze e lunghi capelli castani che terminavano sempre in un ricetto a mo' di ciondolo.
Grimilde sapeva di essere bella e credeva che questo la rendesse un po'... un po' speciale, superiore a tutti gli altri- e quindi, se era superiore, nessuno le avrebbe mai, mai fatto del male.
Tutti erano troppo intimoriti dalla sua bellezza disarmante per farlo. E così viveva libera e non si guardava troppo allo specchio (sapeva già di essere bella) e sorrideva spesso, dipingeva e tesseva lunghi arazzi alla luce soffusa delle finestre e passeggiava spesso per i giardini, ma anche per i campi.
Era... era durante una di quelle passeggiate che era successo. Che tutto si era... rotto.
C'erano i raggi del sole caldi, quella mattina, sfioravano i prati in una dolce carezza- il ricordo le si era pian piano impresso a fuoco ovunque, come una sottopelle. C'era il profumo della lavanda, quella mattina, che si spargeva un po' ovunque, solleticandole il naso. C'era il cinguettare degli uccellini, allegro, che le faceva compagnia.
C'erano... c'erano stati i raggi del sole caldi, quella mattina, il profumo fresco della lavanda, il cinguettare degli uccellini e c'era... all'improvviso c'era...
C'era qualcuno che la afferrava da dietro, che la gettava a terra e si buttava quasi sopra di lei e le metteva le mani sotto la gonna-e Grimilde non capiva, non capiva, la sua testa colpiva dolorosamente la terra, ma non capiva, lei era bella, non poteva nessuno farle del male, ma...
C'erano stati i raggi del sole caldi, quella mattina, il profumo fresco della lavanda e il cinguettare degli uccellini.
C'erano stati schizzi del suo sangue per terra, quella mattina, c'era stata lei, per terra, tra il sangue e rimasugli di sperma, senza riuscire ad alzarsi. C'era stato il dolore, il puro dolore, quella mattina.
C'era stato l'anello ereditato da sua madre, vecchio di generazioni, stappato dalle sue dita, insieme a un gorgoglio rauco, la più bella del reame, che non era stato più un complimento, era stato... una pugnalata, una condanna.
C'erano stati pianti e urla e grida che nessuno aveva sentito, quella mattina, e c'era stato il dolore, tra i raggi caldi, la lavanda e il cinguettare, tanto dolore, un qualcosa che aveva lacerato ogni... ogni tutto dentro di lei.
Ma c'erano stati i raggi del sole caldi, quella mattina, c'era stato il profumo fresco della lavanda e il cinguettio allegro degli uccellini...
C'era stato suo padre, il Conte Padre, che le aveva sgridata, aveva urlato e le aveva tirato un forte schiaffo sulla guancia non appena, quel pomeriggio, era entrato nella camera dove l'avevano distesa. Aveva urlato e gridato.
Perché la colpa di tutto, aveva detto, era solo sua, sua, di Grimilde, che era andata in giro da sola e che aveva indossato dei vestiti inadatti e che... che aveva sbagliato tutto. Era stata solo sua, aveva detto, la colpa.
E ora non sarebbe più andata in sposa a nessuno: perché nessuno, nessuno voleva sposare, condurre al talamo, una ragazza non vergine- poco importava se lo sposo lo fosse o meno.
C'erano... c'erano stati ancora diverse volte i raggi del sole caldi, il profumo fresco della lavanda e il cinguettare allegro degli uccelli, ma Grimilde li aveva osservati solo da lontano, da una finestrella del castello, senza mai uscire, con sempre più fastidio. Le faceva male camminare- ma tutto sommato, tutto le faceva male. E poco importava se lei fosse la più bella del reame. Non le era servito a nulla, anzi, era stata quella la sua pugnalata.
