Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Kuri    09/12/2008    3 recensioni
Se esistono due persone davvero uniche in ogni mondo possibile, costoro saranno destinati ad incontrarsi. Un abbraccio lento, il destino, li attrarrà fatalmente l'uno verso l'altra per creare una magia solo per loro, anche se il giusto prezzo da pagare potrà essere solo quello del dolore.
“Aveva vissuto fino a quel momento nell'incrollabile certezza delle proprie idee. Aveva scorto un cammino dritto, teso come il lancio di un sasso verso l'orizzonte, e malgrado gli ostacoli di cui era stato fin da subito consapevole, aveva deciso di seguirlo perché gli sembrava la soluzione migliore. Aveva voluto fare le cose per bene, perché il suo prestigio non potesse essere messo in discussione per nessun motivo.
E poi era arrivata la piccola ragazzina indisponente dagli occhi ardenti e con le movenze di una creaturina dispettosa e, senza pensarci troppo, lei aveva sconvolto ogni piano.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clow Reed, Yūko Ichihara
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Nelle stelle


E sono qui a immaginare anche per noi
Un tempo sospeso
Un frammento di eternità.


Gli fu sufficiente seguire il vago sentore del tabacco e il lento contorcersi della scia del fumo per sapere dove Yūko si fosse appartata all'interno dell'ampia casa di legno.
La trovò in un angolo della grande sala da tè, affondata in una pila di morbidi cuscini che aveva ammassato alla rinfusa, creando un tappeto dai colori sgargianti che accarezzava con un gesto distratto. Il contatto con la stoffa sembrava darle un certo piacere, come se riuscisse a sfiorare il segreto principio creatore con cui si intrecciavano la trama e l'ordito in un disegno eterno, e che era in realtà infinitamente piccolo.
«Non dovresti fumare qui dentro. L'odore del fumo rovinerà l'aroma del tè.»
Clow non impedì alla propria voce di sfuggire con un sospiro di controllata esasperazione.
Lei sollevò gli occhi rossi e per un istante Clow ebbe la sensazione che Yūko non lo avesse neppure sentito.
Osservò con attenzione la donna che aveva di fronte e che si portava la pipa alla bocca con un gesto automatico.
Anche se il tempo non aveva più significato, si era trovato stupito di fronte alla metamorfosi avvenuta su quel corpo e in quella mente, un processo irreversibile che l'aveva vista rinascere, come se prima di allora non ci fosse stato nulla.
All'inizio non era stato semplice gestire i passaggi di Yūko tra la sua casa e il mondo deserto. La ragazzina sembrava possedere uno spiccato senso dell'inopportunità, un potere in grado di insinuare una lama di disagio anche in un mago esperto come lui. Alla curiosità si era presto unita un'incredulità esasperata per tanta vivacità. Clow se la ritrovava di fianco nei momenti più impensati, intenta ad osservare quello che stava facendo con attenzione, mentre gli occhi rossi catturavano ogni dettaglio con avidità.
Le conversazioni che erano successivamente scaturite erano state fonte di una vera sorpresa, malgrado avesse subito afferrato che non sarebbe potuto essere altrimenti. Non poteva aspettarsi che intelligenza da quella mente brillante, un'acutezza che aumentava con la magia e con la crescita della sua anima. Non poteva che sentirsi ammaliato come un bambino dalle parole profonde che uscivano da labbra rosa come petali, accompagnate dal velluto scuro della sua voce.
Aveva realizzato la forza di Yūko in un momento come quelli, mentre discutevano con vivacità abbandonati su ottomane damascate, circondati dall'abbraccio insinuante dell'incenso.
La sua voce era un'ipnosi, un'onda soffice e inesorabile.
