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Autore: MissDeppDixon    01/03/2015    2 recensioni
Liverpool 1957
John Lennon, un ragazzo di 17 anni e Paul McCartney di 15 si incontrano per caso durante una calda serata, John con il suo fare da "falso galante" ha fatto sorridere per la prima volta dopo tanto tempo Paul, e quel giorno non sarà dimenticato da nessuno dei due
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Two of us

Capitolo 10

 

Era lì? Proprio lì davanti?

-Io...John...-ma lui non si girò, era occupato a guardare colui che aveva urlato quella frase...George e Ringo si avvicinarono, se Heather avesse parlato lui avrebbe sicuramente avuto bisogno di due persone che lo mantenessero.

-John, ascolta la ragazza-disse Ringo distraendolo, lui si voltò.

-Cosa c'è?-

-Io...non ho da dirti nulla...-

-Heather...-la voce di John faceva capire tutto, se non glielo diceva adesso sarebbe stato peggio.

-Il bambino che aspetto...-

-Cosa è successo al bambino?-chiese John preoccupato

-Nulla nulla, sta bene-Ringo e George le lanciarono un occhiata che diceva chiaramente "parla tu o lo facciamo noi"-solo che...-

-Cosa?-iniziava ad innervosirsi, cos'erano tutti quei segreti?

-Non è tuo-nella chiesa calò il silenzio. Il sacerdote cercò di parlare, ma era sconvolto quanto gli altri.

John non riusciva ad esprimersi, apriva la bocca ma uscivano soltanto delle parole senza senso. Lui aveva sprecato il suo tempo con lei quando invece l'aveva tradito con uno sporco coglione? Gli aveva mentito su una cosa così importante?

-Tu...mi...-e poi c'era Paul, che era entrato come in un sogno, con i capelli scompigliati e le guance rosse...si girò di nuovo verso di lui, era ancora lì che lo guardava, il corpo perfetto e quel viso dolce e innocente, proprio come se lo ricordava...

-John l'ho fatto perchè ti amo!-gridò Heather distogliendolo dai suoi pensieri.

-Mi hai mentito per questo, se mi amavi mi avresti lasciato andare, non saresti andata a letto con altra gente!-George e Ringo, come previsto, presero le braccia di John che ormai urlava come un matto e si agitava, lo sguardo di tutti era su di lui, compreso quello di Paul che lo guardava con un misto di spavento e passione...solo lui poteva farlo.

-E' stato un incidente, non amavo il futuro padre di questo bambino, almeno...non lo amavo quanto te! Ho usato questo diversivo per poterti sposare e stare con te. Ho sempre saputo che non nutrivi interesse per me, ma come potevo averti se provavi e provi ancora tutt'ora qualcosa per lui?!-urlò lei indicando Paul che si era pian piano avvicinato.

A quelle parole il diretto interessato arrossì violentemente, non poteva reggere una cosa così grande, farlo credere una checca davanti a tutti, guardò John l'ultima volta e scappò via.

-No! Paul!-si inginocchiò a terra facendo cadere anche George e Ringo, pochi minuti fa era lì e adesso era andato via. Se l'era fatto scappare dalle mani, dopo tutto quel tempo senza di lui, dopo essere impazzito aspettando il suo ritorno, non poteva di certo farselo scappare di nuovo...prese tutta la forza che gli era rimasta, ricacciò via le lacrime e si alzò, guardò Heather dritto negli occhi-hai rovinato tutto! Non farti più vedere...sparisci dalla mia vita! Tu sei...-guardò i parenti, i loro sguardi dicevano tutto, aspettavano che lui dicesse quella parola, erano lì con il fiato sospeso e lo fissavano-sei solo una puttana!-urlò, non gliene fregava di essere in chiesa, doveva dirlo, quella era la pura verità. Guardò ancora una volta Heather e poi scappò via, dietro all'unica persona importante per lui.