Aveva riniziato a camminare, a fatica, zoppicando un poco. C'erano stati altri raggi del sole caldi, altro profumo fresco della lavanda e altro cinguettare allegro degli uccelli, ma lei faceva sempre più fatica a sopportarli e non dipingeva né ricamava più, non più. E, nello stesso periodo in cui il Conte Padre aveva cominciato a far girare la voce che lei fosse stata colpita da una forte febbre, lei aveva iniziato ad uscire di notte, perché... perché il sole portava cattivi ricordi. Così usciva di notte, non più di giorno, solo di notte, e non più nei prati, ma solo in piccoli boschi poco frequentati e senza uccellini o lavanda.
Era stato proprio in uno di quei boschi, il sabba, e lei ci si era ritrovata in mezzo. Ma era proprio lì, tra quelle strane donne- o forse streghe, che si era sentita di nuovo libera, che aveva sorriso, un sorriso ben diverso da prima... dai suoi antichi.
Era andata ad altri sabba, Grimilde, aveva letto e studiato, da libri giganteschi e proibiti, formule e rituali e incantesimi. Aveva imparato con quelle strane donne, con quelle streghe, quanto fosse in realtà potente la sua bellezza, che non la rendeva facile preda, ma... ma arma per ferire altre prede. E quindi... e quindi non era orgoglio e non era nemmeno colpa. Era la più bella del reame ed era quella la sua arma più potente.
C'erano stati altri raggi del sole caldi, forse, altro profumo fresco della lavanda e altro cinguettare allegro degli uccelli, ma lei non ci aveva fatto più caso, infervorata nella magia. Camminava sul serio, ora, aveva rinchiuso il dolore e parte del ricordo in una botola dentro il cuore ed era scesa pian piano, giorno dopo giorno, sempre più giù, nelle segrete più profonde del castello. Non c'erano stati per tutto l'inverno i raggi del sole caldi, il profumo fresco della lavanda e il cinguettare allegro degli uccelli.
In compenso, c'era stato sempre disprezzo, negli occhi del Conte Padre, che pur non sapeva nulla. Il Conte Padre... la disprezzava, il Conte Padre, la disprezzava lo stesso, per quella sua colpa che gli aveva impedito di usarla a vantaggio della loro famiglia per un matrimonio con un altro nobile, e non serviva a niente, per lui, che fosse la più bella del reame. E un giorno le aveva sputato in faccia, il Conte Padre, che di lì a poco sarebbe andata in un convento e avrebbe preso i voti, perché una figlia non vergine e non sposata in casa era un disonore senza pari.
C'erano stati i raggi del sole caldi, il profumo fresco della lavanda, la prima della stagione, e il cinguettare allegro degli uccelli, quel giorno, e Grimilde non aveva detto nulla, no, aveva solo sorriso in quel suo nuovo modo. E quella notte era scivolata nella camera del Conte Padre e gli aveva spruzzato addosso un filtro di lavanda imparato dagli antichi rituali celtici e così aveva fatto altre volte, una piccola spruzzata ogni notte.
Il Conte Padre era morto dopo una settimana e nella sua camera alleggiava ancora il profumo fresco della lavanda. Lo avevano seppellito e lei non aveva né pianto né sorriso, aveva solo guardato, imparziale, aveva solo guardato, la più bella del reame. Con il Conte Padre era morto anche il suo disprezzo- non l'avrebbe mai più guardata così, mai più- e il suo ritiro in convento e non le avrebbe più detto nulla o accusata.
Era lei, ora, la vera Contessa, e aveva ricevuto tantissime visite per condoglianze- e complimenti perché era la più bella del reame- da conti, duchi, baroni e cavalieri e nobili, ed era venuto perfino il Re.
E Grimilde aveva ricevuto le sue condoglianze e... e si era bloccata a guardarlo.
C'era stato il suo anello, quello ereditato da sua madre, vecchio di generazioni, tra le dita del re.
C'erano state le sue chiacchiere, i suoi discorsi e... e c'era stato il suo anello, il suo, l'anello di Grimilde, tra le sue dita.
C'erano stati i ricordi di Grimilde, riemersi a galla da quella botola del suo cuore, c'era stato un odio profondo, più nero della notte, scaturito da lì, da quella botola- forse il suo cuore ormai era solo vecchio e rotto, una mela marcia. E c'era stata una proposta di matrimonio, giorni dopo, da parte del Re, che non l'aveva riconosciuta, e voleva sposare lei, la più bella del reame.