Sembrava scivolare placida sulle forme dolci del suo corpo, coperto dalle pieghe di seta di un kimono, un abito che l'aveva conquistata fin da subito, trovato per caso in uno dei tanti vecchi bauli che affollavano la casa.
Clow la fissò, immobile e silenziosa come una statua.
Tra i suoi capelli luccicava un piccolo fermaglio a forma di farfalla. Da quando le aveva disperse intorno a lei, in quella prima sera trascorsa insieme, Yūko sembrava essere stata divorata dal desiderio di catturarne quante più possibile.
«Cosa ti turba?» le chiese infine con delicatezza. Tra di loro c'era sempre quel contrasto di toni, ora aspri, ora gelidi, ora gentili.
«Non riesco a capire. Sono ancora ossessionata dalle parole di quella creatura. Non trovo pace.»
Aveva pensato che si sarebbe rivolta a lui come sempre, mormorando mezze parole oscure, scavandolo con lo sguardo spietato e inesorabile, come era solita fare quando si divertiva a tormentarlo. Invece si era lasciata sfuggire quell'esclamazione angosciata, densa di vuoto e di paura.
«Sei ancora giovane. Arriverà il giorno in cui capirai le sue parole.»
Yūko sporse le labbra in una smorfia di incertezza. Non riusciva a trovare una ragione in quello che le stava dicendo Clow. Se anche la sua mente comprendeva la veridicità di quella frase con la disponibilità di una discepola obbediente, il suo cuore sussultava, incapace di crederci.
Molte delle cose che aveva appreso sulla magia le doveva a Clow Reed, un mago potente che era vissuto a lungo prima che lei nascesse in un mondo lontano.
Appena lo aveva visto, le era stato chiaro che in lui avrebbe potuto trovare tutte le risposte di un potere che continuava a ferire chi la circondava e che l'aveva condannata ad una solitudine amara.
Invece le domande si erano accresciute ancora di più.
Le loro magie collidevano con uno stridore insopportabile. Mentre una passava attraverso la mente come un raggio luminoso, diretto e scintillante, l'altra si avvolgeva intorno al cuore, insinuante e lenta, fino a stritolarlo.
Poi era arrivata la polpettina bianca, con le sue parole. E la confusione era cresciuta a tal punto che si era sentita soffocare come sotto l'influsso di una droga stordente.
La richiesta di Clow di visitare con lei il mondo deserto, il luogo nel quale si era esiliata per troppo tempo, l'aveva riempita di profondo stupore.
Non era riuscita a capire perché glielo avesse chiesto. Con il passare le tempo le era diventato sempre più difficile capire cosa si agitasse sotto gli stati di seta con cui lui si copriva, come se quella sepoltura sotto chili di stoffe rigide potesse conferire al proprio essere maggiore forza. In principio era stato come giocare con un passerotto stordito dall'arrivo dell'inverno. Il controllo di Clow rimaneva confinato tra i tratti del viso mentre il cuore gli sussultava nel petto a ogni minima provocazione, a ogni atto sconsiderato di quella ragazzina terribile. Ma poi per Yūko era diventato sempre più complicato mettersi in sintonia con il trotto silenzioso di quei battiti finché un giorno, inevitabilmente, aveva capito di non riuscire più ad udirlo. Clow l'aveva esclusa da quel giochino malizioso e crudele, confinandola ancora in un angolo con la sua superiorità.
Yūko non si era sentita offesa per questo.
Solo, indefinitamente triste.
Tra loro non potevano esserci parole, perché il loro incanto avrebbe potuto scatenare in ogni momento una magia che li avrebbe devastati, e Yūko si era aggrappata a quei vaghi tremori per avere un unico e pallido segnale di tutte quelle frasi che non avevano mai avuto il coraggio di dirsi e neppure di confessare a se stessi.
