Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lullaby1992    01/03/2015    4 recensioni
Una misteriosa donna, vestita con gli abiti della gendarmeria, arriva nell'ufficio di Erwin, citando una vecchio patto che ci sarebbe stato tra i due, e incitandolo a mantenere la parola data, pena, la sua vendetta.
Inoltre, tra lei, una bellissima e affascinante donna, di nome Astrid e il Capitano Levi sembra esserci una certa conoscenza, nonchè forse, vecchi rancori. è forse un amore andato a male, o solo incomprensioni dovute alla separazione delle scelte di vita?
I membri del corpo ricognitivo non conoscono per niente questo nuovo personaggio, eppure il capitano sembra conoscerla piuttosto bene. E il suo improvviso trasferimento dalla gendarmeria al corpo ricognitivo solleva alcuni sospetti, eppure il comandante sembra fidarsi di lei...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irvin Smith, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era una giornata normale a Trost. Il sole splendeva, la gente faceva ognuno i fatti propri. Erano passati cinque anni dalla caduta del Wall Maria. La gente iniziava di nuovo a rilassarsi e a sentirsi al sicuro. I commercianti berciavano per le strade agitando le mercanzie, i corpi della guarnigione gozzovigliavano alle loro postazioni di guardia.

Certo, erano decisamente meno i fannulloni, rispetto quelli che c'erano stati prima della caduta del muro Maria. Ma anche pochi, alla vista di alcuni militi e cittadini, provati dalla perdita di persone care, erano comunque troppi, e li guardavano con sguardi pungenti.

In quella bella giornata assolata una donna camminava a passo rapido e deciso fendendo la folla.

Era piuttosto bassa anche per la media delle donne, arrivando appena alle spalle del più della gente. Aveva i capelli corvini, così scuri e lucidi da avere riflessi bluastri, raccolti in una treccia che era stata poi a sua volta raccolta in uno stretto nodo fermato sulla sommità della nuca.

Aveva lineamenti dolci e morbidi, il fisico minuto e slanciato, ben tornito e femmineo, sebbene le sue forme non fossero particolarmente abbondati era ben fatta.

Si sarebbe detta quello che era l'ideale comune di una donna nobile. Piccola, di lineamenti morbidi, delicata e raffinata.

La divisa era estremamente curata.

Gli stivali neri così lucidi da potercisi specchiare dentro. Le fibbie dell'attrezzatura e l'attrezzatura stessa, erano curate e sempre pronte all'uso, camicia e pantaloni erano di un bianco lindo e ben serrate. Il giubbotto di cuoio portava il ricamo della testa d'unicorno sul taschino frontale e sulla schiena.

Quello che intimidiva i passanti non era tanto quello, che comunque era piuttosto inusuale vedere degli uomini della gendarmeria fuori dal Wall Sina, quanto l'espressione della donna.

Piatta. Vuota ma determinata.

I lineamenti erano fermi, gli occhi come persi nel vuoto di fronte a sé. Fissi in un punto, ma come se non stessero vedendo nulla di ciò che guardavano, ma stessero vedendo un obbiettivo tutto loro.

Erano anche di un colore strano. Blu scuro, profondo. Quasi più un nero con una tonalità di blu. Un... blu notte, come la volta celeste. O magari come un color oceano profondo, se la gente avesse potuto ancora ricordare cosa fosse l'oceano.

Questa però non degnò nessuno di uno sguardo, procedendo per la propria strada.

Il passo era fermo e regolare, e sebbene fosse una donna così piccola, aveva una certa presenza. La fermezza di viso e passo sembrava donarle un'aria pericolosa e sicura, e spesso era la gente stessa che la circondava che istintivamente si ritraeva a lasciarla passare.

Raggiunse un edificio di mattoni come molti nella zona, questo però recava fuori la bandiera verde con sopra lo stemma delle 'ali della libertà'. Era una sede temporanea del corpo di ricognizione.

Entrò dentro l'edificio e raggiunse il corridoio dove due soldati piantonavano una porta.

Signora, possiamo esserle d'aiuto?” domandò il soldato di destra mentre entrambe scattavano sull'attenti facendo il saluto militare riconoscendo dalle mostrine sulle spalline della donna un loro superiore.

Devo conferire con il comandante Erwin” il tono rimase calmo e fermo mentre studiava il soldato.