Aveva detto di si, Grimilde- cos'altro avrebbe potuto fare?- e aveva sentito... aveva sentito come di nuovo i raggi del sole caldi, il profumo fresco della lavanda, la prima della stagione, e il cinguettare allegro degli uccellini mentre pronunciava quella sua condanna.
Ma non si era fatta sopraffare, Grimilde, no. Era la più bella del reame, dopotutto.
E aveva confuso il Re con la sua magia ma soprattutto con la sua bellezza e aveva... e aveva scoperto che era una brava persona, brava davvero, quella che, quella mattina di un anno prima, la aveva ricoperta di sangue e rimasugli di sperma.
Era una brava persona, il Re, una brava persona che la aveva lacerato la vita.
C'erano stati i raggi del sole caldi, il profumo fresco della lavanda, la prima della stagione, e il cinguettare allegro degli uccellini il giorno delle loro nozze. Grimilde era stata ancora più bella del solito e aveva messo in piedi il suo miglior sorriso, cosa non facile nel modo in cui la avevano agghindata. Le avevano colorato le guance e le labbra di rosso, i capelli erano stati raccolti e intrecciati con dei fiori che le ricordavano la lavanda e non... non erano più sciolti come piacevano a lei. E le avevano fatto indossare un lungo vestito che metteva in risalto il suo seno ormai prosperoso.
Era diventata regina, quel giorno. la più bella del reame ora era regina.
I primi mesi di nozze erano passati velocemente e il re le sorrideva e le raccontava spesso della sua prima moglie, Liliana, e la faceva chiacchierare con la sua bambina, Biancaneve, e le diceva ogni volta, tantissime volte che... che era fortunato ad aver sposato la... la più bella del reame.
Grimilde sorrideva, sorrideva in modo dolce, ma dentro di sé lo odiava, lo odiava in modo viscerale, in quel modo che fa ribollire il sangue. E desiderava soltanto tenere tra le mani il suo cuore pulsante.
Aveva deciso abbastanza presto di passare all'azione. E non era stato troppo difficile ucciderlo. Una sera, si era spalmata addosso quello stesso veleno di lavanda, quello che aveva usato con suo padre, quello che le dava la nausea, che la tormentava ogni notte da... da quel giorno d'estate. Se l'era spalmato addosso una sera, e aveva lasciato che il re la toccasse e la baciasse... e ogni bacio, ogni tocco era solo un passo in più verso la morte.
Non era arrivato nemmeno alle luci dell'alba. E aveva ghignato Grimilde, aveva ghignato la più bella del reame e aveva preso il suo anello da quelle luride mani. E l'aveva fatto con soddisfazione, si, l'aveva strappato da quelle mani che mai più si sarebbero mosse, che... che mai più avrebbero affettato e gettato a terra nessuno. Non si sarebbero più mosse, mai più.
E aveva ridacchiato, Grimilde. C'era stata la sua risata nel silenzio della camera, la sua risata, del tutto giustificata, che però aveva nascosto una lacrima strana, incastrata tra le ciglia e l'occhio.
C'erano stati anche i suoi lunghi capelli castani- che terminavano sempre in un ricetto a mo' di ciondolo- nell'incantesimo. C'erano stati, li aveva usati per rendere il tutto più potente, sotto consiglio di quell'anima maledetta che aveva intrappolato nel suo specchio.
Erano stati per terra, nel suo laboratorio, e... e quando li aveva visti a terra, dopo essersi tagliati, aveva avuto paura, Grimilde, tanta. Avevano evocato troppe sensazioni di una vita di un anno prima- e gli altri nella corte avrebbero sospettato a vederla senza capelli e... e li aveva nascosti sotto un velo, quelli rimasti.
C'era stato quel velo sulla sua testa, il giorno del funerale del re, e non c'erano stati, no, non c'erano stati i raggi del sole caldi, quella mattina, il profumo fresco della lavanda, il cinguettare degli uccellini. C'erano state solo nuvole biancastre a coprire il cielo, e un poco di vento che si perdeva nelle lacrime e nei lamenti in onore della la bestia che le aveva distrutto la vita.