Lui le aveva tolto quella possibilità, mantenendo sul viso una maschera di cortese gentilezza, fisso nelle proprie posizioni corrette e giuste.
Le aveva chiesto con gentile indifferenza di vedere il mondo deserto, e lei non riusciva a leggere negli occhi scuri anche solo un piccolo perché.
Aveva invece aperto il varco con solerzia, con un semplice gesto della mano, un ricamo che aveva tracciato una scia sinuosa e densa, e il sapore dolciastro dell'aria immobile le aveva accarezzato il viso.
Aveva colto immediatamente una presenza estranea e vibrante, viva, e con lei anche Clow che ne aveva avvertito la magia fluente e immensa, tanto forte da essere a malapena sopportabile.
Avevano trovato il piccolo animaletto candido tra le rovine bianche come ossa, tanto che era stato difficile distinguere la massa ondeggiante di pelo dai grandi lastroni squadrati.
Non si erano lasciati ingannare dal suo aspetto innocuo. La pietra rossa che brillava al centro della sua fronte lanciava bagliori sinistri sotto la luce soffusa del mondo deserto.
Yūko aveva indietreggiato istintivamente, appena era riuscita a leggere l'intento che si nascondeva sotto le lunghe orecchie pelose. Aveva chiuso gli occhi truccati e si era calata le mani ai lati della testa, quasi un urlo disumano le stesse perforando i timpani.
«No... non puoi fare una cosa simile...»
Lo aveva rantolato tra i denti stretti e Clow era rimasto turbato dalla smorfia che le distorceva il viso e che aveva sostituito il consueto sorrisetto. Non aveva avuto il coraggio di allungare una mano per sorreggerla, per liberarla da quel peso che sembrava costringerla contro la polvere sottile.
L'animaletto si era voltato verso di lei e malgrado gli occhi chiusi sembrava vederla davvero, sofferente e piegata, con i capelli che le si allargavano intorno come bave d'inchiostro.
«Non puoi fare una cosa simile, ti prego...»
Yūko aveva preso a singhiozzare, e le sue lacrime cadevano sulla pietra in una pozza sottile, dai contorni cristallini.
Perchè non dovrei, giovane strega? Perchè non dovrei creare un mondo perfetto dove per quelli come voi non ci sarà più sofferenza?
Il petto di Yūko non riusciva a smettere di tremare, sotto il sussulto del pianto. Aveva scosso la testa e Clow aveva intravisto dietro allo schermo dei capelli incollati alla faccia il visino spaurito e fiero di quella ragazzina che aveva interrotto la sua meditazione molto tempo prima, e non della giovane donna che lo provocava e che si ubriacava di liquore senza ritegno.
Era arretrato di fronte a quel dolore, incapace di comprenderlo e di vederne i confini.
Le parole che la creaturina aveva diretto alle loro menti gli riecheggiavano ancora tra le pareti del cranio.
La sofferenza, quella che Yūko nascondeva tra la seta, nelle spire pigre del fumo, nel fondo di una tazzina di ceramica.
«Perché il dolore non potrà finire in questo modo, non caricando tanta responsabilità sulle spalle di una sola, fragile persona. Non saprà più qual è il suo scopo, e impazzirà. Ti prego, non farlo...»
Il destino ha già deciso, e tanta ostinazione non potrà mai provocare un cambiamento tale da determinare un esito diverso.
Clow aveva visto Yūko contorcersi in uno spasmo che le aveva teso ogni fibra del corpo, accartocciandole la pelle sui muscoli tesi e aveva sentito il suo urlo spaccare l'aria densa di quel mondo.
«Mokona, è così che vi chiamate, vero?» aveva parlato con calma, come se non stesse accadendo nulla «Sarete il dio di questo mondo, ma non serve che prendiate la ragazza. Andremo via di qui subito.»