Un ragazzo castano con i capelli corti e il viso liscio, gli occhi scuri.

Una nuova leva. O comunque un acquisto recente, visto il nervosismo che mostrava, valutò lei.

Avete un appuntamento?” domandò in tono incerto lui.

No” rispose con piattezza la donna.

Vi stava forse attendendo?” tentò di nuovo.

Non credo”

Il soldato, imbarazzato, distolse lo sguardo “Temo di doverla far desistere, Signora. Il comandante ci ha tassativamente ordinato di non fare entrare nessuno”

Aspetterò” fu la pratica risposta della strana nuova arrivata.

Ma...” l'uomo di sinistra che era di un palmo più alto dell'altro e dalle rughe d'espressione anche di una decina d'anni più vecchio, fermò il commilitone.

Potrebbero volerci ore, signora”

Non resterà dentro per sempre. Io non ho fretta”

I due uomini la guardarono straniti prendere una posizione militare di riposo vicino al muro, in un cantuccio discreto ma da dove poteva tenere d'occhio i movimenti del corridoio e delle stanze adiacenti e rimanere immobile.

Lo sguardo di lei si fece come vitreo, fermo. L'immobilità era tale che a loro parve che nemmeno sbattesse più le palpebre.

La sua presenza innervosì i due militi, però non avevano né l'autorità per scacciarla né quella di disturbare il loro comandante.

Era ormai quasi sera quando finalmente, dai rumori che provennero dalla stanza dello studio di Erwin gli rivelarono che doveva aver concluso e che si fosse alzato dalle sedie con i suoi commilitoni, osarono bussare leggermente.

Signora, come devo presentarvi?”

Dite solo che è una vecchia amica che viene a riscuotere un debito”


Erwin congedò i suoi uomini con cui stava accuratamente pianificando la sortita organizzata a giorni.

Si-signore?” era Tyson. Il ragazzo, sebbene fosse già da un anno dentro la legione era ancora molto in soggezione nei confronti dei suoi superiori. Il che era strano, considerando che dentro il corpo di ricognizione si tendeva a essere piuttosto informali, salvo per le occasioni che richiedessero uno stretto uso d'etichetta.

Si, dimmi”

U-una donna domanda di conferire con voi, signore”

Chi?”

Non ha voluto presentarsi signore. Dice solo di dirvi che è una 'vecchia amica venuta a riscuotere un debito' Signore. È un membro del corpo di Gendarmeria”

Erwin aggrottò un momento la fronte, facendo mente locale mentre congedava i suoi uomini e la guardia rimaneva in attesa di risposta.

Dille d'entrare” si limitò a dire.

Tutto s'aspettava meno che trovarsi di fronte quegli occhi blu.

Astrid?” era sorpreso. Congedò con un frettoloso segno della mano la sua guardia che ritornò a piantonare la porta, chiudendola dietro di sé.

La bocca di lei si storse appena. Come un vago accenno di sorriso.

Capitano Astrid, Comandante Erwin. Non sei l'unico ad aver scalato i ranghi sai?” rispose lei con tono pacato, accettando il bicchiere di liquore che lui aveva versato, e attendendo che prendesse in mano il suo per poter brindare.

I due si sedettero, studiandosi un momento vicendevolmente.

Astrid gettò occhiate come vaghe nella stanza. Osservando i raffinati mobili di noce, la scrivania più scura di mogano, la penna e il calamaio adagiati vicino a numerosi fogli sulla scrivania che Erwin aveva ammucchiato alla bell'e meglio nella fretta di farla entrare.

è un piacere vederti in buona salute...” tentò Erwin non sapendo con precisione come approcciare la donna, decise di stare sul vago. Tastare il terreno.

Tsk. Evitiamoci le panzane, Erwin. Pardon, Comandante Erwin. Saltiamo tutte le cazzate di ciao come stai? È dieci anni che non ci si vede! E tutte quelle baggianate lì. Sono qui per un motivo. Sai qual'è?”

Erwin si ritrovò a sogghignare piano, ridacchiando di gola, sommesso.

Vedo che questi anni non ti hanno addolcito per niente”

Secondo te passare dieci anni a navigare nella merda della gendarmeria dovrebbe avermi addolcito?” domandò lei sollevando il sopracciglio destro con fare sarcastico.

Erwin si fece più serio.

Suppongo di no. Anche se, immagino, che le cose si saranno fatte più complicate del previsto. Non è vero?”