Quello stesso giorno si era seduta sul trono, Grimilde, sul trono che ora era solo suo. Era diventata veramente regina, Grimilde, la più bella del reame. Era la regina ora, a tutti gli effetti, anche più di quando aveva sposato... aveva sposato quel... mostro. Il potere era solo suo, ora, e solo a lei spettava a decidere.
Forse si sospettava qualcosa a corte, ma il popolo e i nobili non l'avrebbero spodestata o cacciata. Aveva usato bene la sua bellezza, Grimilde, la sua arma migliore e più devastante, e tutti, tutti, ora l'amavano. Era la più bella del reame e tutti ora la temevano e la rispettavano come tale.
Era col lento e inesorabile passare del tempo che era diventata un'ossessione, per Grimilde, chiedere sempre allo specchio chi fosse la più bella del reame. Sapeva già la risposta, era lei, e solo lei, la più bella del reame. Ma lo chiedeva lo stesso, lo chiedeva la mattina e alla sera, ogni giorno. Perché se qualcuna fosse stata più bella di lei, se qualcuna fosse stata più bella della più bella del reame, avrebbe perso tutto, tutto il suo potere. E l'avrebbero cacciata, forse, e avrebbero messo quella più bella di lei sul trono e Grimilde... Grimilde non avrebbe più avuto alcun potere e... e nessun potere voleva dire solo pericolo per lei. La magia a volte non era sufficiente.
Ci aveva messo un poco a tranquillizzarsi la nuova regina. Ma alla fine si era convinta che nessuno l'avrebbe superata se avesse usato quella magia- che lì si che era sufficiente- per far durare nel tempo la sua bellezza. Così sarebbe stata per sempre, fino a quando lo avrebbe voluto, la più bella del reame.
Si era tranquillizzata, Grimilde, aveva trasferito la corte in un altro castello, lontano da luoghi con troppi ricordi, aveva migliorato la guardia reale per la propria sicurezza e per quella delle altre donne, e aveva... aveva fatto tante cose, Grimilde. Aveva fatto fare la serva a quella bambina del re, a quella Biancaneve, perché... perché non la sopportava. Perché dopo tutto ciò che era successo... era meglio che stesse tra vestiti vecchi e pavimenti da lavare. C'erano... c'erano troppi ricordi e paure al vederla.
E poi... e poi c'era stata una mattina di primavera, al castello, una mattina che lei non avrebbe mai scordato. Una mattina in cui lo specchio, che Grimilde consultava comunque sempre, le aveva detto un altro nome.
Un altro nome. Le aveva detto che c'era una nuova più bella del reame, che non lo era più lei, no, non più lei, ma che era... che era Biancaneve.
Biancaneve.
C'era... c'era stato troppo di rotto per Grimilde, quella mattina. Non... non poteva non essere più lei la più bella del reame. Non poteva.
Perché... perché lei sul trono, lei più bella era come rivedere il re, il re con il suo sorriso e le sue parole, e sono fortunato ad aver sposato la più bella del reame e volete sposarmi? e... e la più bella del reame.
No.
No, Biancaneve, la figlia di quel re, non poteva... non poteva portarle via ancora tutto.
C'era stato un nuovo odio, per lei, molto più forte e potente, molto più determinato di molti altri che aveva provato.
E ci aveva provato a farla uccidere, Grimilde, aveva davvero desiderato avere il suo cuore tra le mani come prova che lei non esisteva, non più, il frutto del re era tornato con suo padre.
Aveva dato la sua bellezza, Grimilde, per vederla morire, per avere la certezza che se ne sarebbe andata con un morso di una mela. Aveva sacrificato ciò che per lei era tutto, Grimilde, soltanto per vederla... per vederla cadere a terra, senza aver paura che si sarebbe più alzata, morta.