La polpettina bianca era parsa soppesare la proposta per un attimo, nell'imperscrutabilità della propria espressione, poi il corpo di Yūko aveva avuto un crollo rimanendo immobile, mentre lei si sforzava di respirare nuovamente attraverso i denti serrati.
Clow l'aveva portata via, prima che la terra franasse sotto i loro piedi, per lasciare spazio ad un mondo diverso, un mondo dove non ci sarebbe dovuto essere spazio alcuno per il dolore di tutti ma per quello di uno solo. [4]
Yūko scosse la testa, scacciando quei ricordi dalla propria mente. Si alzò piano, mentre il corpo le si snodava tra la stoffa con lenta voluttà.
Clow si scostò di lato per lasciarla passare, mentre lei incedeva in silenzio verso il giardino. La vide posare le mani sullo steccato, sporgere il viso verso il cielo mentre le dita viola del tramonto l'invadevano, accendendo le prime stelle.
«Non riuscirai a trovare lì una risposta, semplicemente perché non c'è. Lo sai anche tu che il destino è irrevocabile.» Clow non aveva dato alcuna inflessione alla propria voce. Solo la traccia dell'inevitabilità.
Yūko scosse la testa. I capelli le scivolarono di lato, lasciando scoperta la guancia e la linea delicata dell'orecchio. Clow riusciva a vedere la pelle sottile percorsa dalle vene azzurrine, e la lanugine fine dei capelli scuri.
«Eppure ci deve essere un modo per non sentire il dolore.»
«Non è possibile, Yūko.»
Il corpo di lei rimase immobile, non si voltò a osservarlo mentre le diceva una bugia.
«Perciò credi che fuggire sia sempre la soluzione preferibile, Clow? Scomparire per non dare il tempo al destino di prenderci?»
Clow si irrigidì, incapace di respirare. Aveva sepolto quella verità in profondità nella propria mente, certa che lei non sarebbe mai riuscita a percepirla. Credeva di avere eretto barriere solide e incantesimi efficaci per isolare sé stesso dal potere di Yūko, e non riuscì a reagire alle sue parole.
Lei si voltò. Il suo viso aveva un'espressione terribile, come se una maschera arcana le si fosse posata sulla pelle. Quella bellezza crudele la pervadeva tutta, facendo fondere l'aria intorno a lei.
«Speravi che non riuscissi a sentirlo, Clow? Credevi che le stelle non mi avrebbero portato da te, a quello che stai sentendo, all'unica verità che conta davvero?»
Lui non ebbe il coraggio di parlare. Sollevò il volto in un gesto di sfida.
«Hai infranto ogni tabù, Clow. Hai letto il tuo stesso futuro, per cosa? Per illuderti di poterne sfuggire? Le stesse sagge parole che rivolgi a me, non sai nemmeno pronunciarle al cospetto di te stesso!» la voce di Yūko aveva preso un'eco dura e affilata.
«Ho letto il futuro dei miei discendenti, Yūko.»
«Il tuo sangue! Credi che le stelle siano così stupide da risparmiarti per un'inezia simile, per una sciocca finezza formale?» allungò un braccio, puntandogli contro un dito, un gesto accusatore che aveva scatenato un fragore nell'aria intorno a loro. Il potere di Yūko non aveva la forza per fargli del male, ma per un istante Clow aveva sentito la propria certezza cedere sotto la verità che, impietosa ed inesorabile, lei gli stava svolgendo di fronte.
«In ogni caso è inutile, Yūko. Il futuro è tracciato e non potremo in nessun caso invertire la sua rotta. Qualsiasi decisione possa compiere ora, io e i miei discendenti saremo destinati al dolore. Sia i ragazzini che troveranno le carte [5], sia i miei figli.[6]»
Clow non riuscì a sostenere il peso che quegli occhi fulvi gli stavano scaricando addosso senza pietà. Non abbassò i suoi, non poteva farlo. Ma le voltò lentamente le spalle dritte, lasciandosi inghiottire dal buio della casa vuota, e lasciò Yūko nella luce ardente del tramonto, con in mano i frammenti del proprio cuore infranto.