Lei rigirò il liquore nel bicchiere, con il viso scuro.

Quando mai le faccende vanno come previsto? Direi che se capita una volta su cinquanta ci si può ritenere molto fortunati. Ma io e lei, comandante, non siamo persone da affidarci alla fortuna non è vero?”

No, certo che no”

Rimasero di nuovo in contemplazione l'uno dell'altro.

Erwin studiava con i suoi occhi di ghiaccio la donna che sedeva aggraziata sulla sedia di fronte alla sua scrivania. La gamba sinistra poggiata con leggerezza sulla destra.

Era uomo, riusciva vedere le forme attraverso le divise, e quella che aveva di fronte non era più la ragazzina spigolosa e dallo sguardo truce che ricordava.

No. Quella era una donna. Quegli occhi blu con quelle ciglia scure che si piegavano in quella aggraziata curva scura su di essi, la pelle candida di una perfezione quasi soprannaturale... le labbra naturalmente rosse e piene, voluttuose e sensuali...

Erano una trappola micidiale per qualsiasi uomo.

Perché qualsiasi uomo abbastanza saggio da guardare oltre alla morbida curva dei fianchi di lei, avrebbe intravisto il manico del pugnale che spuntava leggermente da sotto al giubbotto corto, e quelli che riuscivano a scollare gli occhi dal magnetismo della perfezione dei lineamenti della donna, avrebbero visto la fredda calma dei suoi occhi.

Si era guardata intorno con un modo di fare svagato quasi pigro, come chi dà giusto un occhiata per vedere il posto ma... chi aveva l'esperienza per vedere e capire, avrebbe visto che era lo sguardo fermo e calmo del predatore che sonda il terreno di caccia.

Probabilmente madre natura non aveva mai dato alla luce nessun figlio più pericoloso di lei. La bellezza soave di un angelo, in possesso di determinazione granitica e una freddezza pareggiata solo dalla sua rapidità di pensiero.

Il nome di Astrid Lichtklinge era piuttosto noto a quasi tutti i superiori in grado. Le sue imprese non erano pubblicizzate come avrebbero potuto essere quelle di Levi, ma si mormorava che la sua abilità non fosse seconda a nessuno.

Erwin non stentava a crederlo, la conosceva in una certa misura. Inoltre era troppo calcolatore per cadere al dolce battere delle ciglia della donna.

Sarò chiara comandante. Credo che sappiamo entrambi che non sono capace ad andarci troppo per il sottile in queste cose.

Io e lei avevamo un patto. Mi sono fidata del suo giudizio. Ho fatto la mia parte.

Ora sta a lei, trovare il modo. Non m'importa il come. Sapete cosa voglio. Trovate il modo”

Mi ci vorrà tempo. Dopodomani esco con la squadra”

Ho aspettato sin ora. Un mese in più o in meno non farà differenza. Ma veda di non prendermi in giro”

Non l'ho mai fatto”

Allora continuiamo così”

La donna tirò giù il contenuto del bicchiere con una boccata sola per poi posarlo sulla scrivania con un sospiro mentre il liquore le scaldava la gola sino allo stomaco.

Si alzò, mentre con passo fermo raggiunse la porta, aprendola, si girò di nuovo verso Erwin, e anche le guardie sentirono cosa disse.

Erwin, mi raccomando, non morire là fuori proprio ora. La morte non varrà come scusa per sottrarti al tuo dovere. Anche perché altrimenti non saprei come vendicarmi, dopo...” lo disse con un tono soave, quasi dolce, se non fosse stato per il sorriso freddo e minaccioso che aveva sulle labbra.


Angolo d'autore.


Bene, eccomi anche su questo fandom a massacrare le pupille dei lettori con le mie cavolate.

Avverto, sono abbastanza nuova di questo ambiente, e non credo seguirò proprio alla lettera tutti gli avvenimenti del manga originale.

Spero che la storia vi piacerà comunque e sarete pietosi nei miei confronti... anche se comunque le critiche sono sempre ben accette!

Che altro c'è da dire... ah si! Aggiornerò regolarmente, tutte le domeniche. Sperando che fantasia e ispirazioni (traditrici!) non mi abbandonino sul più bello. Comunque per ora rassicuratevi, ho già una piccola scorta di capitoli da pubblicare!

Al prossimo capitolo!

  
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