C'era... c'era stata la sua, di caduta, invece. Perché i nani, perché gli amici di Biancaneve e del re, l'avevano spinta giù, l'avevano fatta cadere da un dirupo. Era quasi morta, Grimilde, aveva sentito gran parte delle ossa rompersi e... e il suo sangue che sgorgava ancora e ancora sulla terra. Era riuscita ad alzarsi per puro miracolo, ripetendosi che lei era la più bella del reame con quella sua nuova voce sgraffiante e aveva provato a chiedere aiuto, una sola volta, ma poi aveva subito cambiato idea, perché di certo nessuno, nessuno avrebbe voluto... avrebbe voluto aiutare una vecchia così brutta e... così era rimasta da sola nel bosco e...
Ci aveva messo mesi a guarire, Grimilde. Aveva consumato quasi tutta la sua magia per salvarsi e così ne aveva avuta veramente poca per ritornare al suo aspetto naturale, per ritornare ad essere la più bella del reame. Aveva consumato talmente tanto il suo corpo, che di notte tornava ad essere quella orribile vecchia, e tornava il sangue e ancora più dolore, sempre più dolore. Ma a Grimilde non importava, perché di giorno, di giorno, con i raggi del sole caldi, il profumo fresco di lavanda e il cinguettare degli uccellini, di giorno, c'era ancora la più bella, in lei. Perché Biancaneve era morta. Perché era lei, Grrimilde, lei era la più bella del reame.
E c'era stato una giorno che era ritornata al castello, Grimilde.
E... nessuno l'aveva cercata o aspettata o accolta, perché... perché Biancaneve non era morta.
Perché Biancaneve era... era la regina, già da tempo ormai, ed era... era... la più bella del reame.
E di Grimilde, bè... a nessuno importava più. Perché non c'erano... non c'erano ricordi, legati a lei, non c'era nessuno che si ricordasse di lei, della sua bellezza, del suo regno, di... di lei che era- che è- la più bella del reame.
Era... era come impazzita, Grimilde.
C'era stata la follia, nei suoi occhi, c'erano state corpi di guardie riverse a terra, c'era stata una prigione per lei.
C'erano stati anni, in quella prigione, a rodersi al pensiero che ci fosse una nuova regina, che ci fosse una nuova più bella del reame al suo posto, una regina più bella di lei che non sarebbe mai stata dimenticata, che non avrebbe mai sofferto, che mai nessuno avrebbe ricoperto di sangue e sperma in una giornata d'estate.
C'era stata felicità, di quelle nascoste dall'indifferenza, quando l'avevano sbattuta nel Black Realm. C'era stata davvero la felicità, perché, in quel reame, Grimilde era la più bella, solo lei, solo lei.
E presto sarebbe stata la più bella dei due reami, perché presto avrebbero vinto sui Buoni, e tutti avrebbero ricordato il suo nome, e avrebbe ucciso Biancaneve e il ricordo di suo padre, li avrebbe uccisi con il sapore di lavanda e del loro sangue in bocca.
E allora si, che tutti loro, tutti i Buoni, si sarebbero ricordati della loro vera regina. Allora si che ci sarebbe stata di nuovo la più bella.



N.d.A.
Ciao a tutti.
Questa storia non appartiene al nostro solito ciclo di rivalutazione dei Malvagi, non solo, almeno. Questa storia si propone, nella sua modestia, di dire basta. Di dire basta alle continue violenze che certi... animali attuano sulle donne. Il corpo delle donne è sacro, è fonte di vita. E questa oneshot, pubblicata in un giorno qualunque (perché ogni giorno è un giorno di lotta per i nostri diritti), vuole solo ricordarlo.
Tutto qui.
Non siate come Grimilde. Non vivete nella superficialità e nel dolore. Parlate di ciò che avete subito, denunciatelo.
Dedico questa storia a tutte le donne, indiscriminatamente, tutte.
E spero che vi sia piaciuta e che vi abbia regalato qualcosa, è stata complessa da sviluppare.
Mi scuso per non aver ancora risposto alle precedenti recensioni e ringrazio, come sempre, chiunque leggerà.
Baci
Nox

  
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