***


La grande casa sembrava disabitata.
Da molto tempo sembrava che nessuno la vivesse più, e in ogni stanza si respirava quell'aria un po' ferma tipica delle cose vecchie.
Clow non aveva idea di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta in cui aveva visto Yūko. Più disorientante ancora era pensare all'espressione che le ricordava sul viso, la feroce onnipotenza che per un breve istante aveva scorto in lei.
Non credeva di averla sottovalutata, eppure quella determinazione era troppo anche per lui.
Aveva sfiorato il fondo limaccioso dell'anima di Yūko, l'angolo buio da dove veniva il suo potere ed ogni sua parola.
Aveva vissuto fino a quel momento nell'incrollabile certezza delle proprie idee. Aveva scorto un cammino dritto, teso come il lancio di un sasso verso l'orizzonte, e malgrado gli ostacoli di cui era stato fin da subito consapevole, aveva deciso di seguirlo perché gli sembrava la soluzione migliore. Aveva voluto fare le cose per bene, perché il suo prestigio non potesse essere messo in discussione per nessun motivo.
E poi era arrivata la piccola ragazzina indisponente dagli occhi ardenti e le movenze di una creaturina dispettosa e, senza pensarci troppo, lei aveva sconvolto ogni piano.
Non ne era mai stata consapevole, perché era troppo impegnata alla ricerca di una risposta solo per sè, ma Clow aveva visto gli ingranaggi del futuro mutare impercettibilmente, come se un click appena udibile avesse potuto sconvolgere il lento incedere del fato.
Come aveva potuto Yūko, con le mille domande, con le risate e gli scoppi di ilarità a sproposito, con quella sua vanesia gioia di vivere, sconvolgere tutto e lasciarlo da solo ad affrontare il cambiamento di prospettiva?
Clow si alzò dalla sedia intagliata di ebano scuro, l'unico mobile presente nella stanza. Fuori la luna disegnava le sagome degli alberi contro i pannelli di carta di riso. Il suo corpo era come sempre irrigidito dalla tensione che la presenza tacita di Yūko gli trasmetteva, anche se si trovava nella stanza accanto, o nel mondo vicino.
Ripensò all'ultima volta in cui Yūko l'aveva preso in giro per la sua postura impeccabile, mentre lei giocava serena con i fiori, addentrandosi nei grandi cespugli profumati del giardino.
Gli aveva detto che se si fosse ostinato a essere sempre così perfetto, prima o poi il destino sarebbe venuto a prenderselo e portarselo via, e lui non avrebbe fatto in tempo a fare le valigie, ad afferrare qualcosa da portare via con sé.
Fu quando risollevò il proprio sguardo che si accorse della sagoma che sulla carta sottile del pannello si era aggiunta a quelle degli alberi.
Allungò la mano e ne seguì i contorni leggeri e sinuosi come se davvero potesse essere possibile, per lui, sfiorare colei che si trovava dall'altra parte della barriera impalpabile.
Lasciò andare un sospiro e riabbassò il braccio, nascondendo la mano dentro la manica della tunica.
Aprì la porta scorrevole e trovò Yūko appoggiata allo steccato del porticato. Teneva un dito proteso verso una farfalla scura che le svolazzava delicatamente attorno e a Clow parve quasi di riuscire a scorgere il respiro più denso che le usciva dalle labbra socchiuse. Un'espressione serena le distendeva i tratti del volto, mentre un vago senso di pace sembrava spandersi intorno a lei.
La veste di un rosa violento e acceso cadeva verso il pavimento in onde soffuse, lasciandole scoperte le lunghe gambe. Sottili ricami neri disegnavano complicati arabeschi che le risalivano i fianchi e le abbracciavano il busto.
«Ho trovato la risposta che cercavo, Clow, ed era stata sempre sotto i miei occhi.» disse con voce mesta «Sei stato tu a mostrarmela, ma io non avevo ancora la prontezza necessaria per coglierla. Però non è troppo tardi.»
Si girò verso di lui e gli sorrise.
Clow rimase immobile. La sua espressione ferma e impassibile fece sollevare un sopracciglio a Yūko.
«Te ne stai andando?» si lasciò sfuggire in un sussurro, perché sapeva che se avesse parlato appena più forte lui avrebbe potuto sentire la sua voce rompersi.
Clow annuì, chiudendo le palpebre per non vederla. Sentì solo il fruscio del suo abito e il profumo fresco e sincero della sua pelle quando gli fu accanto.
«Me lo hai detto tu, Clow. Il destino è tracciato. Ma il bruco può decidere se affrontarlo strisciando o se farlo librandosi in volo.» lui aprì gli occhi e incontrò il suo volto sorridente «Abbiamo ancora la possibilità di una scelta, tu ed io.»
Clow rimase impietrito. Yūko era così vicina che il movimento del suo respiro le lambiva la frangetta. Dal suo corpo saliva un tepore lieve come una carezza, mentre i capelli scuri le ricadevano sulle spalle come lucidi nastri di seta.
Non indossava alcun gioiello, solo il leggero vestito rosa, eppure a Clow sembrò che tutto il suo essere brillasse di una preziosità misteriosa.
«Hai... ?»
Yūko scosse la testa.
«No, non ho letto il mio futuro, non ho avuto il tuo stesso coraggio. Ma ho trovato una veggente molto potente in questo mondo, in un paese chiamato Giappone. Le ho fatto visita, e lei mi ha svelato tutto quello che...» non riuscì a concludere la frase. L'implicazione di quelle parole era troppo forte, e pronunciarle avrebbe reso quell'incanto indissolubile.
