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Autore: hussykawa    01/03/2015    3 recensioni
La 30 Days OTP Challenge tutta dedicata alla coppia Kageyama x Hinata, ovvero la KageHina.
Vedremo, tramite 30 parole ogni giorno diverse, evolversi il rapporto dei nostri bimbi bellissimi. Ovviamente compariranno anche tutti i nostri amati pallavolisti, e interverranno in particolar modo Daichi e Suga.
ACHTUNG! Ultimo capitolo a Rating Rosso. Lo inserirò solo quando saremo arrivati alla fine, in modo che tutti possiate leggere la storia.
Have fun!
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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30 days KageHina challenge

 

Ciao a tutti, sono Little England. Non mi dilungherò troppo: adoro la KageHina, e volevo dedicarle la 30 days OTP challenge a cui poi seguirà la 30 days NSFW challenge incentrata su tutte le coppie principali di Haikyuu!!. Si tratta, come saprete, di una raccolta di one-shot, ma in questo caso saranno tutte più o meno collegate fra loro: vedremo quindi il rapporto dei nostri bimbi belli evolversi via via. Spero che a voi piaccia leggerla tanto quanto a me è piaciuto scriverla.

Have fun!

 

 

Day One: Holding Hands

 

Hinata fissava impaziente l’orologio nero affisso al muro, facendo roteare distrattamente la penna fra le dita. Aveva decisamente la testa da un’altra parte, ed era troppo concentrato sui suoi pensieri per poter prestare attenzione alla spiegazione dell’insegnante. Dentro di sé pregava il tempo di scorrere più in fretta, ma più scrutava le lancette più queste sembravano rallentare inesorabilmente.

Sbuffò, abbandonandosi per un attimo sullo schienale e rivolgendo un’occhiata al soffitto. Su, mancavano ancora giusto una manciata di minuti di sofferenza prima dell’intervallo. Chiuse gli occhi e cacciò un lungo sospiro.

 

Al suono della campana si precipitò fuori, quasi travolgendo un paio di suoi compagni di classe. Non sapevano esattamente dove stesse andando, ma in molti si erano già fatti un’idea. Hinata sapeva benissimo del divieto di correre nei corridoi, quindi cercò di procedere col passo più veloce che poteva. Quasi ignorò Tsukishima e Yamaguchi, quando li incrociò nei corridoi, tanto era ansioso di vederlo.

«Ehy tappo! Dove vai tanto di fretta, mh? Hai perso i centimetri per strada?».

«Non puoi darglieli tu?».

«Sta' zitto, Yamaguchi».

«Sorry, Tsukki».

Hinata rivolse loro a malapena un cenno della mano, diventato praticamente indifferente alle provocazioni del ragazzo biondo e del suo zerbino.

Arrivato davanti alla classe di Kageyama, attese pazientemente che uscisse: si dondolava sulle proprie gambe, guardando a tratti fuori dalla finestra, per poi spostare nuovamente l’attenzione sulla porta semichiusa.

 

Era lì, tutto intento ad osservare la maniglia argentata, che quasi non si accorse della mano che gli batteva sulla spalla.

«Che stai facendo qua fuori, ebete?».

Kageyama fece una smorfia di disappunto, incrociando le braccia.

Hinata non perse il solito tono entusiasta: «Ti aspettavo! Dov’eri?».

«In bagno a bere. Sfortunatamente non funzionava il phon… odio avere le mani fredde e umide».

Il ragazzo più basso rivolse un’occhiatina rapida ad una delle mani di Tobio, prendendola fra le proprie: erano sì più piccole, ma in quel momento decisamente più calde e asciutte. Strofinò con energia la mano fra i propri palmi, per poi stringerla: «Toh, adesso va meglio» disse sorridendo. Fece per prendere anche l’altra, ma Kageyama si ritrasse: «Non farlo più. Non voglio che ci vedano con le mani unite».

«E perché?».

