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Autore: Fabbricante Di Sogni    01/03/2015    0 recensioni
•| Fanfic|Oneshot|Aurora|Ballo|Personaggio sorpresa|OCC(non si sa mai)|•
“Sapeva che fissare il sole a lungo poteva dare anche la cecità, non gli importava, sarebbe volentieri diventato cieco a osservare uno spettacolo che lo consumasse. Ammirava il cielo e le volte celesti, e cercava in ogni momento di carpirne i segreti, loro parevano immobili, e pure erano in continua evoluzione…”
Piccola storiella su un personaggio che personalmente amo molto, non è ambientata in un periodo preciso della storia, contiene ragionamenti lievemente drammatici e realisti. Spero sia gradita.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aurora

Ho perso il sonno; dentro sono un'altro, ma fuori è solo un'altro giorno.


Le sei o poco più tardi della mattina.
Sul tetto dell’orfanotrofio si poteva quasi scorgere il sole sorgere lentamente e tingere le scure tonalità del cielo di un rosso vermiglio.
Il ragazzo era ancora seduto sopra il muro con le gambe a penzoloni nel vuoto, le braccia appoggiate sulle ginocchia e la schiena lievemente sporta in avanti. Fissava l’orizzonte come si guarda un quadro di un’artista dietro una teca di vetro: come se fosse un limite lontano e completamente diverso e distante da lui.
Di fatto lui non possedeva quel tipo di bellezza che luccicava, la sua bellezza stava – se così si può dire – nell’esplodere delle sue passioni e nella determinazione che aveva nel rincorrere e portare pegno ai suoi sogni. Non che ne avesse tanti, anzi, a dire il vero non sognava più da molto tempo a quella parte.
Come biasimarlo, difficile trovare costanza nel credere in se stessi quando nessun altro è disposto a farlo. Quando però gli tornava, un briciolo di quella capacita di sognare o un desiderio si faceva largo nella sua testa – per quale motivo si voglia – allora era deciso, una cometa che rischiara la luce della notte, una pantera che si butta sulla sua preda.
Ma erano talmente rare quelle manifestazioni di umanità che si potevano quasi dire più che uniche.
E ora stava su un muretto che fungeva da ringhiera tra il tetto piatto dell’edificio con le gambe fasciate all'interno di un paio di jeans larghi a cadere nel vuoto. il cappuccio della felpa verde chiaro
 – esageratamente più larga della sua misura e consumata dal tempo – gli sfiorava la fronte e lo proteggeva quasi la marea di pensieri che gli affollava la testa, infagottata dalle multeplici ciocche celesti, dal mondo esterno. 
Era proibito andare la sopra, il ragazzo aveva anche il dubbio che una volta qualcuno ci si fosse buttato pure giù da lì, tanto da andare a decidere la regola, non che gli importasse più di tanto. Era del parere che se una persona voleva porre fine alla sua vita di certo non era un divieto a fermarla.
Faceva un discreto freddo, anche se la temperatura si stava lievemente riscaldando rispetto al gelo della notte passata sul cornicione. I muscoli gli si erano intorpiditi fino quasi a farlo tremare, e nonostante tutto il casino del traffico sottostante nessuno si era mai soffermato a notarlo, del resto neanche una volta lui si era chinato per osservare la strada. La conosceva già, era il suo campo, tutto quello di cui aveva una certezza; a differenza fissava il cielo sporcato da qualche nuvoletta glicine che risaltava sullo sfondo purpureo.
Sapeva che fissare il sole a lungo poteva dare anche la cecità, non gli importava, sarebbe volentieri diventato cieco a osservare uno spettacolo che lo consumasse. Ammirava il cielo e le volte celesti, e cercava in ogni momento di carpirne i segreti, loro parevano immobili, e pure erano in continua evoluzione rispetto agli occhi dei mortali che non erano mai stati in grado di concepirne i significati.
Il rumore del traffico, il casino della città era tutto quello di cui era sempre stato certo di fare parte. Aveva pochi punti fermi nella vita, aveva la data di quando era iniziata e sapeva che sarebbe finita, il breve margine di tempo che restava in mezzo doveva essere qualcosa di grande, anche se non aveva ancora trovato il modo di renderlo tale.
Scosse lievemente le gambe, cercando di risvegliarle dal freddo torpore che le circondava, si girò verso la porta dell’abbaino di cui aveva da qualche tempo rubato la coppia di chiavi, scese dalla ringhiera murata e fece alcuni passi sul tetto di sporco cemento.
Fece alcuni lenti movimenti di stretching per risvegliare le energie del corpo. Tirò su e giù più volte e ripetutamente le spalle mosse la testa ai lati si portò a toccare il pavimento con le gambe tese.
Poi inizio quello che era il suo momento preferito della giornata, quell’attimo in cui il suo corpo diventava la musica che aveva in testa. Non aveva mai studiato danza vera e propria, quel movimento continuo era frutto delle sensazioni che sovente sentiva dentro di se. Era un modo per portare da astratto a concreta felicità, tristezza, rabbia ed esasperazione. A tratti spasmi poi movimenti flessuosi, ora il corpo che si avvicinava rapido al suolo per interromper la sua caduta con un braccio portato avanti. Sotto i primi raggi del sole, i suoi movimenti andavano rapidi e lenti, rigidi e poi armoniosi. Celebrava quell’alba come se fosse un rito, l’arrivo di un nuovo giorno che scaccia la notte, il sorriso del cielo lo osservava fiero dietro l’ammassarsi di nuvole mentre il ragazzo combatteva la sua fredda indifferenza con movimenti che gli ricordavano la passione della vita.

Veniamo fuori all'alba, quando la gente normale non parla, ma dorme e sogna ancora di poter cambiare.

 

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Angolo d'autrice:

Ehilà gentaglia!
Sono certa di non essere mancata a nessuno, ebbene eccomi ancora qua, a postare storie che non hanno un vero e propio contenuto logico ma che mi diverto a scrivere.

Che dire, avete riconosciuto il personaggio durante il testo o solo dalla foto?
Beh, ho scelto Kariya perchè in fondo è uno dei miei personaggi più graditi in questo periodo, mi ritrovo molto nel suo carattere anche se non sono sicura di averlo espresso al meglio. Mi serviva un personaggio che lasciasse trasparire poco le sue emozioni e che fosse allo stesso tempo credibile. Spero di averlo reso bene, e se non vi è piacciuto accetto critiche e consigli :)
Sono un po' più titubante sulla questione del ballo, l'idea è partita da quello è poi mi è un po' sfumata...
Non so se un personaggio del genere si metterebbe mai a ballare, ma diciamo che mi piace pensarlo come un qualcuno che da un impronta di se non a parole ma con la danza.
Beh, nulla spero vi sia piacciuta la storia, e gne, ditemi qualcosa magari.

Kisses

Smy

 
  
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