«Immagino ti avrà parlato anche del ragazzo.»
Yūko annuì e Clow non riuscì a capire cosa significasse quella smorfietta incerta.
«Sì, me ne ha parlato. Sarà il solito secchione noioso a cui riesce bene tutto. Un tipo come te, insomma.» aveva concluso con una scrollata delle spalle lasciate nude dall'abito.
«Però mi hai rimproverato per aver letto il mio futuro. Questo vuol dire che non mi riesce proprio tutto bene.»
Yūko si fece seria, fissandolo con intensità.
«A volte può accadere, Clow. Solo, tu non riesci a capire che l'imperfezione non è un motivo di rammarico, ma l'unica base certa della vita degli esseri umani.»
Dal giardino intorno a loro non arrivava alcun suono, tranne un flebile frinire di cicale.
«Hai detto che avevi una risposta.»
Lei annuì, di nuovo sorridente, anche se tutta quella tristezza sembrava combattere contro l'inclinazione gioiosa delle labbra.
«Li aiuterò io, Clow. Diventerò forte e aiuterò tua figlia a non smarrirsi e i due ragazzini a non farsi vincere dal potere delle carte. La veggente mi ha detto che li troverò sulla mia strada, e sarebbe ridicolo per me volgere altrove lo sguardo. Anche perché la ragnatela del destino si sta allungando anche sul ragazzo...»
Yūko sentì l'aria afferrarle la gola come una morsa.
Non si illudeva che qualcosa potesse essere diverso, che in quel momento le parole potessero sgorgare tra di loro senza blocchi, scatenando forse la fine di tutti i mondo, ma facendoli sentire liberi da se stessi e dalla loro natura per una frazione di felicità.
«Ti serviranno un incantesimo e un sigillo, due oggetti che favoriscano e blocchino allo stesso tempo.» Clow abbassò gli occhi su di lei «Ti lascio da sola ad affrontare qualcosa di terribile.»
Lei sorrise, come se quella frase non avesse alcuna importanza, come se quel sola non avesse il potere di racchiudere tutta la sua vita in un frammento.
«Non rimarrò sola per sempre. Tra un po' arriverà il ragazzino, e poi non è detto che gli incantesimi e i sigilli debbano per forza restarsene zitti.»
Indietreggiò di un passo, allargando le mani. Aprì la bocca e dalle sue labbra iniziarono a cadere le parole di una magia triste, quasi un lamento di addio.
Clow chiuse gli occhi. Sorrise appena mentre automaticamente si univa a quella nenia impastata. Pronunciò le parole con lentezza, come se fossero le ultime che potesse donarle.
Le aveva insegnato lui quell'incantesimo.
Ogni respiro tra un moto e l'altro, ogni intonazione, lei lo aveva appreso dalla sua voce.
L'aria si fece brillante tra di loro, risplendente di scintille fragili come fiocchi.
Dalla luce presero forma due piccole sagome tonde, a cui andavano spuntando orecchie lunghe e paffute code pelose. Quando sentì il tintinnare del metallo, Clow aprì di nuovo gli occhi. Due gemme colorate brillavano al centro della fronte e all'orecchio di due creaturine addormentate che assomigliavano a quella che avevano incontrato nel mondo deserto, il creatore di un nuovo mondo.
Clow osservò Yūko mentre si chinava per stringerseli al petto, affondando appena il viso nelle loro pellicce calde e soffici, quasi riuscisse a respirare un profumo in grado di darle un po' di tepore e un labile conforto.
Indietreggiò ancora.
Finalmente lei incrociò gli occhi con i suoi. Forse aveva sperato di scorgerci la traccia di una commozione. Avrebbe potuto portare con sé il senso di colpa per un sentimento che non aveva un nome a causa della sua cura nel reprimerlo.
Invece, in fondo alle iridi sanguigne, trovò fierezza. Orgoglio. Coraggio.
«Vai.»
Un sussurro esalato mentre affondava il viso nei corpi morbidi delle due polpettine, il suo personale scherzo al destino su cui Clow non aveva avuto alcun potere.
«Non mi guarderò indietro. Terrò sempre lo sguardo fisso sul domani. E anche se il tempo o lo spazio contorcendosi mi riportassero di fronte la tua faccia, non avrò rimpianti e guarderò oltre. Addio Clow.»
La figura del mago si fece sfuocata, come se delle dita dispettose si stessero divertendo a sciogliere il colore con cui era fatto il suo corpo e le vesti che lo coprivano.
Rimase ancora per un istante tremolante, un'immagine sorridente di dolcezza. Poi il buio della notte sembrò gonfiarsi e in un balzo lo ingoiò.
Yūko si voltò verso il giardino. Era tutto silenzioso e immobile, come se la casa si fosse assopita in attesa del ritorno del proprio padrone. Tuttavia, in lontananza, giungeva una vaga melodia, come un suono di campanelli soffocati dalla nebbia.
Oltre lo steccato si estendeva un mondo vivo, denso di persone e desideri, di sofferenze e di angosce nascoste dietro sorrisi. Anche se qualcosa fosse morto, altro avrebbe lottato per nascere.
Oltre lo steccato c'era il suo destino.
Le tracce sbiadite di Clow che avrebbe incontrato la stavano già aspettando. Non vedeva l'ora di cogliere la sfida gettata dal proprio rimpianto.
Per quanto la riguardava, non avrebbe distolto lo sguardo neppure per un istante dalla linea lontana dell'orizzonte.