 

Aveva il fiatone, era più di mezz'ora che correva ma non lo vedeva...chissà dove poteva essere andato. Corse fino al molo, ma lì non c'era nessuno. "Aah Paul dove sei?" pensò John ricominciando a correre, la brezza gli scompigliava i capelli messi a posto per il matrimonio ormai andato in pezzi. Ripensò a quello che aveva detto Heather "il bambino...non è tuo" non riusciva ancora a crederci, se si sposavano lui sarebbe stato il padre di un bambino non suo e non l'avrebbe mai saputo. Come si poteva mentire su una cosa così importante? Doveva immaginarselo, lo aveva tradito dopo aver scopato con lui! Perchè cazzo non aveva fatto quel fottuto test per sapere chi fosse il padre del bambino? Si sentiva così deficiente. E poi come faceva lei a sapere di lui e Paul? Forse era così visibile che se ne era accorta...comunque sia ormai lo sapevano tutti e di certo adesso lo stavano criticando perchè amava un ragazzo, ma non se ne fregava, quello era l'ultimo dei suoi problemi, l'unica cosa che doveva fare adesso era ritrovarlo e spiegargli tutto...povero ragazzo, negli occhi gli aveva visto tutta la vergogna del mondo...in fondo aveva solo 15 anni e non poteva sopportare una cosa simile davanti a gente sconosciuta, sopratutto perchè Paul era timido di suo e adesso forse era in qualche angolo a piangere con il bisogno di qualcuno al suo fianco, in un momento del genere si sarebbe cacciato in guai seri...sapeva che stava male e che era lui l'unica persona che poteva aiutarlo veramente.

Arrivò al Walton Hall Park con il fiatone, no...non c'era. Si buttò su una panchina e guardò il cielo ormai buio. Tante stelle lo abitavano, quanto voleva allungare la mano e poterne prendere una, ammirarla e tenersela con sè. Ma lui una stella ce l'aveva già, si era sicuramente nascosta per stare sola, lui però avrebbe allungato le braccia e l'avrebbe accolta, avrebbe passato una mano tra quei capelli scuri che il più delle volte erano scompigliati, poi l'avrebbe guardata negli occhi, grandi e color nocciola, era nascosto un intero universo là dentro, lui doveva soltanto scoprirlo e ce l'avrebbe fatta solo quando le sue labbra si sarebbe posate su quelle del suo amato.

Qualcuno picchiettò sulla spalla di John, si girò e riconobbe il barbone che gli fece incontrare Paul.

-Qualche problema?-chiese

-A giudicare da come sei vestito credo che una casa ce l'hai...io invece mi devo accontentare di questa panchina, se saresti così gentile da alzarti...-

-Oh..non lo sapevo-disse John alzandosi e andando via, poi si girò.

-Emh...mi scusi?-

-Si?-chiese il barbone guardandolo.

-Ha per caso visto un ragazzino con un cappotto nero lungo e un viso dolc...emh...con lineamenti dolci passare di qui? Ah....ha anche i capelli scuri-

-Sai quanti ragazzini ho visto oggi?-

-Aah...grazie lo stesso-fece per girarsi ma la voce del barbone lo fermò.

-E' andato verso il Cavern Club, fai ancora in tempo-il viso di John si illuminò, ringraziò il barbone lasciandogli qualcosa e corse via.

"Al Cavern ma certo!" disse fra sè John correndo il più veloce possibile, dove poteva andare per sfogarsi? Glielo aveva detto anche nella lettera, il Cavern era il posto giusto, finalmente lo avrebbe rivisto, finalmente avrebbe esaudito il suo sogno.

Entrò nel pub con il viso rosso per la corsa e il fiato corto, iniziò a guardare in giro...il locale non era molto grande e in pochi minuti lo aveva setacciato tutto...non c'era traccia di Paul.

Prese una paio di bottiglie di birra, poi uscì.

 

Era un'altra volta su quella dannata panchina, senza Paul ed era ubriaco. Il barbone gli aveva mentito, al Cavern non c'era...il quel momento lo avrebbe preso a pugni, non sapeva cosa significasse per lui "quel ragazzo".

Forse era di nuovo partito, forse era andato via per sempre, comunque sia l'aveva perso...e pensare che qualche ora fa era vicino a lui e se allungava veramente una mano lo poteva toccare. Iniziava a pensare che quella fosse stata una visione, che in realtà il ragazzo era un altro ma lui aveva visto Paul, dato il grande desiderio di rivederlo.

Alla fine si convinse di questo, Paul era solo un sogno e forse lui stava ancora sognando. Si diede un pizzico ma si fece soltanto male; no...era tutto vero, com'era dolorosa la realtà, aveva finalmente trovato l'amore e lo avevo perso in un soffio, un battito di ciglia.