«Perché potrebbero fraintendere, mh. E preferirei di no».

«Oh… Va bene» sussurrò Hinata, una punta di delusione nel suo tono di voce solitamente allegro ed entusiasta.

Kageyama non sembrò accorgersene: gli diede un’ultima pacca sulla spalla e tornò in classe: «Ci vediamo dopo al club» disse, più freddo e insensibile del solito. Hinata rimase a fissare la porta che si chiudeva dietro di lui, le guance arrossate e le mani che trovavano frettolosamente posto dentro la giacca.

 

Durante la lezione successiva il livello di concentrazione di Hinata si abbassò ulteriormente. Continuava ad incrociare fra di loro le sue mani, piccole e morbide, cercando di ricreare quel breve contatto che c’era stato fra lui e Tobio. Incastrava le dita, congiungeva i polpastrelli, provava a misurare la differenza di grandezza fra le loro mani spostandone una più su e una più giù… ma nulla era come avere le mani dell’amico fra le sue.

“Perché no? Perché non posso? Perché non ho le mani di Kageyama fra le mie? Perché non riesco a stargli vicino come vorrei, e il poco contatto non mi basta mai… perché…”

Doveva chiarire con sé stesso, in un modo o nell’altro; fare chiarezza su ciò che provava era il primo passo, e le attività del club di pallavolo lo avrebbero certamente aiutato.

 

«Kageyama! Battine un’altra!».

Il ragazzo annuì, partendo dal fondo della palestra, per poi saltare e schiacciare deciso in lunghezza: dall’altra parte, Hinata in ricezione. La palla aveva acquistato parecchia velocità e potenza grazie alla battuta decisa di Kageyama e Shouyo lo avvertì particolarmente quando si schiantò sulle sue braccia unite, per poi volare più in alto e atterrare fuori dal campo.

«Così andava abbastanza bene…» disse Noya, dandogli una pacca sulla spalla «Ma cerca di essere più morbido. Assorbi l’impatto, e sfrutta la potenza della palla per mandarla avanti veloce, e non di lato!».

«Mh! Riproviamo!» annuì l’altro, tornando al suo posto.

Noya sorrise, per poi aggiungere: «Okay, fammi vedere se hai capito…Anche se questa è l’ultima per oggi, è già tardi e devo tornare a casa in tempo: cena fuori, stasera».

«No problem!» fu l’allegra risposta di Hinata.

Kageyama si preparò a battere.

 

L’aria si era fatta decisamente freschina, a quell’ora. I due ragazzi camminavano in silenzio, l’uno affianco all’altro, senza dire una parola. La quiete era interrotta soltanto dal lieve cigolio delle ruote della bici di Hinata.

«Senti, Kageyama…» esordì il più basso, senza staccare gli occhi dal manubrio «A proposito di quel che è successo oggi, volevo chiederti scusa».

«Scusa di cosa?» fece l’altro, alzando un sopracciglio.

«Eh, di averti preso le mani senza permesso… Non sapevo non ti piacesse, quindi scusami».

«Non ho mai detto che non mi piace. Ho detto che non voglio che gli altri ci vedano, tutto qui».

Hinata prese a balbettare: «A-Ah, bene…! M-Meglio così, allora».

Tobio annuì brevemente, continuando a camminare. Non seppe spiegare a se stesso come mai, ma la sua mano destra si avvicinò istintivamente a quella sinistra di Shouyo. L’appoggiò sopra, con delicatezza, per poi scostarla dal manubrio e intrecciare le loro dita.

«Kage-…!» disse Hinata, per poi venir subito interrotto da un categorico Tobio: «Non dire nulla. Continua a camminare e non farci caso. Avevo voglia di stringerti la mano e ora l’ho fatto. Cammina».

L’altro non disse nulla, completamente assorbito nel calore delle loro mani unite. Rafforzò la presa, sorridendo a fior di labbra, le guance imporporate dall’emozione. Proseguirono così per un bel po’.

   
 
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