Quanto di te
Per sempre acceso viaggerà.
Le curvature del tempo
Ci attendono.

Ma se adesso tu
Resti con me finché avrò fiato,
Soffierò via le tue nuvole.

Tra tempeste ed eclissi,
Le galassie e i riflussi,
Nei crepuscoli so
Che il tuo sole, il tuo sole, il tuo sole sarò.




***


«Smettila di fumare qui dentro! Appesterai tutto! Si rovineranno i soufflé al caramello che ho preparato con tanto amore per la dolce Himawari!»
«Non frignare sempre, Watanuki... alle ragazze non piacciono i perfettini, ricordatelo.»
«E cosa gli piace, allora?»
«A loro piacciono... mhm... fammi pensare... quelli come Doumeki, ecco!»
«Maledetta strega! Lo sapevo che lo avresti nominato solo per farmi saltare i nervi. E poi cosa ne sai tu di ragazze! Sei insopportabile, siete tutti e due insopportabili!»
«Chi, io e Mokona o io e Doumeki?»
«Watanuki è arrabiato, Watanuki è arrabbiato!»
«Tutti, siete tutti insopportabili! Non riuscite a lasciarmi da solo per un secondo, almeno in cucina? Non vi chiedo tanto, lasciatemi solo
«Mpf... non serve mica agitarsi così. Io e Mokona eravamo venute qui solo per prendere delle birre e degli stuzzichini.»
«Stuzzichini, stuzzichini!»
«FUORI DI QUI!»

Che il tuo sole, il tuo sole, il tuo sole
Sarò.












[4] Per chi non conoscesse i fumetti delle Clamp, ho ipotizzato in questo modo la nascita di Sephiro, il mondo protagonista di Magic Knight Rayearth, ad opera del suo creatore Mokona, appunto.
[5] Sakura e Shaoran di Card Captor Sakura.
[6] Sakura e Touya (e Shaoran, anche se non è suo figlio) di Tsubasa Reservoir Chronicle.

   
 
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