A quanto pareva doveva andare così, forse il suo cuore era destinato a qualcun'altra, quella era soltanto una cotta passeggera. Gli ritornò in mente Heather, doveva andare da lei e scusarsi, in fondo...lo aveva fatto perchè lo amava, non era poi così grave...

Cercò di alzarsi, quel posto lo faceva stare troppo male, un sacco di ricordi si erano insediati nella sua testa. Appena riprese la posizione eretta si dovette mantenere alla ringhiera che lo separava dal porto. Il dolore alla testa lo fece appoggiare con tutto il petto, lo stomaco gli bruciava un sacco ma la cosa peggiorò dopo aver vomitato giù, verso il porto.

Cadde a terra, con la mano ancora stretta intorno alla ringhiera, credeva di morire; non si era mai sentito così male, la testa gli girava, la vista si annebbiava e poi ritornava normale, lo stomaco gli bruciava e lo sentiva restringersi, tutto il corpo gli tremava e il cuore batteva forte. Forse però alcune cose non dipendevano dall'aver bevuto, gli mancava qualcosa, all'altezza del cuore. Un pezzo di esso, un grande pezzo, era andato in frantumi...gli mancava tremendamente Paul ma cercava di non pensarci, altrimenti avrebbe perso anche quelle poche forze che lo reggevano.

Alzò lo sguardo e si perse in quell'universo di stelle, sembravano sempre le stesse che aveva visto al parco ma invece ce n'era una che brillava più delle altre e che prima non aveva notato.

-MaryJulia-sussurrò in un fil di voce John, poi le lacrime iniziarono a scendere. Stava per svenire, se lo sentiva, i pochi suoni che udiva si stavano dissolvendo pian piano, il rumore del mare, il vento estivo che muoveva le foglie e poi un altro suono che non riusciva a riconoscere, sentì urlare il suo nome

-John!-qualcuno lo prese e cercò di alzarlo, ma lui opponeva resistenza, voleva rimanere lì e non farsi aiutare da nessuno.

Non riusciva nemmeno a riconoscere chi lo aveva chiamato.

-Oddio, ti prego alzati-la voce tremava, sembrava sul punto di piangere. Lo sconosciuto alzò con due dita il mento di John e lo guardò in faccia per la prima volta, aveva ragione..stava piangendo proprio come lui.

Fissò la persona davanti a sè per un po' di tempo prima di buttarsi addosso facendo cadere a terra entrambi.

-Cosa...stai bene?-ma John non rispose, era occupato a godersi quel momento-ma cosa è successo, sei pallido e sudato, cos'hai?-lo aiutò a sedersi sulla panchina-allora? John parla per favore, perchè eri a terra?-ma lui continuava a sorridere dolcemente, come se quello che aveva davanti fosse un bambino-smettila di guardarmi così, John non avrai la febbre? Devo por-ma il più grande non gli fece finire la frase, gli posò un dito sulle labbra.

-Sshh, tu parli troppo-Paul arrossì lievemente, sorridendo.

Accarezzò una guancia del più piccolo sentendolo rabbrividire sotto il suo tocco, gli sorrise e lui ricambiò. -Mi dispiace per quello che è successo qualche ora fa, io non volevo che ti trovassi in mezzo anche tu, ma è successo. Tutta colpa di quella...Dio quanto la odio! Ma come cazzo si è permessa! Quanto vorre-ma questa volta fu Paul a mettere a tacere John.

-Certo che anche tu non scherzi sul fatto di parlare troppo-risero entrambi, poi il più grande si alzò tendendo la mano al più giovane

-Verresti con me?-lui annuì e lo seguì.

 

John chiuse la porta della sua camera a chiave.

-Mia zia non c'è ma potrebbe tornare-

-Tu dici che posso rimanere qua?-John gli si avvicinò-e se tua zia ci scopre?-ormai erano vicini, lui gli tolse la giacca e lo fece sedere sul letto.

-Potrebbe entrare e vedermi qui con te e pensare a male...-

-Mi sei mancato così tanto-disse l'altro accarezzandogli quel viso perfetto

-John anche tu mi sei mancato tantissimo, ma tua zia potrebbe arrivare da un momento all'altro e...che...che stai facendo?-John lo aveva fatto distendere e lui si era posizionato sopra.

-Ma..cosa...che fai?-il ragazzo balbettava ed era visibilmente rosso in viso.

-Tu fai troppo domande-disse John con voce sensuale facendo rabbrividire Paul.

-E tu non rispondi-ribattè il più piccolo facendogli la linguaccia. John abbassò la testa fino al collo dell'altro e iniziò a lasciargli baci umidi e leggeri provocando piccoli gemiti da parte del più giovane. Prese a salire fino ad arrivare alla guancia, poi guardò Paul:

-Sei sicuro?-chiese serio

-Si-rispose sorridendo

-Non sai quanto ho aspettato questo momento, non fraintendermi però...-Paul lo zittì

-Non sai quanto io ho aspettato te John-sentendo quelle parole il cuore del più grande accelerò, non si era mai sentito così amato. Senza nemmeno rispondere John lo abbracciò, riprese a baciare il collo e le sue mani iniziarono a vagare sul petto del più piccolo, incominciò a sbottonargli la camicia scoprendo quella pelle rimasta troppo tempo coperta. Intanto Paul iniziò a giocherellare con il bottone della camicia di John, troppo elegante per lui; infatti anch'essa raggiunse l'altra sul pavimento freddo. Le mani di Paul scesero lungo i fianchi del compagno e, dopo un po' di esitazione, sbottonarono i pantaloni facendolo sobbalzare e poi sorridere. Paul cercò di togliere in fretta la mano.

-Continua-sussurrò John al suo orecchio prima di riconcentrarsi sulle sue labbra.

Non aveva mai provato una cosa simile e anche John non aveva provato una sensazione così bella, era la prima volta che si innamorava veramente e non sapeva come comportarsi, inoltre aveva paura di fare o dire qualcosa di sbagliato e di poter perdere di nuovo il suo Paul; temendo che potesse sentire il suo cuore battere forte, cercò di guardarlo in faccia per fargli capire che per lui era tutto normale, ma quegli occhi nocciola da cerbiatto gli fecero sciogliere il cuore. Sorrise e riprese a baciarlo, non voleva più lasciarlo andare, si sentiva finalmente bene, adesso era...felice. Quella doveva essere la migliore notte sia per lui che per il suo compagno. Ma non pensava che Paul fosse così esperto, stava impazzendo.

Ormai tutti i loro vestiti avevano occupato il pavimento della stanza, i due erano sotto le coperte, uno che scaldava l'altro, uno che amava l'altro.

John si staccò dal collo del ragazzo quel poco che gli bastava per guardarlo negli occhi, quei grandi occhi che gli rivelavano un intero universo ormai a lui famigliare.

Paul lo guardò e sorrise, poi parlò:

-John...-sussurrò, ma non riuscì a finire la frase. Non era facile, parole come quelle non le aveva mai pronunciate, non voleva rovinare quel momento, ma in fondo quelli erano i suoi sentimenti e solo allora si accorse di come era difficile mostrarli. Prese coraggio e finì la frase:

-Ti amo-gli occhi del compagno brillarono, sentì il corpo del più giovane tremare sotto il suo.

-Anch'io Paul-rispose eliminando quella poca distanza che li separava baciandolo.



Spazio autrice_____
Eccoci con la fine! Fprse direte "finalmente, una storia in meno da seguire" per altro anche schifosa :D
Bene, finalmente come in molte volevano i due si sono baciati, anche se solo alla fine *-*
Allora...
Ringrazio i lettori silenziosi che hanno seguito la mia storia, chi più chi meno :) ma fa nulla, un abbraccio a
tutti
Poi ringrazio coloro che hanno recensito, un grazie speciale sopratutto a Oh_darling_beatles grazie mille, senza le tue recensioni (e anche quelle delle altre) non avrei continuato la storia, sono felice che almeno qualcuno l'abbia seguita sul serio :) un bacio anche a te! :)
Adesso posso dichiararmi finalmente soddisfatta, dopo un mese ce l'ho fatta *-*
Spero ci risentiremo con la prossima storia (si ho in mente un'altra storia, ma per questo dovrò documentarmi meglio)
A presto!
Cristina

 

 

 

 

 

 


  
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